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Il primo e
il secondo libro di Samuele erano originariamente congiunti; nella
Volgata latina, essi sono intitolati “dei Re”. Samuele fu l’ultimo
“giudice” di Israele e la prima grande figura di profeta (At 3, 24)
come guida spirituale dei capi e del popolo d’Israele. Egli però è
in primo piano soltanto nei cc. 1-15; dal c. 13 del primo libro fino al
c. 1 del secondo, vengono narrate le tragiche vicende del primo monarca
d’Israele: Saul, e il sorgere dell’astro del grande re Davide
sull’orizzonte della Bibbia. A lui sono dedicati i cc. 2-24 del
secondo libro. L’opera assume un aspetto unitario dall’idea della
istituzione e dell’affermazione della monarchia in Israele, che
certamente dava una più compatta unità al popolo di Dio, ma lo
esponeva anche a notevoli rischi, specialmente dal punto di vista
religioso, che è la prospettiva del libro. Gli avvenimenti raccontati
vanno dal 1040 a.C. al 970 circa e segnano una svolta importante nella
storia della salvezza; basti pensare al rilevo assunto dalla speranza
messianica centrata sulla figura del Messia-Re, modellata in qualche
modo sul monarca ideale di Israele – Davide, anche a motivo delle sue
sofferenze – come rappresentante terreno della sovranità di Dio sul
suo popolo. I due libri di Samuele, che si presentano come una
compilazione di tradizioni e di documenti a volte giustapposti e di
diverse tendenze, furono scritti da un anonimo verso il sec.
IX a.C.
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