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I due
libri delle Cronache – che la volgata latina intitola con nome greco
Paralipomeni, cioè “cose tralasciate” dai precedenti libri dei Re
– costituiscono un’opera unica, che riconsidera la storia del popolo
di dio come espressione e realizzazione della teocrazia in una comunità
eminentemente religiosa, portatrice di salvezza. Dopo una introduzione
composta di elenchi genealogici, che partendo da Adamo di spingono fino
a Davide (1 Cr cc. 1-9) l’autore riprende la storia dei Re Davide (1
Cr cc. 10-29) e Salomone (2 Cr cc. 1-9), mettendo in risalto le migliori
qualità dei due monarchi del regno di Giuda (2 Cr cc. 10-36) fino alla
sua rovina (587 a.C.) è vista sempre sotto un’angolazione religiosa.
In tal modo, risalta il tema della dinastia davidica, sulla quale
converge il disegno di Dio tendente a valorizzare l’alleanza con
Israele come impegno profondamente religioso del popolo, espresso in un
culto il più possibile spirituale. L’autore – forse un levita –
scrisse probabilmente tra il 350 e il 250 a.C.; utilizzò implicitamente
le fonti bibliche e cita espressamente numerose fonti non bibliche di
carattere sia storico che profetico.
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