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PROPRIO DELLA S. MESSA tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum e versione italiana secondo la traduzione proposta dalle CEI
LE QUATTRO TEMPORA
Nel calendario liturgico della Forma Straordinaria del Rito Romano, le Quattro Tempora sono quattro distinti periodi di tre giorni - mercoledì, venerdì e sabato - di una stessa settimana approssimativamente equidistanti nel ciclo dell'anno, destinati al digiuno e alla preghiera. Le quattro tempora cadono fra la terza e la quarta domenica di Avvento, fra la prima e la seconda domenica di Quaresima, fra Pentecoste e la festa della Santissima Trinità e generalmente la settimana seguente l'Esaltazione della Santa Croce, (14 settembre). La Chiesa Cattolica prescriveva il digiuno in tutti i giorni delle Quattro Tempora e l'astinenza in ogni venerdì, e i fedeli sono invitati a confessarsi. Questa regola è tutt'ora seguita dai fedeli Cattolici che lo desiderano, ed in particolare per coloro che osservano il calendario liturgico del 1962.
La storia delle quattro tempora.
1. Origine delle quattro tempora.
Nessuno pensa più a farle risalire agli Apostoli, ma certamente sorgono come ispirazione già dall’età apostolica stessa. La loro origine si deve cercare a Roma. In origine erano tre tempora, la quarta si è aggiunta successivamente.
Le tempora sarebbero state create dal papa Silicio (384-399), per opporsi agli attacchi dell’eretico Gioviniano che nei suoi scritti e nella dottrina era contrario al digiuno (sarà condannato nel 390), ma anche per non imporre al popolo cristiano il digiuno continuo proprio degli asceti che san Girolamo difendeva e raccomandava tutto l’anno.
D'origine romana quindi, le quattro tempora si sono diffuse con la
diffusione della liturgia romana (Napoli, VII secolo; Inghilterra,
VII-VIII; Gallia, Vili; Spagna, XI; Milano, con carattere penitenziale e
non liturgico, XII secolo). 2. I formulari: formazione e senso. Preghiera, digiuno ed elemosina sono gli esercizi principali di questo tempo di penitenza: perciò preghiera e digiuno sono i due temi principali dei formulari delle quattro tempora. Vi si aggiungono altri temi che variano da un tempo all'altro con il variare del momento dell'anno liturgico. Ma, all'epoca di san Leone, si sottolineava soprattutto il legame esistente tra ciascuno delle tre tempora e il momento dell'annata agricola con la quale essi coincidevano. Questo legame è il solo rilevato nel Liber-pontificalis. Questo riferimento alla stagione agricola è totalmente assente dalle quattro tempora di quaresima, le ultime create. È scomparso da quelle di dicembre i cui testi sono stati tutti cambiati in funzione dell'avvento. Si è parzialmente conservato nella quattro tempora di pentecoste, malgrado i ritocchi provocati dalla creazione della settimana di pentecoste. Solo le quattro tempora di settembre hanno conservato integralmente il loro antico ordinamento.
Le quattro tempora sono tutte, tempi di preghiera e di digiuno che devono essere accuratamente distinti dai digiuni e dalle preghiere private, come san Leone esige espressamente. Sono, egli dice, atti ufficiali della Chiesa, che fanno appello al «popolo cristiano» come popolo. Per questa ragione esse partecipano della «presenza speciale» di Cristo mediatore e godono, per questo, di una fecondità spirituale propria[i].
Struttura generale dei formulari 1. I tre giorni di digiuno.
La scelta del mercoledì e del
venerdì non fu una novità; si trattava dei giorni antichi di stazione e
di digiuno. La novità riguarda il sabato, oggetto, secondo il Liber
Pontificalis, dell'intervento pontificio che ha dato origine alle
tre tempora (1). 2. Le celebrazioni liturgiche.
Al mercoledì e al
venerdì, c'era la stazione (sinassi eucaristica). Nella notte dal sabato
alla domenica si celebrava la veglia seguita dall'Eucaristia: era in
realtà la messa della domenica e questa era dunque impropriamente
chiamata dominica vacat. Quando vigilie ed eucaristia furono
anticipate nella giornata di sabato, una messa fu celebrata nella
mattina della domenica; i testi furono presi dalle ferie delle quattro
tempora.
Al mercoledì, la messa
ha conservato due letture, arcaismo che risale all'epoca in cui la
sinassi comportava due letture. Al sabato, le vigilie non hanno mai
avuto più di sei letture, ivi compresa l'epistola. 3. Parti comuni.
Secondo i documenti superstiti, ciascuna delle quattro tempore
possedeva e possiede ancora i suoi formulari propri. Vi si rilevano
tuttavia delle parti comuni che non si trovano altrove.
La lettura comune
è un centone tolto da Dan. 3. Manca ancora nel più antico
epistolario romano ed appare nel VII secolo prendendo il posto della V
lettura delle vigilie. L'orazione che l'accompagna (Deus qui tribus
fiueris) è già in questo stesso luogo nei sacramentari gelasiano e
gregoriano.
A parte le quattro tempora
d'Avvento, i cui formulari sono stati interamente rifatti, le
antifone d'offertorio del mercoledì, del venerdì e del sabato si
ripetono nelle quattro tempora di quaresima, di pentecoste e di
settembre. Al sabato, il medesimo tratto (Sal. 116) ritorna in
tre luoghi come canto di lode. LE QUATTRO TEMPORA DI SETTEMBRE Sono le sole che hanno conservato la loro antica struttura, perché chiudono una parte dell'anno liturgico che presenta i loro stessi caratteri. Questo periodo, consacrato alle feste delle messi e della vendemmia, comprendeva le sette domeniche post s. Laurenti (dal 10 agosto al 29 settembre): i graduali e le antifone di comunione dalla 9a alla I5a domenica dopo pentecoste lo mostrano ancora. Era naturale che le quattro tempora di settembre, prolungamento di questo gruppo, conservassero i loro riferimenti agricoli.
LE QUATTRO TEMPORA DI PENTECOSTE
Malgrado qualche
cambiamento, le quattro tempora di pentecoste hanno conservato dei
legami indiscutibili con la liturgia delle stagioni. Quando si organizzò
la settimana di pentecoste (fine del VI secolo), si conservarono infatti
alcuni elementi degli antichi formulari delle quattro tempora: gli
offertori del mercoledì (Sal., 118) e del sabato (Sal. 87)
e il tratto del sabato (Sal. 116); i vangeli del venerdì (Lc,
5, 17-26) e del sabato (Mt., 20, 29-34, oggi scomparso);
infine quattro delle antiche letture veterotestamentarie, le sole che
conservano allusioni alle primizie della messe.
Questo è evidente per
Deut., 26, 1-11 e, grazie a un taglio intenzionale del testo,
Lev., 23, si prescrive (21) l'offerta della primizia del grano
(9-11) per la pentecoste (15-17). Riferimenti alla prosperità agricola
si trovano, al venerdì, nella lettura di Gioele, 2, e al sabato
in quella di Levitico, 26. Le altre letture e parti in canto sono state adottate per conformare i formulari alla settimana di pentecoste.
LE QUATTRO TEMPORA DI AVVENTO
I sermoni di san Leone sottolineano
i riferimenti agricoli di questo digiuno. Questo riferimento appare
ancora nei formulari del leoniano, ma in essi è accompagnato già da
un'allusione alla prossima venuta di Cristo. Benché qualche orazione sia
stata ritoccata a questo scopo, i formulari gelasiani non sono ancora
sistematicamente conformati al nuovo tempo dell'avvento. La cosa è
compiuta nella nuova scelta di orazioni che appare con il gregoriano e
che è riprodotta nel messale romano. L'assimilazione è totale per le
letture e i canti, tutti fissati già nei più antichi documenti. Le letture sono tolte da Isaia. Alle sette pericopi che si leggono ancora, si aggiungeva una volta Is., 42, 1-9 che è stato poi sostituito da Dan., 3. La lettura del sabato (II Tess., 2, 1-8), che tratta della parusia non è stata scelta forse per questo motivo, ma per il versetto 8 che cita Is., 11, 4.
Come le letture di
Isaia, i vangeli si riferiscono alla venuta di Cristo nella carne:
Lc, 1, 26-38 (annunciazione: confrontare il veretto 31 con Is.,
7, I4b); Lc, 1, 39-47; Lc, 3, 1-6 (che cita
Is., 40, 3-5a).
Alcune parti in canto sono tolte
dalle letture di Isaia oppure da Zaccaria. Le altre sono tolte dal
salterio. Accanto ad estratti isolati dei Sal., 23,118 e 144,
alcuni salmi sono stati usati sistematicamente per le loro allusioni
alla venuta di Dio, e la parte comune di questi estratti indica il passo
sul quale è messo l'accento. Il Sal., 18, salmo d'introito del
mercoledì, ha fornito tre antifone al sabato (parte comune, il versetto
7a). Il Sol., 84 ha dato due antifone al venerdì (parte
comune, il versetto 8). Il Sal. 79, salmo d'introito del sabato,
ha dato a questo giorno quattro antifone (parte comune, il versetto 3). LE QUATTRO TEMPORA DI QUARESIMA
Al momento della sua creazione, il
digiuno del primo mese era distinto dalla quaresima. Non è rimasto alcun
formulario corrispondente a questa prima situazione, salvo le sei
orazioni del gelasiano.
I formulari attuali sono in realtà i formulari della prima
settimana di quaresima. I ritocchi che essi hanno subito, diventando
formulari delle quattro tempora, sono molto limitati.
Le orazioni non sono
cambiate. A parte i quattro graduali del sabato, che qui come nelle
quattro tempora di settembre erano ad libitum, le parti in canto sono
per la maggior parte quelle di quaresima. Da notare il Sal. 24
che ha dato tre antifone al mercoledì e una al venerdì. Da notare
soprattutto le antifone di comunione (Sal. 5, 6, 7) che
appartengono alla serie delle ventisei antifone salmodiche di comunione
proprie della quaresima. A queste parti della quaresima sono state
aggiunte le antifone proprie delle quattro tempora di cui abbiamo
parlato (Sal. 87, 102, 116, 118). Le letture, esclusa la lettura aggiunta di Dan., 3, sono tutte di quaresima, anche quelle delle vigilie. Nulla che ricordi i riferimenti alla stagione agricola propri delle quattro tempora. Così pure nulla nelle letture delle vigilie, che abbia, come si è preteso, l'apparenza di un'allusione alle ordinazioni. Sono letture quaresimali che accostano due temi, strettamente legati l'uno all'altro, quello della osservanza dei comandamenti e quello della santificazione che Dio accorda al suo popolo. [i] Per ritrovare il senso ecclesiale delle quattro tempora è bene rileggere accuratamente il sermone 88 di san Leone, di cui abbiamo citato dai capitoli dal 2° al 40. Vi si possono aggiungere i seguenti passi dai sermoni: 14, e. 2; 16, e. 1; 18, e. 2; 86, e. 1; 87, e. 2; 89, e. 2.
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