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Il libro prende il nome del suo protagonista, il
fedelissimo collaboratore di Mosè, Giosuè, il quale, dopo la morte del
grande condottiero, guidò effettivamente il popolo eletto nella terra
che Dio gli aveva promesso e ne organizzò la distribuzione fra le tribù
d’Israele. Il libro non è una storia completa degli avvenimenti,
svoltisi più o meno alla fine del sec. XIII a.C., ma una scelta
frammentaria di episodi senza ordine cronologico, ispirata dall’idea
che come la premessa, così anche la conquista della terra di Canaan fu
opera di Dio che guidava Israele, il quale perciò deve essere fedele
all’alleanza come Dio è fedele ai suoi impegni (24, 8.12-24). La
terra conquistata è santa a motivo delle divine promesse e deve essere
santificata dal popolo eletto con la eliminazione delle popolazioni
idolatriche che la occupavano. Nella tradizione cristiana, Giosuè
prefigurava Gesù col quale in ebraico ebbe identico il nome, che
significa “Salvatore”: l’ingresso nella Palestina attraverso il
fiume Giordano è tipo del battesimo che introduce nel regno di Dio, e
la conquista vittoriosa della terra simboleggia l’espansione della
Chiesa. La redazione definitiva del libro sembra riportarsi ai secc.
VIII-VII a.C..
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