1.
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Le due
lettere a Timoteo e la lettera a Tito sono tradizionalmente denominate «
pastorali » perché, destinate a capi di comunità cristiane, trattano dei
doveri del loro ministero senza impostazione sistematica e con paterno
calore. Fin dal II sec. la tradizione cristiana le ritiene di Paolo e
l'attribuzione è ancora valida, nonostante che la maggior parte degli
studiosi preferisca, in base alla critica interna, addebitarle a un
discepolo di Paolo o a un ignoto scrittore cristiano del II sec. Timoteo
fu per Paolo quel che Giovanni l'evangelista fu per Gesù: il discepolo
prediletto, educato con affettuosissima cura, guidato e sorretto nei
primi passi e nelle difficoltà dell'apostolato per essere messo poi a
capo della importante Chiesa di Efeso. Il nome di Timoteo è associato a
quello di Paolo in 1 e 2 Ts, 2 Cor, Fil, Col, Fm; infatti, egli fu
fedelissimo collaboratore dell'apostolo a partire dalla seconda
spedizione missionaria. Le lettere a Tm e Tt furono scritte tra la fine
della prima detenzione di Paolo a Roma (a. 63) e l'inizio della seconda,
negli anni 66-67. Gli Atti non v anno oltre il 63 (cfr. introd. ad At);
le lettere pastorali contengono notizie di alcuni spostamenti di Paolo
in Macedonia, a Creta, a Ffeso, a Troade, a Mileto e a Corinto. Queste
lettere sono particolarmente importanti per la storia della istituzione
della gerarchia nelle prime comunità cristiane, cui è demandato in
particolare il compito di custodire intatto il « deposito della fede ».
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