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Il libro è più comunemente
conosciuto col titolo greco “Ecclesiaste”, corrispondente all’ebraico
Qoelet e con lo stesso significato di “colui che parla nell’assemblea”,
cioè il predicatore. Il testo si svolge senza un chiaro ordine ed
affronta il problema del significato della vita umana, incapace di
scrutare a fondo i disegni di Dio, l’uomo si trova a combattere con la
realtà d’ogni giorno, alla ricerca di una felicità che gli alleggerisca
il peso di vivere. La felicità terrena, la ricerca del piacere non può
essere il vero scopo della vita. Quale sia in definitiva il segreto
della vita, l’autore non sa dirlo, contentandosi di demolire le tesi
opposte alle sue. A motivo del suo caratteristico argomentare, l’autore
è stato accusato di essere un pessimista, un edonista o uno scettico: in
realtà, egli è uno spirito profondamente religioso e, affermando
l’illusione della felicità sulla terra, orienta le aspirazioni dell’uomo
verso una felicità più alta e sicura. Il consiglio finale del Qoelet,
ispirato a un realismo di buona lega, è un invito alla moderazione
nell’uso delle cose terrene, nel rispetto della volontà di dio. Nei suoi
aspetti apparentemente negativi, l’autore testimonia la necessità d’una
più completa rivelazione divina sulle sanzioni eterne nell’al di là
all’operato dell’uomo sulla terra. La rivelazione cristiana offrirà agli
uomini, che inseguono sulla terra i loro insopprimibili desideri di
felicità, la grazia divina. L’autore si presenta sotto le vesti di
Salomone (1, 1) con un chiaro artificio letterario giacché egli ha
pubblicato il suo libro probabilmente nella seconda metà del III sec.
a.C., settecent’anni circa dopo il re sapientissimo.
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