Cristo
vero Agnello Pasquale
Oggi
la comunità cristiana non celebra l’Eucaristia perché il clima di festa
non si addice all’evento che riempie il suo ricordo e motiva il suo
digiuno (cf Mc 2,19-20): la
morte del suo Signore e Sposo. L’azione liturgica è
dominata dalla croce; manifestazione luminosa dell’amore divino
spinto alla follia, la croce lascia spazio solo al silenzio e alla
contemplazione.
«
Per
le sue piaghe siamo stati guariti
»
I
profeti (cf prima lettura) descrivono il Servo del Signore nel momento in
cui attua la missione di liberare il popolo dai peccati:
come
agnello innocente, carico dei delitti del suo popolo, si lascia condurre
in silenzio al macello. E proprio dalla sua morte liberamente accettata
sgorga la giustificazione
«per i molti».
Le
scelte di Dio sono sconcertanti: l’onnipotenza rinuncia ad imporsi con
la forza e diventa impotenza. Ma il fallimento e la sconfitta, frutto
della dedizione a Dio e agli uomini, sono vissuti da Gesù con
incrollabile fiducia nella paternità di Dio.
Gesù
muore nel momento in cui nel tempio si immolano gli agnelli destinati alla
celebrazione della Pasqua: la sua è un’immolazione
«reale», un
sacrificio compiuto una volta per tutte, perché la vittima
«spirituale» ha reso inutili le vittime materiali. Dal suo fianco
trafitto sgorga il sangue da cui sono misteriosamente segnati gli
appartenenti al nuovo popolo, quelli che Dio salva (cf Es
12,7.13). Cristo crocifisso è dunque il
«vero Agnello pasquale»,
è lui la
«nostra Pasqua» immolata (cf I
Cor 5,7).
«Vero» perché è la realtà di ciò che i sacrifici
antichi esprimevano: l’alleanza con Dio e l’inserimento nel suo
progetto di salvezza.
Una
morte per la vita
La
passione di Gesù è veramente una
«passione gloriosa» perché il
Padre ha già dato la sua risposta che trasforma la sconfitta in vittoria
e il luogo dell’infamia in centro di attrazione universale:
«Quando
sarò elevato da terra, attirerò tutti a me!» (Gv
12,32). Nella carne dell’Agnello immolato
«tutto è compiuto»
(Gv
19,30), si attua la salvezza voluta dai Padre, quella di riunire in
unità i figli di Dio dispersi dal peccato (cf Gv
11,52); attraverso il sangue dell’Agnello pasquale Dio riconcilia a
sé l’umanità ed essa può entrare (cf Eb
4,16: seconda lettura) in comunione vitale con Dio; nella morte di
Cristo lo Spirito è riconsegnato al Padre perché lo effonda sugli
uomini, come sorgente di vita nuova.
La
croce diventa così il cuore del mondo. Da essa si è innalzata al Padre
la preghiera di Cristo per la salvezza di tutti. Unita al gesto
sacerdotale dei suo Signore la Chiesa eleva la grande
intercessione: tutto è radunato sotto la croce, perché solo in
questo mistero di morte e di risurrezione possono trovare soluzione i
problemi e i drammi che coinvolgono la storia della Chiesa e dell’umanità.
Tra le molteplici invocazioni emerge la supplica per l’unità dei
cristiani. La croce svela il dramma della divisione fra le Chiese e
diventa implicita accusa di un peccato originato dalla poca fedeltà alla
croce e dall’orgoglio. Per ultimi, uniti da una strana coincidenza, sono
ricordati gli uomini che governano e i tribolati. Gli uni hanno bisogno di
vedere il potere come
«servizio che crocifigge», gli altri, perché
crocifissi, di riacquistare il posto dovuto nella considerazione di tutti.
«
Guarderanno
colui che hanno trafitto
»
Il
rifiuto di un popolo riassume, in un certo senso, il rifiuto, l’ottusità,
l’incredulità dell’uomo di ogni tempo, posto di fronte ai valori di
verità, di giustizia e di amore che Dio ha rivelato in Gesù. La fede
professa che il Giusto
«
morì per i nostri peccati
» (1
Cor 15,3): a motivo dei
nostri peccati, del peccato universale di tutta la famiglia umana; ma
soprattutto morì a vantaggio di
noi, per la remissione dei peccati di tutti: Dio infatti ci ha perdonati e
riconciliati a sé per il sangue di Cristo (cf Il
catechismo dei giovani, pp. 146.150).
Il
gesto dell’adorazione della croce diventa
significativa risposta al dono immeritato, e avveramento della parola
profetica: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto!» (Zc
12,10; Gv 19,37). Gesto di fede e di amore, riconoscimento della regalità
salvifica di Cristo e della speranza nata dalla croce; gesto di penitenza,
ma anche di impegno a vivere nell’obbedienza a Dio e a promuovere con
tutte le forze la verità e l’amore.
La
comunione eucaristica, che conclude l’azione liturgica, rende
partecipi della morte gloriosa di Cristo e dei suoi frutti: è inserimento
nell’alleanza sigillata nel sangue dell’Agnello; è accoglienza dello
Spirito sgorgato dal costato di Cristo e che permette già ora di
partecipare alle nozze dell’Agnello, che avranno il loro pieno
compimento nella festa dei cielo (cf Ap
19,7-9).
|

VENERDÌ
SANTO
Celebrazione
della Passione del Signore
In questo giorno e
nel giorno seguente, la Chiesa, per antichissima tradizione, non celebra
l'Eucaristia.
Nelle
ore pomeridiane ha luogo la celebrazione della Passione del Signore.
Commemoriamo insieme i due aspetti del mistero della croce: la
sofferenza che prepara la gioia di Pasqua, l'umiliazione e la vergogna
di Gesù da cui sorge la sua glorificazione. Oggi è già Pasqua: Cristo
che muore sulla croce «passa» da questo mondo al Padre; dal suo
costato sgorga per noi la vita divina: noi «passiamo» dalla morte del
peccato alla vita in Dio.
La celebrazione si svolge in tre momenti: Liturgia della Parola,
Adorazione della Croce, Comunione eucaristica.
Non vi è Antifona
d'inizio; la solenne azione liturgica comincia con la preghiera
silenziosa, in ginocchio, di tutta l'assemblea.
Orazione
Ricòrdati,
Padre, della tua misericordia; santifica e proteggi sempre questa tua
famiglia, per la quale Cristo, tuo Figlio, inaugurò nel suo sangue il
mistero pasquale. Egli
vive e regna nei secoli dei secoli.
Reminíscere miseratiónum tuárum, Dómine, et fámulos tuos ætérna
protectióne sanctífica, pro quibus Christus, Fílius tuus, per suum
cruórem instítuit paschále mystérium. Qui vivit et regnat in sǽcula
sæculórum. R. Amen.
Oppure:
O
Dio, che nella passione del Cristo nostro Signore ci hai liberati dalla
morte, eredità dell'antico peccato trasmessa a tutto il genere umano,
rinnovaci a somiglianza del tuo Figlio; e come abbiamo portato in noi,
per la nostra nascita, l'immagine dell'uomo terreno, così per l'azione
del tuo Spirito, fa' che portiamo l'immagine dell'uomo celeste. Per
Cristo nostro Signore.
Deus,
qui peccáti véteris hereditáriam mortem, in qua posteritátis genus omne
succésserat, Christi Fílii tui, Dómini nostri, passióne solvísti, da, ut
confórmes eídem facti, sicut imáginem terréni hóminis natúræ necessitáte
portávimus, ita imáginem cæléstis grátiæ sanctificatióne portémus. Per
Christum Dóminum nostrum. R. Amen.
I
- LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima
Lettura
Is 52, 13 - 53, 12
Egli è stato trafitto per le nostre colpe. (Quarto canto del Servo del
Signore)
Dal
libro
del profeta Isaia
Ecco, il
mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.
Salmo Responsoriale Dal
Salmo 30
Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.
In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Sono il rifiuto dei miei nemici
e persino dei miei vicini,
il terrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono come un morto, lontano dal cuore;
sono come un coccio da gettare.
Ma io confido in te, Signore;
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori.
Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate nel Signore.
Seconda Lettura Eb 4, 14-16; 5, 7-9
Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro
che gli obbediscono.
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato
attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la
professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non
sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo
alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere
misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento
opportuno.
[
Cristo, infatti,
]
nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con
forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo
pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò
l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza
eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
Canto al Vangelo Cf
Fil 2, 8-9
Gloria e lode a te, Cristo Signore!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.
Gloria e lode a te, Cristo Signore!
|
Catturarono Gesù e lo legarono
C
In
quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron,
dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche
Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era
trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso
un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e
dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto
quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro:
X
«Chi cercate?».
C
Gli risposero:
F
«Gesù, il Nazareno».
C
Disse loro Gesù:
X
«Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore.
C
Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra.
Domandò loro di nuovo:
X
«Chi cercate?».
C
Risposero:
F
«Gesù, il Nazareno».
C
Gesù replicò:
X
«Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne
vadano»,
C
perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto
nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una
spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò
l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a
Pietro:
X
«Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non
dovrò berlo?».
Lo condussero prima da Anna
C
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono
Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era
suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello
che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia
per il popolo».
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo
discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel
cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla
porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò
fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane
portinaia disse a Pietro:
A
«Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?».
C
Egli rispose:
D
«Non lo sono».
C
Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva
freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e
al suo insegnamento. Gesù gli rispose:
X
«Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga
e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto
nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno
udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto».
C
Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a
Gesù, dicendo: «
A
Così rispondi al sommo sacerdote?».
C
Gli rispose Gesù:
X
«Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene,
perché mi percuoti?».
C
Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero:
A
«Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?».
C
Egli lo negò e disse:
D
«Non lo sono».
C
Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro
aveva tagliato l’orecchio, disse:
A
«Non ti ho forse visto con lui nel giardino?».
C
Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
Il mio regno non è di questo mondo
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi
non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare
la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò:
A
«Che accusa portate contro quest’uomo?».
C
Gli risposero:
F
«Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato».
C
Allora Pilato disse loro:
A
«Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!».
C
Gli risposero i Giudei:
F
«A noi non è consentito mettere a morte nessuno».
C
Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale
morte doveva morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse:
A
«Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose:
X
«Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?».
C
Pilato disse:
A
«Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno
consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
C
Rispose Gesù:
X
«Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo
mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato
ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
C
Allora Pilato gli disse:
A
«Dunque tu sei re?».
C
Rispose Gesù:
X
«Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono
venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla
verità, ascolta la mia voce».
C
Gli dice Pilato:
A
«Che cos’è la verità?».
C
E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro:
A
«Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in
occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque
che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?».
C
Allora essi gridarono di nuovo:
F
«Non costui, ma Barabba!».
C
Barabba era un brigante.
Salve, re dei Giudei!
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati,
intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero
addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano:
F
«Salve, re dei Giudei!».
C
E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro:
A
«Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui
colpa alcuna».
C
Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora.
E Pilato disse loro:
A
«Ecco l’uomo!».
C
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono:
F
«Crocifiggilo! Crocifiggilo!».
C
Disse loro Pilato:
A
«Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa».
C
Gli risposero i Giudei:
F
«Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto
Figlio di Dio».
C
All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel
pretorio e disse a Gesù:
A
«Di dove sei tu?».
C
Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato:
A
«Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il
potere di metterti in croce?».
C
Gli rispose Gesù:
X
«Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato
dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più
grande».
Via! Via! Crocifiggilo!
C
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei
gridarono:
F
«Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette
contro Cesare».
C
Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in
tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la
Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei:
A
«Ecco il vostro re!».
C
Ma quelli gridarono:
F
«Via! Via! Crocifiggilo!».
C
Disse loro Pilato:
A
«Metterò in croce il vostro re?».
C
Risposero i capi dei sacerdoti:
F
«Non abbiamo altro re che Cesare».
C
Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
Lo crocifissero e con lui altri due
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo
detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui
altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato
compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto:
«Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa
iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla
città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei
sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato:
F
«Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re
dei Giudei”».
C
Rispose Pilato:
A
«Quel che ho scritto, ho scritto».
Si sono divisi tra loro le mie vesti
C
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne
fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella
tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo.
Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi
tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro
le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati
fecero così.
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre,
Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre
e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:
X
«Donna, ecco tuo figlio!».
C
Poi disse al discepolo:
X
«Ecco tua madre!».
C
E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si
compisse la Scrittura, disse:
X
«Ho sete».
C
Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di
aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver
preso l’aceto, Gesù disse:
X
«È compiuto!».
C
E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
E
subito ne uscì sangue e acqua
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero
sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel
sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero
portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e
all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da
Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei
soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e
acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera;
egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti
avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun
osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo
sguardo a colui che hanno trafitto».
Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromi
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di
nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di
Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi
andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di
notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe.
Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad
aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel
luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un
sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque,
poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro
era vicino, posero Gesù.
|
PREGHIERA
UNIVERSALE
I. Per la santa Chiesa
Preghiamo, fratelli carissimi, per la santa Chiesa di Dio: il Signore le
conceda unità e pace, la protegga su tutta la terra, e doni a noi, in una
vita serena e tranquilla, di render gloria a Dio Padre onnipotente.
Dilectíssimi nobis, pro Ecclésia sancta Dei, ut eam Deus et Dóminus
noster pacificáre, adunáre et custodíre dignétur toto orbe terrárum,
detque nobis, quiétam et tranquíllam vitam degéntibus, glorificáre Deum
Patrem omnipoténtem.
Dio onnipotente ed eterno, che hai rivelato in Cristo la tua gloria a
tutte le genti, custodisci l'opera della tua misericordia, perché la tua
Chiesa, diffusa su tutta la terra, perseveri con saldezza di fede nella
confessione del tuo nome. Per Cristo nostro Signore.
Omnípotens sempitérne Deus, qui glóriam tuam ómnibus in Christo géntibus
revelásti: custódi ópera misericórdiæ tuæ, ut Ecclésia tua, toto orbe
diffúsa, stábili fide in confessióne tui nóminis persevéret. Per
Christum Dóminum nostrum. R. Amen.
II. Per il papa
Preghiamo il Signore per il nostro santo padre il papa N.:
il Signore Dio nostro, che lo ha scelto nell'ordine episcopale, gli
conceda vita e salute e lo conservi alla sua santa Chiesa, come guida e
pastore del popolo santo di Dio.
Orémus et pro
beatíssimo Papa nostro N., ut Deus et Dóminus noster, qui elégit eum in
órdine episcopátus, salvum atque incólumem custódiat Ecclésiæ suæ sanctæ,
ad regéndum pópulum sanctum Dei.
Dio onnipotente ed eterno, sapienza che reggi l'universo, ascolta la tua
famiglia in preghiera, e custodisci con la tua bontà il papa che tu hai
scelto per noi, perché il popolo cristiano, da te affidato alla sua guida
pastorale, progredisca sempre nella fede. Per Cristo nostro Signore.
Omnípotens sempitérne Deus, cuius iudício univérsa fundántur, réspice
propítius ad preces nostras, et eléctum nobis Antístitem tua pietáte
consérva, ut christiána plebs, quæ te gubernátur auctóre, sub ipso
Pontífice, fídei suæ méritis augeátur. Per Christum Dóminum nostrum. R.
Amen.
III. Per tutti gli ordini sacri e per tutti i fedeli
Preghiamo per il nostro vescovo N, per tutti i vescovi presbiteri e i
diaconi, per tutti coloro che svolgono un ministero nella Chiesa e per
tutto il popolo di Dio.
Orémus
et pro Epíscopo nostro N., pro ómnibus Epíscopis, presbyteris, diáconis
Ecclésiæ, et univérsa plebe fidélium.
Dio onnipotente ed eterno che con il tuo Spirito guidi e santifichi tutto
il corpo della Chiesa, accogli le preghiere che ti rivolgiamo perché
secondo il dono della tua grazia tutti i membri della comunità nel loro
ordine e grado ti possano fedelmente servire. Per Cristo nostro Signore.
IV. Per i catecumeni
Preghiamo per i [nostri] catecumeni: il Signore, Dio nostro, illumini i
loro cuori e apra loro la porta della sua misericordia, perché mediante
l'acqua del Battesimo ricevano il perdono di tutti i peccati e siano
incorporati in Cristo Gesù, nostro Signore.
Orémus
et pro catechúmenis (nostris), ut Deus et Dóminus noster adapériat aures
præcordiórum ipsórum ianuámque misericórdiæ, ut, per lavácrum
regeneratiónis accépta remissióne ómnium peccatórum, et ipsi inveniántur
in Christo Iesu Dómino nostro.
Dio onnipotente ed eterno, che rendi la tua Chiesa sempre feconda di nuovi
figli, aumenta nei [nostri] catecumeni l'intelligenza della fede, perché,
nati a vita nuova nel fonte battesimale, siano accolti fra i tuoi figli di
adozione. Per Cristo nostro Signore.
Omnípotens sempitérne Deus, qui Ecclésiam tuam nova semper prole
fecúndas, auge fidem et intelléctum catechúmenis (nostris), ut, renáti
fonte baptísmatis, adoptiónis tuæ fíliis aggregéntur. Per Christum
Dóminum nostrum. R. Amen.
V. Per l'unità dei cristiani
Preghiamo per tutti i fratelli che credono in Cristo; il Signore Dio
nostro conceda loro di vivere la verità e professano e li raduni e li
custodisca nell'unica sua Chiesa.
Orémus
et pro univérsis frátribus in Christum credéntibus, ut Deus et Dóminus
noster eos, veritátem faciéntes, in una Ecclésia sua congregáre et
custodíre dignétur.
Dio onnipotente ed eterno, che riunisci i dispersi e li custodisci
nell'unità, guarda benigno al gregge del tuo Figlio, perché coloro che
sono stati consacrati da un solo Battesimo formino una sola famiglia nel
vincolo dell'amore e della vera fede. Per Cristo nostro Signore.
Omnípotens sempitérne Deus, qui dispérsa cóngregas et congregáta
consérvas, ad gregem Fílii tui placátus inténde, ut, quos unum baptísma
sacrávit, eos et fídei iungat intégritas et vínculum sóciet caritátis.
Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.
VI. Per gli ebrei
Preghiamo per gli ebrei: il Signore Dio nostro, che li scelse primi fra
tutti gli uomini ad accogliere la sua parola, li aiuti a progredire sempre
nell'amore del suo nome e nella fedeltà alla sua alleanza.
Orémus
et pro Iudæis, ut, ad quos prius locútus est Dóminus Deus noster, eis
tríbuat in sui nóminis amóre et in sui foderis fidelitáte profícere.
Dio onnipotente ed eterno, che hai fatto le tue promesse ad Abramo e alla
sua discendenza, ascolta la preghiera della tua Chiesa, perché il popolo
primogenito della tua alleanza possa giungere alla pienezza della
redenzione. Per Cristo nostro Signore.
Omnípotens sempitérne Deus, qui promissiónes tuas Abrahæ eiúsque sémini
contulísti, Ecclésiæ tuæ preces cleménter exáudi, ut pópulus
acquisitiónis prióris ad redemptiónis mereátur plenitúdinem perveníre.
Per Christum Dóminum nostrum. R. Amen.
VII. Per i non cristiani
Preghiamo per coloro che non credono in Cristo perché, illuminati dallo
Spirito Santo, possano entrare anch'essi nella via della salvezza.
Orémus et pro iis
qui in Christum non credunt, ut, luce Sancti Spíritus illustráti, viam
salútis et ipsi váleant introíre.
Dio onnipotente ed eterno, fa' che gli uomini che non conoscono il Cristo
possano conoscere la verità camminando alla tua presenza in sincerità di
cuore, e a noi tuoi fedeli concedi di entrare profondamente nel tuo
mistero di salvezza e di viverlo con una carità sempre più grande tra
noi, per dare al mondo una testimonianza credibile del tuo amore. Per
Cristo nostro Signore.
Omnípotens sempitérne Deus, fac ut qui Christum non confiténtur, coram
te sincéro corde ambulántes, invéniant veritátem, nosque, mútuo
proficiéntes semper amóre et ad tuæ vitæ mystérium plénius percipiéndum
sollícitos, perfectióres éffice tuæ testes caritátis in mundo. Per
Christum Dóminum nostrum. R. Amen.
VIII. Per coloro che non credono in Dio
preghiamo per coloro che non credono in Dio perché, vivendo con bontà e
rettitudine di cuore, giungano alla conoscenza del Dio vero.
Orémus et pro iis
qui Deum non agnóscunt, ut, quæ recta sunt sincéro corde sectántes, ad
ipsum Deum perveníre mereántur.
Dio onnipotente ed eterno, tu hai messo nel cuore degli uomini una così
profonda nostalgia di te, solo quando ti trovano hanno pace: fa' che, al
di là di ogni ostacolo, tutti riconoscano i segni della tua bontà e,
stimolati dalla testimonianza della nostra vita, abbiano la gioia di
credere in te, unico vero Dio e padre di tutti gli uomini. Per Cristo
nostro Signore.
Omnípotens sempitérne Deus, qui cunctos hómines condidísti, ut te semper
desiderándo quærerent et inveniéndo quiéscerent, præsta, quæsumus, ut
inter nóxia quæque obstácula omnes, tuæ signa pietátis et in te
credéntium testimónium bonórum óperum percipiéntes, te solum verum Deum
nostríque géneris Patrem gáudeant confitéri. Per Christum Dóminum
nostrum. R. Amen.
IX. Per i governanti
Preghiamo per coloro che sono chiamati a governare la comunità civile,
perché il Signore Dio nostro illumini la loro mente e il loro cuore a
cercare il bene comune nella vera libertà e nella vera pace.
Orémus
et pro ómnibus rempúblicam moderántibus, ut Deus et Dóminus noster
mentes et corda eórum secúndum voluntátem suam dírigat ad veram ómnium
pacem et libertátem.
Dio onnipotente ed eterno, nelle tue mani sono le speranze degli uomini e
i diritti di ogni popolo: assisti con la tua sapienza coloro che ci
governano, perché, con il tuo aiuto, promuovano su tutta la terra una
pace duratura, il progresso sociale e la libertà religiosa. Per Cristo
nostro Signore.
Omnípotens sempitérne Deus, in cuius manu sunt hóminum corda et iura
populórum, réspice benígnus ad eos, qui nos in potestáte moderántur, ut
ubíque terrárum populórum prospéritas, pacis secúritas et religiónis
libértas, te largiénte, consístant. Per Christum Dóminum nostrum. R.
Amen.
X. Per i tribolati
Preghiamo, fratelli carissimi, Dio Padre onnipotente, perché liberi il
mondo da ogni disordine: allontani le malattie, scacci la fame, renda
libertà ai prigionieri, giustizia agli oppressi, conceda sicurezza a chi
viaggia, il ritorno ai lontani da casa, la salute agli ammalati, ai
morenti la salvezza eterna.
Orémus,
dilectíssimi nobis, Deum Patrem omnipoténtem, ut cunctis mundo purget
erróribus, morbos áuferat, famem depéllat, apériat cárceres, víncula
solvat, viatóribus securitátem, peregrinántibus réditum, infirmántibus
sanitátem atque moriéntibus salútem indúlgeat.
Dio onnipotente ed eterno, conforto degli afflitti, sostegno dei
tribolati, ascolta il grido dell'umanità sofferente, perché tutti si
rallegrino di avere ricevuto nelle loro necessità il soccorso della tua
misericordia. Per Cristo nostro Signore.
Omnípotens sempitérne Deus, mæstórum consolátio, laborántium fortitúdo,
pervéniant ad te preces de quacúmque tribulatióne clamántium, ut omnes
sibi in necessitátibus suis misericórdiam tuam gáudeant affuísse. Per
Christum Dóminum nostrum. R. Amen.
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II
- ADORAZIONE DELLA
SANTA CROCE
L'ostensione della croce può farsi o dall'altare, oppure partendo
dalla porta della chiesa e avanzando verso l'altare. Nel fare l'ostensione
della croce, il sacerdote dice o canta:
Ecco il legno della Croce, al quale fu appeso il Cristo, salvatore del
mondo.
Venite, adoriamo.
Ecce lignum Crucis, in quo salus mundi pepéndit
Vénite, adorémus..
Il sacerdote,
il clero e i fedeli si recano quindi processionalmente all'adorazione
della croce, facendo davanti ad essa una genuflessione semplice o un
altro segno di venerazione (ad esempio baciando la croce), secondo l'uso
del luogo. Nel frattempo si eseguono i seguenti canti o altri adatti. (I
canti si fanno a cori alterni, le parti in nero a cori uniti).
Adoriamo la tua Croce Signore,
lodiamo e glorifichiamo la tua santa
risurrezione.
Dal legno della Croce è venuta la gioia in tutto il mondo.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo
volto e abbia misericordia. Sal 66, 2
Adoriamo la tua Croce Signore...
Crucem
tuam adorámus, Dómine,
et
sanctam resurrectiónem tuam laudámus et glorificámus: ecce enim propter
lignum venit gáudium in univérso mundo.
Cf. Ps
66,2
Deus
misereátur nostri, et benedícat nobis: illúminet vultum suum super nos,
et misereátur nostri.
Crucem tuam...
LAMENTI
DEL SIGNORE I
Popolo mio che male ti ho fatto?
In che ti ho provocato? Dammi risposta.
Io ti ho guidato fuori dall'Egitto,
e tu hai preparato la Croce al tuo Salvatore.
Popolo mio che male ti ho fatto?
In che ti ho provocato? Dammi risposta.
Hágios o Theós. Sanctus Deus.
Hágios ischyrós. Sanctus fortis.
Hágios athánatos, eléison himás. Sanctus immortális,
miserére nobis.
Perché ti ho guidato quarant'anni nel deserto,
ti ho sfamato con manna,
ti ho introdotto in paese fecondo,
tu hai preparato la Croce al tuo Salvatore.
Hágios o Theós...
Che altro avrei dovuto fare e non ti ho fatto?
Io ti ho piantato, mia scelta e florida vigna,
ma tu mi sei divenuta aspra e amara:
poiché mi hai spento la sete con aceto
e hai piantato una lancia nel petto del tuo Salvatore.
Hágios o Theós...
IN LATINO
1 et 2
Pópule meus, quid feci tibi?
Aut in
quo contristávi te? Respónde mihi!
1 Quia edúxi te de terra Ægypti: parásti Crucem Salvatóri tuo.
1 Hágios o Theós.
2 Sanctus Deus.
1 Hágios Ischyrós.
2
Sanctus Fortis.
1
Hágios Athánatos, eléison himás.
2
Sanctus Immortális, miserére nobis.
1 et 2 Quia edúxi te per desértum quadragínta annis,
et manna
cibávi te, et introdúxi te in terram satis bonam:
parásti
Crucem Salvatóri tuo.
1 Hágios o Theós.
2 Sanctus Deus.
1 Hágios Ischyrós.
2 Sanctus Fortis.
1 Hágios Athánatos, eléison himás.
2 Sanctus Immortális, miserére nobis.
LAMENTI DEL SIGNORE II
Io per te ho flagellato l'Egitto e i primogeniti suoi
e tu mi hai consegnato per esser flagellato.
Popolo mio, che male ti ho fatto?
In che ti ho provocato? Dammi risposta.
Io ti ho guidato fuori dall'Egitto
e ho sommerso il faraone nel Mar Rosso,
e tu mi hai consegnato ai capi dei sacerdoti.
Io ho aperto davanti a te il mare,
e tu mi hai aperto con la lancia il costato
Io ti ho fatto strada con la nube,
e tu mi hai condotto al pretorio di Pilato
Io ti ho nutrito con manna nel deserto,
e tu mi hai colpito con schiaffi e flagelli.
Io ti ho dissetato dalla rupe con acqua di salvezza,
e tu mi hai dissetato con fiele e aceto.
Io per te ho colpito i re dei Cananei,
e tu hai colpito il mio capo con la canna
Io ti ho posto in mano uno scettro regale,
e tu hai posto sul mio capo una corona di spine.
lo ti ho esaltato con grande potenza,
e tu mi hai sospeso al patibolo della croce.
IN LATINO
Ego
propter te flagellávi Ægyptum cum primogénitis suis: et tu me
flagellátum tradidísti.
Pópule
meus, quid feci tibi? Aut in quo contristávi te? Respónde mihi!
Ego
edúxi te de Ægypto, demérso Pharaóne in Mare Rubrum: et tu me tradidísti
princípibus sacerdótum.
Pópule
meus, quid feci tibi?...
Ego
ante te apérui mare: et tu aperuísti láncea latus meum.
Pópule
meus, quid feci tibi?...
Ego
ante te præívi in colúmna nubis: et tu me duxísti ad prætórium Piláti.
Pópule
meus, quid feci tibi?...
Ego te
pavi manna per desértum: et tu me cecidísti álapis et flagéllis.
Pópule
meus, quid feci tibi?...
Ego te
potávi aqua salútis de petra: et tu me potásti felle et acéto.
Pópule
meus, quid feci tibi?...
Ego
propter te Chananæórum reges percússi: et tu percussísti arúndine caput
meum.
Pópule
meus, quid feci tibi?...
Ego
dedi tibi sceptrum regále: et tu dedísti cápiti meo spíneam corónam.
Pópule
meus, quid feci tibi?...
Ego te
exaltávi magna virtúte: et tu me suspendísti in patíbulo Crucis.
Pópule
meus, quid feci tibi?...
HYMNUS
Crux
fidélis, inter omnes arbor una nóbilis, Nulla talem silva profert,
flore, fronde, gérmine!
Dulce
lignum dulci clavo dulce pondus sústinens!
Pange,
lingua, gloriósi pro´ lium certáminis, Et super crucis trop?o dic
triúmphum nóbilem, Quáliter Redémptor orbis immolátus vícerit.
Crux
fidélis…
De
paréntis protoplásti fraude factor cóndolens, Quando pomi noxiális morte
morsu córruit, Ipse lignum tunc notávit, damna ligni ut sólveret.
Dulce
lignum…
Hoc
opus nostræ salútis ordo depopóscerat, Multifórmis perditóris arte ut
artem fálleret, Et medélam ferret inde, hostis unde læserat.
Crux
fidélis…
Quando
venit ergo sacri plenitúdo témporis, Missus est ab arce Patris Natus,
orbis cónditor, Atque ventre virgináli carne factus pródiit.
Dulce
lignum…
Vagit
infans inter arta cónditus præse´ pia, Membra pannis involúta Virgo
Mater álligat, Et manus pedésque et crura stricta cingit fáscia.
Crux
fidélis…
Lustra
sex qui iam perácta tempus implens córporis, se volénte, natus ad hoc,
passióni déditus, agnus in crucis levátur immolándus stípite.
Dulce
lignum…
En
acétum, fel, arúndo, sputa, clavi, láncea; Mite corpus perforátur,
sanguis, unda prófluit; Terra, pontus, astra, mundus quo lavántur
flúmine!
Crux
fidélis…
Flecte
ramos, arbor alta, tensa laxa víscera, Et rigor lentéscat ille, quem
dedit natívitas, Ut supérni membra Regis miti tendas stípite.
Dulce
lignum…
Sola
digna tu fuísti ferre sæcli prétium Atque portum præparáre nauta mundo
náufrago, Quem sacer cruor perúnxit fusus Agni córpore.
Crux
fidélis…
Per
finire si conclude con :
Æqua
Patri Filióque, ínclito Paráclito, Sempitérna sit beátæ Trinitáti glória;
cuius alma nos redémit atque servat grátia. Amen.
Si può
cantare anche lo Stabat Mater
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