Cristo
va incontro alla morte con libertà di figlio
Tutto
l’impegno quaresimale di penitenza e di conversione in questa domenica
viene focalizzato attorno al momento cruciale del mistero di Cristo e
della vita cristiana: la croce come obbedienza al Padre e solidarietà con
gli uomini, la sofferenza del Servo del Signore (cf prima lettura)
inseparabilmente congiunta alla gloria (seconda lettura). La strada che
Gesù intraprende per salvare (= per regnare) si pone in contrasto con
ogni più ragionevole attesa perché egli sceglie non la forza e la
ricchezza, ma la debolezza e la povertà. Il compendio della celebrazione
odierna è offerto già nella monizione che introduce la processione delle
Palme: «Questa
assemblea liturgica è preludio alla Pasqua del Signore... Gesù entra in
Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e
risurrezione... Chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce per essere
partecipi della sua risurrezione».
Il
mistero della croce
Vertice della liturgia della Parola è la lettura della Passione: è a
questo centro che occorre volgere l’attenzione, più che alla
processione delle palme. I ramoscelli d’olivo non sono un talismano
contro possibili disgrazie; al contrario, sono il segno di un popolo che
acclama al suo Re e lo riconosce come Signore che salva e che libera. Ma
la sua regalità si manifesterà in modo sconcertante sulla croce. Proprio
in questo misterioso scandalo di umiliazione, di sofferenza, di abbandono
totale si compie il disegno salvifico di Dio. Nell’impatto con la croce
la fede vacilla: il peso di una forca schiaccia il Giusto per eccellenza e
sembra dar ragione alla potenza dell’ingiustizia, della violenza e della
malvagità. Sale inquietante la domanda del «perché»
di
questo cumulo insopportabile di sofferenza e di dolore che investe Gesù,
il Crocifisso, e con lui tutti i crocifissi della storia. Sulla croce
muoiono tutte le false immagini di Dio che la mente umana ha partorito e
che noi, forse, continuiamo inconsciamente ad alimentare. Dov’è
l’onnipotenza di Dio, la sua perfezione, la sua giustizia? Perché Dio
non interviene in certe situazioni intollerabili?
« Portò
il peso dei nostri peccati
»
Solo la fede è capace di leggere l’onnipotenza di Dio nell’impotenza
di una croce. E’ l’impotenza dell’Amore. Gesù ha talmente amato il
Padre («obbediente
fino alla morte e alla morte di croce»:
seconda lettura) da accogliere liberamente il suo progetto «per
noi uomini e per la nostra salvezza».
Gesù non muore perché lo uccidono, ma perché egli stesso «si
consegna»
(cf
Gal 2,20) con libertà sovrana,
per amore. Questo amore supremo che egli dona perdendo se stesso e
diventando solidale con tutte le umiliazioni, i dolori, i rifiuti patiti
dall’uomo, dà la misura dell’annientamento (cf seconda lettura) di
Gesù e manifesta il rovesciamento delle situazioni umane: la vera
grandezza dell’uomo non sta nel potere, nella ricchezza, nella
considerazione sociale, ma nell’amore che condivide, che è solidale,
che è vicino ai fratelli, che si fa servizio. Dio vince il dolore e la
morte non togliendoli dal cammino dell’uomo, ma assumendoli in sé. Il
Dio giusto si sottrae ai nostri schemi di giustizia, che reclamerebbero la
vendetta immediata sui cattivi e sugli accusatori dell’Innocente: la sua
giustizia si rivela perdonando e togliendo all’omicida anche il peso del
proprio peccato. Il vinto che perdona il vincitore lo libera dalla sua
aggressività mortale mostrandogli come l’amore vinca l’odio.
Dio regna dal legno
Nel legno della croce le prime generazioni cristiane hanno saputo
scorgere il segno della regalità di Cristo.
Gli evangelisti non hanno bisogno di attendere la risurrezione di Gesù
per proclamare l’inizio del mondo nuovo. Già la croce è carica di
novità, è l’inizio di un nuovo ordine di cose. Anche se tutto è
apparentemente finito e le forze del male sembrano avere prevalso su Gesù,
i segni che ne accompagnano la morte (cf Mc
15,37-39; Mt 27,51) lasciano
filtrare la novità: il velo del tempio si squarcia indicando che
l’antico tempio con i suoi ordinamenti e le sue attese è finito. Il
Tempio nuovo è il corpo di Cristo che Dio ricostruirà con la
risurrezione; e il primo ad entrare in questo Tempio sarà un pagano, il
centurione, per la sua professione di fede (Mc
15,38; Mt 27,54). Nell’annientamento del Figlio di Dio nasce una nuova
umanità. Il mistero della morte diventa mistero di vita e di trionfo.
In questa domenica di Passione, la Croce è al centro della contemplazione
della comunità cristiana che in essa legge il progetto misterioso di Dio
e adora la regalità di Cristo. Una regalità che rinuncia a schemi di
potenza umana, che indica per quali strade umanamente illogiche passi la «gloria»,
che diventa misura di confronto e di verifica net servizio dei fratelli.
|

Benedetto
colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele
Dai «Discorsi» di
sant'Andrea di Creta, vescovo
(Disc. 9 sulle Palme; PG 97, 990-994)
Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da
Betània e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza.
Viene di sua spontanea volontà verso Gerusalemme. E' disceso dal cielo, per farci salire con sé lassù «al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare» (Ef 1, 21). Venne non per conquistare la gloria, non nello sfarzo e nella spettacolarità, «Non contenderà», dice, «né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce» (Mt 12, 19). Sarà mansueto e umile, ed entrerà con un vestito dimesso e in condizione di
povertà.
Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami
d'olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone.
Accogliamo così il Verbo di Dio che si avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo può contenere. Egli, che è la mansuetudine stessa, gode i venire a noi mansueto. Sale, per così dire, sopra il crepuscolo del nostro orgoglio, o meglio entra
nell'ombra della nostra infinita bassezza, si fa nostro intimo, diventa uno di noi per sollevarci e ricondurci a sé.
Egli salì «verso oriente sopra i cieli dei cieli» (cfr. Sal 67, 34) cioè al culmine della gloria e del suo trionfo divino, come principio e anticipazione della nostra condizione futura. Tuttavia non abbandona il genere umano perché lo ama, perché vuole sublimare con sé la natura umana, innalzandola dalle bassezze della terra verso la gloria. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di tutto lui stesso poiché quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo (cfr. Gal 3, 27) e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese.
Per il peccato eravamo prima rossi come scarlatto, poi in virtù del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati al candore della lana per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria. Agitando i rami spirituali
dell'anima, anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re
d'Israele».
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Antifona d'Ingresso Sal 23,9-10
Sei giorni prima della solenne celebrazione della Pasqua, quando il
Signore entrò in Gerusalemme, gli andarono incontro i fanciulli:
portavano in mano rami di palma, e acclamavano a gran voce:
Osanna nell'alto dei cieli:
Gloria a te che vieni,
pieno di bontà e di misericordia.
Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.
Osanna nell'alto dei cieli:
Gloria a te che vieni,
pieno di bontà e di misericordia.
Ante
sex dies sollémnis Paschæ,
quando
venit Dóminus in civitátem Ierúsalem,
occurrérunt ei púeri: et in mánibus portábant ramos palmárum
et
clamábant voce magna, dicéntes: * Hosánna in excélsis:
Benedíctus, qui venísti in multitúdine misericórdiæ tuæ.
Attóllite, portæ, cápita vestra, et elevámini,
portæ
æternáles, et introíbit rex glóriæ. Quis est iste rex glóriæ?
Dóminus
virtútum ipse est rex glóriæ. * Hosánna in excélsis:
Benedíctus, qui venísti in multitúdine misericórdiæ tuæ.
Colletta
O
Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il
Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla
morte di croce, fa' che abbiamo sempre presente il grande insegnamento
della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli
è Dio...
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura Is 50,4-7
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non
restare confuso.
Dal libro del profeta Isaìa
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 21
Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».
Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.
Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.
Seconda Lettura Fil
2,6-11
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippèsi
Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
Canto al Vangelo Fil 2,8-9
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
|
Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia
passione
C
Quando
venne l’ora,
[Gesù]
prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto
desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione,
perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel
regno di Dio».
C
E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: X
«Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo
momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno
di Dio».
Fate questo in memoria di me
C
Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo:
X
«Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di
me».
C
E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: X
«Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per
voi».
Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo
viene tradito!
«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il
Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a
quell’uomo dal quale egli viene tradito!».
C
Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe
fatto questo.
Io sto in mezzo a voi come colui che serve
E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da
considerare più grande. Egli disse: X
«I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse
sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più
grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve.
Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse
colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che
serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e
io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me,
perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in
trono a giudicare le dodici tribù di Israele.
Tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli
Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano;
ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una
volta convertito, conferma i tuoi fratelli».
C
E Pietro gli disse:
D
«Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte».
C
Gli rispose: X
«Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre
volte, abbia negato di conoscermi».
Deve compiersi in me questa parola della Scrittura
C
Poi disse loro: X
«Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse
mancato qualcosa?».
C
Risposero:
D
«Nulla».
C
Ed egli soggiunse: X
«Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha
spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve
compiersi in me questa parola della Scrittura: “E fu annoverato tra gli
empi”. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento».
C
Ed essi dissero:
D
«Signore, ecco qui due spade».
C
Ma egli disse: X
«Basta!».
Entrato nella lotta, pregava più intensamente
C
Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo
seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: X
«Pregate, per non entrare in tentazione».
C
Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e
pregava dicendo: X
«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta
la mia, ma la tua volontà».
C
Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella
lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di
sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai
discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro:
X
«Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».
Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?
C
Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si
chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per
baciarlo. Gesù gli disse: X
«Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?».
C
Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere,
dissero:
D
«Signore, dobbiamo colpire con la spada?».
C
E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio
destro. Ma Gesù intervenne dicendo: X
«Lasciate! Basta così!».
C
E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano
venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio
e anziani: X
«Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno
ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa
è l’ora vostra e il potere delle tenebre».
Uscito fuori, Pietro pianse amaramente
C
Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa
del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un
fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro
sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al
fuoco e, guardandolo attentamente, disse:
A
«Anche questi era con lui».
C
Ma egli negò dicendo:
D
«O donna, non lo conosco!».
C
Poco dopo un altro lo vide e disse:
A
«Anche tu sei uno di loro!».
C
Ma Pietro rispose:
D
«O uomo, non lo sono!».
C
Passata circa un’ora, un altro insisteva:
A
«In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo».
C
Ma Pietro disse:
D
«O uomo, non so quello che dici».
C
E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il
Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della
parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi
mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.
Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?
E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo
picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano:
A
«Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?».
C
E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.
Lo condussero davanti al loro Sinedrio
Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i
capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio
e gli dissero:
A
«Se tu sei il Cristo, dillo a noi».
C
Rispose loro: X
«Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi
risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra
della potenza di Dio».
C
Allora tutti dissero:
A
«Tu dunque sei il Figlio di Dio?».
C
Ed egli rispose loro: X
«Voi stessi dite che io lo sono».
C
E quelli dissero:
A
«Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi
dalla sua bocca».
Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna
C [
Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad
accusarlo:
A
«Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo,
impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re».
C
Pilato allora lo interrogò:
A
«Sei tu il re dei Giudei?».
C
Ed egli rispose: X
«Tu lo dici».
C
Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla:
A
«Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna».
C
Ma essi insistevano dicendo:
A
«Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver
cominciato dalla Galilea, fino a qui».
C
Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava
sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si
trovava anch’egli a Gerusalemme.
Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava
vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche
miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli
non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli
scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi
soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una
splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato
diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata
inimicizia.
Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse
loro: «
A
Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho
esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle
colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato.
Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo
punito, lo rimetterò in libertà».
C
Ma essi si misero a gridare tutti insieme:
F
«Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!».
C
Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città,
e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in
libertà Gesù.
F
Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!».
C
Ed egli, per la terza volta, disse loro:
A
«Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la
morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà».
C
Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e
le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta
venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in
prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò
Gesù al loro volere.
Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che
tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a
Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si
battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi
verso di loro, disse: X
«Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse
e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le
sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno
allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e
alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde,
che avverrà del legno secco?».
C
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano
malfattori.
Padre, perdona loro perché non sanno quello che
fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i
malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: X
«Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
C
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.
Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo:
A
«Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio,
l’eletto».
C
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli
dell’aceto e dicevano:
A
«Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso».
C
Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava:
A
«Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!».
C
L’altro invece lo rimproverava dicendo:
A
«Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena?
Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le
nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
C
E disse:
A
«Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
C
Gli rispose: X
«In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
C
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre
del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si
squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: X
«Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.
(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
C
Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo:
A
«Veramente quest’uomo era giusto».
C
Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo,
ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto.
Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla
Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.
]
Giuseppe pone il corpo di Gesù in un sepolcro
scavato nella roccia
Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e
giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri.
Era di Arimatèa, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio.
Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla
croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella
roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della
Parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano
venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il
sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro
e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il
riposo come era prescritto.
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