Gesù
risorto opera sempre nella sua Chiesa
Un'altra apparizione del
Risorto ci
porta a considerare
anche in questa domenica
l'assemblea eucaristica come
luogo privilegiato della
presenza attiva del Signore: Gesù
che si fa presente in mezzo ai suoi, il dono della
pace, la
gioia dei discepoli, l'invio
in missione, l'annuncio del
perdono... sono
realtà in
atto ancora oggi in ogni nostra
comunità, perché in
essa prolungano il
mistero e il frutto della
Pasqua di Cristo.
Eucaristia, presenza del Risorto
La manifestazione
del Risorto agli apostoli (cf vangelo) è
essenziale per confermare
e suscitare in loro la fede, in vista dell'annuncio
degli eventi
pasquali di cui essi sono
i testimoni privilegiati (cf
prima e seconda lettura). Il
Vangelo ci
mostra Gesù
che opera appunto per
suscitare e confermare
la fede nei suoi discepoli. Alla loro iniziale incredulità
egli risponde con dei segni tangibili della sua
presenza «reale». E
affinché questi «segni» vengano compresi nella fede, il Signore
interpreta gli avvenimenti della sua vita alla luce delle
Scritture, mostrando come in
lui si è compiuto tutto ciò
che era detto.
Questi atti
Gesù li compie anche nella
nostra assemblea domenicale: riunita
nella fede come corpo ecclesiale di Cristo,
essa realizza la
presenza del Signore
risorto. Cristo è presente «nella sua parola,
giacché è lui
"che parla quando
nella Chiesa si legge la
sacra Scrittura» (SC
7); come pure
è presente nella persona di chi presiede l'assemblea
e prende la parola
«per aprire la nostra mente all'intelligenza delle Scritture»
(vangelo); in
modo particolare è presente
quando spezziamo il pane di
vita. C'è dunque una continuità fra l'apparizione del Signore ai discepoli
e la sua presenza in mezzo
a noi; e la Chiesa, nella piena consapevolezza del motivo
di tanta gioia (cf orazione sopra le offerte), esprime il proprio rendimento
di grazie al «vero Agnello che... morendo
ha distrutto la morte e
risorgendo ha ridato... la
vita» (pref. pasquale I). La certezza poi che
il Signore risorto è in mezzo
ai suoi ci allieta nella speranza della nostra
risurrezione futura, in piena
comunione di
gloria con Cristo
(cf orazione dopo la comunione).
«... alle
sorgenti della vita »
I discepoli
testimoniano con
franchezza la Pasqua
di Cristo
e i frutti della salvezza portati dalla sua
passione-morte-risurrezione: Pietro
annuncia ai Giudei la
risurrezione di Gesù, il Santo
e il Giusto che
essi hanno messo a morte, e li invita a pentirsi e cambiare vita
«perché siano cancellati i loro peccati» (prima lettura); Giovanni ci
assicura che Gesù è il nostro aiuto presso
il Padre e ci salva
dai nostri peccati
perché egli stesso li ha
espiati per tutti (cf
seconda lettura). Anche la
realtà del peccato fa
parte, così, del gioioso
annuncio pasquale. È vero,
infatti, che il peccato è rottura di comunione; ma
è anche «via alla
comunione», a condizione
che ci riconosciamo peccatori e ci lasciamo perdonare (cf
1 Gv 1,8-10), con
piena fiducia nel nostro «avvocato presso il Padre»; dal
suo sacrificio, dalla sua offerta
eucaristica, noi riceviamo la forza di
non peccare, di
osservare la
sua parola, di
dimorare in lui.
Si compie
così per noi la rivelazione e
la attuazione della misericordia del
Padre che trova il suo vertice
nel mistero pasquale
celebrato nell'Eucaristia. «Nella sua risurrezione
Cristo ha rivelato il Dio dell'amore
misericordioso, proprio perché ha accettato la croce
come via alla
risurrezione. Ed è...
Cristo, Figlio di Dio, che al termine
— e in un certo senso, già
oltre il termine — della
sua missione messianica, rivela
se stesso come
fonte inesauribile della misericordia, del medesimo
amore che, nella prospettiva ulteriore
della storia
della salvezza nella
Chiesa, deve
perennemente confermarsi più potente del
peccato. Il Cristo
pasquale è l'incarnazione definitiva della misericordia,
il suo segno
vivente: storico-salvifico ed
insieme escatologico. Nel
medesimo spirito la liturgia
del tempo
pasquale pone sulle
nostre labbra
le parole del salmo:
"Canterò in eterno le misericordie
del Signore"» (Dives in misericordia,
8).
Un mondo nuovo è cominciato
La risurrezione di Cristo si inscrive
non soltanto nel
centro del cristianesimo,
ma nel centro stesso della
storia. Con la risurrezione
si realizza in Cristo, in anticipo, la sorte che ci attende come nostro
futuro: in lui risorto si
realizza quella pienezza che ogni uomo
cerca nella sua vita. La
risurrezione conferma che l'attesa
apocalittica di «nuovi cieli
e nuova terra» non è fantasia
di visionari.
La risurrezione di Cristo è l'aurora
di quel mondo nuovo, della
nuova creazione, che porterà
a pienezza le aspirazioni di
amore, di giustizia, di
pace, di solidarietà che premono
sui tessuti di questo nostro vecchio mondo.
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La
celebrazione dell'Eucaristia
Dalla
«Prima Apologia e favore dei cristiani» di san Giustino, martire
(Cap. 66-67; PG 6, 427-431)
A nessun altro è lecito partecipare all'Eucaristia, se non a colui che
crede essere vere le cose che insegniamo, e che sia stato purificato da
quel lavacro istituito per la remissione dei peccati e la rigenerazione,
e poi viva così come Cristo ha insegnato.
Noi infatti crediamo che Gesù Cristo, nostro Salvatore, si è fatto
uomo per l'intervento del Verbo di Dio. Si è fatto uomo di carne e
sangue per la nostra salvezza. Così crediamo pure che quel cibo sul
quale sono state rese grazie con le stesse parole pronunciate da lui,
quel cibo che, trasformato, alimenta i nostri corpi e il nostro sangue,
è la carne e il sangue di Gesù fatto uomo.
Gli apostoli nelle memorie da loro lasciate e chiamate vangeli, ci hanno
tramandato che Gesù ha comandato così: Preso il pane e rese grazie,
egli disse: «Fate questo in memoria di me. Questo è il mio corpo». E
allo stesso modo, preso il calice e rese grazie, disse: «Questo è il
mio sangue» e lo diede solamente a loro.
Da allora noi facciamo sempre memoria di questo fatto nelle nostre
assemblee e chi di noi ha qualcosa, soccorre tutti quelli che sono nel
bisogno, e stiamo sempre insieme. Per tutto ciò di cui ci nutriamo
benediciamo il creatore dell'universo per mezzo del suo Figlio Gesù e
dello Spirito Santo.
E
nel giorno, detto del Sole, si fa' l'adunanza. Tutti coloro che abitano
in città o in campagna convengono nello stesso luogo, e si leggono le
memorie degli apostoli o gli scritti dei profeti per quanto il tempo lo
permette.
Poi, quando il lettore ha finito, colui che presiede rivolge parole di
ammonimento e di esortazione che incitano a imitare gesta così belle.
Quindi tutti insieme ci alziamo ed eleviamo preghiere e, finito di
pregare, viene recato pane, vino e acqua. Allora colui che presiede
formula la preghiera di lode e di ringraziamento con tutto il fervore e
il popolo acclama: Amen! Infine a ciascuno dei presenti si
distribuiscono e si partecipano gli elementi sui quali furono rese
grazie, mentre i medesimi sono mandati agli assenti per mano dei
diaconi.
Alla fine coloro che hanno in abbondanza e lo vogliono, danno a loro
piacimento quanto credono. Ciò che viene raccolto, è deposto presso
colui che presiede ed egli soccorre gli orfani e le vedove e coloro che
per malattia o per altra ragione sono nel bisogno, quindi anche coloro
che sono in carcere e i pellegrini che arrivano da fuori. In una parola,
si prende cura di tutti i bisognosi.
Ci raduniamo tutti insieme nel giorno del Sole, sia perché questo è il
primo giorno in cui Dio, volgendo in fuga le tenebre e il caos, creò il
mondo, sia perché Gesù Cristo nostro Salvatore risuscitò dai morti
nel medesimo giorno. Lo crocifissero infatti nel giorno precedente
quello di Saturno e l'indomani di quel medesimo giorno, cioè nel giorno
del Sole, essendo apparso ai suoi apostoli e ai discepoli, insegnò
quelle cose che vi abbiamo trasmesso perché le prendiate in seria
considerazione.
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MESSALE
Antifona d'Ingresso Sal 65,1-2
Acclamate al Signore da tutta la terra,
cantate un inno al suo nome,
rendetegli gloria, elevate la lode. Alleluia.
Iubiláte Deo, omnis
terra,
psalmum dícite nómini
eius,
date glóriam laudi eius, allelúia.
Colletta
Esulti sempre il tuo popolo, o Padre, per la rinnovata giovinezza dello
spirito, e come oggi si allieta per il dono della dignità filiale, così
pregusti nella speranza il giorno glorioso della risurrezione. Per il
nostro Signore...
Semper
exsúltet pópulus tuus, Deus, renováta ánimæ iuventúte, ut, qui nunc lætátur
in adoptiónis se glóriam restitútum, resurrectiónis diem spe certæ
gratulatiónis exspéctet. Per Dóminum.
Oppure:
O Padre, che nella gloriosa morte del tuo Figlio, vittima di espiazione
per i nostri peccati, hai posto il fondamento della riconciliazione e
della pace, apri il nostro cuore alla vera conversione e fa' di noi i
testimoni dell'umanità nuova, pacificata nel tuo amore. Per il nostro
Signore...
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
At 3, 13-15. 17-19
Avete ucciso l'autore della vita: ma Dio l'ha risuscitato dai morti.
Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di
Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il
suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato,
mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il
Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino.
Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi
ne siamo testimoni.
Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i
vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per
bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire.
Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri
peccati».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 4
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia!
Nell’angoscia mi hai dato sollievo;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.
Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele;
il Signore mi ascolta quando lo invoco.
Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».
In pace mi corico e subito mi addormento,
perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.
Seconda Lettura 1 Gv 2, 1-5
Gesù Cristo è vittima di espiazione per i nostri peccati e per quelli di
tutto il mondo.
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se
qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo,
il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non
soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi
comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti,
è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola,
in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.
Canto al Vangelo Cf Lc 24,32
Alleluia, alleluia.
Signore Gesù, facci comprendere le Scritture;
arde il nostro cuore mentre ci parli.
Alleluia.
Vangelo
Vangelo
Lc 24, 35-48
Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo
giorno.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo,
[i due
discepoli che erano ritornati da Èmmaus]
narravano [agli
Undici e a quelli che erano con loro]
ciò che era accaduto lungo la via e
come avevano riconosciuto [Gesù]
nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a
loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di
vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché
sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi:
sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa,
come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore,
disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione
di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con
voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge
di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per
comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo
patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno
predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati,
cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».
Sulle Offerte
Accogli, Signore, i doni della tua Chiesa in festa, e poiché le hai
dato il motivo di tanta gioia, donale anche il frutto di una perenne
letizia. Per Cristo nostro Signore.
Súscipe múnera, Dómine, quæsumus, exsultántis Ecclésiæ, et, cui causam tanti
gáudii præstitísti, perpétuæ fructum concéde lætítiæ. Per Christum.
Prefazio Pasquale III
Cristo sempre vive e intercede
per noi.
E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore.
e
soprattutto esaltarti in questo giorno
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.
Egli continua a offrirsi per noi
e intercede come nostro avvocato:
sacrificato sulla croce più non muore,
e con i segni della passione vive immortale.
Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:
Santo, Santo, Santo ...
Vere dignum et iustum
est,
æquum et salutáre:
Te quidem, Dómine,
omni témpore
confitéri,
sed in
hoc potíssimum gloriósius prædicáre,
cum Pascha
nostrum immolátus est Christus.
Qui se pro
nobis offérre non désinit,
nosque apud
te perénni advocatióne deféndit;
qui
immolátus iam non móritur, sed semper vivit occísus.
Quaprópter,
profúsis paschálibus gáudiis,
totus in
orbe terrárum mundus exsúltat.
Sed et
supérnæ virtútes atque angélicæ
potestátes
hymnum glóriæ tuæ cóncinunt,
sine fine
dicéntes:
Sanctus,
Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Antifona alla Comunione Lc 24,46-47
«Il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti il terzo giorno;
sarà predicata nel suo nome la conversione
e il perdono dei peccati a tutte le genti». Alleluia.
Cognovérunt discípuli
Dóminum
Iesum in fractióne panis,
allelúia.
Dopo la
Comunione
Guarda con bontà, Signore, il tuo popolo, che hai rinnovato con i
sacramenti pasquali, e guidalo alla gloria incorruttibile della
risurrezione. Per Cristo nostro Signore.
Pópulum tuum,
quæsumus, Dómine, intuére benígnus, et, quem ætérnis dignátus es renováre
mystériis, ad incorruptíbilem glorificándæ carnis resurrectiónem perveníre
concéde. Per Christum.
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