Quando
l’uomo acquista la coscienza di essere bisognoso e peccatore, allora
gli si rivela il volto della misericordia di Dio.
La
misericordia di Dio attraversa tutta la storia dell’uomo
La
Bibbia ci descrive la storia umana e la storia di Israele come un
continuo ritorno al peccato originale e al peccato del deserto. Invece
di camminare per le vie di Dio, l’uomo percorre il proprio cammino e
si allontana da lui.
Ma
Dio non abbandona il suo popolo, come non si dimentica dell’umanità.
Anzi, paradossalmente, è proprio in occasione del peccato dell’uomo
che Dio rivela più profondamente il mistero della sua «tenerezza».
Il
Signore è un «Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco
di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille
generazioni» (Es 34,6-7).
«Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di
quanti lo temono. Perché egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi
siamo polvere» (Sal 102,13-14).
Se
deve castigare il popolo che ha peccato, è preso da commiserazione non
appena esso grida a lui dal fondo della sua miseria. «Il mio cuore si
commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò
sfogo all’ardore della mia ira» (Os 11,8-9).
In
questa linea si colloca la missione di Gesù. Egli è venuto a rivelare
il volto misericordioso del Padre, che guarisce e perdona. Cristo rivela
Dio che è Padre, che è «amore», come si esprimerà san Giovanni
nella sua prima lettera; rivela Dio «ricco di misericordia», come
leggiamo in san Paolo. Tale verità, più che tema di un insegnamento,
è una realtà a noi resa presente da Cristo.
Rendere
presente il Padre come amore e misericordia è, nella coscienza di
Cristo stesso, la fondamentale verifica della sua missione di Messia (cf
Dives in misericordia, 3).
Dio
solo può rimettere i peccati
Il
miracolo che Gesù compie sul paralitico non è solo una prova della sua
divinità (chi può rimettere i peccati se non Dio solo?)..., ma è
anche segno della radicale efficacia del suo perdono: un perdono che
rinnova completamente. Il passato lascia un segno, il peccato pesa, gli
uomini ricordano il male. Dio invece dimentica, e quando risana, risana
radicalmente. Non restaura, ma crea di nuovo. Perdona i peccati, li
cancella, li getta dietro le spalle, non li ricorda più.
Ecco
che cosa Cristo compie nel paralitico: una nuova creazione. «Io
cancello i tuoi misfatti, per riguardo a me non ricordo più i tuoi
peccati... Ecco, faccio una cosa nuova» (prima lettura).
Peccato
e perdono rimessi in questione
Nella
misura in cui l’uomo moderno ha perso il senso di Dio, rimette in
questione le categorie cristiane del peccato e del perdono. Il più
grande peccato del nostro tempo — si è detto — è che l’uomo ha
perso il senso del peccato e, conseguentemente, il bisogno di perdono e
di misericordia.
All’origine
di questa perdita del senso cristiano del peccato non c’è solo una
certa ottusità dell’uomo moderno e il suo pregiudiziale rifiuto di
una dimensione anche teologica del proprio comportamento morale, ma
anche delle grossolane deformazioni in una certa catechesi e pastorale.
Abbiamo troppo insistito sulla materialità dell’atto che chiamiamo
peccato, sulla rigida classificazione di esso, su un certo legalismo, su
una preoccupazione quantitativa, trascurando le cause, facendo scarsa
attenzione agli atteggiamenti e alle opzioni di fondo, insistendo quasi
morbosamente su certi settori della nostra morale, riducendo il peccato
ad un gesto individuale e trascurandone la dimensione sociale e
comunitaria, dimenticando le colpe collettive legate alla nostra
pigrizia, e le segrete connivenze con istituzioni o sistemi
oppressivi...
A
questo bisogna aggiungere la concezione di chi pensa di ottenere il
perdono in una maniera semimagica senza le disposizioni necessarie.
La
crisi in atto a riguardo del sacramento della penitenza può avere un
esito positivo se libererà il cristiano da una serie di incrostazioni
inutili e pericolose e lo aiuterà a ridursi all’essenziale nei riti,
e a tornare al giusto senso del peccato.
Una
concezione troppo ristretta della sacramentalità ha condotto il
cristiano a limitare indebitamente al sacramento della penitenza
l’esercizio del potere sacramentale del perdono affidato alla Chiesa.
Oggi abbiamo riscoperto il valore originariamente penitenziale
dell’Eucaristia nel suo insieme e in alcuni dei suoi riti particolari.
|
Senza carità tutto è vanità delle vanità
Dai «Capitoli sulla carità» di san Massimo Confessore, abate
(Centuria 1, c. 1, 45. 16-17. 23-24. 26-28. 30-40; PG 90, 962-967)
La carità è la migliore disposizione dell'animo, che nulla preferisce alla conoscenza di Dio. Nessuno tuttavia potrebbe mai raggiungere tale disposizione di carità, se nel suo animo fosse esclusivamente legato alle cose terrene.
Chi ama Dio, antepone la conoscenza e la scienza di lui a tutte le cose create, e ricorre continuamente a lui con il desiderio e con
l'amore dell'animo.
Tutte le cose che esistono hanno Dio per autore e fine ultimo. Dio è di gran lunga più nobile di quelle cose che egli stesso ha fatto come creatore. Perciò colui che abbandona Dio,
l'Altissimo, e si lascia attirare dalle realtà create dimostra di stimare
l'artefice di tutto molto meno delle cose stesse, che da lui sono fatte.
Chi mi ama, dice il Signore, osserverà i miei comandamenti (cfr. Gv 14, 15). E aggiunge «Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri» (Gv 15, 17). Perciò chi non ama il prossimo, non osserva i comandamenti di Dio, e chi non osserva i comandamenti non può neppure dire di amare il Signore.
Beato l'uomo che è capace di amare ugualmente ogni uomo. Chi ama Dio, ama totalmente anche il
prossimo, e chi ha una tale disposizione non si affanna ad accumulare denaro, tutto per sé, ma pensa anche a coloro che ne hanno bisogno.
Ad imitazione di Dio fa elemosine al buono e al cattivo, al giusto e all'ingiusto. Davanti alle necessità degli altri non conosce discriminazione, ma distribuisce ugualmente a tutti secondo il bisogno. Né tuttavia si può dire che compie ingiustizia se a premio del bene antepone al malvagio colui che si distingue per virtù e
operosità.
L'amore caritatevole non si manifesta solo nell'elargizione di denaro, ma anche, e molto di più,
nell'insegnamento della divina dottrina e nel compimento delle opere di misericordia corporale.
Colui che, sordo ai richiami della vanità, si dedica con purezza di intenzione al servizio del prossimo, si libera da ogni passione e da ogni vizio e diventa partecipe
dell'amore e della scienza divina.
Chi possiede dentro di sé l'amore divino, non si stanca e non viene mai meno nel seguire il Signore Dio suo, ma sopporta con animo forte ogni sacrificio e ingiuria e offesa, non augurando affatto il male a nessuno. Non dite, esclama il profeta Geremia, siamo tempio di Dio (cfr. Ger 7, 4). E neppure direte: La semplice e sola fede nel Signore nostro Gesù Cristo mi può procurare la salvezza. Questo infatti non può avvenire se non ti sarai procurato anche
l'amore verso di lui per mezzo delle opere. Per quanto concerne infatti la sola
fede: «Anche i demoni credono e tremano!» (Gc 2, 19).
Opera di carità è il fare cordialmente un favore, l'essere longanime e paziente verso il prossimo; e così pure usare rettamente e ordinatamente le cose create.
|
MESSALE
Antifona
d'Ingresso
Sal 12,6
Confido, Signore, nella tua misericordia,
Gioisca il mio cuore nella tua salvezza,
canti al Signore che mi ha beneficato.
Dómine, in tua
misericórdia sperávi.
Exsultávit cor
meum in salutári tuo,
cantábo Dómino,
qui bona tríbuit mihi.
Colletta
Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci
renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere
ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle
opere. Per il nostro Signore ...
Praesta, quaesumus, omnípotens Deus, ut, semper rationabília meditántes,
quae tibi sunt plácita, et dictis exsequámur et factis. Per Dóminum.
Oppure:
Dio della libertà e della pace, che nel perdono dei peccati ci doni il segno della creazione nuova,
fa' che tutta la nostra vita riconciliata nel tuo amore diventi lode e annunzio della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura Is
43,18-19.21-22.24b-25
Per amore di me stesso non ricordo più i tuoi peccati.
Dal libro del
profeta
Isaia
Così dice il Signore:
«Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi.
Invece tu non mi hai invocato, o Giacobbe;
anzi ti sei stancato di me, o Israele.
Tu mi hai dato molestia con ì peccati,
mi hai stancato con le tue iniquità.
Io, io cancello i tuoi misfatti
per amore di me stesso,
e non ricordo più i tuoi peccati».
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 40
Rinnovaci, Signore, col tuo
perdono
Beato l'uomo che ha cura del debole:
nel giorno della sventura il Signore lo libera.
Il Signore veglierà su di lui,
lo farà vivere beato sulla terra,
non lo abbandonerà in preda ai nemici.
Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore;
tu lo assisti quando giace ammalato.
Io ho detto: «Pietà di me, Signore,
guariscimi: contro di te ho peccato».
Per la mia integrità tu mi sostieni
e mi fai stare alla tua presenza per sempre.
Sia benedetto il Signore, Dio d'Israele,
da sempre e per sempre. Amen, amen.
Seconda
Lettura
2 Cor 1, 18-22
Gesù non fu «sì» e «no», ma in lui vi fu il «sì».
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai
Corinzi
Fratelli, Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è «sì» e
«no». Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunciato tra voi, io,
Silvano e Timòteo, non fu «sì» e «no», ma in lui vi fu il «sì». Infatti
tutte le promesse di Dio in lui sono «sì». Per questo attraverso di lui
sale a Dio il nostro «Amen» per la sua gloria.
È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito
l'unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello
Spirito nei nostri cuori.
Canto
al Vangelo
Lc
4,18
Il Signore mi ha mandato
a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione.
Alleluia.
.
Vangelo
Mc 2, 1-12
Il Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra.
Dal vangelo secondo
Marco
Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in
casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche
davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone.
Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla,
scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta
un'apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico.
Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono
perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui
parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E
subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse
loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più
facile: dire al paralitico "Ti sono perdonati i peccati", oppure dire
"Àlzati, prendi la tua barella e cammina"? Ora, perché sappiate che il
Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a
te - disse al paralitico -: alzati, prendi la tua barella e va' a casa
tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti
se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non
abbiamo mai visto nulla di simile!».
Sulle
Offerte
Accogli, Signore, quest'offerta espressione della nostra fede; fa' che
dia gloria al tuo nome e giovi alla salvezza del mondo. Per Cristo
nostro Signore.
Mystéria tua, Dómine, débitis servítiis exsequéntes, súpplices te
rogámus, ut, quod ad honórem tuae maiestátis offérimus, nobis profíciat
ad salútem. Per Christum.
Comunione
Sal
9,2-3
Annunzierò tutte le tue meraviglie.
Io te gioisco ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.
Narrábo ómnia
mirabília tua.
Laetábor et exsultábo in te,
psallam nómini tuo, Altíssime.
Oppure: Gv 11, 27
Signore, io credo che tu sei il Cristo,
il Figlio del Dio vivente, venuto in questo mondo.
Dómine,
ego crédidi quia
tu es Christus Fílius Dei vivi,
qui in hunc mundum venísti.
Oppure:
Cf
Mc 2,12
Tutti
lodavano Dio
per le meraviglie operate da Gesù.
Dopo
la Comunione
Il pane che ci
hai donato, o Dio, in questo sacramento di salvezza, sia per tutti noi pegno sicuro di vita eterna. Per Cristo nostro Signore.
Praesta, quaesumus, omnípotens Deus, ut illíus capiámus efféctum, cuius
per haec mystéria pignus accépimus. Per Christum.
|