«Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e ho ricoperto come nube la
terra... Prima dei secoli, fin dai principio, egli mi creò... ho posto
le radici in mezzo a un popolo glorioso...». La prima lettura di questa
domenica costituisce uno dei grandi elogi della Sapienza divina: essa si
identifica da una parte con la Parola di Dio personificata, dall’altra
con lo Spirito divino che si librava sulle acque primordiali. Il prologo
di Giovanni ha un andamento molto simile: Gesù è chiamato la Parola,
il Verbo, in quanto rivelazione definitiva del Padre. E la Parola, per
Giovanni, evoca precisamente il ricordo della Parola divina
dell’Antico Testamento, Parola che trova la sua perfezione in Gesù:
egli è la Parola di Dio fattasi carne per la vita del mondo.
La
seconda lettura è costituita dall’inno con cui Paolo inizia la
lettera ai cristiani di Efeso. Dio ci ha predestinati ad essere suoi
figli per opera di Gesù. Dobbiamo chiedergli «uno spirito di sapienza
e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui».
Ci
troviamo di fronte ad un grande trittico scritturistico: con toni
solenni celebriamo l’intervento di Dio Padre nella storia degli uomini
nella persona annunciata nell’Antico Testamento; il Verbo è la Parola
di Dio che si è fatta carne e ha piantato la sua tenda fra noi; in lui
Dio «ci ha benedetti con ogni benedizione...».
Si
è incarnata
la Parola
Gesù
è la Parola di Dio: non può essere una parola che non ha senso. Egli
è tutto parola e parola di tutto. Dio aveva rivelato il suo eterno
potere per mezzo della creazione, aveva inviato i suoi profeti, i suoi
messaggeri, ma nonostante ciò era rimasto pieno di mistero,
imperscrutabile, invisibile, celato dietro i principati e le potenze,
dietro le tribolazioni e le ansietà. Ad un certo punto Dio si è
rivelato; ha parlato distintamente e chiaramente. Ciò è avvenuto in
Gesù di Nazaret. Gesù è la Parola che ha rotto il relativo silenzio
di Dio. Il contenuto di questa Parola è Dio stesso. Un Dio diverso da
come lo pensavano gli uomini: è un Dio Trinità d’amore, è un Padre
misericordioso che ama l’uomo e lo vuole salvo. Gesù «a tutti i
credenti indica la via della verità» (oraz. sopra le offerte), ed è
venuto per rivelarci quel Dio che l’uomo di ogni tempo attende e
invoca: «...luce dei credenti... rivélati a tutti i popoli nello
splendore della tua verità» (colletta).
Dio
non serve più?
Per
molti oggi questa «Parola» cade nel vuoto. Dio non fa più parte
delle nostre abitudini. Oggi la sua esistenza è messa in discussione.
L’ateismo non è più soltanto il problema di pochi: esso investe un
numero sempre maggiore di uomini, tanto da diventare un fenomeno di
civiltà. «Dio non serve a niente», è l’obiezione più facile. In
effetti Dio non esiste per «servire» a qualche cosa, come molti
ancora pensano; Dio non è il medico dei casi disperati, né
un’agenzia di assicurazioni su pegni di giaculatorie o pellegrinaggi,
né un alibi per spiegare quello che l’uomo non capisce o ancora non
riesce a fare.
Il
Dio di Gesù Cristo non è una specie di tiranno, benevolo o irritato,
secondo i casi, che interviene arbitrariamente nel corso degli
avvenimenti per arrestarne alcuni o modificarne altri. Credere in un Dio
così, è sedere nell’anticamera dell’ateismo.
Abbiamo
bisogno di Dio
Non
è semplice fare un’analisi del complesso problema dell’irreligiosità
moderna poiché non si presenta come un tutto omogeneo e anche le sue
radici affondano spesso nell’inafferrabilità della coscienza individuale. Non sono pochi coloro che danno la
responsabilità di tutto questo a larghe sfere della cristianità stessa
che con atteggiamenti sbagliati e con un certo assenteismo ne avrebbero
favorito il dilagare. Alla base del fenomeno dell’ateismo e dello
scetticismo religioso attuali c’è spesso l’ignoranza
dell’autentico messaggio cristiano. Per questo la Chiesa ha teso la
mano agli atei per un incontro leale ed un dialogo sincero.
Ci
si dimentica che l’uomo in tutto il suo essere spirituale, cioè nelle
sue supreme facoltà di conoscere e di amare, è correlativo a Dio, è
fatto per Lui; e ogni conquista dello spirito umano accresce in lui
l’inquietudine, e accende il desiderio di andare oltre, di arrivare
all’oceano dell’essere e della vita, alla piena verità che sola dà
la beatitudine. Togliere Dio come termine della ricerca, a cui l’uomo
è per natura sua rivolto, significa mortificare l’uomo stesso. La così
detta «morte di Dio» si risolve nella morte dell’uomo. E allora un
primo dovere ci coglie: quello di godere della conoscenza di Dio; e un
secondo: quello di cercarlo; di cercarlo appassionatamente, dove, come e
quando egli si lascia incontrare.
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Il Signore vivifica il suo Corpo nello Spirito
Dal trattato «Sullo Spirito Santo» di san Basilio, vescovo
(Cap. 26, 61. 64; PG 32, 179-182. 186)
Colui che ormai non vive più secondo la carne ma è guidato dallo Spirito di Dio, poiché prende il nome di figlio di Dio e diviene conforme
all'immagine del Figlio unigenito, viene detto spirituale.
Come in un occhio sano vi è la capacità di vedere, così nell'anima che ha questa purezza vi è la forza operante dello Spirito. Come il pensiero della nostra mente ora resta inespresso
nell'intimo del cuore, ora invece si esprime con la parola, così lo Spirito Santo ora attesta
nell'intimo al nostro spirito e grida nei nostri cuori: «Abbà, Padre» (Gal 4, 6), ora invece parla per noi, come dice la Scrittura: Non siete voi che parlate, ma parla in voi lo Spirito del Padre (cfr. Mt 10, 20). Inoltre lo Spirito distribuendo a tutti i suoi carismi è il Tutto che si trova in tutte le parti. Tutti infatti siamo membra gli uni degli altri, e abbiamo doni diversi secondo la grazia di Dio comunicata a noi. Per questo «non può
l'occhio dire alla mano: Non ho bisogno di te; né la testa ai piedi: Non ho bisogno di voi» (1 Cor 12, 21). Tutte le membra insieme completano il corpo di Cristo
nell'unità dello Spirito e secondo i carismi si rendono, come è necessario, utili le une alle altre. Dio infatti ha disposto le membra nel corpo, ciascuna di esse secondo il suo volere. Le parti dunque sono piene di sollecitudine vicendevole, secondo la spirituale comunione
dell'amore. Perciò «se un membro soffre, tutte le altre membra soffrono insieme; e, se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui» (1 Cor 12, 26). E come le parti sono nel tutto, così noi siamo ognuno nello Spirito, poiché tutti in un solo corpo siamo
stati battezzati nell'unico Spirito.
Come il Padre si rende visibile nel Figlio, così il Figlio si rende presente nello Spirito. Perciò
l'adorazione nello Spirito indica un'attività del nostro animo, svolta in piena luce. Lo si apprende dalle parole dette alla Samaritana. Essa infatti, secondo la concezione errata del suo popolo, pensava che si dovesse adorare in un luogo particolare, ma il Signore, facendole mutare idea, le disse: Bisogna adorare nello Spirito e nella Verità (cfr. Gv 4, 23), chiaramente definendo se stesso «la Verità».
Dunque nel modo come intendiamo adorazione nel Figlio, come adorazione cioè
nell'immagine di colui che è Dio e Padre, così anche dobbiamo intendere adorazione nello Spirito, come adorazione a colui che esprime in se stesso la divina essenza del
Signore Dio.
Giustamente, dunque, nello Spirito che ci illumina noi vediamo lo splendore della gloria di Dio. Per mezzo
dell'impronta risaliamo al sigillo e a colui al quale appartiene l'impronta e il sigillo e al quale
l'una e l'altra cosa sono perfettamente uguali.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sap
18,14-15
Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa,
mentre la notte giungeva a metà del suo corso,
il tuo Verbo onnipotente, o Signore,
è sceso dal cielo, dal trono regale.
Dum médium siléntium tenérent ómnia, et nox in suo cursu médium iter
habéret, omnípotens sermo tuus, Dómine, de cælis a regálibus sédibus
venit.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, luce dei credenti, riempi della tua gloria il mondo intero, e rivelati a tutti i popoli nello splendore della tua verità. Per il nostro Signore...
Omnípotens sempitérne Deus, fidélium splendor animárum, dignáre mundum
glória tua implére benígnus, et cunctis pópulis appáre per tui lúminis
claritátem. Per Dóminum.
Oppure:
Padre di
eterna gloria, che nel tuo unico Figlio ci hai scelti e amati prima della
creazione del mondo e in lui, sapienza incarnata, sei venuto a piantare in
mezzo a noi la tua tenda, illuminaci con il tuo Spirito, perché
accogliendo il mistero del tuo amore, pregustiamo la gioia che ci attende,
come figli ed eredi del regno. Per il
nostro Signore Gesù Cristo, ......
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Sir 24, 1-4. 8-12, neo-vulg. 24,1-4.12-16
La
sapienza di Dio è venuta ad abitare nel popolo eletto.
Dal libro del Siràcide
La sapienza fa il proprio
elogio,
in Dio trova il proprio vanto,
in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.
Nell'assemblea dell'Altissimo apre la bocca,
dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,
in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e
tra i benedetti è benedetta, mentre dice:
«Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse:
"Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti" .
Prima dei secoli, fin dal principio,
egli mi ha creato, per tutta l'eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare
e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore è la mia eredità,
nell'assemblea dei santi ho preso dimora».
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 147
Il Verbo si è fatto carne
e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre
delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i
tuoi figli.
Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di
frumento.
Manda sulla terra il suo
messaggio:
la sua parola corre veloce.
Annuncia a Giacobbe la sua
parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi
a Israele.
Così non ha fatto con nessun'altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.
Seconda
Lettura
Ef 1, 3-6. 15-18
Mediante Gesù, Dio ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini.
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con
ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima
della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui
nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù
Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà, a lode dello splendore
della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
Perciò anch'io
[Paolo],
avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che
avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi
nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il
Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una
profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi
comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria
racchiude la sua eredità fra i santi.
Canto
al Vangelo
Cf 1 Tm 3,16
Alleluia,
alleluia.
Gloria a te, o Cristo,
annunziato a tutte le genti;
gloria a te, o Cristo, creduto nel mondo.
Alleluia.
Vangelo
Gv
1,1-18
Il
Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
Dal
vangelo secondo Giovanni
[ In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
]
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
[
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
]
Giovanni gli dà testimonianza e
proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
Sulle
Offerte
Santifica, o Padre, questi doni con la grazia del Natale del tuo unico Figlio, che a tutti i credenti indica la via della verità e promette la vita eterna. Per Cristo nostro Signore.
Obláta, Dómine, múnera Unigéniti tui nativitáte sanctífica, qua nobis et via
osténditur veritátis, et regni cæléstis vita promíttitur. Per Christum.
Prefazio di Natale I
Cristo luce
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Nel mistero del Verbo incarnato
è apparsa agli occhi della nostra mente
la luce nuova del tuo fulgore,
perché conoscendo Dio visibilmente,
per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle realtà invisibili.
E noi, uniti agli Angeli e agli Arcangeli,
ai Troni e alle Dominazioni
e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con voce incessante
l’inno della tua gloria:
Santo, Santo, Santo …
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et
ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per
Christum Dóminum nostrum. Per quem hódie commércium nostræ reparatiónis
effúlsit, quia, dum nostra fragílitas a tuo Verbo suscípitur, humána
mortálitas non solum in perpétuum transit honórem, sed nos quoque,
mirándo consórtio, reddit ætérnos.
Et ídeo, choris angélicis sociáti, te laudámus in gáudio confiténtes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Oppure:
Prefazio di Natale II
Nell’incarnazione
Cristo reintegra l’universo
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
lodarti e ringraziarti sempre per i tuoi benefici,
Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.
Nel mistero adorabile del Natale,
egli, Verbo invisibile,
apparve visibilmente nella nostra carne,
per assumere in sé tutto il creato
e sollevarlo dalla sua caduta.
Generato prima dei secoli,
cominciò ad esistere nel tempo,
per reintegrare l’universo nel tuo disegno, o Padre,
e ricondurre a te l’umanità dispersa.
Per questo dono della tua benevolenza,
uniti a tutti gli angeli,
cantiamo esultanti la tua lode:
Santo, Santo, Santo …
Oppure:
Prefazio
di Natale III
Il
misterioso scambio che ci ha redenti
E’
veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
In lui oggi risplende in piena luce
il misterioso scambio che ci ha redenti:
la nostra debolezza è assunta dal Verbo,
l’uomo mortale è innalzato a dignità perenne
e noi, uniti a te in comunione mirabile,
condividiamo la tua vita immortale.
Per questo mistero di salvezza, uniti a tutti gli angeli,
proclamiamo esultanti la tua lode:
Santo, Santo, Santo …
Antifona
alla Comunione Gv
1,12
A tutti quelli che lo hanno accolto
il Verbo incarnato
ha dato il potere di diventare figli di Dio.
Omnibus qui
recepérunt eum, dedit eis potestátem fílios Dei fíeri.
Dopo
la Comunione
Questo sacramento agisca in noi, Signore Dio nostro, ci purifichi dal male e compia le nostre aspirazioni di giustizia e di pace. Per Cristo nostro Signore.
Dómine Deus noster, supplíciter te rogámus, ut, huius operatióne mystérii,
vítia nostra purgéntur, et iusta desidéria compleántur. Per Christum.
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