Agli
Ebrei del VI secolo rimasti in Palestina o deportati in Babilonia, la
parola del profeta ridà speranza e invita alla fiducia: Dio viene, e cammina alla testa del
suo popolo per riportarlo, libero, dal paese di schiavitù verso la
propria terra. Pastore buono, ha cura di chi è debole e piccolo; Dio
forte, trova la sua gioia nel perdonare e nel rifare tutto nuovo.
Salvezza, gioia, amore, verità, giustizia, costituiscono il corteo del
Signore Dio. Sono i beni dell’alleanza, dell’amicizia tra Dio e i
suoi (prima lettura). Come dire che essi non provengono da noi, ma ci
sono donati da colui che ci chiama a convertirci a lui, affinché i
nostri peccati siano perdonati.
L’attesa
di Dio
Rispondendo
alle obiezioni di certi fedeli sul ritorno del Signore, Pietro afferma:
Dio ha una nozione del tempo diversa dalla nostra; e aggiunge: Dio è
paziente e attende che il maggior numero possibile di peccatori si
converta (v. 9).
Dio
incarnandosi tiene conto dell’uomo, della sua crescita e del suo
comportamento, non lo guarisce senza la fede, senza la conversione;
prende il tempo necessario per condividere la vita col suo interlocutore
(cf Sap 11,23-26; Ez 18,23).
In
un mondo votato al cambiamento ed alla attesa del «giorno di Dio»
che realizzerà « nuovi cieli e una terra nuova », la «santità
della vita» e la «pietà» danno sicurezza e tranquillità di
fronte agli elementi che si «dissolvono» e si «fondono» (seconda
lettura). La santità della vita non è solo oggetto del giudizio
finale, ma già prepara questo giudizio; la preghiera che sale dal cuore
non chiede soltanto la venuta del Signore come un avvenimento
improvviso, ma già lo legge negli episodi della storia umana.
Preparate
la strada al Signore
Giovanni,
nel compiersi del tempo messianico, invita ad esprimere, attraverso un
segno che non è soltanto cerimoniale, la volontà di conversione e la
speranza dei tempi nuovi, caratterizzati dall’effusione dello Spirito
Santo. In questi tempi nuovi, che per noi sono già cominciati, anche se
non ancora del tutto realizzati, l’invito alla conversione sfocia
necessariamente in gesti significativi, « sacramentali » nel senso più
ampio della parola. Tra essi vi sono certamente il battesimo e la
penitenza, momenti privilegiati d’incontro con il Dio che salva e che
perdona, ma anche gli atteggiamenti concreti della comunità e dei
singoli (condividere, perdonare, accogliere...) da cui traspare la realtà
di un cuore nuovo. Sono quelli indicati nell’immagine del «preparare
la strada» (vangelo).
Forse,
visti con occhi profani, possono apparire come povere, inutili cose: in
realtà invece, nei gesti di un uomo e di una comunità rinnovati, chi
sa leggere intravede «nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà
stabile dimora la giustizia» (seconda lettura).
Il
sacramento del ritorno
Nel
linguaggio comune il sacramento della penitenza si identifica con la «confessione». In realtà la confessione è solo un elemento del
sacramento e non ne è certo il primo. Vi è una mentalità formalistica
ed esteriorizzante nei riguardi di questo che è uno dei sacramenti
cardine della vita cristiana, minacciato di scivolare lentamente in una
crisi sconcertante. Le motivazioni hanno una gamma molto ampia: vanno
dal rifiuto del confessore, distributore automatico di assoluzioni, al
rifiuto del confessore psicanalista. L’accusa individuale dei peccati,
seguita dal perdono di Dio e da una penitenza spesso insignificante, è
una soluzione troppo facile, troppo meccanica: può avere senso solo se
è un segno personale ed ecclesiale di conversione e di riconciliazione.
Un
ripensamento sulla giusta forma della penitenza e della confessione è
quindi giustificato: tutto deve diventare più autentico, più profondo,
più vivo e più efficace. La conversione cristiana è una maturazione
continua, una crescita, uno sviluppo... spesso un atto difficile, uno
scavare la strada per Dio nella propria carne, distacco dal comodo e
dall’abitudinario: è cambiare vita «sul serio». E’, in fondo,
«concrocifiggersi» con Cristo: in lui è la sorgente del perdono.
Egli sulla croce ha espiato tutti i nostri peccati e dopo la sua
risurrezione ha partecipato alla Chiesa la facoltà di perdonare i
peccati.
La
celebrazione del sacramento della penitenza non può essere «privatizzata»: avviene sempre nell’ambito di una «comunità di
credenti»; è un gesto insieme comunitario e personale, come
comunitario e personale è il peccato. Il nuovo Rito della Penitenza ricorda che «la celebrazione comune manifesta
più chiaramente la natura ecclesiale della penitenza. I fedeli infatti
ascoltano tutti insieme la parola di Dio, che proclama la sua
misericordia e li invita alla conversione, confrontano la loro vita con
la parola stessa, e si aiutano a vicenda con la preghiera» (n. 22).
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Voce
di uno che grida nel deserto
Dal
«Commento sul profeta Isaia» di Eusebio, vescovo di Cesarea.
(Cap. 40, vv. 3. 9; PG 24, 366-367)
Voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via al Signore,
appianate nella steppa la strada per il nostro Dio» (Is 40, 3).
Dichiara apertamente che le cose riferite nel vaticinio, e cioè l'avvento
della gloria del Signore e la manifestazione a tutta l'umanità della
salvezza di Dio, avverranno non in Gerusalemme, ma nel deserto. E questo
si è realizzato storicamente e letteralmente quando Giovanni Battista
predicò il salutare avvento di Dio nel deserto del Giordano, dove
appunto si manifestò la salvezza di Dio. Infatti Cristo e la sua gloria
apparvero chiaramente a tutti quando, dopo il suo battesimo, si aprirono
i cieli e lo Spirito Santo, scendendo in forma di colomba, si posò su
di lui e risuonò la voce del Padre che rendeva testimonianza al Figlio:
«Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.
Ascoltatelo» (Mt 17, 5).
Ma tutto ciò va inteso anche in un senso allegorico. Dio stava per
venire in quel deserto, da sempre impervio e inaccessibile, che era l'umanità.
Questa infatti era un deserto completamente chiuso alla conoscenza di
Dio e sbarrato a ogni giusto e profeta. Quella voce, però, impone di
aprire una strada verso di esso al Verbo di Dio; comanda di appianare il
terreno accidentato e scosceso che ad esso conduce, perché venendo
possa entrarvi: Preparate la via del Signore (cfr. Ml 3, 1).
Preparazione è l'evangelizzazione del mondo, è la grazia
confortatrice. Esse comunicano all'umanità al conoscenza della salvezza
di Dio.
«Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion; alza la
voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme» (Is 40, 9).
Prima si era parlato della voce risuonante nel deserto, ora, con queste
espressioni, si fa allusione, in maniera piuttosto pittoresca, agli
annunziatori più immediati della venuta di Dio e alla sua venuta
stessa. Infatti prima si parla della profezia di Giovanni Battista e poi
degli evangelizzatori.
Ma qual è la Sion a cui si riferiscono quelle parole? Certo quella che
prima si chiamava Gerusalemme. Anch'essa infatti era un monte, come
afferma la Scrittura quando dice: «Il monte Sion, dove hai preso dimora»
(Sal 73, 2); e l'Apostolo: «Vi siete accostati al monte di Sion» (Eb
12, 22). Ma in un senso superiore la Sion, che rende nota le venuta di
Cristo, è il coro degli apostoli, scelto di mezzo al popolo della
circoncisione.
Si, questa, infatti, è la Sion e la Gerusalemme che accolse la salvezza
di Dio e che è posta sopra il monte di Dio, è fondata, cioè, sull'unigenito
Verbo del Padre. A lei comanda di salire prima su un monte sublime, e di
annunziare, poi, la salvezza di Dio.
Di chi è figura, infatti, colui che reca liete notizie se non della
schiera degli evangelizzatori? E che cosa significa evangelizzare se non
portare a tutti gli uomini, e anzitutto alle città di Giuda, il buon
annunzio della venuta di Cristo in terra?
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Cf
Is 30,19.30
Popolo di Sion, il Signore verrà a salvare i popoli
e farà sentire la sua voce potente
per la gioia del vostro cuore.
Pópulus Sion, ecce Dóminus véniet ad salvándas gentes; et audítam fáciet
Dóminus glóriam vocis suæ in lætítia cordis vestri.
Colletta
Dio grande e misericordioso, fa' che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo Figlio, ma la sapienza che viene dal cielo ci guidi alla comunione con Cristo, nostro Salvatore. Egli è Dio...
Omnípotens et miséricors Deus, in tui occúrsum Fílii festinántes nulla
ópera terréni actus impédiant, sed sapiéntiæ cæléstis erudítio nos
fáciat eius esse consórtes. Qui tecum.
Oppure:
O Dio,
Padre di ogni consolazione, che agli uomini pellegrini nel tempo hai
promesso terra e cieli nuovi, parla oggi al cuore del tuo popolo, perché
in purezza di fede e santità di vita possa camminare verso il giorno in
cui manifesterai pienamente la gloria del tuo nome. Per il nostro
Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura Is 40, 1-5.9-11
Preparate la via al Signore.
Dal libro
del profeta Isaia
«Consolate, consolate il mio popolo
– dice il vostro Dio –.
Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele che la sua tribolazione è compiuta,
la sua colpa è scontata,
perché ha ricevuto dalla mano del Signore
il doppio per tutti i suoi peccati».
Una voce grida:
«Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia innalzata,
ogni monte e ogni colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in vallata.
Allora si rivelerà la gloria del Signore
e tutti gli uomini insieme la vedranno,
perché la bocca del Signore ha parlato».
Sali su un alto monte,
tu che annunci liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza,
tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
il suo braccio esercita il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto
e conduce dolcemente le pecore madri».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 84
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.
Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.
Seconda
Lettura 2 Pt 3, 8-14
Aspettiamo nuovi cieli e una
terra nuova.
Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo
Una cosa non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un
solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il
Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni
parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole
che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.
Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in
un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e
la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta.
Dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve
essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere,
mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i
cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno!
Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra
nuova, nei quali abita la giustizia.
Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché
Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia.
Canto al Vangelo Lc 3,4.6
Alleluia,
alleluia.
Preparate
la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
Alleluia..
Vangelo
Mc 1, 1-8
Raddrizzate le vie del
Signore.
Dal vangelo secondo Marco
Inizio
del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di
conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di
Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano,
confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle
attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E
proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono
degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho
battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Sulle
Offerte
Ti siano, gradite, Signore, le nostre umili offerte e preghiere; all'estrema povertà dei nostri meriti
supplisca l'aiuto della tua misericordia. Per Cristo nostro Signore.
Placáre, Dómine, quæsumus, nostræ précibus humilitátis et hóstiis, et,
ubi nulla súppetunt suffrágia meritórum, tuæ nobis indulgéntiæ succúrre
præsídiis. Per Christum.
Prefazio
dell'Avvento I
La
duplice venuta del Cristo
È
veramente cosa buona e giusta,
nostro
dovere e fonte di salvezza,
rendere
grazie sempre e in ogni luogo
a
te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno,
per
Cristo nostro Signore.
Al
suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana
egli portò a compimento la promessa antica,
e
ci aprì la via dell’eterna salvezza.
Verrà
di nuovo nello splendore della gloria,
e
ci chiamerà a possedere il regno promesso
che
ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa.
E
noi, uniti agli Angeli e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con gioia l’inno della tua lode:
Santo,
Santo, Santo
....
Vere dignum
et iustum est,
æquum et
salutáre,
nos tibi
semper et ubíque grátias ágere:
Dómine,
sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:
per
Christum Dóminum nostrum.
Qui, primo
advéntu in humilitáte carnis assúmptæ,
dispositiónis antíquæ munus implévit,
nobísque
salútis perpétuæ trámitem reserávit:
ut, cum
secúndo vénerit in suæ glória maiestátis,
manifésto
demum múnere capiámus,
quod
vigilántes nunc audémus exspectáre promíssum.
Et ídeo cum
Angelis et Archángelis,
cum Thronis
et Dominatiónibus,
cumque omni
milítia cæléstis exércitus,
hymnum
glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:
Sanctus,
Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Oppure:
Prefazio dell’Avvento I/A
Cristo, Signore e giudice della storia
È veramente giusto renderti grazie
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,
Padre onnipotente, principio e fine di tutte le cose.
Tu ci hai nascosto il giorno e l’ora,
in cui il Cristo tuo Figlio, Signore e giudice della storia,
apparirà sulle nubi del cielo
rivestito di potenza e splendore.
In quel giorno tremendo e glorioso
passerà il mondo presente
e sorgeranno cieli nuovi e terra nuova.
Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo,
perché lo accogliamo nella fede
e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno.
Nell’attesa del suo ultimo avvento,
insieme agli angeli e ai santi,
cantiamo unanimi l’inno della tua gloria:
Santo,
Santo, Santo
....
Antifona
alla Comunione Bar
5,5; 4,36
Gerusalemme,
sorgi e sta' in alto:
e contempla la gioia che a te viene dal tuo Dio.
Ierúsalem, surge et sta in excélso, et vide iucunditátem, quæ véniet
tibi a Deo tuo.
Oppure: Cf Mt 3,3; Mc 1,3; Lc 3,4
Voce che
grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri.
Dopo
la Comunione
O Dio, che in questo sacramento ci hai nutriti con il pane della vita, insegnaci a valutare con i sapienza i beni della terra, nella continua ricerca dei beni del cielo. Per Cristo nostro Signore.
Repléti cibo spiritális alimóniæ, súpplices te, Dómine, deprecámur, ut,
huius participatióne mystérii, dóceas nos terréna sapiénter perpéndere,
et cæléstibus inhærére. Per Christum.
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