Liturgia delle Ore - Ufficio delle Letture |
VII
SETTIMANA DEL
TEMPO ORDINARIO
- MERCOLEDÌ
UFFICIO
DELLE LETTURE
INVITATORIO
V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.
Antifona
Adoriamo il Signore,
il Dio che ci ha creato.
SALMO 94 Invito
a lodare Dio
(
Il Salmo 94 può essere sostituito dal salmo 99 o 66 o 23 )
Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura
« quest'oggi »
(Eb 3,13).
Si enunzia e si ripete l'antifona.
Venite, applaudiamo al Signore, *
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
a lui acclamiamo con canti di gioia (Ant.).
Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra (Ant.).
Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, *
il gregge che egli conduce (Ant.).
Ascoltate oggi la sua voce: †
« Non indurite
il cuore, *
come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri: *
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere (Ant.).
Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;
perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo » (Ant.).
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen (Ant.).
Inno
Cristo, sapienza eterna,
donaci di gustare
la tua dolce amicizia.
Angelo del consiglio,
guida e proteggi il popolo
che spera nel tuo nome.
Sii tu la nostra forza,
la roccia che ci salva
dagli assalti del male.
A te la gloria e il regno,
la potenza e l'onore,
nei secoli dei secoli. Amen.
1^
Antifona
Davanti al tuo volto, Signore,
grazia e fedeltà.
SALMO 88, 2-19
(I) La misericordia di Dio per la casa di Davide
Dalla discendenza di Davide secondo la promessa Dio trasse per Israele un
salvatore, Gesù (At 13, 23).
Canterò senza fine le grazie del Signore, *
con la mia bocca
annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
perché hai detto:
«La mia grazia rimane per sempre»; *
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
«Ho stretto un'alleanza con il mio eletto, *
ho giurato a Davide mio servo:
stabilirò per sempre la tua discendenza, *
ti darò un trono che duri nei secoli».
I cieli cantano le tue meraviglie, Signore, *
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
Chi sulle nubi è uguale al Signore, *
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
Dio è tremendo nell'assemblea dei santi, *
grande e terribile tra quanti lo circondano.
Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti? *
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
Tu domini l'orgoglio del mare, *
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
Tu hai calpestato Raab come un vinto, *
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.
Tuoi sono i cieli, tua è la terra, *
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati, *
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
E' potente il tuo braccio, *
forte la tua mano, alta la tua destra.
Giustizia e diritto sono la base del tuo trono, *
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.
Beato il popolo che ti sa acclamare *
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
esulta tutto il giorno nel tuo nome, *
nella tua giustizia trova la sua gloria.
Perché tu sei il vanto della sua forza *
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
Perché del Signore è il nostro scudo, *
il nostro re, del Santo d'Israele.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
1^ Antifona
Davanti al tuo volto, Signore,
grazia e fedeltà.
2^ Antifona
Si è fatto uomo dalla stirpe di Davide,
Cristo, Figlio di Dio.
SALMO 88, 20-30
(II) La misericordia di Dio per la casa di Davide
Dalla discendenza di Davide secondo la promessa Dio trasse per Israele un
salvatore, Gesù (At 13, 23).
Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo: †
«Ho portato aiuto a un prode, *
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
Ho trovato Davide, mio servo, *
con il mio santo olio l'ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno, *
il mio braccio è la sua forza.
Su di lui non trionferà il nemico, *
né l'opprimerà l'iniquo.
Annienterò davanti a lui i suoi nemici *
e colpirò quelli che lo odiano.
La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui *
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
Stenderò sul mare la sua mano *
e sui fiumi la sua destra.
Egli mi invocherà: Tu sei mio padre, *
mio Dio e roccia della mia salvezza.
Io lo costituirò mio primogenito, *
il più alto tra i re della terra.
Gli conserverò sempre la mia grazia, *
la mia alleanza gli sarà fedele.
Stabilirò per sempre la sua discendenza, *
il suo trono come i giorni del cielo».
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
2^ Antifona
Si è fatto uomo dalla stirpe di Davide,
Cristo, Figlio di Dio.
3^ Antifona
Dio ha promesso a Davide, suo servo:
Per sempre durerà la tua discendenza.
SALMO 88, 31-38
(III) La misericordia di Dio per la casa di Davide
Dalla discendenza di Davide secondo la promessa Dio trasse per Israele un
salvatore, Gesù (At 13, 23).
Se i
suoi figli abbandoneranno la mia legge *
e non seguiranno i miei decreti,
se violeranno i miei statuti *
e non osserveranno i miei comandi,
punirò con la verga il loro peccato *
e con flagelli la loro colpa.
Ma non gli toglierò la mia grazia *
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
Non violerò la mia alleanza, *
non muterò la mia promessa.
Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre: *
certo non mentirò a Davide.
In eterno durerà la sua discendenza, *
il suo trono davanti a me quanto il sole,
sempre saldo come la luna, *
testimone fedele nel cielo».
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
3^ Antifona
Dio ha promesso a Davide, suo servo:
Per sempre durerà la tua discendenza.
Versetto
V. Luce e sapienza per chi è semplice
R. la rivelazione della tua parola.
Prima Lettura
Dal libro di Qoèlet 5, 9 - 6, 8
Vanità delle ricchezze
Chi ama il denaro, mai si sazia di denaro e
chi ama la ricchezza, non ne trae profitto. Anche questo è vanità. Con
il crescere dei beni i parassiti aumentano e qual vantaggio ne riceve il
padrone, se non di vederli con gli occhi?
Dolce è il sonno del lavoratore,
poco o molto che mangi;
ma la sazietà del ricco
non lo lascia dormire.
Un altro brutto malanno ho visto sotto il sole: ricchezze custodite dal
padrone a proprio danno. Se ne vanno in fumo queste ricchezze per un
cattivo affare e il figlio che gli è nato non ha nulla nelle mani. Come
è uscito nudo dal grembo di sua madre, così se ne andrà di nuovo come
era venuto, e dalle sue fatiche non ricaverà nulla da portar con sé.
Anche questo è un brutto malanno: che se ne vada proprio come è venuto.
Qual vantaggio ricava dall'aver gettato le sue fatiche al vento? Inoltre
avrà passato tutti i suoi giorni nell'oscurità e nel pianto fra molti
guai, malanni e crucci.
Ecco quello che ho concluso: è meglio mangiare e bere e godere dei beni
in ogni fatica durata sotto il sole, nei pochi giorni di vita che Dio gli
dà: è questa la sua sorte. Ogni uomo, a cui Dio concede ricchezze e beni,
ha anche facoltà di goderli e prendersene la sua parte e di godere delle
sue fatiche: anche questo è dono di Dio. Egli non penserà infatti molto
ai giorni della sua vita, poiché Dio lo tiene occupato con la gioia del
suo cuore.
Un altro male ho visto sotto il sole, che pesa molto sopra gli uomini. A
uno Dio ha concesso beni, ricchezze, onori e non gli manca niente di
quanto desidera; ma Dio non gli concede di poterne godere, perché è un
estraneo che ne gode. Ciò è vanità e malanno grave!
Se uno avesse cento figli e vivesse molti anni e molti fossero i suoi
giorni, se egli non gode dei suoi beni e non ha neppure una tomba, allora
io dico: meglio di lui l'aborto, perché questi viene invano e se ne va
nella tenebra e il suo nome è coperto dalla tenebra. Non vide neppure il
sole: non conobbe niente; eppure il suo riposo è maggiore di quello
dell'altro. Se quello vivesse anche due volte mille anni, senza godere dei
suoi beni, forse non dovranno andare tutt'e due nel medesimo luogo?
Tutta la fatica dell'uomo è per la bocca e la sua brama non è mai sazia.
Quale vantaggio ha il saggio sullo stolto? Quale il vantaggio del povero
che sa comportarsi bene di fronte ai viventi?
Responsorio
Cfr. Pro 30, 8; Sal 30, 15-16
R. Tieni lontane da me, Signore, falsità e menzogna. * Non darmi né
povertà né ricchezza, ma soltanto il cibo necessario.
V. Io confido in te, Signore; nelle tue mani sono i miei giorni.
R. Non darmi né povertà né ricchezza, ma soltanto il cibo necessario.
Seconda Lettura
Dal «Commento all'Ecclesiaste» di san
Girolamo, sacerdote
(PL 23, 1057-1059)
Cercate le cose di lassù
«Ogni uomo, a cui Dio concede ricchezze e
beni, ha anche facoltà di goderli e prendersene la sua parte, e di godere
delle sue fatiche: anche questo è dono di Dio. Egli non penserà infatti
molto ai giorni della sua vita, poiché Dio lo tiene occupato con la gioia
del suo cuore» (Qo 5, 18-19). A paragone di colui che si nutre delle sue
sostanze nel turbinio delle sue preoccupazioni e dei suoi affanni e, con
grave peso e tedio della vita, accumula cose destinate poi a perire, il
sapiente afferma che è migliore colui che gode di quanto gli sta davanti.
In questo secondo caso, infatti, per quanto piccola, una certa
soddisfazione c'è e precisamente nell'uso dei beni. Nel primo caso c'è
solo un cumulo di fastidi. Il sapiente dimostra anche perché deve
ritenersi un dono di Dio poter godere delle ricchezze affermando: «non
penserà molto ai giorni della sua vita».
Certamente il Signore concede gioia al suo cuore: non sarà nella
tristezza, non sarà tormentato dall'ansia, assorbito com'è della letizia
e dal piacere presente. Ma è meglio, secondo l'Apostolo, scorgere il bene
da godere non tanto nel cibo e nella bevanda materiale, ma nel nutrimento
dello spirito concesso da Dio. C'è un bene nelle fatiche proprio perché
solo attraverso fatiche e sforzi possiamo arrivare alla contemplazione dei
veri beni. Ed è proprio ciò che dobbiamo fare: rallegrarci nelle nostre
occupazioni ed attività. Quantunque però questo sia un bene, tuttavia «fino
a che Cristo nostra vita non si sarà manifestato» (cfr. Col 3, 4) non è
ancora il bene completo.
Deve ritenersi veramente saggio colui che, istruito nelle divine
Scritture, ha tutta la sua fatica sulle sue labbra e la sua brama non è
mai sazia (cfr. Qo 6, 7), dal momento che sempre desidera di imparare. In
questo il savio si trova in condizione migliore dello stolto (cfr. Qo 6,
8), perché, sentendosi povero (quel povero che è proclamato beato dal
vangelo), si affretta ad abbracciare ciò che riguarda la vera vita,
cammina sulla strada stretta e angusta che conduce alla vita ed è povero
di opere malvagie, e sa dove risiede Cristo, che è la vita.
Responsorio
Cfr. Sir 23, 4. 5. 6. 1
R. Signore, padre e Dio della mia vita, non mettermi in balia di sguardi
sfrontati, allontana da me la concupiscenza. Sensualità e libidine non
s'impadronisca di me; * che io non serva desideri vergognosi.
V. Signore, non abbandonarmi al loro volere, non lasciarmi cadere a causa
loro:
R. che io non serva desideri vergognosi.
Orazione
Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci
renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo attuare
nelle parole e nelle opere ciò che è conforme alla tua volontà. Per il
nostro Signore.
R.
Amen.
Benediciamo
il Signore.
R.
Rendiamo grazie a Dio.
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