Dal libro delle Lamentazioni.
3, 1-2. 9. 16
Io sono l'uomo che ha provato
la miseria
sotto la sferza della sua ira.
Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare
nelle tenebre e non nella luce...
Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra,
ha ostruito i miei sentieri...
Mi ha spezzato con la sabbia i denti,
mi ha steso nella polvere.
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"Il disegno divino di
salvezza attraverso la messa a morte del Servo, il
Giusto, era stato anticipatamente annunziato nelle
Scritture come un mistero di redenzione universale,
cioè di riscatto che libera gli uomini dalla
schiavitù del peccato. San Paolo professa, in una
confessione di fede che egli dice di avere
“ricevuto”, che “Cristo morì per i nostri
peccati secondo le Scritture ” (1Cor
15,3). La morte redentrice di Gesù compie in
particolare la profezia del Servo sofferente. Gesù
stesso ha presentato il senso della sua vita e della
sua morte alla luce del Servo sofferente. Dopo la
Risurrezione, egli ha dato questa interpretazione
delle Scritture ai discepoli di Emmaus, poi agli
stessi Apostoli.
San Pietro può, di
conseguenza, formulare così la fede apostolica nel
disegno divino della salvezza: “Voi sapete che non
a prezzo di cose corruttibili, come l'argento e
l'oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta
ereditata dai vostri padri, ma con il sangue
prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e
senza macchia. Egli fu predestinato, già prima
della fondazione del mondo, ma si è manifestato
negli ultimi tempi per voi” (1Pt
1,18-20). I peccati degli uomini, conseguenti al
peccato originale, sono sanzionati dalla morte.
Inviando il suo proprio Figlio nella condizione di
servo, quella di una umanità decaduta e votata alla
morte a causa del peccato, “colui che non aveva
conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in
nostro favore, perché noi potessimo diventare per
mezzo di lui giustizia di Dio” (2Cor
5,21)".
Catechismo della Chiesa
Cattolica 601-602 |
MEDITAZIONE |
"Io sono un verme e non un
uomo, ludibrio a tutti, scherno della plebe" (Sal 22, 7): le parole del profeta salmista trovano la loro piena
realizzazione in queste strette, ardue stradine di Gerusalemme, durante le
ultime ore che precedono la Pasqua. E si sa che queste ore, prima della
festa, sono snervanti e che le strade sono affollate. E in tale contesto che
si verificano le parole del salmista, anche se nessuno ci pensa. Non si
rendono certamente conto di questo coloro che dimostrano disprezzo, per i
quali questo Gesù di Nazaret che cade per la seconda volta sotto la Croce
è diventato oggetto di ludibrio. E Lui lo vuole, vuole che si compia la
profezia. Cade, quindi, esausto a causa dello sforzo. Cade per volontà del
Padre, volontà pure espressa nelle parole del Profeta. Cade per volontà
propria, perché: "come si adempirebbero le Scritture?" (Mt
26, 54): "Io sono un verme e non un uomo" (Sal 22, 7), quindi neppure "Ecce Homo" (Gv
19, 5), ancor meno, ancor peggio. Il verme striscia attaccato alla terra;
l'uomo, invece, come re delle creature, vi cammina sopra. Il verme rode
anche il legno: come il verme, il rimorso del peccato rode la coscienza
dell'uomo. Rimorso per la seconda caduta.
Giovanni
Paolo II |
PREGHIAMO |
O Misericordioso
ed eterno Iddio, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo
Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,
fa' che abbiamo sempre presente l'insegnamento della sua passione per
partecipare alla gloria della risurrezione.
Egli vive e regna per i secoli
eterni.
Amen.
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Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome;
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.
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Pro peccatis suæ gentis
vidit Iesum in tormentis
et flagellis subditum.
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