Questo Rito
Straordinario del Missale Romanum o Ritus Sancti Pii V, splendore
e gloria della Liturgia Gregoriana è chiamato anche
con il titolo di Messa Tridentina o Messa di San Pio V
o anche Messa Piana o Messa Papista.
La celebrazione della Messa che segue le norme liturgiche del
Concilio di Trento non costituisce l’originale latino della Messa
che si ascolta quotidianamente nelle nostre chiese. Tale Messa
corrisponde ad un impianto liturgico del tutto differente. Il
rito sancito dalle riforme del papa San Pio V non è un rito
composto ex novo ma raccoglie in sé secoli di tradizioni
liturgiche risalenti dagli Apostoli stessi, riordinate e ricomposte
nel VI secolo da San Gregorio Magno (da qui tale Liturgia è detta
anche Gregoriana) per offrire alla Chiesa universale un rito
uniforme e sprovvisto di confusione od elementi che potessero dare
occasione a dubbi. Il rito tridentino della splendente Liturgia
Gregoriana quindi richiede innanzitutto la conoscenza del latino
ecclesiastico (che tutti i sacerdoti dovrebbero conoscere
inquantochè è materia obbligatoria nella ratio studiorum dei
Seminari) e dei riti che materialmente costituiscono la Liturgia
tridentina, quindi una conoscenza e perché no, l’uso
dell’Ufficiatura divina, ovvero del Breviarium Romanum, dei
Sacramenti e dei Sacramentali secondo le indicazioni del Rituale
Romanum e la conoscenza del Codex Juris Canonici del 1917,
che seppur ampiamente superato dal Nuovo Codice del 1983 per ciò che
riguarda le Norme e le Discipline che regolano la Chiesa Cattolica,
possiede un ampia parte concernente il Diritto Liturgico della Messa
Piana liberalizzata da Sua Santità Benedetto XVI.
Un motivo di
scoraggiamento per il Sacerdote che non conosce questa Messa e che si
accosta per la prima volta a questo Rito, è l’abbondanza di regole e
prescrizioni, le Rubriche, (da qui l’appellativo spesso
dispregiativo di una “Messa rubricistica”), quasi che questa Messa sia
ingessata da queste “regolette”.
Dobbiamo considerare
che la Liturgia Tridentina risponde alle esigenze dell’uomo che cerca
Dio, e di Dio che viene incontro all’uomo stesso attraverso la sua
presenza sacramentale. È quindi un liturgia sicura, certa ed esatta;
tali caratteristiche non fanno che aumentare il pregio della liturgia
uscita dalle decisioni conciliari di Trento perché è in grado di
immettere il credente nel solco del Deposito della fede che si è
espresso liturgicamente in modo uniforme sia dal punto di vista rituale
che dal punto di vista teologico. Inoltre il rito tridentino è un rito
che per generazioni ha formato le schiere dei cristiani di tutto il
mondo. È ovvio considerare che, chi non ha conosciuto questa
“straordinaria” ricchezza della liturgia e della fede, potrebbe
rimanerne disorientato.
Come fare quindi per
superare una tale difficoltà?
Bisogna a nostro avviso
entrare umilmente dentro a questo Rito non indietreggiando, quasi
saltando la Riforma Liturgica data dal Concilio Ecumenico Vaticano II,
ma con questa riformata ricchezza apportata alla Liturgia, acquistare
quel modus celebrandi amato, onorato e venerato da TUTTI i Padri
del Concilio Ecumenico Vaticano II. Dal punto di vista metodologico
è infatti importante conoscere e fare propri ambedue gli Ordinari perché
la Divina Liturgia stessa “possa respirare di nuovo nella sua perenne
bellezza sempre nuova”. Il Ritus Sancti Pii V e il Ritus Pauli VI
meritano quindi la stessa attenzione e richiedono la stessa preparazione
a che tutto sia svolto correttamente e con gli occhi fissi su Gesù
autore e perfezionatore della Fede, Sommo Sacerdote e Vittima che si
offre nelle mani del Sacerdote per comunicare la Salvezza operata nel
mistero Pasquale della sua Passione Morte e Resurrezione. Solo così si
potrà realizzare l’augurio rivolto a tutti i Sacerdoti della Chiesa
Cattolica da Papa Benedetto XVI quando si auspicava che i due Ordinari,
espressione dell’UNICO Missale Romanum si “fecondino” a vicenda, senza
confusione, nel rispetto di entrambe le identità e nella fedeltà alla
Chiesa che ne trasmette le ricchezze!
I libri Liturgici di
Trento, escluso il Rituale Romanum, non conoscono nulla di
facoltativo, ma ogni Messa è definita nei particolari.
Il Sacerdote ha
l’obbligo di preparare per tempo la Santa Messa prima di accedere
all’altare. C’è una genuina sacralità insita nel Ritus Sancti Pii V. I
riti, segni sensibili, eseguiti con calma e correttamente, con stile
di autentica preghiera, e le preghiere ben recitate, perché
profondamente comprese ed accolti nell’intimo, aiutano non solo chi
celebra, ma principalmente chi partecipa alla Messa ad elevare il cuore
e la mente solamente verso Dio. La Messa potrà allora essere la vera e
principale forma di preghiera: i gesti diverranno comprensibili ed
abituali facilitando la partecipazione di tutti.
La Messa Tridentina
riformata dal beato Giovanni XXIII si divide in due forme letta
(o Messa Bassa) e cantata e/o solenne; quest’ultima se celebrata dal
Vescovo, si dice Pontificale. Perché una Messa sia definita in
questi tre modi, occorre che rispetti delle regole ben precise, circa i
Ministri presenti, gli oggetti necessari, i riti collegati a ciascun
stile di Messa. Non esistono mescolamenti di stili, per nessun
motivo.
Il Sacerdote che legge
non si stupisca dunque quando incontrerà apertamente specificati divieti
e obblighi.
Quando l’Ordo Missæ
parla di borsa, di velo, di
manipolo, di Suddiacono… può lasciare interdetti
coloro che conoscono solo la nuova liturgia.
Abbiamo dunque cercato
di colmare le principali lacune, senza appesantire con troppe
descrizioni. Tuttavia non si parlerà delle cerimonie (le quali si
possono conoscere con i manuali liturgici specifici) quanto piuttosto di
Ministri, Oggetti e Spazi Sacri etc, limitandosi all’uso pratico e
dovendone omettere, nostro malgrado, la splendente mistagogia.
Nel Ritus Sancti Pii V
che abbiamo perfezionato rispetto a quello proposto a settembre del 2007
abbiamo apportato delle modifiche nelle Rubriche per facilitarne la
comprensione e l’utilizzo.
Le parti in corsivo
riguardano le rubriche per la Messa cantata o solenne che si distinguono
dalla Messa letta o cantata, affinché il Sacerdote che non vi è
interessato possa sorvolarle agevolmente, evitando un surplus di notizie
che facilmente gli confonderebbero le idee.
Il grassetto
invece è usato per segnalare e mettere in guardia da elementi comuni ma
divergenti rispetto alla Messa che normalmente è celebrata in tutte le
Chiese e Parrocchie d’Italia. Infatti un Sacerdote che si trovasse nel
dubbio, istintivamente opererebbe secondo quello che già conosce dalla
sua esperienza… ad es. potrebbe essere indotto a ritenere qualche parte
della Messa facoltativa oppure sentirsi autorizzato a celebrare dovunque
e con qualsiasi cosa che abbia sottomano.
***
Ci permettiamo di deporre, sotto lo sguardo e l'intercessione della
Beata Vergine Maria, l'intero lavoro svolto per la Maggior Gloria di
Dio. Alla Madre della Chiesa affidiamo opere ed intenzioni perché le
orienti e le sostenga e perchè l'uomo nella riscoperta bellezza della
liturgia possa incontrare la Salvezza.
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