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MISSALE ROMANUM EX DECRETO SS. CONCILII TRIDENTINI RESTITUTUM AUCTORITATE S. PII Pp. V PROMULGATUM
B. JOANNIS Pp.
XXIII
CURA
RECOGNITUM
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![]() ![]() ![]() Lettera Apostolica Motu Proprio data "Summorum Pontificum" di S.S. Benedetto P.P. XVI ![]() ![]() secondo il Rito di San Pio V ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Orazioni ![]() ![]() Appendice ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() (online) |
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COSE
UTILI DA SAPERSI PER CHI IMPARA A CELEBRARE SECONDO |
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Particolarità di alcuni tipi di Messa Struttura dell’Anno Liturgico Per il Sacerdote
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Differenze di alcuni tipi di Messe
A.
Messa privata B. Messe dei defunti Si usano esclusivamente paramenti neri. Anche il velo del calice e la borsa sono neri, tuttavia il canopeo del Tabernacolo ed eventualmente il paliotto dell’Altare (se reca il SS. Sacramento, altrimenti si usa quello nero) devono essere violacei. Nella Messa funebre, al termine, viene impartita l’assoluzione al feretro o al tumulo con l’aspersione e la turificazione (incensazione) del catafalco; il Sacerdote depone la pianeta ed il manipolo, e indossa il piviale, nero anch’esso. All’inizio della Messa si omette il Salmo Iudica me, e, detta l’antifona Introibo ad Altare Dei, si procede col versetto Adiutorium nostrum in nomine Domini. Leggendo l’Introito, non si segna ma traccia una croce verso il Messale; l’Introito non è intermezzato dal Gloria Patri ma dal Requiem æternam. Al Vangelo si omettono le formule Jube e Dominus sit, il bacio del libro e le parole Per evangelica. All’Offertorio non si benedice l’acqua (ma si recita ugualmente la formula dell’infusione). Dopo il Pater non si dice l’Orazione Domine Jesu Christe, qui dixisti Apostolis tuis. All’Agnus Dei non si batte il petto, termina con dona eis requiem … dona eis requiem sempiternam. Non si dice Ite Missa est ma Requiescant in pace, non si imparte benedizione. Il Ministrante non bacia le ampolline all’Offertorio. Si omettono la prima incensazione dell’Altare, quella del Vangelo e, all’Offertorio, quella dei Ministri e fedeli, incensando solo Altare e Sacerdote. Nell’anniversario del defunto o in una Messa applicatagli si può impartire l’assoluzione al tumulo, con aspersione e turificazione. Il tumulo può essere costituito da una struttura apposita o anche da un lungo tavolo (o due tavoli disposti per lunghezza) coperto dalla coltre, drappo nero recante impressa una croce
GLI SPAZI SACRI
Come già noto, la chiesa si suddivide in due spazi, cioè il presbiterio o luogo dei Ministri Sacri e la navata o luogo dei fedeli. In una chiesa tradizionale, tuttavia, la distinzione è ben più marcata rispetto che nelle chiese postconciliari, perché fra i due spazi si pone la divisione netta e sensibile della balaustra.
· La balaustra è marmorea o lignea, e va coperta con una tovaglia solo in caso della Comunione generale. Poggia su un gradino, il quale è utile perché vi si inginocchino i fedeli (possono anche disporsia alcuni cuscini sul gradino). La balaustra circonda il presbiterio o santuario. Nessun fedele salvo il sagrestano e i chierichetti dovrebbe oltrepassarla, anche al di fuori della Messa. Chi vi si accosta, se nell’Altare si conserva il SS. Sacramento, fa genuflessione, altrimenti inchino alla Croce dell’Altare. Qualora non fosse possibile ovviare all’assenza della balaustra, durante la Comunione gli Accoliti stenderanno una tovaglia in sua vece, e i fedeli si comunicheranno inginocchiandosi davanti a quella.
· Il presbiterio oltre che separato è anche rialzato rispetto alla navata. L’Altare secondo le prescrizioni del Cærimoniale Episcoporum ed i commentatori sarà ulteriormente rialzato rispetto al presbiterio, con almeno tre gradini. Lo spazio del presbiterio antistante i gradini dell’Altare si chiama tecnicamente piano (planum).
· Il gradino più alto dell’Altare, quello su cui starà il Sacerdote durante la maggior parte della Messa,può essere di legno e prende il nome di predella. L’Altare è virtualmente suddiviso in tre aree. Quella al centro, dove il Sacerdote lo bacia, da dove si rivolge al popolo voltandosi (tranne per il Prefazio), recita testi importanti (Kyrie, Gloria, Credo) e svolge la parte centrale della Messa dall’Offertorio alla Comunione. La seconda area è a destra guardando l’Altare, detto lato dell’Epistola perché è lì che il ministro ordinato legge o canta l’Epistola del giorno; qui si recitano diverse orazioni e si svolgono altri riti. Infine il lato del Vangelo, a sinistra, ove si leggono le pericopi evangeliche del giorno e, quasi ad ogni Messa, l’intero prologo del Vangelo secondo S. Giovanni. Le due estremità dell’Altare si chiamano, dal latino, cornua (spigolo): rispettivamente cornu Epistulae e cornu Evangelii. Quando sono presenti alla Messa il Diacono ed il Suddiacono, essi canteranno l’Epistola e il Vangelo ai lati corrispondenti, ma non sulla predella, bensì in plano, cioè sotto i gradini dell’Altare.
· Da quanto si intuisce leggendo il punto precedente, in una chiesa posteriore alla riforma del Concilio di Trento non esistono uno o più amboni. Ci può essere tuttavia un pulpito sopraelevato da dove il Sacerdote, rivestito dei paramenti, rivolge ai fedeli un sermone esplicativo detto omelia o predica: esso è distinto dal presbiterio e potrebbe persino essere in mezzo alla navata perché i fedeli ascoltino meglio. Senza pulpito, il Sacerdote che predica si posizionerà al lato del Vangelo ma rivolto ai fedeli.
· Allo stesso modo non esiste la sede secondo le moderne accezioni. C’è bensì uno scanno o sedilia, a tre posti e senza divisioni per il Sacerdote e i Ministri che celebrano la Messa Solenne posizionato lungo la parete destra del presbiterio, in cornu Epistole e rivolto verso la parallela parte sinistra. Il trono del Vescovo, in uso nelle cerimonie pontificali, è più vicino al moderno concetto di Cattedra episcopale ma niente nella Liturgia Tridentina rimanda alle moderne concezione della sede o del luogo dal quale il sacerdote presiede la Liturgia.
· L’Altare solitamente è disposto verso Oriente o in fondo al presbiterio. Si richiede tuttavia che il Sacerdote mantenga l’orientamento di modo che, sia i fedeli che il ministro contemplino e preghino orientati verso un unico punto convenzionale espressione e segno del Cristo Redentore, “lux Oriens ex alto”. Preferibilmente l’Altare è fisso, ben saldo su stipiti marmorei. Se c’è spazio tra esso e il fondo del presbiterio o l’abside, questo spazio può essere utilizzato per farvi porre il coro del Clero assistente.
· Per la schola cantorum non esiste un luogo fisso obbligatorio, ma si sceglie secondo le possibilità che offre la chiesa rispettandone sempre le strutture e conservando la dignità di ciò che si compie.
· La credenza, coperta dai drappi del colore dei paramenti da una tovaglia, dovrebbe essere normalmente a destra dell’Altare, in cornu Epistolae. Su di essa si dispongono le ampolline con il loro vassoio e il catino del lavabo, il manutergio, il campanello per la Consacrazione, il piattino per la Comunione, la tabella delle Preci Leonine per la Messa privata o le altre tabelle della Messa cantata (vedi sotto in “Oggetti sacri”), oppure quando è richiesto il secchiello dell’acqua benedetta e la navicella con incenso e cucchiaino.
· Infine la navata, perlopiù rettangolare, deve dare ai fedeli la possibilità di inginocchiarsi, giacché essi devono stare genuflessi per gran parte della Messa. La disposizione e il contegno devono mirare al raccoglimento e alla sacralità.
· Ultima menzione merita la sagrestia. Vi deve regnare l’ordine e il rispetto per le cose sacre ivi custodite, e soprattutto non dovrebbe accedervi nessuno che non abbia incarichi attinenti alla cura della chiesa o al servizio liturgico. In ogni caso in sacrestia non deve trovare spazio nessun vociare inutile o qualsiasi altra forma di crocicchio che possa disturbare la preparazione dei sacerdoti che devono celebrare e dei fedeli che stanno pregando. Sul bancone centrale, ove si dispongono ordinatamente i paramenti, puliti ed intonsi, della Messa e delle funzioni del giorno, deve campeggiare una Croce alla quale Sacerdote e Ministri faranno inchino prima di uscire per la cerimonia e appena rientrati.
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1. Croce dell’Altare 2. Cupola (facoltativa) 3. Tabernacolo coperto da canopeo 4-9 Candelabri (questi si accendono per le Messe cantate) 10-11 Candele (queste si accendono per la Messa bassa) 12. Cartagloria dell’ultimo Vangelo 13. Cartagloria delle principali preci fisse 14. Cartagloria della preparazione del calice e del lavabo 15. Primo ripiano dell’Altare (per le candele)
16.
Secondo ripiano dell’Altare
17.
Altare coperto da tre tovaglie 18. Stipiti dell’Altare 19. Paliotto (facoltativo) 20. Cornu Evangelii (al lato del Vangelo) 21. Cornu Epistulae (al lato dell’Epistola) 22. Plano (ai piedi dei gradini) 23-24 Primo e secondo gradino 25. Predella 26. Credenza coperta da tovaglia 27. Ampolline di acqua e vino su vassoio 28. Catinello per lavabo 29. Manutergio 30. Piattino della Comunione e tabella delle Preci 31. Sedile per il Sacerdote (usato solo nella Messa cantata o solenne) 32. Campanello per la Consacrazione 33. Balaustra munita di cancelletto |
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· Il Sacerdote indossa: amitto, alba, cingolo, manipolo, stola, pianeta.
· Il Diacono sopra amitto, alba, cingolo, la stola disposta trasversalmente, poi il manipolo e la dalmatica;
·
Il Suddiacono è un Chierico Minore che viene
Ordinato in Sacris secondo il Codice di Diritto Canonico del 1917
pio-benedettino. Il Suddiaconato è un Ordine Maggiore (nella
Chiesa latina alla ricezione del Suddiaconato è legato l'obbligo formale
del celibato, per cui la ricezione del Suddiaconato è impedimento
dirimente al matrimonio) ma d'istituzione Ecclesiastica. La Chiesa
ha infatti il potere di dividere le facoltà del Diacono (che è
d'istituzione divina, insieme a quelle del Sacerdote e del Vescovo, come
insegna il Concilio di Trento) in più parti potenziali a seconda
delle necessità. Papa Paolo VI con la lettera apostolica Ministeria quædam del 15 Agosto del 1972, soppresse tutti gli Ordini Minori per i chierici tonsurati minorati (Ostiariato, Esorcistato, Lettorato, Accolitato) e l’Ordine Maggiore del Suddiaconato, sostituendoli con i MINISTERI del Lettorato e Accolitato conferibili solo a fedeli laici (o anche a seminaristi, che fino al Diaconato non sono più chierici ma rimangono fedeli laici, in base al nuovo Ordinamento Canonico) istituiti, a d’uopo solo per il Nuovo Ordinario della Messa di Paolo VI.
· Il numero dei Ministri è fisso. Per la Messa bassa: uno o due Ministranti. Per la Messa cantata: un Cerimoniere, un Turiferario e due Accoliti. Per la Messa solenne: come per la cantata con in più un Diacono e un Suddiacono. Tuttavia, se vi fossero altri Ministri o Chierici, possono collocarsi in una zona a loro destinata del presbiterio – o, in mancanza di spazio, dell’assemblea – in quanto coro, e, stando in cotta (e stola al momento della Comunione se questa è Generale), attendono al canto senza svolgere servizio liturgico, e ricevendo un’incensazione a parte. Ma non è escluso che alcuni di essi accendano dei ceri dalla Consacrazione alla Comunione, disponendosi in fila in plano davanti all’Altare.
· Come emerge leggendo il punto precedente, non è mai ammessa dunque la concelebrazione. Solo nelle Ordinazioni Sacerdotali ed Episcopali i neoconsacrati leggono sub secreto il Canone insieme al Vescovo che lo proferisce ad alta voce (ma stando in ginocchio al loro posto in plano).
· I Ministranti o gli Accoliti, ed il Cerimoniere, indossano la veste (solitamente nera) e la cotta, non il camice, riservato ai Ministri Sacri. Non è ammessa mai e per nessuna ragione la possibilità di Ministranti di sesso femminile, qualunque età abbiano.
· Non esistono i “ministri straordinari della Comunione” e né gli Accoliti possono svolgere questo compito. Soltanto il Sacerdote può distribuire la S. Comunione. In caso di popolo eccezionalmente numeroso, potrebbe farsi aiutare da un altro Sacerdote presente in chiesa (stante in cotta e stola), oppure dal Diacono che avesse l’autorizzazione del Vescovo e il consenso del Parroco.
· In alcune rare Messe (Quattro Tempora, Veglia Pasquale) possono avere più letture. In tal caso, quando si celebra con maggiore solennità esterna, le letture dell’Antico Testamento, dette Prophetiæ, possono essere cantate – in gregoriano secondo il loro tono proprio – da un Ministro in cotta che sia in grado di farlo (se possibile, da un chierico che abbia ricevuto l’Ordine Minore del Lettorato). Egli sta in plano, dal lato dell’Epistola, rivolto verso l’Altare e non verso il popolo. Circa il resto, l’Epistola va cantata dal Suddiacono e il Vangelo dal Diacono nella Messa solenne, altrimenti entrambi dal solo Sacerdote. · La schola cantorum può essere sia maschile, sia femminile, sia mista. In caso di schola completamente maschile, sarebbe bene che i cantori indossassero veste e cotta.
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· L’Altare è coperto da tre tovaglie, delle quali almeno una deve coprire tutta la mensa e scendere ai lati sino a terra. Le candele non possono essere a cera liquida ma necessariamente di cera naturale bianca (cera comune, gialla, è prescritta solo per la liturgia funebre), secondo la forma Romana: stretta e lunga. Esse vanno disposte simmetricamente a destra e a sinistra, possibilmente scalate, avendo al centro la Croce (quando pontifica il Vescovo si accende una settima candela dietro la Croce). Al centro della mensa deve essere infissa la Pietra Sacra contenente le Reliquie. Il paliotto è facoltativo, e deve essere del colore liturgico del giorno (il nero è sostituito dal violaceo quando si tratta dell’Altare del SS. Sacramento). L’Altare può essere sormontato da un baldacchino o ciborio (obbligatorio quando sopra l’aula della chiesa vi sono locali adibiti a uso profano) o da una grande cupola; il Tabernacolo con la Croce disposta sopra di esso, possono essere coperti da elementi con foggia simile ai baldacchini. Il Tabernacolo o almeno la sua porticina, quando custodisce il SS. Sacramento, va obbligatoriamente coperto con un canopeo, il quale segue il colore liturgico del giorno o della Messa celebrata (ad eccezione del nero, sostituito dal violaceo). Anche la pisside va coperta da un velo, di colore bianco. L’ostensorio prima e dopo l’esposizione va coperto da un velo bianco, così anche la sua teca custodita nel Tabernacolo.
· Il calice e la patena in quanto consacrati dal Vescovo per un uso esclusivamente sacro, non possono essere toccati che da un Sacerdote. Tuttavia il Parroco può concedere a qualcuno il permesso esplicito di prepararli, coprendo almeno le mani con un velo.
· Non si usano patene “a scodella”, ma solo piatte e lievissimamente concave. Per consacrare le ostie dei fedeli si usa la pisside con coperchio. Infatti la patena, sino all’offertorio e dopo la Comunione, deve stare sul calice. I vasi sacri esigono che almeno il loro interno sia dorato.
· I lini che vengono a contatto con le Sacre Specie, benedetti precedentemente dal vescovo, devono ricevere un primo lavaggio da qualcuno che abbia ricevuto almeno il Suddiaconato, e l’acqua di questo lavaggio va versata nel sacrario. Considerando il fatto che nelle parrocchie questa figura è quasi impossibile trovarla, è opportuno delegare ufficialmente un uomo pio (o anche una donna) a compier questa mansione così delicata e pia. Fatto quindi questo primo lavaggio, i lini, possono essere puliti come di consueto, con tutto il dovuto riguardo.
· L’acqua residua dell’ampollina e del lavabo, essendo benedetta, va versata nel sacrario dopo la Messa. Il lavabo è infatti amministrato con la medesima ampollina dell’acqua. Il vino restante dell’ampollina, invece, non viene benedetto e può essere gettato. NB: se il Sacerdote prevede di dover celebrare un’altra Messa nell’arco di tre ore, non usa il vino nelle abluzioni ma solo l’acqua, perché non rompa il digiuno eucaristico.
· Il sacrario è presente in tutte le Chiese costruite prima della riforma liturgica (anche se molti sono stati tolti o murati dopo la riforma liturgica). È una buca coperta da botola (oppure si presenta come un piccolo lavandino a forma di imbuto) che mette a contatto direttamente con la terra di fondazione della Chiesa, benedetta dal vescovo durante la posa della prima pietra. In esso si getta qualsiasi cosa che sia stata benedetta o consacrata in modo che torni alla natura creata da Dio e sia l’usura a consumarla. Qual’ora non ci fosse in sacrestia o non si ha la certezza che lo scarico non sia stato erroneamente chiuso o peggio collegato ad un scarico del lavandino presente in sacrestia, è bene individuare un piccolo spazio di terra attiguo alla sacrestia, recintato segnato magari con una piccola croce confitta nel terreno.
· Il Messale contiene di per sé tutte le formule e i testi della Messa (comprese le letture 3 e i toni cantati dal Sacerdote), non servono altri libri liturgici 4 se non quelli con le melodie per i cantori [NB: va bene il Graduale, ma il migliore di tutti è il Liber Usualis, che contiene il Kyriale, il proprio e l’ordinario di ogni Messa e di ogni Divino Ufficio, e altri canti, tutto in gregoriano]. Durante la Messa letta, il Messale è sfogliato direttamente dal Sacerdote, mai dal Ministrante. Nella Messa cantata il Cerimoniere dispone il Messale ma non lo sfogli dinnanzi al Sacerdote mentre nella e Messa solenne spetta al Diacono. Il Messale non va poggiato sempre per lo stesso verso, ma sarà dritto parallelamente all’Altare quando è in cornu Epistulæ, obliquo con le pagine verso il Sacerdote quando in cornu Evangelii o rientrato nel medesimo lato.
· Non si amministrano mai sacramenti durante la Messa, ma sempre separatamente.
· Sull’Altare si dispongono tre tabelle o cartegloria, in verticale. Quella di sinistra riporta il testo dell’ultimo Vangelo (Prologo del Vangelo secondo S. Giovanni), quella centrale contiene le principali preghiere fisse del Sacerdote, mentre quella di destra ha la formula per l’infusione dell’acqua nel calice e il salmo del lavabo. Fuori dalla Messa le cartegloria vengono rimosse o abbassate. Una quarta tabella sta sulla credenza e viene porta al Sacerdote, alla fine della Messa letta, dal Ministrante: essa contiene le Preci Leonine. Nella Messa cantata invece possono usarsi altre tabelle, sempre prelevate dalla credenza: la prima ha i testi per l’aspersione domenicale, poi i toni dell’intonazione del Gloria, del Credo, dell’Ite Missa est.
· L’uso del campanello alla Consacrazione è sempre obbligatorio anche nella Messa privata, ad eccezion fatta per il periodo intercorrente tra la Cœna Domini e la Veglia Pasquale.
· L’unico strumento musicale teoricamente lecito è l’organo. Tuttavia c’è stato sempre l’uso di consentire anche strumenti classici (archi, legni, ottoni, e chitarra ma solo se suonati secondo il canone proprio della musica classica etc.). Sono comunque esclusi gli strumenti popolari (es. chitarra - se suonata con gli accordi strappando le note con il plettro - , chitarra elettrica, batteria) o folk (es. tamburi e tamburelli, cembali di vario genere); altrimenti si può sempre cantare a cappella (sola voce umana). Il canto nella Messa, gregoriano o polifonico, è sempre in latino. Sono vietate le esecuzioni di musica registrata.
· Il Vetus Ordo conosce alcuni paramenti che nel Novus sono scomparsi o diversi. Ovviamente sono tutti necessari.
o Il manipolo è come una stola, ma più piccola e molto corta, di origine Medievale, da allacciarsi al braccio sinistro; è l’insegna propria degli Ordini Maggiori, indica infatti il servizio: Sacerdotale, Diaconale e Suddiaconale.
o Il velo del calice si pone sopra la palla e copre il calice fino alla base, almeno dal lato anteriore. [NB per conoscenza: i Prænotanda del Messale di Paolo VI, compresa l’ultima edizione promulgata, prescrivono ancora l’uso del velo. Esso è soltanto caduto in disuso a causa dell’incuranza dei Sacerdoti].
o La borsa è un grande quadrato di tela rigida nel quale si entra il corporale piegato. Si tiene sopra il calice velato, viene rimossa appena il calice è posto sull’Altare in cornu Evangelii con il lato aperto rivolto verso il sacerdote e non verso l’alto. Borsa e corporale si usano anche per l’esposizione e benedizione del SS. Sacramento. o NB: Il velo del calice e la borsa sono considerati come un complemento dei paramenti del Sacerdote. Ne seguono infatti il colore liturgico e, quando possibile, la stessa foggia (infatti spesso le sartorie ecclesiastiche vendono il complesso di pianeta, stola, manipolo, velo e borsa; aggiungendovi talvolta anche i paramenti per Diacono e Suddiacono). Per la loro disposizione vedesi figura riportata in coda.
o La tunicella è il paramento del Suddiacono, negli ultimi secoli ha assunto la medesima foggia della dalmatica; il Suddiacono dall’Offertorio al Pater, indossa anche il velo omerale.
o Il Vescovo ha altri paramenti (calzari, chiroteche – cioè guanti – etc… ed indossa sopra il camice la tunicella, la dalmatica e la pianeta). Inoltre utilizza più mitrie (preziosa, aurifregata e semplice) delle quali le prime due anche nel corso della stessa celebrazione, la mitra preziosa quando accede e discende dall’altare e la mitra aurifregiata nel resto del Pontificale. Circa le altre particolarità si consulti un manuale di liturgia.
o I Ministri Sacri quando procedono dalla sagrestia all’Altare e viceversa possono indossare la berretta o tricorno (i religiosi alzano sul capo il cappuccio del loro abito); l’assumono anche quando stanno seduti sullo scanno durante le Messe cantate, salvo toglierla per fare gli inchini prescritti. Chi tiene l’omelia inoltre la indossa, deponendola alla fine.
o La stola del Sacerdote sta incrociata e fermata con il cingolo quando si trova sul camice (non quando è sulla cotta, cioè per tutte le funzioni fuori dalla Messa). Quella del Diacono è indossata trasversalmente, dalla spalla sinistra al fianco destro e fermata con il cingolo. Il Suddiacono non ha mai la stola.
o L’alba o camice ha un’unica foggia, cioè aperto sulle spalle e allacciato davanti, perché le spalle e il collo siano visibilmente coperti dall’amitto. Dunque non si usano camici con il collo chiuso o aperto da cerniera. La si indossa sempre sulla talare o sull’abito religioso. È usata solo per la Messa: nelle altre cerimonie (fossero sacramenti, benedizioni o processioni etc.) il Sacerdote indossa cotta e stola (abito corale) e, quando richiesto, il piviale.
o
Negli ultimi decenni prima del Concilio si è introdotto
l’uso di sostituire la pianeta tradizionale con la casula. Bisogna
rilevare però che si trattava di casule ricalcanti l’antica foggia
medievale, dalle quali le casule che si vedono oggi sono abbastanza
difformi. |
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Preparazione del calice 1. Calice prima della preparazione 2. Vi si pone sopra il purificatoio 3. Poi la patena con l’ostia grande del Sacerdote (ed anche quella piccola per il Ministrante in caso di Messa privata) 4. La palla sopra la patena 5. Viene velato 6. Il corporale viene entrato nella borsa 7. La borsa con dentro il corporale si poggia sopra il calice velato.
Tenendo
questo in mano, la sinistra al nodo del calice e la destra sopra la
borsa per tenerla ferma, il Sacerdote accompagnato dal Ministrante,
fatta riverenza alla Croce della sagrestia, si segna con l’acqua
benedetta e sale all’Altare, sul quale lo porrà estraendo e
dispiegandovi sotto il corporale. |
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Demonimazioni latine dei giorni della settimana: Dominica: Domenica | Feria II: Lunedì | Feria III: Martedì | Feria IV: Mercoledì | Feria V: Giovedì | Feria VI: Venerdì | Sabbato: Sabato
Tempo d’Avvento (paramenti di colore violaceo eccetto che nelle feste; rosa la terza domenica): - I – IV Domenica di Avvento - Ferie IV, VI e Sabato della Terza settimana d’Avvento: Quattro Tempora
- 24 Dicembre: Vigilia di Natale Tempo di Natale (colore bianco eccetto che nelle feste dei Santi Apostoli e Martiri): - 25 Dicembre: Natale - Ottava di Natale (sino all’1 gennaio). La Domenica intercorrente si considera soltanto come Domenica tra l’Ottava - 2 Gennaio: SS. Nome di Gesù
- Ferie dal 3 al 5 Gennaio Tempo dell’Epifania (colore bianco eccetto che nelle feste dei Santi Apostoli e Martiri): - 6 Gennaio: Epifania - Domenica dopo l’Epifania: Sacra Famiglia
- 13 Gennaio: Battesimo di N.S.G.C. Tempo dopo l’Epifania (colore verde eccetto che nelle feste):
- dal 14 Gennaio alla Domenica di
Settuagesima: numero di domeniche variabili da 2 a 6, a seconda della
data della Pasqua Tempo di Settuagesima (colore violaceo eccetto che nelle feste): Si chiamano domeniche di settuagesima, sessagesima e quinquagesima le domeniche che precedono il mercoledì delle Ceneri Dalla domenica di settuagesima fino al Sabato Santo la Chiesa non officia l'Alleluia, che è un inno gioioso, ed usa paramenti viola, colore penitenziale. Nelle celebrazioni di queste settimane si ricordano ai fedeli il peccato originale, con la caduta dal Paradiso Terrestre, il diluvio universale inviato per castigare i peccatori, il sacrificio di Abramo che riceve in dono da Dio la vita del proprio figlio in premio alla propria dedizione. Lo scopo è quello di richiamare l'attenzione dei fedeli sulla necessità di non strafare durante il carnevale e di astenersi dal partecipare ad eccessive manifestazioni di intemperanza. - Domenica di Settuagesima (9 domeniche prima di Pasqua) - Domenica di Sessagesima - Domenica di Quinquagesima e due ferie seguenti, lunedì e martedì, prima del Mercoledì delle Ceneri, che da inizio alla quaresima! (nella sola Diocesi di Milano, la Quaresima ha inizio con la I Domenica di Quaresima)
- Mercoledì delle Ceneri (Feria IV dopo la Domenica di Quinquagesima) - I – IV Domenica di Quaresima
- Ferie IV (mercoledì) , VI (venerdì) e
Sabbato della Prima settimana di Quaresima: Quattro Tempora Tempo di Passione (colore violaceo eccetto che nelle feste): - I Domenica di Passione (V di Quaresima secondo il Novus Ordo).
- II Domenica di Passione o delle Palme
(piviale e stola rossi per la benedizione e processione; manipolo,
stola e pianeta violacei per la Messa): Settimana Santa:
- Feria II, III, IV (colore
violaceo) Sacro Triduo: - Feria V in Cœna Domini (colore bianco) - Feria VI in Passione et Morte Domini (colore nero, ma violaceo durante la Comunione)
- Sabbato Sancto (paramenti
violacei per la benedizione del fuoco, bianchi per la processione del
cero e il Preconio per il diacono, violacei per le letture e la
benedizione dell’acqua, bianchi dall’alleluia per la rinnovazione delle
promesse battesimali e la Messa) Tempo Pasquale (colore bianco eccetto per le feste dei Santi Apostoli e Martiri): - Pasqua di Risurrezione (Novilunio dopo l’equinozio di primavera) - Ottava di Pasqua (sino alla Domenica II di Pasqua o in Albis) - III – V Domenica dopo Pasqua
- Rogazioni o Litanie Minori: Feria II e
III dopo la V Domenica di Pasqua (colore violaceo) Tempo dell’Ascensione (colore bianco eccetto per le feste dei Santi Apostoli e Martiri): - Feria IV Vigilia dell’Ascensione - Ascensione (Feria V dopo la V Domenica di Pasqua, sono 40 giorni dopo Pasqua)
- Domenica e settimana dopo
l’Ascensione Tempo di Pentecoste (colore rosso): - Vigilia di Pentecoste simile alla Veglia pasquale - Domenica di Pentecoste (dieci giorni dopo l’Ascensione, 50 dopo Pasqua) - Ottava di Pentecoste
- Ferie IV, VI e Sabato dell’Ottava di
Pentecoste: Quattro Tempora Tempo dopo Pentecoste (colore verde eccetto che nelle feste): - SS. Trinità la domenica dopo Pentecoste (colore bianco) - Corpus Domini la Feria V dopo la SS. Trinità (colore bianco) - S. Cuore la Feria VI che segue la II Domenica dopo Pentecoste (colore bianco) - Numero di Domeniche variabile da 23 a 28. Qualora fossero più di 24, tra la 23a e la 24a si integra il numero adottando la liturgia delle domeniche dopo l’Epifania che fossero state omesse a suo tempo, ma procedendo a ritroso (la domenica seguente alla 23a si inserisce la VI dopo l’Epifania, poi la V, la IV etc), purché l’ultima Domenica dell’anno liturgico si celebri sempre col formulario della 24a del Tempo dopo Pentecoste. - Ferie IV (mercoledì) , VI (venerdì) e Sabbato della settimana seguente alla festa dell’Esaltazione della Croce (14 Settembre): Quattro Tempora (colore violaceo) - La festa di Cristo Re è l’ultima Domenica di Ottobre (colore bianco)
Le Quattro Tempora cadono fra la terza e la quarta domenica di Avvento, fra la prima e la seconda domenica di Quaresima, fra Pentecoste e la festa della Santissima Trinità e la settimana seguente l'Esaltazione della Santa Croce, (14 settembre). Nel calendario liturgico della forma straordinaria del rito romano, le Quattro Tempora sono quattro distinti periodi di tre giorni - mercoledì, venerdì e sabato - di una stessa settimana approssimativamente equidistanti nel ciclo dell'anno, destinati al digiuno e alla preghiera. Questi giorni erano considerati particolarmente idonei per l'ordinazione del clero. Le Tempora avevano inizio il primo mercoledì dopo il giorno delle Ceneri (allora la prima domenica di Quaresima), Pentecoste, l'Esaltazione della Santa Croce e Santa Lucia. Questo comportava, ad esempio, che se il [14 settembre] cadeva di martedì, le Tempora cadevano li 15, 17 e 18 settembre. Perciò, le Tempora di settembre potevano cadere nella seconda o nella terza settimana di settembre. Questa comunque fu sempre la terza settimana liturgica di settembre, considerando la prima domenica di settembre quella più prossima al 1° settembre (29 agosto piuttoto che 4 settembre). Per semplificare il calendario liturgico, papa Giovanni XXIII stabilì che per terza domenica dovesse intendersi la terza domenica dall'inizio del mese. Quindi se il 14 settembre cadeva di domenica, le Tempora sarebbero state il 24, 26 e 27 settembre, 26. La Chiesa Cattolica prescriveva il digiuno in tutti i giorni delle Quattro Tempora e l'astinenza in ogni venerdì, e i fedeli erano invitati a confessarsi. Questa regola è tutt’ora seguita dai Cattolici che osservano il calendario liturgico del 1962.
Il 17 febbraio 1966, papa Paolo VI con il decreto Pænitemini escluse le Quattro Tempora dai giorni di digiuno e astinenza.
NB. Per il Sacerdote: Il giorno della Prima Messa (e tutte le volte che Celebrerà) il Sacerdote recita questa preghiera:
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Oltre questa intenzione è bene formulare un’intenzione generale perpetua all’inizio del proprio Ministero Sacerdotale con queste parole:
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Questo per evitare per esempio quegli scrupoli al momento della consacrazione, oppure per evitare di consacrare quelle ostie che potrebbero essere collocate da malintenzionati sotto la tovaglia, per utilizzarle a scopi sacrileghi. E bene però ricordare, soprattutto per le celebrazioni con il Novus Ordo, di mettere l’intenzione qualora ci fossero oltre il numero di pissidi presenti sull’altare, pissidi fuori o parzialmente fuori il Corporale! In quel caso è necessario mettere l’intenzione solo per quella Celebrazione specifica quindi non per sempre. _______________________ 1 Il costume antico, sino alle riforme dell’ultimo ventennio che ha preceduto il Vaticano II (pontificati di Pio XII e Giovanni XXIII), prevedeva che il popolo assistesse in silenzio e sempre inginocchiato (alzandosi in piedi per i due Vangeli), così da favorire il raccoglimento e l’unione intima a Dio evitando distrazioni, mentre solo il Ministrante aveva il compito di rispondere al Sacerdote in rappresentanza dei fedeli. Di qui l’espressione, tuttora comune presso i ceti più popolari nonostante sia aborrita dai liturgisti, “ascoltare la Messa”.
2 Il Suddiaconato era un Ordine Maggiore
3 C’è un solo ciclo di letture.
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Per le altre funzioni occorrono: Rituale Romanum (unico volume)
per i sacramenti, benedizioni, esorcismi e varie; Memoriale Rituum
per i riti delle funzioni liturgiche straordinarie (processione della
Candelora e delle Palme, Sacro Triduo etc), Pontificale Romanum
(unico volume) per le funzioni di spettanza del Vescovo, Liber
Usualis (unico volume) per il canto solenne della Messa e
dell’Ufficio (Breviarium Romanum in due o quattro volumi per la
recita individuale o il canto semplice dell’Ufficio), Martyrolugium
Romanum per il canto del Martirologio annesso alla recita dell’Ora
Prima, Orationes in Benedictione Ss.mi Sacramenti per
l’esposizione e benedizione col SS. Sacramento, Cæremoniale
Episcoporum per tutto quanto attiene alla persona del Vescovo e ai
riti delle sue cerimonie. Gli altri libri liturgici sono semplicemente
degli estratti pratici di questi già nominati: Graduale Romanum,
Antiphonali (Diurnale e Nocturnale) lo sono del
Liber Usualis, Ordo Missæ Defunctorum lo è del Missale Romanum
etc.
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