Premessa del Traduttore. Il De Defectibus presente nel Messale edito da Giovanni XXIII è quasi
identico a quello delle edizioni precedenti, tuttavia è mutilo di alcuni
punti non secondari. Per fornire al Sacerdote una maggior cognizione di
causa dunque, trattandosi di un testo non liturgico ma normativo,
inquantochè raccoglie quelle norme e prescrizioni che il Sacerdote deve
seguire qualora succedano incidenti prima, durante e dopo la Santa
Messa, abbiamo reputato opportuno tradurre il De Defectibus classico
fino al Messale di S. Pio X, cioè quello completo, e sostituendovi solo
ciò che profondamente varia. Le modifiche sostanziali riguardano infatti
il digiuno eucaristico e il tempo della celebrazione, già mutati dalle
Riforme di SS. Pio XII con il Motu Proprio “Sacram
Communionem”; per quanto concerne il resto l’Edizione del 1962 ha
apportato solo delle cesure al testo o delle semplificazioni in caso di
alcuni incidenti.
A piè di pagina riporto per conoscenza
i passi originali che furono sostituiti da Giovanni XXIII, mentre
trascrivo in blu
il testo sostituito con le modifiche dell’ultimo
Messale.
Se tali norme sono proprie della Messa Tridentina, il
Sacerdote che celebrerà secondo la Messa Nuova, troverà certamente
risposte sul cosa fare qual’ora succedano “incidenti” nella Celebrazione
Eucaristica.
I
Il
Sacerdote che sta per celebrare adoperi tutta la diligenza affinché non
manchi nulla ai requisiti per realizzare1 il Sacramento
dell’Eucaristia. Invero un difetto può capitare sia per parte della
materia che si consacra, sia per parte della forma che si utilizza, sia
per parte del ministro agente. Qualunque cosa infatti manchi di queste,
cioè la materia debita, la forma con l’intenzione, e l’Ordine
Sacerdotale in chi opera, il Sacramento non è valido. Esistendo questi
difetti, poiché viene meno qualunque altra cosa, manca la realtà del
Sacramento. In verità ci sono altri difetti che, occorrendo nella
celebrazione della Messa, anche se non impediscono la validità del
Sacramento, nondimeno possono avvenire o con peccato o con scandalo.
II –
I DIFETTI DELLA MATERIA
I
difetti da parte della materia possono avvenire,
se venisse a mancare qualcosa di ciò che ad essa è richiesto. È
richiesto infatti che il pane sia di frumento e il vino di vite: e che
la materia da consacrare in questo senso, nell’atto della consacrazione,
sia dinnanzi al Sacerdote.
III –
IL DIFETTO DEL PANE
Se
il pane non fosse di frumento, o, se di frumento, fosse misto ad altro
genere di grano, in tale quantità che non rimanga pane di solo frumento,
oppure fosse corrotto in qualche altro modo, il Sacramento non è valido.
2. Se il pane fosse fabbricato con acqua
rosacea2 o di altra distillazione, è in dubbio che il
Sacramento sia realizzato.
3. Se avesse iniziato a corrompersi ma
non è corrotto del tutto; similmente se non sia azzimo secondo il
costume della Chiesa Latina, il Sacramento è valido, ma chi agisce3
pecca gravemente.
4. Se il Celebrante prima della
consacrazione si accorgesse che l’Ostia fosse corrotta, o che non fosse
di frumento, rimossa quell’Ostia ne prenda un’altra, e fatta l’oblazione
almeno mentalmente, prosegua dal punto ove aveva cessato.
5. Se si sarà accorto di ciò dopo
la consacrazione o anche dopo aver consumato quell’Ostia, presa un’altra
faccia l’oblazione, come sopra, e inizi dalla consacrazione,
naturalmente dalle parole: Qui pridie
quam pateretur; e se non ha consumato
quell’Ostia precedente, la consumi dopo l’assunzione del Corpo e del
Sangue o la dia da consumare ad un altro, oppure la conservi con
riverenza in qualche luogo. Ma se l’avrà consumata, ciò nonostante mangi
anche l’altra che ha consacrato; perché è precetto circa la perfezione
del Sacramento esser di maggior importanza ciò che è assunto a digiuno.
6. Se ciò succedesse dopo l’assunzione del Sangue, si
deve nuovamente preparare
un nuovo pane e un nuovo vino con acqua;
e, fatta prima l’oblazione come sopra, il Sacerdote consacri, iniziando
dalle parole Qui pridie;
subito assuma entrambi e prosegua la Messa, perché
il Sacramento non rimanga imperfetto e perché sia conservato il debito
ordine.
7. Se l’Ostia consacrata si
perdesse, o per qualche caso, o a causa di vento o miracolo, oppure
presa da qualche animale, e non si potesse trovare: allora sia
consacrata un’altra iniziando da questo punto:
Qui pridie quam pateretur,
fatta prima la sua oblazione come sopra4.
IV –
IL DIFETTO DEL VINO
Se
il vino si fosse fatto del tutto aceto, o del tutto putrido, o spremuto
da uve acerbe o non mature, o gli si fosse mescolata tanta acqua che il
vino si fosse alterato: non si realizza il Sacramento.
2. Se il vino avrà cominciato ad inacidire o ad
alterarsi, o ad essere un po’ acre, o in quel tempo fosse mosto spremuto
dall’uva, o
se non gli sarà stata mescolata l’acqua,
oppure gli sarà mescolata acqua rosacea o di altra distillazione, il
Sacramento è valido, ma chi agisce pecca gravemente.
3. Se il Celebrante prima della
consacrazione del Sangue, ma dopo la consacrazione del Corpo,
s’accorgesse che o il vino, o l’acqua, o entrambi mancassero nel Calice:
deve subito versare il vino con l’acqua e, fatta l’oblazione come sopra,
consacrare, iniziando dalle parole:
Simili modo, etc.
4. Se dopo le parole della consacrazione si accorgesse
che il vino non fosse stato posto, ma soltanto l’acqua; versata l’acqua
in qualche vaso, ponga di nuovo il vino con l’acqua nel Calice,
e consacri, riprendendo dalle predette parole:
Simili modo,
etc.
5. Se di questo s’accorgesse dopo la consumazione del
Corpo, o così dell’acqua,
ponga un’altra Ostia da consacrare nuovamente, ed il vino con l’acqua
nel Calice, offra entrambi, consacri e li consumi, nonostante non sia
digiuno.
Se invece la Messa fosse celebrata in un luogo pubblico ove fossero
presenti più persone, per evitare lo scandalo
potrà porre il vino con acqua e, fatta l’oblazione come sopra,
consacrare e subito consumare, e proseguire il resto5.
6. Se qualcuno comprendesse prima della
consacrazione, o dopo la consacrazione, che tutto il vino fosse aceto, o
alterato per altre cose: si osservi lo stesso di cui sopra,come se fosse
trovato non esser posto il vino o esservi la sola acqua nel Calice.
7. Ma se il Celebrante prima della consacrazione del
Calice si accorgesse che non è stata versata l’acqua: subito la metta e
proferisca le parole della consacrazione. Se di questo s’accorgesse dopo
la consacrazione del Calice, non la metta in nessun modo,
poiché non è di necessità per il Sacramento.
8. Se la materia da preparare, a ragione
di un difetto o del pane o del vino, non la si potesse avere: qualora
ciò fosse prima della consacrazione non si deve procedere ulteriormente;
se dopo la consacrazione, del Corpo o anche del vino, sia scoperto un
difetto dell’una specie già consacrata l’altra, se dunque in nessun modo
la si potesse ottenere, si procederà e terminerà la Messa omettendo le
parole e i gesti riguardanti la specie mancante. Ma se aspettando un po’
si potesse avere: si aspetti, perché il sacrificio non rimanga
imperfetto.
V –
I DIFETTI NELLA FORMA
I
difetti da parte della forma possono verificarsi
se manca qualcosa da ciò che è richiesto all’integrità delle parole
nella stessa consacrazione. Infatti le parole della consacrazione, che
sono la forma del Sacramento, sono queste:
Hoc est enim Corpus meum.
E: Hic est enim
Calix Sanguinis mei, novi et æterni testamenti: mysterium fidei, qui pro
vobis e pro multis effundetur in remissionem peccatorum.
Ma se qualcuno diminuisse qualcosa, o mutasse
qualcosa dalla forma della consacrazione del Corpo e del Sangue, e in
questo cambiamento di parole le nuove parole non significassero la
stessa cosa, il Sacramento non è valido. Se inoltre fosse aggiunto
qualcosa, che non muti il significato, il Sacramento è certamente
valido ma peccando in modo massimamente grave.
2. Se il Celebrante non ricordasse d’aver detto quelle
cose che comunemente si dicono nella consacrazione, non deve turbarsi
per questo. Se tuttavia egli constatasse per certo d’aver omesso
qualcosa di quelle che sono per la validità del Sacramento, cioè la
forma della consacrazione o una parte: riprenda la stessa forma, e
prosegua per ordine gli altri riti. Ma se dubitasse con forte
probabilità d’aver omesso qualcosa di essenziale:
ripeta almeno la forma sotto una tacita condizione.
E se non sono di necessità al Sacramento, non le riprenda ma proceda
ulteriormente.
VI –
I DIFETTI NEL MINISTERO
I
difetti da parte del Ministro possono accadere
quanto a quelle cose che in lui sono richieste. Esse poi sono:
innanzitutto l’intenzione, poi la disposizione dell’anima, la
disposizione corporale, la disposizione delle vesti, la disposizione
nello stesso ministero quanto a quelle cose che in esso possono
accadere.
VII –
IL DIFETTO NELL'INTENZIONE
Se
qualcuno non volesse compiere la consacrazione, ma fare qualcosa
ingannevolmente; parimenti se alcune Ostie per dimenticanza rimanessero
sull’Altare, o qualche parte di vino o qualche Ostia fosse nascosta non
intendendo il Ministro consacrare se non quelle che vede; altresì se
avesse davanti undici Ostie e ne volesse consacrare solo dieci non
determinando quali delle dieci intendesse:
in questi casi non consacra perché è richiesta l’intenzione.
Altrimenti, se pensando certamente che fossero dieci, però vuole
consacrare tutte quelle che ha dinanzi,
allora tutte saranno consacrate:
e perciò qualunque Sacerdote deve avere sempre tale intenzione,
cioè di consacrare tutte quelle Ostie che ha posto davanti a sé per
consacrarle.
2. Se il Sacerdote reputando di
tenere un’Ostia, dopo la consacrazione avrà trovato essercene due unite,
alla consumazione le assuma entrambe insieme. Se scoprisse dopo la
consumazione del Corpo e del Sangue o anche dopo l’abluzione, di averne
lasciate altre consacrate, le consumi tutte, sia piccole sia grandi,
perché appartengono allo stesso sacrificio.
3. Ma se fosse rimasta un’Ostia
consacrata integra, sia riposta nel Tabernacolo con le altre: se ciò non
si potesse fare, la si lasci sull’Altare, decentemente coperta col
corporale, al successivo Sacerdote che lì celebrerà, da consumare
insieme all’altra che egli consacrerà; o se non si potrà fare nessuna di
queste due cose, la conservi decentemente nello stesso Calice o Patena,
fino a quando o sia riposta in un Tabernacolo o sia consumata da un
altro; se non si avesse qualche modo perché sia onestamente conservata,
egli stesso la può consumare.
4. Se l’intenzione non fosse
attuale
nella stessa consacrazione per una distrazione di mente, ma virtuale
perché accedendo all’Altare il Sacerdote
intende fare ciò che fa la Chiesa,
il Sacramento è valido, anche se il Sacerdote deve curare d’adoperare
un’intenzione attuale.
VIII –
I DIFETTI NELLA DISPOSIZIONE DELL'ANIMA
Se6
celebrasse qualcuno che fosse sospeso, scomunicato, degradato,
irregolare, o per altre cose canonicamente impedito, realizza certamente
il Sacramento ma pecca in modo massimamente grave, tanto a causa della
Comunione, che assume indegnamente, quanto a causa dell’esercizio
dell’Ordine, che gli era impedito.
2. Se qualcuno,
avendo abbondanza di confessori,
celebrasse in peccato mortale, pecca gravemente.
3. Se qualcuno invece in caso di necessità, non avendo
abbondanza di confessori,
celebrasse in peccato mortale senza contrizione, pecca gravemente.
Diversamente, se è contrito, deve confessarsi appena potrà.
4. Se il Sacerdote ricordasse nella
stessa celebrazione della Messa di essere in peccato mortale, faccia
l’atto di contrizione col proposito di confessarsi e di soddisfare.
5. Se ricordasse di essere scomunicato o sospeso, o che
il luogo fosse interdetto, similmente faccia l’atto di contrizione col
proposito di chiedere l’assoluzione. Tuttavia prima della consacrazione,
nei casi sopradetti,
se non fosse temuto scandalo, deve interrompere la Messa iniziata.
IX –
I DIFETTI NELLA DISPOSIZIONE
DEL CORPO
Se7
il Sacerdote non fosse digiuno prima della Messa per almeno tre ore da
cibi solidi e bevande alcoliche, e almeno per un’ora da bevande non
alcoliche, non può celebrare. Ma l’acqua non rompe il digiuno.
2. Gli8 infermi, nonostante non giacessero a
letto, possono assumere prima della Messa senza limiti di tempo, bevande
non alcoliche e vere e proprie medicine, sia liquide sia solide.
3. Se9 residui di cibo rimanenti nella bocca
fossero inghiottiti,
non impediscono la Comunione,
poiché non sono ingoiati a modo di cibo ma a modo di saliva. Lo stesso è
detto se, lavandosi la bocca, fosse inghiottita senza intenzione una
stilla d’acqua.
4. Se celebrasse più Messe in un giorno, come per la
Natività del Signore, in ciascuna Messa
faccia l’abluzione in qualche vaso pulito, e soltanto all’ultima beva
l’abluzione10.
5. Se prima è avvenuta una polluzione
notturna, causata da un precedente pensiero che fosse causa di peccato
mortale, oppure avvenne per il troppo mangiare o bere, ci si deve
astenere dalla Comunione e dalla celebrazione, se non si vedesse un
altro confessore. Se fosse dubbio che nel precedente pensiero ci sia
stato peccato mortale, è consigliato che ci si astenga eccetto in caso
di necessità. Ma se fosse certo che in quel pensiero non ci sia stato
peccato mortale o che non ci sia stato alcun pensiero, ma la polluzione
fosse avvenuta per cause naturali o per inganno diabolico, può
comunicare e celebrare, a meno che da quell’eccitazione di corpo non
venisse tanta perturbazione della mente che fosse opportuno astenersene.
X –
I DIFETTI CHE CAPITANO
NELLO STESSO MINISTRO
Possono
anche accadere dei difetti nello stesso ministero, se mancasse qualcosa
dei requisiti per esso: come qualora si celebrasse in un luogo non sacro
o non deputatovi dal Vescovo, o in un Altare non consacrato o non
coperto da tre tovaglie; se non ci fossero le candele di cera; se non
fosse il tempo debito di celebrare, il quale comunemente è
da un’ora avanti l’aurora ad un’ora dopo
mezzogiorno (tranne nel caso in cui non fosse stabilito un altro tempo
per qualche Messa o l’Ordinario del luogo avrà permesso qualche Messa
anche nelle ore vespertine)11;
se il celebrante non abbia detto almeno il Mattutino con le Lodi; se
omettesse qualcosa delle vesti sacerdotali; se le vesti sacerdotali e le
tovaglie non fossero state benedette dal Vescovo o da un altro avente
questa potestà, se non fosse presente un Chierico o un altro serviente
Messa, oppure ci fosse qualcuno che non può servire, come una donna; se
non ci fosse il Calice con la Patena conveniente, la cui coppa dev’essere
d’oro o d’argento o di stagno12, non di bronzo o di vetro; se
i Corporali non fossero puliti, i quali devono essere di lino, ma non di
seta, ornati nel mezzo, e benedetti dal Vescovo o da un altro avente
questa potestà, come è detto sopra; se celebrasse col capo coperto senza
dispensa; se non ci fosse il Messale è lecito sapere a memoria la Messa
che intende dire.
2. Se, mentre il Sacerdote celebra, fosse
violata la chiesa prima del Canone, s’interrompa la Messa; se dopo il
Canone, non si interrompa. Se si temesse un’incursione di nemici, o
un’alluvione, o il crollo del luogo ove si celebra, prima della
consacrazione s’interrompa la Messa, ma dopo la consacrazione il
Sacerdote potrà affrettare la consumazione del Sacramento, omesse tutte
le altre cose.
3. Se il Sacerdote prima
della consacrazione stesse male, o cadesse in una sincope o morisse,
si tralasci la Messa.
Se ciò accadesse dopo la consacrazione del solo Corpo prima della
consacrazione del Sangue, o consacrati entrambi,
la Messa sia completata da un altro Sacerdote
da quel punto in cui fu interrotta, in caso di
necessità anche se non fosse digiuno. Se quello non è morto ma è
infermo, al punto però che possa comunicarsi e non ci fosse un’altra
Ostia consacrata, il Sacerdote che supplisce alla Messa divida l’Ostia e
ne dia una parte all’infermo, ed egli consumi l’altra. E se il Sacerdote
morì pronunziata in parte la forma del Corpo, poiché non è fatta la
consacrazione, non è necessario che la Messa sia supplita da un altro.
Ma se morì pronunziata in parte la forma del Sangue, allora l’altro
prosegua la Messa, e sopra lo stesso Calice ripeta la forma intera da
questo punto: Simili modo, postquam
coenatum est; oppure può proferire
sopra un altro Calice preparato la forma intera, e assumere prima
l’Ostia del primo Sacerdote e il Calice consacrato da sé, poi il Calice
rimasto semiconsacrato.
4. Se qualcuno, fuori da un caso di tale
necessità, non consumasse l’intero Sacramento, pecca in modo sommamente
grave.
5. Se una mosca o un ragno o qualche altra cosa cadesse
nel Calice prima della consacrazione,
si versi il vino in un luogo decente e se e ponga dell’altro nel Calice,
si mescoli un poco d’acqua, si offra come sopra e si prosegua la Messa;
se dopo la consacrazione cadesse una mosca o qualcosa in questo modo, e
venisse la nausea al Sacerdote, la estragga e la lavi con del vino,
finita la Messa la bruci, e ciò che resta della combustione e del
lavaggio sia gettato nel sacrario. Ma se non gli venisse la nausea né
temesse pericolo, la beva col Sangue.
6.
Se qualcosa di velenoso cadesse nel Calice, o ciò
provocasse vomito, il vino consacrato è da riporre in un altro Calice, e
si devono approntare e nuovamente consacrare altro vino con acqua; e
finita la Messa,
il vino consacrato è da riporre in un altro Calice pieno d’acqua perché
si dissolvano le specie e tale acqua sia gettata nel sacrario13.
7.
Se qualcosa di avvelenato toccasse
l’Ostia consacrata, allora si consacri un’altra e la consumi nel modo in
cui è stato detto, e quella sia messa in un Calice pieno d’acqua, com’è
detto sopra per il Sangue al n. 614.
8.
Se consumando il Sangue il
fragmentum rimanesse nel Calice, lo si porti fuori col dito sul
labbro del Calice e lo si consumi prima della purificazione; oppure si
versi dell’acqua15 e si assuma.
9. Quando l’Ostia prima della
consacrazione fosse trovata spezzata, se al popolo ciò non apparisse
chiaramente si consacri tale Ostia: ma se potesse esserci scandalo per
il popolo, ne sia presa ed offerta un’altra. Se prima dell’oblazione
l’Ostia apparisse spezzata, sia presa un’altra integra, se si potrà fare
senza scandalo o lungo ritardo.
10. Se a causa di freddo o
negligenza l’Ostia consacrata cadesse nel Calice, nulla è da ripetersi,
ma il Sacerdote prosegua la Messa facendo le cerimonie e i gesti
consueti con la restante parte dell’Ostia che non fosse bagnata, se
comodamente lo si possa. Ma se tutta l’Ostia si sarà bagnata, non la si
estrarrà, ma si dica tutto omettendo i gesti, e si consumino insieme
Corpo e Sangue, segnandosi col Calice e dicendo:
Corpus et Sanguis Domini nostri,
etc.
11. Se in inverno il Sangue si congelasse
nel Calice, si avvolga il Calice con panni riscaldati; se ciò non fosse
efficace, si ponga in acqua bollente vicino all’Altare, ma in modo che
il Calice non vi entri, finché non torni a stato liquido.
12.
Se per negligenza qualcosa del Sangue di Cristo
cadesse: si versi sulla goccia di Sangue caduta un po’ d’acqua e si
asterga con il purificatoio; e se cadesse sul Corporale o la tovaglia o
qualche luogo, siano lavati gettando l’acqua nel sacrario16.
13. Ma se avvenisse che tutto il
Sangue fosse stato versato dopo la consacrazione, se ne rimanesse
qualcosa o almeno un poco, si consumi quello e del restante versato si
faccia come è detto. Ma se non ne rimanesse proprio niente, si ponga di
nuovo vino e acqua e si consacri da questo punto:
Simili modo, postquam coenatum est,
etc. ma fatta prima l’oblazione del Calice come
sopra.
14.
Qualora il Sacerdote vomitasse
l’Eucarestia, si raccolga e si ponga in un luogo decente, finché le
specie si corrompano, e poi siano gettate nel sacrario17.
15.
Se l’Ostia consacrata o qualche suo frammento cadesse
a terra, sia presa con riverenza e il luogo in cui è caduta sia pulito
con e un po’ d’acqua e pulito col purificatoio. Se cadesse su vestiti
non è necessario pulirle. Se cadesse sopra una veste di donna, che sia
essa stessa a prenderla e pulirla18.
16. Possono anche avvenire dei difetti
nello stesso ministero se il Sacerdote non conoscesse i riti e le
cerimonie da osservare in esso, delle quali, in tutte le Rubriche di cui
sopra19 si è detto abbondantemente.
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