Catechismo Tridentino
PARTE PRIMA: LA FEDE E IL SUO SIMBOLO

 
ARTICOLO TERZO
Il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine


 

42. Significato dell'articolo
 

Da quanto è stato esposto nell'articolo precedente i fedeli possono comprendere quale prezioso e singolare beneficio Dio abbia accordato al genere umano, chiamandoci, dalla schiavitù di un tiranno crudelissimo, alla libertà. Se poi esamineremo il piano e i mezzi coi quali volle attuare ciò, vedremo come nulla ci sia di più insigne e meraviglioso della benevolenza e bontà divina verso di noi.
 
Fu CONCEPITO DI SPIRITO SANTO. Il Parroco comincerà a mostrare, spiegando il terzo articolo, la grandezza di questo mistero, che le sacre Scritture propongono spesso alla nostra meditazione, come il cardine fondamentale della nostra salvezza. Insegnerà che il suo significato è questo: Noi dobbiamo credere e professare che lo stesso Gesù Cristo, unico Signor nostro, Figlio di Dio, assumendo per noi carne umana nel seno di una Vergine, fu concepito, non già da germe virile, come gli altri uomini, ma per virtù dello Spirito santo, sopra ogni legge di natura (Mt 1,20 Lc 1,35). Restando la stessa Persona divina che era dall'eternità, divenne uomo; ciò che prima non era. Che quelle parole si debbano intendere cosi, risulta nettamente dalla professione di fede del sacro concilio di Costantinopoli, dove è detto: Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; si incarno nel seno di Maria Vergine per opera dello Spirito santo e si fece uomo.

Il medesimo concetto spiego san Giovanni evangelista, che aveva attinto la conoscenza di questo sublime mistero sul petto del Salvatore. Esposta la natura del Verbo divino con le parole: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio (Jn 1,1), conclude: E il Verbo si fece carne e abito fra noi (ivi 14). Il Verbo appunto, che è una delle ipostasi della natura divina, ha assunto la natura umana in modo che unico fosse l'ipostasi e la persona delle due nature: la divina e l'umana. Sicché la meravigliosa unione delle due nature conservo le azioni e proprietà dell'una e dell'altra; e, secondo la frase del pontefice S. Leone Magno, la sublimazione non annullo l'inferiore natura, come l'assunzione non degrado la superiore (Discorso I, Della Nativ. 2).
 

43. L'opera dell'incarnazione, comune a tutta la Trinità,
è in modo speciale attribuita allo Spirito santo

 
Non dovendosi però trascurare la dilucidazione dei termini, il Parroco insegnerà che se diciamo il Figlio di Dio concepito per virtù dello Spirito santo, non vogliamo asserire che il mistero dell'Incarnazione fu compiuto unicamente da questa Persona della divina Trinità. Se il solo Figlio assunse natura umana, tuttavia tutte e tre le divine Persone, Padre, Figlio e Spirito santo, furono autrici del mistero. E infatti regola imprescindibile della fede cristiana che quanto Dio opera fuori di sé, nel creato, è comune alle tre Persone, delle quali nessuna fa qualcosa più o senza dell'altra.

Solamente questo non può essere comune a tutte: che una Persona proceda dall'altra. Il Figlio infatti è generato solamente dal Padre; lo Spirito santo poi procede dal Padre e dal Figliuolo. Fuori di ciò, le tre Persone compiono insieme, senza alcuna discrepanza, tutto ciò che deriva da esse fuori di loro; e in questa classe di operazioni va collocata l'incarnazione del Figlio di Dio. Ciò nonostante tra le proprietà comuni a tutte e tre le divine Persone, ve n'è di quelle che le sacre Scritture sogliono attribuire all'una o all'altra delle Persone e cioè: il dominio di tutte le cose al Padre, la sapienza al Figlio, l'amore allo Spirito santo. E poiché il mistero della divina incarnazione esprime l'immensa e mirabile benevolenza di Dio verso di noi, essa viene ascritta allo Spirito santo in precipua maniera.

 
44. L'incarnazione di Cristo
implica elementi naturali ed altri soprannaturali

 

Va notato che questo mistero comprende fatti naturali e fatti soprannaturali. Riconosciamo innanzi tutto la natura umana, nel ritenere che il corpo di Gesù Cristo è stato formato dal purissimo sangue della Vergine madre. E proprietà infatti dei corpi di tutti gli uomini l'essere formati dal sangue della madre loro. Ma oltrepassa ogni ordine di natura e ogni capacità di intelligenza umana il fatto che, non appena la beata Vergine, consentendo all'angelico annuncio, pronuncio le parole: Ecco l'ancella del Signore, si faccia di me secondo quanto hai detto (Lc 1,38), immediatamente il corpo santissimo di Gesù Cristo fu formato, e ad esso fu congiunta l'anima razionale, riuscendo nel medesimo istante perfetto Dio e perfetto uomo. Nessuno può revocare in dubbio che si tratti qui di un'originale e stupenda opera dello Spirito santo; poiché nessun corpo puo, secondo il corso normale della natura, essere avvivato da anima umana, prima del tempo prescritto.

Altra circostanza meravigliosa fu questa: non appena l'anima fu unita al corpo, anche la divinità si uni all'uno e all'altro. Perciò appena il corpo fu formato e animato, nel medesimo istante al corpo e all'anima fu congiunta la divinità. Da ciò segue che il Salvatore fu nel medesimo istante perfetto Dio e perfetto uomo; e che la Vergine santissima poté realmente e propriamente essere chiamata Madre di Dio e madre di un uomo, avendo concepito simultaneamente l'Uomo-Dio. L'Angelo le aveva annunciato: Ecco, concepirai nel seno e partorirai un figlio, cui porrai nome Gesù. Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo (Lc 1,31). Cosi veniva in realtà verificata la predizione di Isaia: Una vergine concepirà e partorirà un figliuolo (Is 7,14). Il medesimo evento aveva adombrato Elisabetta quando, ricolma di Spirito santo, conobbe il concepimento del Figlio di Dio ed esclamo: Donde a me questo, che la Madre del Signor mio venga a me? (Lc 1,43).

 
45. Nell'anima di Gesù Cristo fu la pienezza di tutte le grazie; ma Cristo non può esser detto per ciò figlio adottivo di Dio

 
Come il corpo di Gesù Cristo, secondo quanto abbiamo detto, fu formato col sangue purissimo della più illibata tra le vergini, senza intervento alcuno di uomo ma per sola virtù dello Spirito santo, cosi, non appena fu concepito, ebbe l'anima inondata dallo Spirito di Dio e dalla copia dei suoi carismi. Come attesta san Giovanni (Jn 3,34), Dio non conferì a lui lo spirito con parsimonia, come agli altri individui, adornati della santità e della grazia, ma infuse nell'anima sua cosi copioso flusso di carismi, che tutti dobbiamo attingervi (Jn 1,16). Non ci è permesso pero di chiamare Gesù Cristo figlio adottivo di Dio, sebbene abbia ricevuto quello spirito, in virtù del quale i santi conseguono l'adozione di figli di Dio. Essendo Figlio di Dio per natura, non possono in verun modo convenirgli né il dono né il titolo, impliciti nell'adozione.
 
Queste le delucidazioni, che ci è sembrato opportuno presentare intorno al mirabile mistero del divino concepimento. Perché da esse discendano frutti salutari sopra di noi, i fedeli dovranno sopratutto tener presenti alla memoria e scolpiti nel cuore questi punti: che propriamente fu Dio ad assumere la nostra carne, facendosi uomo in una maniera che né la mente può comprendere, né l'umana parola spiegare; e che volle incarnarsi affinché noi uomini ritornassimo figli di Dio. Meditandoli con attenta cura, non tralascino mai di credere e di adorare, con cuore confidente, tutti i misteri racchiusi in questo articolo, astenendosi da ogni curiosa indagine o analisi, che non sarebbero senza grave pericolo.

 
46. Maria Vergine partorì Cristo
 

NACQUE DA MARIA VERGINE. Ecco la seconda parte di questo articolo. Il Parroco la spiegherà con particolare cura, dovendo i fedeli credere non solo che Gesù Cristo fu concepito per virtù dello Spirito santo, ma che nacque da Maria Vergine, dalla quale fu dato alla luce. Quanta intima letizia scaturisca dalla contemplazione di questo mistero fu già indicato dalla voce angelica, che prima reco al mondo la felicissima novella: Eccomi a recarvi l'annunzio di grande allegrezza per tutto il popolo (Lc 2,10). Appare parimente dal cantico della milizia celeste, intonato dagli angeli: Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà (IB 14). Cosi cominciava ad attuarsi la grandiosa promessa di Dio ad Abramo, che dovevano un giorno essere benedette, nel seme suo, tutte le nazioni (Gn 22,18). Infatti Maria, che noi proclamiamo e onoriamo vera Madre di Dio, avendo partorito chi era insieme Dio e uomo, discendeva dal re David.

 
47. Mirabile nascita di Gesù Cristo

 
Come il concepimento di Cristo supera ogni ordine di natura, nella sua natività parimente nulla cogliamo che non sia divino. Nacque Gesù infatti dalla Madre - che cosa si sarebbe mai potuto immaginare di più miracoloso? - senza detrarre alcunché alla materna verginità. Come più tardi egli uscirà dalla tomba chiusa e sigillata, e penetrerà nel luogo dove saranno radunati i discepoli, nonostante le porte serrate (Jn 20,19); o come i raggi del sole, per non uscire dall'ambito del l'esperienza naturale di ogni giorno, attraversano la compatta sostanza del vetro senza romperla o comunque lederla, in maniera molto più sublime Gesù Cristo usci dal seno materno, senza la minima offesa alla dignità verginale della sua Genitrice. Per questo ne celebriamo con lodi giustissime l'incorruttibile e perpetua verginità. Privilegio attuato per virtù dello Spirito santo, che assiste la Madre nel concepimento e nel parto, in modo da conferirle la fecondità, conservandole la permanente integrità verginale.
 

48. Paragone fra Gesù Cristo e Adamo, fra Maria ed Eva
 

L'Apostolo chiama ripetute volte Gesù Cristo nuovo Adamo (1Co 15,21-22) e lo paragona all'antico. In realtà se tutti gli uomini muoiono nel primo, tutti sono richiamati a vita nel secondo. E come Adamo è stato il padre del genere umano nell'ordine di natura, cosi Gesù Cristo è per tutti l'autore della grazia e della gloria (Rm 5,14). Parimente si può stabilire un'analogia fra la Vergine Madre, seconda Eva, e la prima: analogia corrispondente a quella sopra illustrata fra il secondo Adamo, Cristo, e il primo.
 
Avendo creduto alle lusinghe del serpente (Gn 3,6), Eva attiro sul genere umano la maledizione e la morte; avendo Maria creduto all'annuncio dell'Angelo, fece si che la bontà di Dio ridonasse agli uomini benedizione e vita. A causa di Eva nasciamo figli della collera (Ep 2,3); ma da Maria ricevemmo Gesù Cristo, per merito del quale siamo rigenerati come figli della grazia. A Eva fu detto: partorirai figli nel dolore (Gn 3,16); Maria fu esente dalla dura legge, e, salva restando in lei l'integrità della verginale pudicizia, partorì Gesù Cristo figlio di Dio, senza alcun dolore, come sopra abbiamo detto.
 

49. Tipi e profezie dell'incarnazione del Signore
 

Essendo tanto numerose e insigni le meraviglie racchiuse nel concepimento e nella natività, fu opportuno che la divina Provvidenza ne preannunziasse l'avvento con molte immagini e predizioni. I santi Dottori hanno interpretato, come pertinenti a questo mistero, molti passi scritturali. Principalmente hanno inteso come figurativa la porta del santuario, che Ezechiele vide serrata (Ez 49,2); la pietra che, secondo la visione di Daniele (Da 2,34), si stacca, senza intervento umano, dalla montagna e, divenuta a sua volta un alto monte, riempie tutta la terra; la verga di Aronne che, unica tra le verghe dei capi di Israele, miracolosamente fiorisce (Nb 17,8); il roveto infine che Mosè vide ardere, senza consumarsi (Ex 3,2). Del resto l'evangelista narra minutamente la storia della natività di Gesù Cristo (Lc 2), e a noi non conviene insistervi, potendo il Parroco leggerla direttamente.

 
50. L'incarnazione di Gesù Cristo
mirabile esempio di umiltà

 

Il parroco dovrà spiegare assiduo zelo, affinché tali misteri, registrati per nostra istruzione (Rm 15,4), aderiscano intimamente all'intelletto e al cuore dei fedeli. Innanzi tutto, perché il ricordo di cosi segnalato beneficio li spinga a tributarne grazie all'autore Dio; in secondo luogo, perché dinanzi ai loro occhi sia stimolo alla imitazione un cosi meraviglioso esempio di umiltà. Riflettere spesso alla maniera in cui Dio volle umiliarsi per comunicare la propria gloria agli uomini, fino ad assumerne la fragile infermità; meditare la degnazione di un Dio che si fa uomo e pone a servizio dell'uomo quella sua infinita maestà, al cui cenno, secondo la parola biblica, tremano di sbigottimento le colonne del cielo (Jb 26,11); contemplare il mistero della nascita sulla terra di chi è nei cieli adorato dagli angeli, costituiscono senza dubbio l'esercizio più utile ai nostri spiriti, il più efficace per debellare la nostra superbia. Se Dio compi tutto ciò per noi, che cosa non dovremo far noi per obbedirgli? Con quanta prontezza e alacrità d'animo non dovremo noi prediligere e attuare tutti i doveri dell'umiltà!
 
Riflettano i fedeli di quanta salutare dottrina Cristo pargolo ci nutre, prima di articolare parola. Ecco: nasce povero; è respinto dall'albergo; nasce in una miserrima stalla a mezzo inverno. Scrive infatti san Luca: E avvenne che, mentre ivi si trovavano, si compi per lei il tempo del parto e partorì il suo Figlio primogenito; lo fascio e lo pose in una mangiatoia, perché non trovarono posto nell'albergo (Lc 2,6-7). Avrebbe potuto l'evangelista nascondere sotto parole più umili la maestà e la gloria, che riempiono il cielo e la terra? Non dice genericamente che non v'era più posto nell'albergo; ma che non ve n'era per Colui che può dire: Mia è la terra, con quanto contiene (Ps 49,12). Tale testimonianza ha la conferma di un altro evangelista: Venne nella sua proprietà, e i suoi non l'accolsero (Jn 1,11).
 

51. L'Incarnazione manifesta la dignità umana
 

Mentre mediteranno tutto ciò, i fedeli non dimenticheranno che Dio volle sottostare all'umile fragilità della nostra carne, affinché il genere umano fosse innalzato al più alto livello della dignità. Sufficientemente traspare la nobiltà insigne, conferita all'uomo per dono divino, dal fatto che fu uomo Colui che era nel medesimo tempo vero e perfetto Dio. Noi possiamo ormai dire con orgoglio che il Figlio di Dio è ossa e carne nostra; cosa che non possono fare gli spiriti beati. Ha detto l'Apostolo: Ha assunto la natura dei figli di Abramo, non la natura angelica (He 2,16).

 
52. A Gesù Cristo dobbiamo preparare
una dimora nei nostri cuori.

  
Guardiamoci bene dal far si che, per nostra disgrazia, come non trovo posto nell'albergo per nascere, cosi non ne trovi nostri cuori, quando viene per nascervi, non corporalmente, ma spiritualmente. Desidera egli, bramosissimo com'è della nostra salvezza, questa mistica natività. Perciò, come egli si fece uomo, nacque e fu santificato, anzi fu la santità stessa, per virtù dello Spirito santo, in maniera soprannaturale; cosi occorre che noi nasciamo, non da sangue, né da voler di carne, né da voler di uomo, ma da Dio (Jn 1,13); e che dopo ciò procediamo nella vita come creature rinnovate in novità di spirito (Rm 6,4-5 Rm 7,6), custodendo gelosamente quella santità e integrità di mente, che si addicono ad individui rigenerati nello spirito di Dio. Cosi ritrarremo in noi stessi una qualche sembianza di quella concezione e natività del Figlio di Dio, in cui crediamo fermamente e che accogliamo e adoriamo come il mistero che racchiude il capolavoro della sapienza divina (1Co 2,7).

 

 


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