Ester
- Capitolo 1
PRELIMINARI
Sogno
di Mardocheo
[1a]Nel
secondo anno del regno del gran re Assuero, il giorno primo di
Nisan, Mardocheo figlio di Iair, figlio di Simei, figlio di
Kis, della tribù di Beniamino ebbe un sogno. [1b]Era
un Giudeo che abitava nella città di Susa, uomo grande, che
prestava servizio alla corte del re [1c]e proveniva dal
gruppo degli esuli che Nabucodònosor re di Babilonia aveva
deportato da Gerusalemme con Ieconìa re della Giudea. [1d]Questo
era il suo sogno: ecco grida e tumulto, tuoni e terremoto,
agitazione sulla terra. [1e]Ecco due enormi draghi
avanzarono, pronti tutti e due alla lotta, e risuonò potente
il loro sibilo. [1f]Al loro sibilo ogni nazione si
preparò alla guerra, per combattere contro il popolo dei
giusti. [1g]Ecco un giorno di tenebre e di caligine, di
tribolazione e angustia, di malessere e grande agitazione
sulla terra. [1h]Tutta la nazione dei giusti fu
agitata: essi temevano la propria rovina, si prepararono a
perire e gridarono a Dio.[1i]Ma dal loro grido sorse,
come da una piccola fonte, un grande fiume, acque copiose. [1k]Spuntò
la luce e il sole: gli umili furono esaltati e divorarono i
superbi. [1l]Mardocheo allora si svegliò: aveva visto
questo sogno e che cosa Dio aveva deciso di fare; continuava a
ripensarvi entro il suo cuore e cercava di comprenderlo, in
ogni suo particolare, fino a notte.
Complotto
contro il re
[1m]Mardocheo
alloggiava alla corte con Bigtàn e Tères, i due eunuchi del
re che custodivano la corte, [1n]quando udì i loro
ragionamenti e, indagando sui loro disegni, venne a sapere che
quelli si preparavano a mettere le mani sul re Assuero. Allora
ne avvertì il re. [1o]Il re sottopose i due eunuchi a
un interrogatorio: essi confessarono e furono tolti di mezzo. [1p]Poi
il re fece scrivere queste cose nelle cronache e anche
Mardocheo le mise in iscritto. [1q]Il re costituì
Mardocheo funzionario della corte e gli fece regali in
compenso di queste cose. [1r]Ma vi era anche Amàn
figlio di Hammedàta, l'Agaghita, che era potente davanti al
re e cercò il modo di far del male a Mardocheo e al suo
popolo per l'affare dei due eunuchi del re.
I.
ASSUERO E VASTI
Banchetto
di Assuero
[1]Al
tempo di Assuero, di quell'Assuero che regnava dall'India fino
all'Etiopia sopra centoventisette province, [2]in quel
tempo, dunque, il re Assuero che sedeva sul trono del suo
regno nella cittadella di Susa, [3]l'anno terzo del suo
regno fece un banchetto a tutti i suoi principi e ai suoi
ministri. I capi dell'esercito di Persia e di Media, i nobili
e i governatori delle province furono riuniti alla sua
presenza. [4]Dopo aver così mostrato loro le ricchezze
e la gloria del suo regno e il fasto magnifico della sua
grandezza per molti giorni, per centottanta giorni, [5]passati
questi giorni il re fece un altro banchetto di sette giorni,
nel cortile del giardino della reggia, per tutto il popolo che
si trovava nella cittadella di Susa, dal più grande al più
piccolo. [6]Vi erano cortine di lino fine e di porpora
viola, sospese con cordoni di bisso e di porpora rossa ad
anelli d'argento e a colonne di marmo bianco; divani d'oro e
d'argento sopra un pavimento di marmo verde, bianco e di
madreperla e di pietre a colori. [7]Si porgeva da bere
in vasi d'oro di forme svariate e il vino del re era
abbondante, grazie alla liberalità del re. [8]Era dato
l'ordine di non forzare alcuno a bere, poiché il re aveva
prescritto a tutti i maggiordomi che lasciassero fare a
ciascuno secondo la propria volontà.
Il
caso Vasti
[9]Anche
la regina Vasti offrì un banchetto alle donne nella reggia
del re Assuero.
[10]Il
settimo giorno, il re che aveva il cuore allegro per il vino,
ordinò a Meumàn, a Bizzetà, a Carbonà, a Bigtà, ad Abagtà,
a Zetàr e a Carcàs, i sette eunuchi che servivano alla
presenza del re Assuero, [11]che conducessero davanti a
lui la regina Vasti con la corona reale, per mostrare al
popolo e ai capi la sua bellezza; essa infatti era di aspetto
avvenente. [12]Ma la regina Vasti rifiutò di venire,
contro l'ordine che il re aveva dato per mezzo degli eunuchi;
il re ne fu assai irritato e la collera si accese dentro di
lui. [13]Allora il re interrogò i sapienti,
conoscitori dei tempi. - Poiché gli affari del re si
trattavano così, alla presenza di quanti conoscevano la legge
e il diritto, [14]e i più vicini a lui erano Carsenà,
Setàr, Admàta, Tarsìs, Mères, Marsenà e Memucàn, sette
capi della Persia e della Media che erano suoi consiglieri e
sedevano ai primi posti nel regno. - [15]Domandò
dunque: «Secondo la legge, che cosa si deve fare alla regina
Vasti che non ha eseguito l'ordine datole dal re Assuero per
mezzo degli eunuchi?». [16]Memucàn rispose alla
presenza del re e dei principi: «La regina Vasti ha mancato
non solo verso il re, ma anche verso tutti i capi e tutti i
popoli che sono nelle province del re Assuero. [17]Perché
quello che la regina ha fatto si saprà da tutte le donne e le
indurrà a disprezzare i propri mariti; esse diranno: Il re
Assuero aveva ordinato che si conducesse alla sua presenza la
regina Vasti ed essa non vi è andata. [18]Da ora
innanzi le principesse di Persia e di Media che sapranno il
fatto della regina ne parleranno a tutti i principi del re e
ne verranno insolenze e irritazioni all'eccesso. [19]Se
così sembra bene al re, venga da lui emanato un editto reale
da scriversi fra le leggi di Persia e di Media, sicché
diventi irrevocabile, per il quale Vasti non potrà più
comparire alla presenza del re Assuero e il re conferisca la
dignità di regina ad un'altra migliore di lei. [20]Quando
l'editto emanato dal re sarà conosciuto nell'intero suo regno
per quanto è vasto, tutte le donne renderanno onore ai loro
mariti dal più grande al più piccolo». [21]La cosa
parve buona al re e ai principi. Il re fece come aveva detto
Memucàn: [22]mandò lettere a tutte le province del
regno, a ogni provincia secondo il suo modo di scrivere e ad
ogni popolo secondo la sua lingua; perché ogni marito fosse
padrone in casa sua e potesse parlare a suo arbitrio.
Ester
- Capitolo 2
II.
MARDOCHEO ED ESTER
Ester
diventa regina
[1]Dopo
queste cose, quando la collera del re si fu calmata, egli si
ricordò di Vasti, di ciò che essa aveva fatto e di quanto
era stato deciso a suo riguardo. [2]Allora quelli che
stavano al servizio del re dissero: «Si cerchino per il re
fanciulle vergini e d'aspetto avvenente; [3]stabilisca
il re in tutte le province del suo regno commissari, i quali
radunino tutte le fanciulle vergini e belle nella reggia di
Susa, nella casa delle donne, sotto la sorveglianza di Egài,
eunuco del re e guardiano delle donne, che darà loro quanto
è necessario per abbigliarsi; [4]la fanciulla che
piacerà al re diventerà regina al posto di Vasti». La cosa
piacque al re e così si fece. [5]Ora nella cittadella
di Susa c'era un Giudeo chiamato Mardocheo, figlio di Iair,
figlio di Simei, figlio di un Beniaminita, [6]che era
stato deportato da Gerusalemme fra quelli condotti in esilio
con Ieconìa re di Giuda da Nabucodònosor re di Babilonia. [7]Egli
aveva allevato Hadàssa, cioè Ester, figlia di un suo zio,
perché essa era orfana di padre e di madre. La fanciulla era
di bella presenza e di aspetto avvenente; alla morte del padre
e della madre, Mardocheo l'aveva presa come propria figlia. [8]Quando
l'ordine del re e il suo editto furono divulgati e un gran
numero di fanciulle venivano radunate nella cittadella di Susa
sotto la sorveglianza di Egài, anche Ester fu presa e
condotta nella reggia, sotto la sorveglianza di Egài,
guardiano delle donne. [9]La fanciulla piacque a Egài
ed entrò nelle buone grazie di lui; egli si preoccupò di
darle il necessario per l'abbigliamento e il vitto; le diede
sette ancelle scelte nella reggia e assegnò a lei e alle sue
ancelle l'appartamento migliore nella casa delle donne. [10]Ester
non aveva detto nulla né del suo popolo né della sua
famiglia, perché Mardocheo le aveva proibito di parlarne. [11]Mardocheo
tutti i giorni passeggiava davanti al cortile della casa delle
donne per sapere se Ester stava bene e che cosa succedeva di
lei. [12]Quando veniva il turno per una fanciulla di
andare dal re Assuero alla fine dei dodici mesi prescritti
alle donne per i loro preparativi, sei mesi per profumarsi con
olio di mirra e sei mesi con aromi e altri cosmetici usati
dalle donne, [13]la fanciulla andava dal re e poteva
portare con sé dalla casa delle donne alla reggia quanto
chiedeva. [14]Vi andava la sera e la mattina seguente
passava nella seconda casa delle donne, sotto la sorveglianza
di Saasgàz, eunuco del re e guardiano delle concubine. Poi
non tornava più dal re a meno che il re la desiderasse ed
essa fosse richiamata per nome. [15]Quando arrivò per
Ester figlia di Abicàil, zio di Mardocheo, che l'aveva
adottata per figlia, il turno di andare dal re, essa non
domandò se non quello che le fu indicato da Egài, eunuco del
re e guardiano delle donne. Ester attirava la simpatia di
quanti la vedevano. [16]Ester fu dunque condotta presso
il re Assuero nella reggia il decimo mese, cioè il mese di
Tebèt, il settimo anno del suo regno. [17]Il re amò
Ester più di tutte le altre donne ed essa trovò grazia e
favore agli occhi di lui più di tutte le altre vergini. Egli
le pose in testa la corona regale e la fece regina al posto di
Vasti. [18]Poi il re fece un gran banchetto a tutti i
principi e ai ministri, che fu il banchetto di Ester; concesse
un giorno di riposo alle province e fece doni con munificenza
regale.
Mardocheo
e Aman
[19]Ora
la seconda volta che si radunavano le fanciulle, Mardocheo
aveva stanza alla porta del re. [20]Ester, secondo
l'ordine che Mardocheo le aveva dato, non aveva detto nulla né
della sua famiglia né del suo popolo poiché essa faceva
quello che Mardocheo le diceva, come quando era sotto la sua
tutela. [21]In quei giorni, quando Mardocheo aveva
stanza alla porta del re, Bigtàn e Tères, due eunuchi del re
e tra i custodi della soglia, irritati contro il re Assuero,
cercarono il modo di mettere le mani sulla persona del re. [22]La
cosa fu risaputa da Mardocheo, che avvertì la regina Ester ed
Ester ne parlò al re in nome di Mardocheo. [23]Fatta
investigazione e scoperto il fatto, i due eunuchi furono
impiccati a un palo. E la cosa fu registrata nel libro delle
cronache, alla presenza del re.
Ester
- Capitolo 3
[1]In
seguito, il re Assuero promosse Amàn figlio di Hammedàta, l'Agaghita,
alla più alta dignità e pose il suo seggio al di sopra di
quelli di tutti i prìncipi che erano con lui. [2]Tutti
i ministri del re, che stavano alla porta del re, piegavano il
ginocchio e si prostravano davanti ad Amàn, perché così
aveva ordinato il re a suo riguardo. Ma Mardocheo non piegava
il ginocchio né si prostrava. [3]I ministri del re che
stavano alla porta del re dissero a Mardocheo: «Perché
trasgredisci l'ordine del re?». [4]Ma, sebbene glielo
ripetessero tutti i giorni, egli non dava loro ascolto. Allora
quelli riferirono la cosa ad Amàn, per vedere se Mardocheo
avrebbe insistito nel suo atteggiamento, perché aveva detto
loro che era un Giudeo. [5]Amàn vide che Mardocheo non
s'inginocchiava né si prostrava davanti a lui e ne fu pieno
d'ira; [6]ma disdegnò di metter le mani addosso
soltanto a Mardocheo, poiché gli avevano detto a quale popolo
Mardocheo apparteneva. Egli si propose di distruggere il
popolo di Mardocheo, tutti i Giudei che si trovavano in tutto
il regno d'Assuero.
III.
I GIUDEI MINACCIATI
Decreto
di sterminio dei Giudei
[7]Il
primo mese, cioè il mese di Nisan, il decimosecondo anno del
re Assuero, si gettò il pur, cioè la sorte, alla
presenza di Amàn, per la scelta del giorno e del mese. La
sorte cadde sul tredici del decimosecondo mese, chiamato Adàr.
[8]Allora Amàn disse al re Assuero: «Vi è un popolo
segregato e anche disseminato fra i popoli di tutte le
province del tuo regno, le cui leggi sono diverse da quelle di
ogni altro popolo e che non osserva le leggi del re; non
conviene quindi che il re lo tolleri. [9]Se così piace
al re, si ordini che esso sia distrutto; io farò passare
diecimila talenti d'argento in mano agli amministratori del
re, perché siano versati nel tesoro reale». [10]Allora
il re si tolse l'anello di mano e lo diede ad Amàn, l'Agaghita,
figlio di Hammedàta e nemico dei Giudei. [11]Il re
disse ad Amàn: «Il denaro sia per te: al popolo fà pure
quello che ti sembra bene». [12]Il tredici del primo
mese furono chiamati i segretari del re e fu scritto, seguendo
in tutto gli ordini di Amàn, ai satrapi del re e ai
governatori di ogni provincia secondo il loro modo di scrivere
e ad ogni popolo nella sua lingua. Lo scritto fu redatto in
nome del re Assuero e sigillato con il sigillo reale. [13]Questi
documenti scritti furono spediti per mezzo di corrieri in
tutte le province del re, perché si distruggessero, si
uccidessero, si sterminassero tutti i Giudei, giovani e
vecchi, bambini e donne, in un medesimo giorno, il tredici del
decimosecondo mese, cioè il mese di Adàr, e si
saccheggiassero i loro beni.
[13a]Questa
è la copia della lettera:
«Il
grande re Assuero ai governatori delle centoventisette
province dall'India all'Etiopia e ai capidistretto loro
subordinati scrive quanto segue:
[13b]Essendo
io alla testa di molte nazioni e avendo l'impero di tutto il
mondo, non esaltato dall'orgoglio del potere, ma governando
sempre con moderazione e con dolcezza, ho deciso di rendere
sempre indisturbata la vita dei sudditi, di assicurare un
regno tranquillo e sicuro fino alle frontiere e di far
rifiorire la pace sospirata da tutti gli uomini.
[13c]Avendo
io chiesto ai miei consiglieri come tutto questo possa essere
attuato, Amàn, distinto presso di noi per prudenza, segnalato
per inalterata devozione e sicura fedeltà ed elevato alla
seconda dignità del regno, [13d]ci ha avvertiti che in
mezzo a tutte le stirpi che vi sono nel mondo si è mescolato
un popolo ostile, diverso nelle sue leggi da ogni altra
nazione, che trascura sempre i decreti del re, così da
impedire l'assetto dell'impero da noi irreprensibilmente
diretto.
[13e]Considerando
dunque che questa nazione è l'unica ad essere in continuo
contrasto con ogni essere umano, differenziandosi per uno
strano tenore di leggi, e che, malintenzionata contro i nostri
interessi, compie le peggiori malvagità e riesce di ostacolo
alla stabilità del regno, [13f]abbiamo ordinato che le
persone a voi segnalate nei rapporti scritti da Amàn,
incaricato dei nostri interessi e per noi un secondo padre,
tutte, con le mogli e i figli, siano radicalmente sterminate
per mezzo della spada dei loro avversari, senz'alcuna pietà né
perdono, il quattordici del decimosecondo mese, cioè Adàr; [13g]perché
questi nostri oppositori di ieri e di oggi, precipitando
violentemente negli inferi in un sol giorno, ci assicurino per
l'avvenire un governo completamente stabile e indisturbato».
[14]Una
copia dell'editto, che doveva essere promulgato in ogni
provincia, fu resa nota a tutti i popoli, perché si tenessero
pronti per quel giorno. [15]I corrieri partirono in
tutta fretta per ordine del re e il decreto fu promulgato
subito nella cittadella di Susa. Mentre il re e Amàn stavano
a gozzovigliare, la città di Susa era costernata.
Ester
- Capitolo 4
Mardocheo
ed Ester vogliono scongiurare il pericolo
[1]Quando
Mardocheo seppe quanto era stato fatto, si stracciò le vesti,
si coprì di sacco e di cenere e uscì in mezzo alla città,
mandando alte e amare grida; [2]venne fin davanti alla
porta del re, ma a nessuno che fosse coperto di sacco era
permesso di entrare per la porta del re. [3]In ogni
provincia, dovunque giungevano l'ordine del re e il suo
editto, ci fu gran desolazione fra i Giudei: digiuno, pianto,
lutto e a molti servirono di letto il sacco e la cenere. [4]Le
ancelle di Ester e i suoi eunuchi vennero a riferire la cosa e
la regina ne fu molto angosciata; mandò vesti a Mardocheo,
perché se le mettesse e si togliesse di dosso il sacco, ma
egli non le accettò. [5]Allora Ester chiamò Atàch,
uno degli eunuchi che il re aveva messo al suo servizio, e lo
incaricò di andare da Mardocheo per domandare che cosa era
avvenuto e perché si comportava così. [6]Atàch si
recò da Mardocheo sulla piazza della città davanti alla
porta del re. [7]Mardocheo gli narrò quanto gli era
accaduto e gli indicò la somma di denaro che Amàn aveva
promesso di versare al tesoro reale per far distruggere i
Giudei; [8]gli diede anche una copia dell'editto
promulgato a Susa per il loro sterminio, perché lo mostrasse
a Ester, la informasse di tutto e le ordinasse di presentarsi
al re per domandargli grazia e per intercedere in favore del
suo popolo. [8a]«Ricordati - le fece dire - dei giorni
della tua povertà, quando eri nutrita dalla mia mano; perché
Amàn, il secondo in dignità dopo il re, ha parlato contro di
noi per farci mettere a morte. Invoca il Signore, parla al re
in nostro favore e liberaci dalla morte!». [9]Atàch
ritornò da Ester e le riferì le parole di Mardocheo. [10]Ester
ordinò ad Atàch di riferire a Mardocheo: [11]«Tutti
i ministri del re e il popolo delle sue province sanno che se
qualcuno, uomo o donna, entra dal re nell'atrio interno, senza
essere stato chiamato, in forza di una legge uguale per tutti,
deve essere messo a morte, a meno che il re non stenda verso
di lui il suo scettro d'oro, nel qual caso avrà salva la
vita. Quanto a me, sono gia trenta giorni che non sono stata
chiamata per andare dal re». [12]Le parole di Ester
furono riferite a Mardocheo [13]e Mardocheo fece dare
questa risposta a Ester: «Non pensare di salvare solo te
stessa fra tutti i Giudei, per il fatto che ti trovi nella
reggia. [14]Perché se tu in questo momento taci, aiuto
e liberazione sorgeranno per i Giudei da un altro luogo; ma tu
perirai insieme con la casa di tuo padre. Chi sa che tu non
sia stata elevata a regina proprio in previsione d'una
circostanza come questa?». [15]Allora Ester fece
rispondere a Mardocheo: [16]«Và, raduna tutti i
Giudei che si trovano a Susa: digiunate per me, state senza
mangiare e senza bere per tre giorni, notte e giorno; anch'io
con le ancelle digiunerò nello stesso modo; dopo entrerò dal
re, sebbene ciò sia contro la legge e, se dovrò perire,
perirò!». [17]Mardocheo se ne andò e fece quanto
Ester gli aveva ordinato.
Preghiera
di Mardocheo
[17a]Poi
pregò il Signore, ricordando tutte le sue gesta, e disse:
[17b]«Signore,
Signore re, sovrano dell'universo, tutte le cose sono
sottoposte al tuo potere e nessuno può opporsi a te nella tua
volontà di salvare Israele.
[17c]Tu
hai fatto il cielo e la terra e tutte le meraviglie che si
trovano sotto il firmamento. Tu sei il Signore di tutte le
cose e nessuno può resistere a te, Signore.
[17d]Tu
conosci tutto; tu sai, Signore, che non per orgoglio, non per
superbia né per vanagloria ho fatto il gesto di non
prostrarmi davanti al superbo Amàn, perché avrei anche
baciato la pianta dei suoi piedi per la salvezza d'Israele.
[17e]Ma
ho fatto ciò per non porre la gloria di un uomo al di sopra
della gloria di Dio; non mi prostrerò mai davanti a nessuno
se non davanti a te, che sei il mio Signore, e non farò così
per superbia.
[17f]Ora,
Signore Dio, Re, Dio di Abramo, risparmia il tuo popolo! Perché
mirano a distruggerci e bramano di far perire quella che è la
tua eredità dai tempi antichi.
[17g]Non
trascurare la porzione che per te stesso hai liberato dal
paese d'Egitto. [17h]Ascolta la mia preghiera e sii
propizio alla tua eredità; cambia il nostro lutto in gioia,
perché vivi possiamo cantare inni al tuo nome, Signore, e non
lasciare scomparire la bocca di quelli che ti lodano».
[17i]Tutti
gli Israeliti gridavano con tutta la forza, perché la morte
stava davanti ai loro occhi.
Preghiera
di Ester
[17k]Anche
la regina Ester cercò rifugio presso il Signore, presa da
un'angoscia mortale. Si tolse le vesti di lusso e indossò gli
abiti di miseria e di lutto; invece dei superbi profumi si
riempì la testa di ceneri e di immondizie. Umiliò molto il
suo corpo e con i capelli sconvolti si muoveva dove prima era
abituata agli ornamenti festivi. Poi supplicò il Signore e
disse: [17l]«Mio Signore, nostro re, tu sei l'unico!
Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso se
non te, perché un grande pericolo mi sovrasta.
[17m]Io
ho sentito fin dalla mia nascita, in seno alla mia famiglia,
che tu, Signore, hai scelto Israele da tutte le nazioni e i
nostri padri da tutti i loro antenati come tua eterna eredità,
e hai fatto loro secondo quanto avevi promesso. [17n]Ora
abbiamo peccato contro di te e ci hai messi nelle mani dei
nostri nemici, per aver noi dato gloria ai loro dei. Tu sei
giusto, Signore!
[17o]Ma
ora non si sono accontentati dell'amarezza della nostra
schiavitù, hanno anche posto le mani sulle mani dei loro
idoli, giurando di abolire l'oracolo della tua bocca, di
sterminare la tua eredità, di chiudere la bocca di quelli che
ti lodano e spegnere la gloria del tuo tempio e il tuo altare,
[17p]di aprire invece la bocca delle nazioni a lodare
gli idoli vani e a proclamare per sempre la propria
ammirazione per un re di carne.
[17q]Non
consegnare, Signore, il tuo scettro a dei che neppure
esistono. Non abbiano a ridere della nostra caduta; ma volgi
contro di loro questi loro progetti e colpisci con un castigo
esemplare il primo dei nostri persecutori.
[17r]Ricordati,
Signore; manifèstati nel giorno della nostra afflizione e a
me dà coraggio, o re degli dei e signore di ogni autorità. [17s]Metti
nella mia bocca una parola ben misurata di fronte al leone e
volgi il suo cuore all'odio contro colui che ci combatte, allo
sterminio di lui e di coloro che sono d'accordo con lui.
[17t]Quanto
a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché
sono sola e non ho altri che te, Signore!
[17u]Tu
hai conoscenza di tutto e sai che io odio la gloria degli empi
e detesto il letto dei non circoncisi e di qualunque
straniero. [17v]Tu sai che mi trovo nella necessità,
che detesto l'emblema della mia fastosa posizione che cinge il
mio capo nei giorni in cui devo fare comparsa; lo detesto come
un panno immondo e non lo porto nei giorni in cui mi tengo
appartata. [17x]La tua serva non ha mangiato alla
tavola di Amàn né ha onorato il banchetto del re né bevuto
il vino delle libazioni. [17y]La tua serva da quando ha
cambiato condizione fino ad oggi, non ha gioito di nulla, se
non di te, Signore, Dio di Abramo.
[17z]Dio,
che su tutti eserciti la forza, ascolta la voce dei disperati
e liberaci dalla mano dei malvagi; libera me dalla mia
angoscia!».
Ester
- Capitolo 5
Ester
si presenta al re
[1]Il
terzo giorno, quando ebbe finito di pregare, ella si tolse le
vesti da schiava e si coprì di tutto il fasto del suo grado. [1a]Divenuta
così splendente di bellezza, dopo aver invocato il Dio che
veglia su tutti e li salva, prese con sé due ancelle. Su di
una si appoggiava con apparente mollezza, mentre l'altra la
seguiva tenendo sollevato il mantello di lei. [1b]Appariva
rosea nello splendore della sua bellezza e il suo viso era
gioioso, come pervaso d'amore, ma il suo cuore era stretto
dalla paura. [1c]Attraversate una dopo l'altra tutte le
porte, si trovò alla presenza del re. Egli era seduto sul
trono regale, vestito di tutti gli ornamenti maestosi delle
sue comparse, tutto splendente di oro e di pietre preziose, e
aveva un aspetto molto terribile. [1d]Alzò il viso
splendente di maestà e guardò in un accesso di collera. La
regina si sentì svenire, mutò il suo colore in pallore e
poggiò la testa sull'ancella che l'accompagnava. [1e]Ma
Dio volse a dolcezza lo spirito del re ed egli, fattosi
ansioso, balzò dal trono, la prese fra le braccia,
sostenendola finché non si fu ripresa, e andava confortandola
con parole rasserenanti, dicendole: [1f]«Che c'è,
Ester? Io sono tuo fratello; fatti coraggio, tu non devi
morire. Il nostro ordine riguarda solo la gente comune.
Avvicinati!». [2]Alzato lo scettro d'oro, lo posò sul
collo di lei, la baciò e le disse: «Parlami!». [2a]Gli
disse: «Ti ho visto, signore, come un angelo di Dio e il mio
cuore si è agitato davanti alla tua gloria. Perché tu sei
meraviglioso, signore, e il tuo volto è pieno d'incanto». [2b]Ma
mentre parlava, cadde svenuta; il re s'impressionò e tutta la
gente del suo seguito cercava di rianimarla. [3]Allora
il re le disse: «Che vuoi, Ester, qual è la tua richiesta?
Fosse pure metà del mio regno, l'avrai!». [4]Ester
rispose: «Se così piace al re, venga oggi il re con Amàn al
banchetto che gli ho preparato». [5]Il re disse: «Convocate
subito Amàn, per far ciò che Ester ha detto». Il re andò
dunque con Amàn al banchetto che Ester aveva preparato.
[6]Il
re disse a Ester, mentre si beveva il vino: «Qual è la tua
richiesta? Ti sarà concessa. Che desideri? Fosse anche la metà
del regno, sarà fatto!». [7]Ester rispose: «Ecco la
mia richiesta e quel che desidero: [8]se ho trovato
grazia agli occhi del re e se piace al re di concedermi quello
che chiedo e di soddisfare il mio desiderio, venga il re con
Amàn anche domani al banchetto che io preparerò loro e io
risponderò alla domanda del re».
[9]Amàn
quel giorno uscì lieto e con il cuore contento, ma quando
vide alla porta del re Mardocheo che non si alzava né si
muoveva per lui, fu preso d'ira contro Mardocheo. [10]Tuttavia
Amàn si trattenne, andò a casa e mandò a chiamare i suoi
amici e Zeres sua moglie. [11]Amàn parlò loro della
magnificenza delle sue ricchezze, del gran numero dei suoi
figli, di quanto il re aveva fatto per renderlo grande e come
l'aveva innalzato sopra i capi e i ministri del re. [12]Aggiunse:
«Anche la regina Ester non ha invitato con il re nessun altro
se non me al banchetto che ha dato; anche per domani sono
invitato da lei con il re. [13]Ma tutto questo non mi
basta, fin quando io vedrò Mardocheo, il Giudeo, restar
seduto alla porta del re». [14]Allora sua moglie Zeres
e tutti i suoi amici gli dissero: «Si prepari un palo alto
cinquanta cubiti e tu domani mattina dì al re che vi sia
impiccato Mardocheo; poi và pure contento al banchetto con il
re». La cosa piacque ad Amàn che fece preparare il palo.
Ester
- Capitolo 6
IV.
RIVINCITA DEI GIUDEI
Smacco
di Aman
[1]Quella
notte il re non poteva prendere sonno. Allora ordinò che gli
si portasse il libro delle memorie, le cronache, e ne fu fatta
la lettura alla presenza del re. [2]Vi si trovò
scritto che Mardocheo aveva denunciato Bigtàn e Tères, i due
eunuchi del re tra i custodi della soglia, i quali avevano
cercato di porre le mani sulla persona del re Assuero. [3]Allora
il re chiese: «Che si è fatto per dare a Mardocheo onore e
grandezza in premio di questo?». I giovani che servivano il
re risposero: «Non s'è fatto nulla per lui». [4]Il
re disse: «Chi c'è nell'atrio?». Appunto Amàn era venuto
nell'atrio esterno della reggia per dire al re di impiccare
Mardocheo al palo che egli aveva preparato per lui. [5]I
giovani servi del re gli risposero: «Ecco c'è Amàn
nell'atrio». Il re disse: «Entri!». [6]Amàn entrò
e il re gli disse: «Che si deve fare a un uomo che il re
voglia onorare?». Amàn pensò: «Chi mai vorrebbe il re
onorare, se non me?». [7]Amàn rispose al re: «Per
l'uomo che il re vuole onorare, [8]si prenda la veste
reale che suole indossare il re e il cavallo che suole
cavalcare il re e sulla sua testa sia posta una corona reale; [9]si
consegni la veste e il cavallo a uno dei principi più nobili
del re; si rivesta di quella veste l'uomo che il re vuole
onorare, gli si faccia percorrere a cavallo le vie della città
e si gridi davanti a lui: Ciò avviene all'uomo che il re
vuole onorare». [10]Allora il re disse ad Amàn: «Presto,
prendi la veste e il cavallo, come hai detto, e fà così a
Mardocheo il Giudeo che si trova alla porta del re; non
tralasciar nulla di quello che hai detto». [11]Amàn
prese la veste e il cavallo, rivestì della veste Mardocheo,
gli fece percorrere a cavallo le vie della città e gridava
davanti a lui: «Ciò avviene all'uomo che il re vuole onorare».
[12]Poi Mardocheo tornò alla porta del re, ma Amàn
andò subito a casa, tutto aggrondato e con il capo velato. [13]Amàn
raccontò a sua moglie Zeres e a tutti i suoi amici quanto gli
era accaduto. I suoi consiglieri e sua moglie Zeres gli
dissero: «Se Mardocheo, davanti al quale tu hai cominciato a
decadere, è della stirpe dei Giudei, tu non potrai nulla
contro di lui, anzi soccomberai del tutto davanti a lui».
Aman
al banchetto di Ester
[14]Essi
stavano ancora parlando con lui, quando giunsero gli eunuchi
del re, i quali si affrettarono a condurre Amàn al banchetto
che Ester aveva preparato.
Ester
- Capitolo 7
[1]Il
re e Amàn andarono dunque al banchetto con la regina Ester. [2]Il
re anche questo secondo giorno disse a Ester, mentre si beveva
il vino: «Qual è la tua richiesta, regina Ester? Ti sarà
concessa. Che desideri? Fosse anche la metà del regno, sarà
fatto!». [3]Allora la regina Ester rispose: «Se ho
trovato grazia ai tuoi occhi, o re, e se così piace al re, la
mia richiesta è che mi sia concessa la vita e il mio
desiderio è che sia risparmiato il mio popolo. [4]Perché
io e il mio popolo siamo stati venduti per essere distrutti,
uccisi, sterminati. Ora, se fossimo stati venduti per
diventare schiavi e schiave, avrei taciuto; ma il nostro
avversario non potrebbe riparare al danno fatto al re con la
nostra morte». [5]Subito il re Assuero disse alla
regina Ester: «Chi è e dov'è colui che ha pensato di fare
una cosa simile?». [6]Ester rispose: «L'avversario,
il nemico, è quel malvagio di Amàn». Allora Amàn fu preso
da terrore alla presenza del re e della regina. [7]Il
re incollerito si alzò dal banchetto e uscì nel giardino
della reggia, mentre Amàn rimase per chiedere la grazia della
vita alla regina Ester, perché vedeva bene che da parte del
re la sua rovina era decisa. [8]Poi tornò dal giardino
della reggia nel luogo del banchetto; intanto Amàn si era
prostrato sul divano sul quale si trovava Ester. Allora il re
esclamò: «Vuole anche far violenza alla regina, davanti a
me, in casa mia?». Non appena questa parola fu uscita dalla
bocca del re, posero un velo sulla faccia di Amàn. [9]Carbonà,
uno degli eunuchi, disse alla presenza del re: «Ecco, è
stato perfino rizzato in casa di Amàn un palo alto cinquanta
cubiti, che Amàn ha fatto preparare per Mardocheo, il quale
aveva parlato per il bene del re». Il re disse: «Impiccatevi
lui!». [10]Così Amàn fu impiccato al palo che aveva
preparato per Mardocheo. E l'ira del re si calmò.
Ester
- Capitolo 8
Il
favore reale passa ai Giudei
[1]In
quello stesso giorno il re Assuero diede alla regina Ester la
casa di Amàn, nemico dei Giudei. Mardocheo si presentò al
re, al quale Ester aveva dichiarato il rapporto di parentela
che egli aveva con lei. [2]Il re si tolse l'anello che
aveva fatto ritirare ad Amàn e lo diede a Mardocheo. Ester
affidò a Mardocheo l'amministrazione della casa che era stata
di Amàn. [3]Poi Ester parlò di nuovo alla presenza
del re, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con le lacrime
agli occhi d'impedire gli effetti della malvagità di Amàn l'Agaghita
e l'attuazione dei piani che aveva preparato contro i Giudei. [4]Allora
il re stese lo scettro d'oro verso Ester; Ester si alzò,
rimase in piedi davanti al re [5]e disse: «Se così
piace al re, se io ho trovato grazia ai suoi occhi, se la cosa
gli par giusta e se io gli sono gradita, si scriva per
revocare i documenti scritti, macchinazione di Amàn figlio di
Hammedàta, l'Agaghita, in cui si ordina di far perire i
Giudei che sono in tutte le province del re. [6]Perché
come potrei io resistere al vedere la sventura che colpirebbe
il mio popolo? Come potrei resistere al vedere la distruzione
della mia stirpe?». [7]Allora il re Assuero disse alla
regina Ester e a Mardocheo, il Giudeo: «Ecco, ho dato a Ester
la casa di Amàn e questi è stato impiccato al palo, perché
aveva voluto stendere la mano sui Giudei. [8]Scrivete
dunque come vi parrà meglio, nel nome del re, e sigillate con
l'anello reale, perché ciò che è scritto in nome del re e
sigillato con l'anello reale è irrevocabile». [9]Senza
perdere tempo il ventitrè del terzo mese, cioè il mese di
Sivan, furono convocati i segretari del re e fu scritto,
seguendo in tutto l'ordine di Mardocheo, ai Giudei, ai
satrapi, ai governatori e ai capi delle centoventisette
province, dall'India all'Etiopia, a ogni provincia secondo il
suo modo di scrivere, a ogni popolo nella sua lingua e ai
Giudei secondo il loro modo di scrivere e nella loro lingua. [10]Fu
dunque scritto in nome del re Assuero, si sigillarono i
documenti con l'anello reale e si mandarono per mezzo di
corrieri a cavallo, che cavalcavano corsieri reali, figli di
cavalle di razza. [11]Con questi scritti il re dava
facoltà ai Giudei, in qualunque città si trovassero, di
radunarsi e di difendere la loro vita, di distruggere,
uccidere, sterminare, compresi i bambini e le donne, tutta la
gente armata, di qualunque popolo e di qualunque provincia,
che li assalisse, e di saccheggiare i loro beni; [12]e
ciò in un medesimo giorno in tutte le province del re
Assuero: il tredici del decimosecondo mese, cioè il mese di
Adàr.
Decreto
di riabilitazione
[12a]Quanto
segue è la copia della lettera relativa a queste cose:
[12b]«Il
grande re Assuero ai governatori delle centoventisette
satrapie dall'India all'Etiopia e a quelli che hanno a cuore i
nostri interessi, salute.
[12c]Molti
uomini, quanto più spesso vengono onorati dalla più larga
generosità dei benefattori, tanto più s'inorgogliscono e non
solo cercano di fare il male ai nostri sudditi, ma incapaci di
frenare la loro superbia, tramano insidie anche contro i loro
benefattori. [12d]Non solo cancellano la riconoscenza
dal cuore degli uomini, ma esaltati dallo strepito spavaldo di
chi ignora il bene, si lusingano di sfuggire a Dio, che tutto
vede, e alla sua giustizia che odia il male.
[12e]Spesso
poi accadde a molti costituiti in autorità che, per aver
affidato a certi amici la responsabilità degli affari
pubblici e per aver subìto la loro influenza, divennero con
essi responsabili del sangue innocente, con disgrazia senza
rimedio; [12f]perché i falsi ragionamenti di nature
perverse avevano sviato l'incontaminata buona fede dei
governanti.
[12g]Questo
si può vedere non tanto nelle storie più antiche a cui
abbiamo accennato, quanto piuttosto badando alle iniquità
perpetrate da quella peste che sono coloro i quali senza
merito esercitano il potere.
[12h]Provvederemo
per l'avvenire ad assicurare a tutti gli uomini un regno
indisturbato e pacifico, [12i]operando cambiamenti
opportuni e giudicando sempre con la più equa fermezza gli
affari che ci vengono posti sotto gli occhi.
[12k]Così
è il caso di Amàn figlio di Hammedàta, il Macedone, il
quale estraneo, per la verità, al sangue persiano e ben
lontano dalla nostra bontà, accolto come ospite presso di
noi, [12l]aveva tanto approfittato dell'amicizia che
professiamo verso qualunque nazione, da essere proclamato
nostro padre e da costituire la seconda personalità nel
regno, venendo da tutti onorato con la prostrazione. [12m]Ma
non reggendo al peso della sua superbia, egli si adoperò per
privare noi del potere e della vita [12n]e con falsi e
tortuosi argomenti richiese la pena di morte per il nostro
salvatore e in ogni circostanza benefattore Mardocheo, per
l'irreprensibile consorte del nostro regno Ester e per tutto
il loro popolo. [12o]Pensava infatti per questa via di
sorprenderci nell'isolamento e di trasferire l'impero dei
Persiani ai Macedoni.
[12p]Ora
noi troviamo che questi Giudei, da quell'uomo tre volte
scellerato destinati allo sterminio, non sono malfattori, ma
si reggono con leggi giustissime, [12q]sono figli del
Dio altissimo, massimo, vivente, il quale in favore nostro e
dei nostri antenati dirige il regno nella migliore floridezza.
[12r]Farete dunque bene a non tener conto delle lettere
scritte mandate da Amàn, figlio di Hammedàta, perché
costui, che ha perpetrato tali cose, è stato impiccato ad un
palo con tutta la sua famiglia alle porte di Susa, giusto
castigo datogli velocemente da Dio, signore di tutti gli
eventi.
[12s]Esposta
invece una copia della presente lettera in ogni luogo,
permettete ai Giudei di valersi con tutta sicurezza delle loro
leggi e prestate loro man forte per respingere coloro che
volessero assalirli nel giorno della persecuzione, cioè il
tredici del decimosecondo mese chiamato Adàr.
[12t]Infatti
questo giorno, invece di segnare la rovina della stirpe
eletta, Dio, signore di ogni cosa, lo ha loro cambiato in
giorno di gioia.
[12u]Quanto
a voi, Giudei, tra le vostre feste commemorative celebrate
questo giorno insigne con ogni sorta di banchetti, perché, e
ora e in avvenire, sia ricordo di salvezza per noi e per i
Persiani benevoli, per quelli invece che ci insidiano sia
ricordo della loro perdizione.
[12v]Ogni
città e più generalmente ogni località che non agirà
secondo queste disposizioni, sarà inesorabilmente messa a
ferro e fuoco; non soltanto agli uomini sarà resa
inaccessibile, ma anche alle fiere e agli uccelli resterà
odiosissima per tutti i tempi».
[13]Una
copia dell'editto che doveva essere promulgato in ogni
provincia, fu resa nota a tutti i popoli, perché i Giudei si
tenessero pronti per quel giorno a vendicarsi dei loro nemici.
[14]Così i corrieri sui cavalli reali partirono
premurosi e stimolati dal comando del re, mentre il decreto
veniva subito promulgato nella cittadella di Susa. [15]Mardocheo
si allontanò dal re con una veste reale di porpora viola e di
lino bianco, con una grande corona d'oro e un manto di bisso e
di porpora rossa; la città di Susa gridava di gioia ed era in
festa. [16]Per i Giudei vi era luce, letizia,
esultanza, onore. [17]In ogni provincia, in ogni città,
dovunque giungevano l'ordine del re e il suo decreto, vi era
per i Giudei gioia ed esultanza, banchetti e feste. Molti
appartenenti ai popoli del paese si fecero Giudei, perché il
timore dei Giudei era piombato su di loro.
Ester
- Capitolo 9
Il
grande giorno di Purim
[1]Il
decimosecondo mese, cioè il mese di Adàr, il tredici del
mese, quando l'ordine del re e il suo decreto dovevano essere
eseguiti, il giorno in cui i nemici dei Giudei speravano di
averli in loro potere, avvenne invece tutto il contrario;
poiché i Giudei ebbero in mano i loro nemici. [2]I
Giudei si radunarono nelle loro città, in tutte le province
del re Assuero, per aggredire quelli che cercavano di fare
loro del male; nessuno potè resistere loro, perché il timore
dei Giudei era piombato su tutti i popoli. [3]Tutti i
capi delle province, i satrapi, i governatori e quelli che
curavano gli affari del re diedero man forte ai Giudei, perché
il timore di Mardocheo si era impadronito di essi. [4]Perché
Mardocheo era grande nella reggia e per tutte le province si
diffondeva la fama di quest'uomo; Mardocheo cresceva sempre in
potere. [5]I Giudei dunque colpirono tutti i nemici,
passandoli a fil di spada, uccidendoli e sterminandoli; fecero
dei nemici quello che vollero. [6]Nella cittadella di
Susa i Giudei uccisero e sterminarono cinquecento uomini [7]e
misero a morte Parsandàta, Dalfòn, Aspàta, [8]Poràta,
Adalià, Aridàta, [9]Parmàsta, Arisài, Aridài e
Vaizàta, [10]i dieci figli di Amàn figlio di Hammedàta,
il nemico dei Giudei, ma non si diedero al saccheggio. [11]Quel
giorno stesso il numero di quelli che erano stati uccisi nella
cittadella di Susa fu portato a conoscenza del re. [12]Il
re disse alla regina Ester: «Nella cittadella di Susa i
Giudei hanno ucciso, hanno sterminato cinquecento uomini e i
dieci figli di Amàn; che avranno mai fatto nelle altre
province del re? Ora che chiedi di più? Ti sarà dato. Che
altro desideri? Sarà fatto!». [13]Allora Ester disse:
«Se così piace al re, sia permesso ai Giudei che sono a Susa
di fare anche domani quello che era stato decretato per oggi;
siano impiccati al palo i dieci figli di Amàn». [14]Il
re ordinò che così fosse fatto. Il decreto fu promulgato a
Susa. I dieci figli di Amàn furono appesi al palo. [15]I
Giudei che erano a Susa si radunarono ancora il quattordici
del mese di Adàr e uccisero a Susa trecento uomini; ma non si
diedero al saccheggio. [16]Anche gli altri Giudei che
erano nelle province del re si radunarono, difesero la loro
vita e si misero al sicuro dagli attacchi dei nemici; uccisero
settantacinquemila di quelli che li odiavano, ma non si
diedero al saccheggio. [17]Questo avvenne il tredici
del mese di Adàr; il quattordici si riposarono e ne fecero un
giorno di banchetto e di gioia. [18]Ma i Giudei che
erano a Susa si radunarono il tredici e il quattordici di quel
mese; il quindici si riposarono e ne fecero un giorno di
banchetto e di gioia. [19]Perciò i Giudei della
campagna, che abitano in città non circondate da mura, fanno
del quattordici del mese di Adàr un giorno di gioia, di
banchetto e di festa, nel quale si mandano regali gli uni gli
altri.
[19a]Invece
gli abitanti delle grandi città celebrano come giorno di
allegra festività il quindici di Adàr, mandando regali ai
vicini.
V.
LA FESTA DI PURIM
Istituzione
ufficiale della festa di Purim
[20]Mardocheo
scrisse questi avvenimenti e mandò lettere a tutti i Giudei
che erano in tutte le province del re Assuero, vicini e
lontani, [21]per stabilire che ogni anno celebrassero
il quattordici e il quindici del mese di Adàr, [22]perché
giorni nei quali i Giudei ebbero tregua dagli attacchi dei
nemici e il mese in cui il loro dolore era stato mutato in
gioia, il loro lutto in festa, e perché facessero di questi
giorni giorni di banchetto e di gioia, nei quali si mandassero
regali scambievolmente e si facessero doni ai poveri. [23]I
Giudei si impegnarono a continuare quello che avevano gia
cominciato a fare e che Mardocheo aveva loro prescritto. [24]Amàn
infatti, il figlio di Hammedàta l'Agaghita, il nemico di
tutti i Giudei, aveva tramato contro i Giudei per distruggerli
e aveva gettato il pur, cioè la sorte, per confonderli
e farli perire; [25]ma quando Ester si fu presentata al
re, questi ordinò con documenti scritti che la scellerata
trama di Amàn contro i Giudei fosse fatta ricadere sul capo
di lui e che egli e i suoi figli fossero impiccati al palo. [26]Perciò
quei giorni furono chiamati Purim dalla parola pur.
Secondo tutto il contenuto di quella lettera, in seguito a
quanto avevano visto a questo proposito ed era loro avvenuto, [27]i
Giudei stabilirono e presero per sé, per la loro stirpe e per
quanti si sarebbero aggiunti a loro, l'impegno inviolabile di
celebrare ogni anno quei due giorni, secondo le disposizioni
di quello scritto e alla data fissata. [28]Questi
giorni devono essere commemorati e celebrati di generazione in
generazione, in ogni famiglia, in ogni provincia, in ogni città;
questi giorni di Purim non devono cessare mai di essere
celebrati fra i Giudei e il loro ricordo non dovrà mai
cancellarsi fra i loro discendenti. [29]La regina Ester
figlia di Abicàil e il giudeo Mardocheo scrissero con ogni
autorità per dar valore a questa loro seconda lettera
relativa ai Purim. [30]Si mandarono lettere a
tutti i Giudei nelle centoventisette province del regno di
Assuero, con parole di saluto e di fedeltà, [31]per
stabilire questi giorni di Purim nelle loro date
precise, come li avevano ordinati il giudeo Mardocheo e la
regina Ester e come essi stessi li avevano stabiliti per sé e
per i loro discendenti, in occasione del loro digiuno e della
loro invocazione. [32]Un ordine di Ester stabilì le
circostanze di questi Purim e fu scritto in un libro.
Ester
- Capitolo 10
Elogio
di Mardocheo
[1]Il
re Assuero impose un tributo al continente e alle isole del
mare. [2]Quanto poi a tutti i fatti concernenti la
potenza e il valore di Mardocheo e quanto alla completa
descrizione della sua grandezza e della sua elevazione da
parte del re, sono cose scritte nel libro delle cronache dei
re di Media e di Persia. [3]Infatti il giudeo Mardocheo
era il secondo dopo il re Assuero: grande fra i Giudei e amato
dalla moltitudine dei suoi fratelli, cercava il bene del suo
popolo e parlava in favore della prosperità di tutta la sua
stirpe.
[3a]Mardocheo
disse: «Queste cose sono avvenute per opera di Dio. [3b]Mi
ricordo infatti del sogno che avevo visto intorno a questi
fatti e nessuno di essi è stato tralasciato: [3c]la
piccola sorgente che divenne un fiume, la luce che spuntò, il
sole e l'acqua copiosa. Questo fiume è Ester che il re ha
sposata e costituita regina. [3d]I due draghi siamo io
e Amàn. [3e]Le nazioni sono quelle che si sono
coalizzate per distruggere il nome dei Giudei. [3f]La
mia nazione è Israele, quelli cioè che avevano gridato a Dio
e furono salvati. Sì, il Signore ha salvato il suo popolo, ci
ha liberato da tutti questi mali e Dio ha operato segni e
prodigi grandi quali mai erano avvenuti tra le nazioni. [3g]In
tal modo egli ha stabilito due sorti, una per il popolo di Dio
e una per tutte le nazioni. [3h]Queste due sorti si
sono realizzate nell'ora, nel momento e nel giorno stabilito
dal giudizio di Dio e in mezzo a tutte le nazioni. [3i]Dio
si è allora ricordato del suo popolo e ha reso giustizia alla
sua eredità. [3k]Questi giorni del mese di Adàr, il
quattordici e il quindici del mese, saranno celebrati con
adunanza, gioia e letizia davanti a Dio, di generazione in
generazione per sempre nel suo popolo Israele».
Nota
sulla traduzione greca del libro
[3l]Nell'anno
quarto di Tolomeo e di Cleopatra, Dositeo, che diceva di
essere sacerdote e levita, e Tolomeo suo figlio, portarono in
Egitto la presente lettera sui Purim, affermando che si
trattava della lettera autentica tradotta da Lisimaco, figlio
di Tolomeo, uno dei residenti in Gerusalemme.
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