Capitoli
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Giuditta
- Capitolo 1
I.
LA CAMPAGNA DI OLOFERNE
Nabucodonosor
e Arpacsad
[1]Nell'anno
decimosecondo del regno di Nabucodònosor, che regnava sugli
Assiri nella grande città di Ninive, Arpacsàd regnava sui
Medi in Ecbàtana. [2]Questi edificò intorno a Ecbàtana
mura con pietre tagliate nella misura di tre cubiti di
larghezza e sei cubiti di lunghezza, portando l'altezza del
muro a settanta cubiti e la larghezza a cinquanta cubiti. [3]Costruì
alle porte della città le torri murali alte cento cubiti e
larghe alla base sessanta cubiti; [4]costruì le porte
portandole fino all'altezza di settanta cubiti: la larghezza
di ciascuna era di quaranta cubiti, per il passaggio
dell'esercito dei suoi forti e l'uscita in parata dei suoi
fanti. [5]In quel periodo di tempo il re Nabucodònosor
mosse guerra al re Arpacsàd nella grande pianura, cioè nella
piana che si trova nel territorio di Ragau. [6]Ma si
schierarono a fianco di costui tutti gli abitanti delle
montagne e quelli della zona dell'Eufrate, del Tigri e dell'Idaspe
e gli abitanti della pianura di Arioch, re degli Elamiti. Così
molte genti si trovarono adunate in aiuto ai figli di Cheleud.
[7]Allora Nabucodònosor re degli Assiri spedì
messaggeri a tutti gli abitanti della Persia e a tutti gli
abitanti delle regioni occidentali: a quelli della Cilicia e
di Damasco, del Libano e dell'Antilibano e a tutti gli
abitanti della fascia litoranea [8]e a quelli che
appartenevano alle popolazioni del Carmelo e di Gàlaad, della
Galilea superiore e della grande pianura di Esdrelon; [9]a
tutti gli abitanti della Samaria e delle sue città, a quelli
che stavano oltre il Giordano fino a Gerusalemme, Batane,
Chelus e Cades e al torrente d'Egitto, nonchè a Tafni, a
Ramesse e a tutto il paese di Gessen, [10]fino a
comprendere la regione al di sopra di Tanis e Menfi, e ancora
a tutti gli abitanti dell'Egitto sino ai confini dell'Etiopia.
[11]Ma gli abitanti di tutte queste regioni
disprezzarono l'invito di Nabucodònosor re degli Assiri e non
lo seguirono nella guerra, perché non avevano alcun timore di
lui, che agli occhi loro era come un uomo qualunque. Essi
respinsero i suoi messaggeri a mani vuote e con disonore. [12]Allora
Nabucodònosor si accese di sdegno terribile contro tutte
queste regioni e giurò per il suo trono e per il suo regno
che avrebbe fatto sicura vendetta, devastando con la spada i
paesi della Cilicia, di Damasco e della Siria, tutte le
popolazioni della terra di Moab, gli Ammoniti, tutta la Giudea
e tutti gli abitanti dell'Egitto fino al limite dei due mari.
Campagna
contro Arpacsad
[13]Quindi
marciò con l'esercito contro il re Arpacsàd nel
diciassettesimo anno, e prevalse su di lui in battaglia,
travolgendo l'esercito di Arpacsàd con tutta la sua
cavalleria e tutti i suoi carri. [14]S'impadronì delle
sue città, giunse fino a Ecbàtana e ne espugnò le torri, ne
saccheggiò le piazze e ne mutò lo splendore in ludibrio. [15]Poi
sorprese Arpacsàd sui monti di Ragau, lo trafisse con le sue
lance e lo tolse di mezzo in quel giorno. [16]Fece
quindi ritorno a Ninive con tutto l'esercito eterogeneo, che
era una moltitudine infinita di guerrieri e si fermò là,
egli e il suo esercito, per centoventi giorni dandosi a
divertimenti e banchetti.
Giuditta
- Capitolo 2
Campagna
occidentale
[1]Nell'anno
decimottavo, il giorno ventidue del primo mese, nel palazzo di
Nabucodònosor re degli Assiri, fu discusso un piano di
vendetta contro tutta la terra, come aveva annunziato. [2]Radunò
tutti i suoi ministri e i suoi dignitari, tenne con loro
consiglio segreto ed espose compiutamente con la sua parola
tutta la perfidia di quelle regioni. [3]Essi decisero
che si dovesse punire con la distruzione chiunque non si era
allineato con l'ordine da lui emanato. [4]Quando ebbe
finito la consultazione, Nabucodònosor re degli Assiri chiamò
Oloferne, generale supremo del suo esercito, che teneva il
secondo posto dopo di lui, e gli disse: [5]«Questo
dice il gran re, il signore di tutta la terra: Ecco tu uscirai
come mio luogotenente e prenderai con te uomini valorosi:
centoventimila fanti e un contingente di dodicimila cavalli
con i loro cavalieri; [6]quindi muoverai contro tutti i
paesi di occidente, perché quelle regioni hanno disobbedito
al mio comando. [7]A costoro ordinerai di preparare la
terra e l'acqua, perché con collera piomberò su di loro e
coprirò la terra con i piedi del mio esercito e li metterò
in suo potere per il saccheggio. [8]Quelli di loro che
cadranno colpiti riempiranno le loro valli e ogni torrente e
fiume sarà pieno dei loro cadaveri fino a straripare; [9]i
loro prigionieri li spingerò fino agli estremi di tutta la
terra. [10]Tu dunque và e occupa per me tutto il loro
paese e, quando si saranno arresi a te, li terrai a mia
disposizione fino al giorno del loro castigo. [11]Quanto
ai ribelli, non abbia il tuo occhio compassione di destinarli
alla morte e alla devastazione in tutto il territorio. [12]Come
è vero che vivo io e vive la potenza del mio regno, questo ho
detto e questo farò di mia mano. [13]Da parte tua bada
di non trasgredire alcuna parola del tuo signore, ma eseguisci
esattamente ciò che ti ho comandato e non indugiare a
tradurre in atto i comandi». [14]Oloferne uscì dalla
corte del suo signore e convocò i comandanti, gli strateghi e
gli ufficiali dell'esercito assiro; [15]quindi scelse e
contò gli uomini per le sue formazioni, come gli aveva
comandato il suo signore, in numero di centoventimila, più
dodicimila arcieri a cavallo, [16]e li ordinò come si
usa inquadrare la truppa per la guerra. [17]Prese poi
cammelli e asini e muli in dotazione alle truppe, in numero
grandissimo, e ancora pecore e buoi e capre in quantità
innumerevole per il loro vettovagliamento. [18]Provvide
ancora razioni in abbondanza per ciascun uomo e gran
rifornimento d'oro e d'argento dal tesoro del re. [19]Partirono
dunque lui e tutte le sue truppe per iniziare la spedizione e
precedere il re Nabucodònosor e ricoprire la terra
occidentale con i loro carri e i cavalieri e la fanteria
scelta. [20]Si unì anche a loro una moltitudine varia,
numerosa come le cavallette e come la polvere del suolo, che
non si poteva affatto contare per la grande quantità.
Tappe
dell'esercito di Oloferne
[21]Mossero
da Ninive camminando tre giorni in direzione della pianura di
Bectilet e si accamparono a distanza di Bectilet vicino al
monte che sta sulla sinistra della Cilicia superiore. [22]Di
là, muovendo tutto il suo esercito, fanti e cavalli e carri,
Oloferne si diresse verso la montagna. [23]Quindi
devastò Fud e Lud e depredò i figli di Rassis e gli
Ismaeliti, che abitavano lungo il deserto a mezzogiorno di
Cheleon. [24]In seguito passò l'Eufrate, attraversò
la Mesopotamia e demolì le città che s'innalzavano sul
torrente Abrona e nel territorio fino al mare. [25]Poi
invase i paesi della Cilicia, sterminò quanti gli si
opponevano e venne nella regione di Iafet verso mezzogiorno
alle frontiere dell'Arabia. [26]Accerchiò anche tutti
i Madianiti e appiccò il fuoco ai loro attendamenti e depredò
il loro bestiame. [27]Proseguendo, scese verso la
pianura di Damasco nei giorni della mietitura del grano, diede
fuoco a tutti i loro campi e votò allo sterminio i loro
greggi e armenti, saccheggiò le loro città, devastò le loro
campagne e passò a fil di spada tutti i giovani. [28]Allora
si sparse la paura e il terrore di lui fra tutte le
popolazioni della costa, su quelle che si trovavano in Sidòne
e in Tiro, fra gli abitanti di Sur e Okina, su tutte le genti
di Iemnaan, e anche gli abitanti di Asdòd e Ascalon ne ebbero
grande terrore.
Giuditta
- Capitolo 3
[1]Perciò
gli inviarono messaggeri con proposte di pace: [2]«Ecco,
ci mettiamo davanti a te noi, figli del gran re Nabucodònosor;
fà di noi quanto ti piacerà. [3]Ecco le nostre case e
tutto il nostro territorio e tutti i campi di grano, i greggi
e gli armenti e tutto il bestiame dei nostri attendamenti sono
a tua disposizione perché tu ne faccia quel che vuoi. [4]Anche
le nostre città e quanti vi abitano, ecco sono tuoi servi,
vieni e trattale come ti piacerà». [5]Si presentarono
di fatto ad Oloferne quegli uomini e si espressero con lui su
questo tono. [6]Egli scese allora con il suo esercito
lungo la costa e pose presidi nelle fortezze, poi prelevò da
esse uomini scelti come ausiliari. [7]Quelle
popolazioni con tutto il paese circostante lo accolsero con
corone e danze e suono di timpani. [8]Ma egli demolì
tutti i loro templi e tagliò i boschi sacri, perché aveva
ordine di distruggere tutti gli dei della terra, in modo che
tutti i popoli adorassero solo Nabucodònosor e tutte le
lingue e le tribù lo acclamassero come dio. [9]Poi
giunse in vista di Esdrelon, vicino a Dotain, che è di fronte
alle grandi montagne della Giudea. [10]Essi si
accamparono fra Gebe e Scitopoli e Oloferne rimase là un mese
intero per raccogliere tutto il bottino delle sue truppe.
Giuditta
- Capitolo 4
Allarme
in Giudea
[1]Quando
gli Israeliti che abitavano in tutta la Giudea sentirono per
fama quanto Oloferne, il comandante supremo di Nabucodònosor,
aveva fatto agli altri popoli e come aveva messo a sacco tutti
i loro templi e li aveva votati allo sterminio, [2]furono
presi da indescrivibile terrore all'avanzarsi di lui e furono
costernati a causa di Gerusalemme e del tempio del Signore,
loro Dio. [3]Oltre tutto, essi erano tornati da poco
dalla prigionia e di recente tutto il popolo si era radunato
in Giudea; erano stati consacrati gli arredi sacri e l'altare
e il tempio dopo la profanazione. [4]Perciò spedirono
messaggeri in tutto il territorio della Samaria, a Kona, a
Bet-Coron, a Belmain, a Gerico e ancora a Choba, ad Aisora e
alle strette di Salem, [5]e disposero di occupare in
anticipo le cime dei monti più alti, di circondare di mura i
villaggi di quelle zone e di raccogliere vettovaglie in
preparazione alla guerra, tanto più che nelle loro campagne
era appena terminata la mietitura. [6]Inoltre Ioakìm,
sommo sacerdote in Gerusalemme in quel periodo di tempo,
scrisse agli abitanti di Betulia e Betomestaim, situata di
fronte a Esdrelon all'imbocco della pianura che si stende
vicino a Dotain, [7]ordinando loro di occupare i
valichi dei monti, perché di là si apriva la via d'ingresso
alla Giudea e sarebbe stato facile arrestarli al valico, dove
erano obbligati per la strettezza del passaggio a procedere
tutti a due a due. [8]Gli Israeliti fecero come aveva
loro ordinato il sommo sacerdote Ioakìm e il consiglio degli
anziani di tutto il popolo d'Israele, che si trovava a
Gerusalemme.
Le
grandi suppliche
[9]Nello
stesso tempo ogni Israelita levò il suo grido a Dio con
fervida insistenza e tutti si umiliarono con grande impegno. [10]Essi
con le mogli e i bambini, i loro armenti e ogni ospite e
mercenario e i loro schiavi si cinsero di sacco i fianchi. [11]Ogni
uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in
Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il
capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti
al Signore. [12]Ricoprirono di sacco anche l'altare e
alzarono il loro grido al Dio di Israele tutt'insieme senza
interruzione, supplicando che i loro figli non venissero
abbandonati allo sterminio, le loro mogli alla schiavitù, le
città di loro eredità alla distruzione, il santuario alla
profanazione e al ludibrio in mano alle genti. [13]Il
Signore porse l'orecchio al loro grido e volse lo sguardo alla
loro tribolazione, mentre il popolo digiunava da molti giorni
in tutta la Giudea e in Gerusalemme davanti al santuario del
Signore onnipotente. [14]Ioakìm sommo sacerdote e
tutti gli altri sacerdoti che stavano davanti al Signore e
tutti i ministri del culto divino, con i fianchi cinti di
sacco, offrivano l'olocausto perenne, i sacrifici votivi e le
offerte volontarie del popolo. [15]Avevano cosparso di
cenere i loro turbanti e invocavano a piena voce il Signore,
perché provvedesse benignamente a tutta la casa di Israele.
Giuditta
- Capitolo 5
Consiglio
di guerra nell'accampamento di Oloferne
[1]Fu
riferito intanto ad Oloferne, comandante supremo dell'esercito
di Assur, che gli Israeliti si preparavano alla guerra e
avevano bloccato i passi montani, avevano fortificato tutte le
sommità dei monti e avevano disposto ostacoli nelle pianure. [2]Egli
montò in gran furore e convocò tutti i capi di Moab e gli
strateghi di Ammon e tutti i satrapi delle regioni marittime, [3]e
disse loro: «Spiegatemi un pò, voi figli di Canaan, che
popolo è questo che dimora sui monti e come sono le città
che egli abita, quanti sono gli effettivi del suo esercito,
dove risiede la loro forza e il loro vigore, chi si è messo
alla loro testa come re e condottiero del loro esercito [4]e
perché hanno rifiutato di venire incontro a me a differenza
di tutte le popolazioni dell'occidente». [5]Gli
rispose Achior, condottiero di tutti gli Ammoniti: «Ascolti
bene il mio signore la risposta dalle labbra del suo servo: io
riferirò la verità sul conto di questo popolo, che sta su
queste montagne vicino al luogo ove risiedi, né uscirà
menzogna dalla bocca del suo servo. [6]Questo popolo si
compone di discendenti dei Caldei. [7]Essi si
trasferirono dapprima nella Mesopotamia, perché non vollero
seguire gli dei dei loro padri che si trovavano nel paese dei
Caldei. [8]Essi avevano abbandonato la tradizione dei
loro padri e avevano adorato il Dio del cielo, quel Dio che
essi avevano conosciuto; perciò li avevano scacciati dalla
presenza dei loro dei ed essi si erano rifugiati in
Mesopotamia e furono là per molto tempo. [9]Ma il loro
Dio comandò loro di uscire dal paese che li ospitava e venire
nel paese di Canaan. Qui infatti si stabilirono e si
arricchirono di oro e di argento e di bestiame in gran numero.
[10]Poi scesero in Egitto, perché la fame aveva invaso
tutto il paese di Canaan, e vi rimasero come stranieri finché
trovarono da vivere. Là divennero anche una moltitudine
imponente, tanto che non si poteva contare la loro
discendenza. [11]Ma si alzò contro di loro il re
dell'Egitto che li sfruttò nella preparazione dei mattoni e
perciò furono umiliati e trattati come schiavi. [12]Essi
alzarono suppliche al loro Dio e questi percosse tutto il
paese d'Egitto con castighi ai quali non c'era rimedio. Perciò
gli Egiziani li mandarono via dal loro paese. [13]Dio
asciugò il Mare Rosso davanti a loro [14]e li guidò
per la via del Sinai e di Cadesbarne; essi eliminarono quanti
risiedevano nel deserto. [15]Poi dimorarono nel paese
degli Amorrei e sterminarono con la loro forza gli abitanti di
Esebon; quindi passarono il Giordano e si insediarono in tutte
quelle montagne. [16]Scacciarono davanti a loro il
Cananeo, il Perizzita, il Gebuseo, Sichem e tutti i Gergesei e
abitarono nel loro territorio per molti anni. [17]In
realtà fin quando non peccavano contro il loro Dio erano
nella prosperità, perché il Dio che è con loro odia il
male. [18]Quando invece si allontanarono dagli
ordinamenti che egli aveva loro imposti, furono terribilmente
sconfitti in molte guerre e condotti prigionieri in paese
straniero, il tempio del loro Dio fu raso al suolo e le loro
città caddero in potere dei loro nemici. [19]Ora
appunto, riconciliati con il loro Dio, hanno fatto ritorno dai
luoghi dove erano stati dispersi, hanno ripreso possesso di
Gerusalemme, dove è il loro santuario, e si sono stabiliti
sulle montagne, che prima erano deserte. [20]Ora, mio
sovrano e signore, se vi è qualche aberrazione in questo
popolo perché ha peccato contro il suo Dio, se cioè ci
accorgiamo che c'è in mezzo a loro questo inciampo, avanziamo
e diamo loro battaglia. [21]
Se invece non c'è alcuna trasgressione nella loro gente, il
mio signore passi oltre, perché il Signore, che è il loro
Dio, non si faccia loro scudo e noi diveniamo oggetto di
scherno al cospetto di tutta la terra». [22] Ecco
appena Achior cessò di pronunziare queste parole, tutta la
turba che circondava la tenda e stazionava intorno, alzò un
mormorio, mentre gli ufficiali di Oloferne e tutti gli
abitanti della costa e i Moabiti proponevano di ucciderlo. [23]
«Non avremo certo paura degli Israeliti, dicevano; vedete che
è un popolo nel quale non ci sono esercito né forze armate
per un valido schieramento. [24] Dunque avanziamo
presto e saranno pascolo di tutto il tuo esercito, o
sovrano Oloferne».
Giuditta
- Capitolo 6
Achior
è consegnato agli Israeliti
[1]Quando
si fu calmata l'agitazione degli uomini che presenziavano
tutt'intorno al convegno, parlò Oloferne, comandante supremo
dell'esercito di Assur, rivolgendosi ad Achior alla presenza
di tutta quell'assemblea di stranieri e a tutti i Moabiti: [2]«Chi
sei tu, Achior, e i mercenari di Efraim, per profetare in
mezzo a noi come hai fatto oggi e suggerire di non combattere
il popolo d'Israele, perché il loro Dio li proteggerà
dall'alto? E che altro dio c'è se non Nabucodònosor? Questi
invierà la sua forza e li sterminerà dalla terra, né servirà
il loro Dio a liberarli. [3]Saremo noi suoi servi a
spazzarli via come un sol uomo, perché non potranno sostenere
l'impeto dei nostri cavalli. [4]Li bruceremo in casa
loro, i loro monti s'inebrieranno del loro sangue, i loro
campi si colmeranno dei loro cadaveri, né potrà resistere la
pianta dei loro piedi davanti a noi, ma saranno tutti
distrutti. Questo dice Nabucodònosor, il signore di tutta la
terra: così ha parlato e le sue parole non potranno essere
smentite. [5]Quanto a te, Achior, mercenario di Ammon,
che hai detto queste cose nel giorno della tua sventura, non
vedrai più la mia faccia da oggi fino a quando farò vendetta
di questa razza che viene dall'Egitto. [6]Allora il
ferro dei miei soldati e la numerosa schiera dei miei ministri
trapasserà i tuoi fianchi e tu cadrai fra i loro cadaveri,
quando io tornerò a vederti. [7]I miei servi ora ti
esporranno sulla montagna e ti porranno in una delle città
sul percorso; [8]non morirai finché non sarai
sterminato con loro. [9]Ma se speri in cuor tuo che
essi non saranno presi, non sia il tuo aspetto così depresso.
Ho detto: nessuna mia parola andrà a vuoto».
[10]Allora
Oloferne diede ordine ai suoi servi, che erano di turno nella
sua tenda, di prendere Achior, di esporlo vicino a Betulia e
di abbandonarlo nelle mani degli Israeliti. [11]I suoi
servi lo presero e lo condussero fuori dell'accampamento in
aperta campagna, lo menarono dal mezzo della pianura verso la
montagna e si trovarono presso le fonti che erano sotto
Betulia. [12]Quando gli uomini della città li scorsero
sulla cresta del monte, presero le armi e uscirono dalla città
dirigendosi verso la cresta. Tutti i frombolieri occuparono i
sentieri di accesso e si misero a lanciare pietre su di loro. [13]Quelli
ridiscesero al riparo del monte, legarono Achior e lo
abbandonarono gettandolo a terra alle falde del monte, quindi
fecero ritorno al loro signore. [14]Gli Israeliti
scesero dalla loro città, si avvicinarono a lui, lo
slegarono, lo condussero in Betulia e lo presentarono ai capi
della città, [15]che in quel tempo erano Ozia figlio
di Mica della tribù di Simeone, Cabri figlio di Gotonièl e
Carmi figlio di Melchièl. [16]Radunarono subito tutti
gli anziani della città e tutti i giovani e le donne
accorsero al luogo del raduno. Posero Achior in mezzo a tutta
quell'adunanza e Ozia lo interrogò sull'accaduto. [17]Quegli
riferì loro le parole del consiglio di Oloferne e tutto il
discorso che Oloferne aveva pronunziato in mezzo ai capi degli
Assiri e quanto aveva detto superbamente contro il popolo
d'Israele. [18]Allora tutto il popolo si prostrò ad
adorare Dio e alzò queste suppliche: [19]«Signore,
Dio del cielo, guarda la loro superbia, abbi pietà
dell'umiliazione della nostra stirpe e accogli benigno in
questo giorno la presenza di coloro che sono consacrati a te».
[20]Poi confortarono Achior e gli rivolsero parole di
gran lode; [21]Ozia da parte sua lo accolse dopo
l'adunanza nella sua casa e offrì un banchetto a tutti gli
anziani; per tutta quella notte invocarono l'aiuto del Dio
d'Israele.
Giuditta
- Capitolo 7
II.
L'ASSEDIO DI BETULIA
Campagna
contro Israele
[1]Il
giorno dopo, Oloferne diede ordine a tutto l'esercito e a
tutta la moltitudine di coloro che erano venuti come suoi
alleati, di iniziare l'azione contro Betulia, occupando le vie
d'accesso alla montagna e attaccando battaglia contro gli
Israeliti. [2]In quel giorno effettivamente ogni uomo
valido fra loro si pose in marcia. Il loro esercito si
componeva di centosettantamila fanti e dodicimila cavalieri,
senza contare gli addetti ai servizi e molti altri uomini che
erano a piedi con loro, in numero ingente. [3]Essi si
accamparono nella valle vicina a Betulia oltre la sorgente,
allargandosi dalla zona sopra Dotain fino a Belbaim ed
estendendosi da Betulia fino a Kiamon, che è di fronte a
Esdrelon. [4]Gli Israeliti, quando videro la loro
moltitudine, rimasero molto costernati e si dicevano l'un
l'altro: «Ora costoro inghiottiranno tutta la terra, né i
monti più alti, né le valli profonde, né i colli potranno
resistere al loro peso». [5]Ognuno prese la sua
armatura e, accesi i fuochi sulle torri, stettero in guardia
tutta quella notte. [6]Il giorno seguente Oloferne fece
uscire tutta la cavalleria contro il fronte degli Israeliti
che erano in Betulia, [7]osservò le vie di accesso
alla loro città, ispezionò le sorgenti d'acqua e le occupò
e, dopo avervi posto attorno guarnigioni di uomini armati,
fece ritorno tra la sua gente. [8]Allora gli si
avvicinarono tutti gli Idumei e tutti i capi del popolo di
Moab e gli strateghi della costa e gli dissero: [9]«Voglia
ascoltare il signor nostro una parola, perché siano evitati
inconvenienti nel tuo esercito. [10]Questo popolo non
si affida alle sue lance, ma all'altezza dei monti, sui quali
essi si sono appostati, e certo non è facile arrivare sulle
creste dei loro monti. [11]Quindi, signore, non
attaccare costoro come si usa nella battaglia campale e non
cadrà un sol uomo del tuo esercito. [12]Rimani fermo
nel tuo accampamento avendo buona cura di ogni uomo del tuo
esercito: intanto i tuoi gregari vadano ad occupare la
sorgente dell'acqua che sgorga alla radice del monte, [13]perché
di là attingono tutti gli abitanti di Betulia; vedrai che la
sete li farà morire e verranno alla resa della loro città.
Noi e la nostra gente saliremo sulle vicine alture dei monti e
ci apposteremo su di esse e staremo a guardia per non lasciare
uscire dalla città alcun uomo. [14]Così cadranno
sfiniti dalla fame essi, le loro donne, i loro figli e, prima
che la spada arrivi su di loro, saranno stesi sulle piazze fra
le loro case. [15]Avrai così reso loro un terribile
contraccambio perché si sono ribellati e non hanno voluto
venire incontro a te con intenzioni pacifiche». [16]Piacque
questo discorso ad Oloferne e a tutti i suoi ministri e diede
ordine che si facesse come avevano proposto. [17]Si
mosse quindi il reparto dei Moabiti e cinquemila Assiri con
loro, si accamparono nella valle e occuparono gli acquedotti e
le sorgenti d'acqua degli Israeliti. [18]A loro volta
gli Idumei e gli Ammoniti, con dodicimila Assiri, salirono e
si appostarono sulla montagna di fronte a Dotain. Spinsero
anche contingenti dei loro a meridione e a oriente di fronte a
Egrebel, che si trova vicino a Chus, situata sul torrente
Mochmur. Il rimanente esercito degli Assiri restò accampato
nella pianura ricoprendo tutta l'estensione del terreno. Le
tende e gli equipaggiamenti costituivano una massa imponente,
perché essi erano in realtà una turba immensa.
[19]Allora
gli Israeliti alzarono suppliche al Signore loro Dio, con
l'animo in preda all'abbattimento, perché da ogni parte li
avevano circondati i nemici e non c'era modo di passare in
mezzo a loro. [20]Il campo degli Assiri al completo,
fanti, carri e cavalli, rimase fermo tutt'attorno per
trentaquattro giorni e venne a mancare a tutti gli abitanti di
Betulia ogni riserva d'acqua. [21]Anche le cisterne
erano vuote e non potevano più bere a sazietà un giorno
solo, perché distribuivano da bere in quantità razionata. [22]Incominciarono
i bambini a cadere sfiniti, le donne e i ragazzi venivano meno
per la sete e cadevano nelle piazze della città e nei
passaggi delle porte e ormai non rimaneva più in loro alcuna
energia. [23]Allora tutto il popolo si radunò presso
Ozia e i capi della città, con giovani, donne e fanciulli, e
alzarono grida e dissero davanti a tutti gli anziani: [24]«Sia
giudice il Signore tra voi e noi, perché voi ci avete recato
un grave danno rifiutando di proporre la pace agli Assiri. [25]Ora
non c'è più nessuno che ci possa aiutare, perché Dio ci ha
venduti in balìa di costoro per essere abbattuti davanti a
loro dalla sete e da terribili mali. [26]Ormai
chiamateli e consegnate la città intera per il saccheggio al
popolo di Oloferne e a tutto il suo esercito. [27]E'
meglio per noi esser loro preda; diventeremo certo loro
schiavi, ma potremo vivere e non vedremo con i nostri occhi la
morte dei nostri bambini, né le donne e i nostri figli
esalare l'ultimo respiro. [28]Chiamiamo a testimonio
contro di voi il cielo e la terra e il nostro Dio, il Signore
dei nostri padri, che ci punisce per la nostra iniquità e per
le colpe dei nostri padri, perché non ci lasci più in una
situazione come questa in cui siamo oggi». [29]Successe
allora un pianto generale in mezzo all'adunanza e gridarono
suppliche a gran voce al Signore loro Dio. [30]Ozia
rispose loro: «Coraggio, fratelli, resistiamo ancora cinque
giorni e in questo tempo il Signore Dio nostro rivolgerà di
nuovo la misericordia su di noi; non è possibile che egli ci
abbandoni fino all'ultimo. [31]Ma se proprio passeranno
questi giorni e non ci arriverà alcun aiuto, farò secondo le
vostre richieste». [32]Così rimandò il popolo
ciascuno al proprio posto ed essi tornarono sulle mura e sulle
torri della città e rimandarono le donne e i figli alle loro
case; ma tutti nella città erano in grande abbattimento.
Giuditta
- Capitolo 8
III.
GIUDITTA
Presentazione
di Giuditta
[1]In
quei giorni venne a conoscenza della situazione Giuditta
figlia di Merari, figlio di Oks, figlio di Giuseppe, figlio di
Oziel, figlio di Elkia, figlio di Anania, figlio di Gedeone,
figlio di Rafain, figlio di Achitob, figlio di Elia, figlio di
Chelkia, figlio di Eliàb, figlio di Natanaèl, figlio di
Salamiel, figlio di Sarasadai, figlio di Israele. [2]Suo
marito era stato Manàsse, della stessa tribù e famiglia di
lei; egli era morto al tempo della mietitura dell'orzo. [3]Mentre
stava sorvegliando quelli che legavano i covoni nella
campagna, il suo capo fu colpito da insolazione. Dovette
mettersi a letto e morì in Betulia sua città e lo
seppellirono con i suoi padri nel campo che sta tra Dotain e
Balamon. [4]Giuditta era rimasta nella sua casa in
stato di vedovanza ed erano passati gia tre anni e quattro
mesi. [5]Si era fatta preparare una tenda sul terrazzo
della sua casa, si era cinta i fianchi di sacco e portava le
vesti delle vedove. [6]Da quando era vedova digiunava
tutti i giorni, eccetto le vigilie dei sabati e i sabati, le
vigilie dei noviluni e i noviluni, le feste e i giorni di
gioia per Israele. [7]Era bella d'aspetto e molto
avvenente nella persona; inoltre suo marito Manàsse le aveva
lasciato oro e argento, schiavi e schiave, armenti e terreni
ed essa era rimasta padrona di tutto. [8]Né alcuno
poteva dire una parola maligna a suo riguardo, perché temeva
molto Dio.
Giuditta
e gli anziani
[9]Venne
dunque a sapere le parole esasperate rivolte dal popolo alle
autorità, perché erano demoralizzati per la mancanza
d'acqua, e anche Giuditta seppe di tutte le risposte che aveva
date loro Ozia e come avesse giurato loro di consegnare la
città agli Assiri dopo cinque giorni. [10]Subito mandò
la sua ancella particolare che aveva in cura tutte le sue
sostanze a chiamare Cabri e Carmi, che erano gli anziani della
sua città. [11]Vennero da lei ed essa disse loro: «Ascoltatemi
bene, voi capi dei cittadini di Betulia. Non è stato affatto
conveniente il discorso che oggi avete tenuto al popolo,
aggiungendo il giuramento che avete pronunziato e interposto
tra voi e Dio, di mettere la città in mano ai nostri nemici,
se nel frattempo il Signore non vi avrà mandato aiuto. [12]Chi
siete voi dunque che avete tentato Dio in questo giorno e vi
siete posti al di sopra di lui, mentre non siete che uomini? [13]Certo,
voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente, ma non
ci capirete niente, né ora né mai. [14]Se non siete
capaci di scorgere il fondo del cuore dell'uomo né di
afferrare i pensieri della sua mente, come potrete scrutare il
Signore, che ha fatto tutte queste cose, e conoscere i suoi
pensieri o comprendere i suoi disegni? No, fratelli, non
vogliate irritare il Signore nostro Dio. [15]Se non
vorrà aiutarci in questi cinque giorni, egli ha pieno potere
di difenderci nei giorni che vuole o anche di farci
distruggere da parte dei nostri nemici. [16]E voi non
pretendete di impegnare i piani del Signore Dio nostro, perché
Dio non è come un uomo che gli si possan fare minacce e
pressioni come ad uno degli uomini. [17]Perciò
attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui,
supplichiamolo che venga in nostro aiuto e ascolterà il
nostro grido se a lui piacerà. [18]Realmente in questa
nostra generazione non c'è mai stata, né esiste oggi una
tribù o famiglia o popolo o città tra di noi, che adori gli
dei fatti da mano d'uomo, come è avvenuto nei tempi passati. [19]Per
questo motivo i nostri padri furono abbandonati alla spada e
alla devastazione e caddero rovinosamente davanti ai loro
nemici. [20]Noi invece non riconosciamo altro Dio fuori
di lui e per questo speriamo che egli non trascurerà noi e
neppure la nostra nazione. [21]Perché se noi saremo
presi, resterà presa anche tutta la Giudea e sarà
saccheggiato il nostro santuario e Dio chiederà ragione di
quella profanazione al nostro sangue. [22]L'uccisione
dei nostri fratelli, l'asservimento della patria, la
devastazione della nostra eredità Dio la farà ricadere sul
nostro capo in mezzo ai popoli pagani tra i quali ci capiterà
di essere schiavi e saremo così motivo di scandalo e di
disprezzo di fronte ai nostri padroni. [23]La nostra
schiavitù non ci guadagnerà alcun favore, perché la porrà
a nostro disonore il Signore Dio nostro. [24]Dunque,
fratelli, dimostriamo ai nostri fratelli che la loro vita
dipende da noi, che i nostri sacri pegni, il tempio e
l'altare, poggiano su di noi. [25]Oltre tutto
ringraziamo il Signore Dio nostro che ci mette alla prova,
come ha gia fatto con i nostri padri. [26]Ricordatevi
quanto ha fatto con Abramo, quali prove ha fatto passare ad
Isacco e quanto è avvenuto a Giacobbe in Mesopotamia di
Siria, quando pascolava i greggi di Làbano suo zio materno. [27]Certo,
come ha passato al crogiuolo costoro non altrimenti che per
saggiare il loro cuore, così ora non vuol far vendetta di
noi, ma è a fine di correzione che il Signore castiga coloro
che gli stanno vicino». [28]Allora rispose a lei Ozia:
«Quanto hai detto, l'hai proferito con cuore retto e nessuno
può contraddire alle tue parole. [29]Poiché
non da oggi è manifesta la tua saggezza, ma dall'inizio dei
tuoi giorni tutto il popolo conosce la tua prudenza, così
come l'ottima indole del tuo cuore. [30]Ma
il popolo soffriva terribilmente la sete e ci ha costretti a
comportarci come abbiamo fatto, parlando loro a quel modo e
addossandoci un giuramento che non potremo trasgredire. [31]Ma ora prega per noi tu che sei donna pia
e il Signore invierà la pioggia a riempire le nostre cisterne
e non continueremo a venir meno". [32]Giuditta
rispose loro: «Sentite,
voglio compiere un'impresa che passerà di generazione in
generazione ai figli del nostro popolo. [33]Voi starete di guardia alla porta della
città questa notte: io uscirò con la mia ancella ed entro
quei giorni dopo i quali avete deciso di consegnare la città
ai nostri nemici, il Signore per mia mano provvederà a
Israele. [34]Voi però non indagate sul mio piano: non
vi dirò niente finché non sarà compiuto quel che voglio
fare».
[35]Le
risposero Ozia e i capi: «Va' in pace e il Signore Dio sia con te per far vendetta dei
nostri nemici».
[36]Se
ne andarono quindi dalla sua tenda e si recarono ai loro
posti.
Giuditta
- Capitolo 9
Preghiera
di Giuditta
[1]Allora
Giuditta cadde con la faccia a terra e sparse cenere sul capo
e mise allo scoperto il sacco di cui sotto era rivestita e,
nell'ora in cui veniva offerto nel tempio di Dio in
Gerusalemme l'incenso della sera, Giuditta supplicò a gran
voce il Signore: [2]«Signore, Dio del padre mio
Simeone, tu hai messo nella sua mano la spada della vendetta
contro gli stranieri, contro coloro che avevano sciolto a
ignominia la cintura d'una vergine, ne avevano denudato i
fianchi a vergogna e ne avevano contaminato il grembo a
infamia. Tu avevi detto: non si deve fare tal cosa! ma essi
l'hanno fatta. [3]Per questo hai consegnato alla morte
i loro capi e al sangue quel loro giaciglio, macchiato del
loro inganno, ripagato con l'inganno; hai abbattuto i servi
con i loro capi e i capi sui loro troni. [4]Hai
destinato le loro mogli alla preda, le loro figlie alla
schiavitù, tutte le loro spoglie alla divisione tra i tuoi
figli diletti, perché costoro, accesi del tuo zelo, erano
rimasti inorriditi della profanazione del loro sangue e a te
avevano gridato chiamandoti in aiuto. Dio, Dio mio, ascolta
anche me che sono vedova. [5]Tu hai preordinato ciò
che precedette quei fatti e i fatti stessi e ciò che seguì.
Tu hai disposto le cose presenti e le future e quello che tu
hai pensato si è compiuto. [6]Le cose da te deliberate
si sono presentate e hanno detto: Ecco ci siamo; perché tutte
le tue vie sono preparate e i tuoi giudizi sono preordinati. [7]Or
ecco gli Assiri hanno aumentato la moltitudine dei loro
eserciti, vanno in superbia per i loro cavalli e i cavalieri,
si vantano della forza dei loro fanti, poggiano la loro
speranza sugli scudi e sulle lance, sugli archi e sulle fionde
e ignorano che tu sei il Signore che disperdi le guerre; [8]Signore
è il tuo nome. Abbatti la loro forza con la tua potenza e
rovescia la loro violenza con la tua ira: fanno conto di
profanare il tuo santuario, di contaminare la Dimora ove
riposa il tuo nome e la tua gloria, di abbattere con il ferro
il corno del tuo altare. [9]Guarda la loro superbia, fà
scendere la tua ira sulle loro teste; infondi a questa vedova
la forza di fare quello che ho deciso. [10]Con
l'inganno delle mie labbra abbatti il servo con il suo padrone
e il padrone con il suo ministro; spezza la loro alterigia per
mezzo di una donna. [11]Perché la tua forza non sta
nel numero, né sugli armati si regge il tuo regno: tu sei
invece il Dio degli umili, sei il soccorritore dei derelitti,
il rifugio dei deboli, il protettore degli sfiduciati, il
salvatore dei disperati. [12]Sì, sì, Dio del padre
mio e di Israele tua eredità, Signore del cielo e della
terra, creatore delle acque, re di tutte le tue creature,
ascolta la mia preghiera; [13]fà che la mia parola e
l'inganno diventino piaga e flagello di costoro, che fanno
progetti crudeli contro la tua alleanza e il tuo tempio
consacrato, contro il monte elevato di Sion e la sede dei tuoi
figli. [14]Dà a tutto il tuo popolo e ad ogni tribù
la prova che sei tu il Signore, il Dio d'ogni potere e d'ogni
forza e non c'è altri fuori di te, che possa proteggere la
stirpe d'Israele».
|
Giuditta
- Capitolo 10
IV.
GIUDITTA E OLOFERNE
Giuditta
si reca presso Oloferne
[1]Quando
Giuditta ebbe cessato di supplicare il Dio di Israele ed ebbe
terminato di pronunziare tutte queste parole, [2]si alzò
dalla prostrazione, chiamò la sua ancella particolare e scese
nella casa, dove usava passare i giorni dei sabati e le sue
feste. [3]Qui si tolse il sacco di cui era rivestita,
depose le vesti di vedova, poi lavò con acqua il corpo e lo
unse con profumo denso; spartì i capelli del capo e vi impose
il diadema. Poi si mise gli abiti da festa, che aveva usati
quando era vivo suo marito Manàsse. [4]Si mise i
sandali ai piedi, cinse le collane e infilò i braccialetti,
gli anelli e gli orecchini e ogni altro ornamento che aveva e
si rese molto affascinante agli sguardi di qualunque uomo che
l'avesse vista. [5]Poi affidò alla sua ancella un otre
di vino, un'ampolla di olio; riempì anche una bisaccia di
farina tostata, di fichi secchi e di pani puri e, fatto un
involto di tutti questi recipienti, glielo mise sulle spalle. [6]Allora
uscirono verso la porta della città di Betulia e trovarono
pronti sul luogo Ozia e gli anziani della città, Cabri e
Carmi. [7]Costoro, quando la videro trasformata
nell'aspetto e con gli abiti mutati, restarono molto ammirati
della sua bellezza e le dissero: «[8]Il Dio dei padri
nostri ti conceda di trovar favore e di portare a termine
quello che hai stabilito di fare, a vanto degli Israeliti e ad
esaltazione di Gerusalemme». [9]Essa si chinò ad
adorare Dio e rispose loro: «Fatemi aprire la porta della
città e io uscirò per dar compimento alle parole augurali
che mi avete rivolto». Quelli diedero ordine ai giovani di
guardia di aprirle come aveva chiesto. [10]Così fecero
e Giuditta uscì: essa sola e l'ancella che aveva con sé.
Dalla città gli uomini la seguirono con gli sguardi mentre
scendeva il monte, finché attraversò la vallata e non
poterono più scorgerla. [11]Esse andavano avanti
diritte per la valle, quando si fecero loro incontro le
sentinelle assire. [12]La presero e la interrogarono:
«Di qual popolo sei, donde vieni e dove vai?». Essa rispose:
«Sono figlia degli Ebrei e fuggo da loro, perché stanno per
essere consegnati in vostra balìa. [13]Io quindi vengo
alla presenza di Oloferne, comandante supremo dei vostri
eserciti, per rivolgergli parole di verità e mettergli sotto
gli occhi la strada per cui potrà passare e impadronirsi di
tutti questi monti senza che perisca uno solo dei suoi uomini».
[14]Quegli uomini, quando sentirono queste parole e
considerarono l'aspetto di lei, che appariva loro come un
miracolo di bellezza, le dissero: [15]«Hai messo in
salvo la tua vita, scendendo in fretta e venendo alla presenza
del nostro signore. Vieni dunque alla tenda di lui; alcuni di
noi ti accompagneranno, finché non ti abbiano affidato alle
sue mani. [16]Quando poi sarai alla sua presenza, non
tremare dentro di te, ma riferisci a lui quanto ci hai detto
ed egli ti tratterà bene». [17]Scelsero pertanto
cento uomini tra di loro, i quali si affiancarono a lei e alla
sua ancella e le condussero alla tenda di Oloferne. [18]In
tutto il campo ci fu un grande accorrere, essendosi sparsa la
voce della sua venuta tra gli attendamenti. La circondarono in
massa mentre era fuori della tenda di Oloferne, in attesa che
gliela annunziassero. [19]Erano ammirati della bellezza
di lei e ammirati degli Israeliti a causa di lei e si dicevano
l'un l'altro: «Chi disprezzerà un popolo che possiede tali
donne? Sarà bene non lasciarne sopravvivere alcun uomo, perché,
liberi, potrebbero far perdere la testa a tutto il mondo». [20]Venne
fuori la guardia del corpo di Oloferne e tutti gli inservienti
e la introdussero nella tenda. [21]Oloferne era adagiato sul suo
divano sotto un baldacchino, che era di porpora ricamata
d'oro, di smeraldo e di pietre preziose. [22]Gli annunziarono la presenza di
lei ed egli uscì nel recinto d'ingresso, preceduto da
fiaccole d'argento. [23]Quando Giuditta avanzò alla presenza di lui e dei suoi ministri,
stupirono tutti per la bellezza del suo aspetto. Essa si
prostrò con la faccia a terra per riverirlo, ma i servi la
fecero rialzare.
Giuditta
- Capitolo 11
Primo
incontro di Giuditta e di Oloferne
[1]Allora
Oloferne le rivolse la parola: «Stà tranquilla, o donna, il
tuo cuore non abbia timore, perché io non ho mai fatto male
ad alcun uomo che abbia accettato di servire Nabucodònosor,
re di tutta la terra. [2]Quanto al tuo popolo che abita
su questi monti, se non mi avessero disprezzato, non avrei
alzato la lancia contro di loro; essi stessi si sono procurati
tutto questo. [3]Ma ora dimmi per qual motivo sei
fuggita da loro e sei venuta da noi. Certamente sei venuta per
trovar salvezza. Fatti animo: resterai viva questa notte e in
seguito. [4]Nessuno ti può fare un torto, ma ti
useranno ogni riguardo, come si fa con i servi del mio
signore, il re Nabucodònosor».
[5]Giuditta
gli rispose: «Degnati di accogliere le parole della tua serva
e possa la tua schiava parlare alla tua presenza. Io non dirò
il falso al mio signore in questa notte. [6]Certo, se
vorrai seguire le parole della tua serva, Dio agirà
magnificamente con te e il mio signore non fallirà nei suoi
progetti. [7]Perché, per la vita di Nabucodònosor, re
di tutta la terra, e per la potenza di lui che ti ha inviato a
riordinare ogni essere vivente, non gli uomini soltanto per
mezzo tuo lo servono, ma anche le bestie selvatiche e gli
armenti e gli uccelli del cielo vivranno in grazia della tua
forza per l'onore di Nabucodònosor e di tutta la sua casa. [8]Abbiamo
gia conosciuto per fama la tua saggezza e le abili astuzie del
tuo genio ed è risaputo in tutta la terra che tu sei il
migliore in tutto il regno, esperto nelle conoscenze e
meraviglioso nelle imprese militari. [9]Quanto al
discorso tenuto da Achior nella tua riunione, noi ne abbiamo
udito il contenuto, perché gli uomini di Betulia l'hanno
risparmiato ed egli ha rivelato loro quanto aveva detto
davanti a te. [10]Perciò, signore sovrano, non
trascurare le sue parole, ma imprimile bene nella tua memoria
perché sono vere: realmente il nostro popolo non sarà punito
e non prevarrà la spada contro di lui, se non avrà peccato
contro il suo Dio. [11]Ora perché il mio signore non
resti deluso e a mani vuote, sappia che si avventerà la morte
contro di loro, perché li stringe il peccato per il quale
provocheranno l'ira del loro Dio appena compiranno un gesto
inconsulto. [12]Siccome sono venuti a mancare loro i
viveri e tutta l'acqua è stata consumata, han deciso di
mettere le mani sul loro bestiame e deliberato di consumare
quanto Dio con leggi ha vietato loro di mangiare. [13]Hanno
perfino decretato di dar fondo alle primizie del frumento e
alle decime del vino e dell'olio che conservavano come diritto
sacro dei sacerdoti che stanno in Gerusalemme e fanno servizio
alla presenza del nostro Dio, tutte cose che a nessuno del
popolo era permesso neppure di toccare con la mano. [14]Perciò
hanno mandato messaggeri a Gerusalemme, dove anche i cittadini
hanno fatto altrettanto, perché riportino loro il permesso da
parte del consiglio degli anziani. [15]Ma, quando
riceveranno la risposta e la eseguiranno, in quel giorno
preciso saranno messi in tuo potere per l'estrema rovina. [16]Per
questo, io tua serva, conscia di tutte queste cose, sono
fuggita da loro e Dio mi ha indirizzata a compiere con te
un'impresa che farà stupire la terra ovunque ne giungerà la
fama. [17]La tua serva è religiosa e serve notte e
giorno al Dio del cielo. Ora io intendo restare con te, mio
signore, ma uscirà la tua serva di notte nella valle; io
pregherò il mio Dio ed egli mi rivelerà quando essi avranno
commesso i loro peccati. [18]Allora verrò a riferirti
e tu uscirai con tutto l'esercito e nessuno di loro potrà
opporti resistenza. [19]Io ti guiderò attraverso la
Giudea, finché giungerò davanti a Gerusalemme e vi porrò in
mezzo il tuo trono. Tu li potrai condurre via come pecore
senza pastore e nemmeno un cane abbaierà davanti a te. Queste
cose mi sono state dette prima, io ne ho avuto la rivelazione
e l'incarico di annunziarle a te».
[20]Le
parole di lei piacquero a Oloferne e ai suoi servi, i quali
tutti ammirarono la sua sapienza e dissero: [21]«Da un
capo all'altro della terra non esiste donna simile, per la
bellezza dell'aspetto e il senno della parola». [22]E
Oloferne le disse: «Bene ha fatto Dio a mandarti avanti al
tuo popolo, perché resti nelle vostre mani la forza e coloro
che hanno disprezzato il mio signore vadano in rovina. [23]Tu
sei bella d'aspetto e saggia nelle parole; se farai come hai
detto, il tuo Dio sarà mio Dio e tu siederai nel palazzo del
re Nabucodònosor e sarai famosa in tutto il mondo.
Giuditta
- Capitolo 12
[1]Ordinò
poi che la conducessero dove aveva disposto le sue argenterie
e prescrisse pure che le preparassero la tavola con i cibi
approntati per lui e le dessero da bere il suo vino. [2]Ma
disse Giuditta: «Io non toccherò questi cibi, perché non ne
venga qualche contaminazione, ma mi saranno serviti quelli che
ho portato con me». [3]Oloferne le fece osservare: «Quando
verrà a mancare quello che hai con te, dove andremo a
rifornirci di cibi uguali per darteli? In mezzo a noi non c'è
nessuno della tua gente». [4]Ma Giuditta rispose: «Per
la tua vita, mio signore, ti assicuro che io, tua serva, non
finirò le riserve che ho con me, prima che il Signore abbia
compiuto per mano mia quello che ha stabilito». [5]Così
i servi di Oloferne la condussero alla tenda ed essa riposò
fino a mezzanotte; poi si alzò all'ora della veglia del
mattino. [6]Essa fece dire ad Oloferne: «Comandi il
mio signore che lascino uscire la tua serva per la preghiera».
[7]Oloferne comandò alla guardia del corpo di non
impedirla. Rimase così al campo tre giorni: usciva di notte
nella valle sotto Betulia e si lavava nella zona
dell'accampamento alla sorgente d'acqua. [8]Risalita
dal lavacro, pregava il Signore Dio di Israele di dirigere la
sua impresa volta a ristabilire i figli del suo popolo. [9]Rientrando
purificata, rimaneva nella sua tenda, finché, verso sera, non
le si apprestava il cibo.
Giuditta
al banchetto di Oloferne
[10]Ed
ecco, al quarto giorno, Oloferne fece preparare un rinfresco
riservato ai suoi servi, senza invitare a mensa alcuno dei
suoi ufficiali, [11]e disse a Bagoa, il funzionario
incaricato di tutte le sue cose: «Và e invita quella donna
ebrea che è presso di te a venire con noi, per mangiare e
bere assieme a noi, [12]poiché è cosa disonorevole
alla nostra reputazione se lasceremo andare una donna simile
senza godere della sua compagnia; se non sapremo conquistarla,
si farà beffe di noi». [13]Bagoa, uscito dalla
presenza di Oloferne, andò da lei e disse: «Non abbia
difficoltà questa bella ragazza a venire presso il mio
signore, per essere onorata alla sua presenza e bere con noi
il vino in giocondità e divenire oggi come una delle donne
assire, che stanno nel palazzo di Nabucodònosor». [14]Giuditta
rispose a lui: «E chi sono io per osare contraddire il mio
signore? Quanto sarà gradito ai suoi occhi, mi affretterò a
compierlo e sarà per me motivo di gioia fino al giorno della
mia morte». [15]Subito si alzò e si adornò delle
vesti e d'ogni altro ornamento muliebre; la sua ancella
l'aveva preceduta e aveva steso a terra per lei davanti ad
Oloferne le pellicce che aveva ricevuto da Bagoa per suo uso
quotidiano, per adagiarvisi sopra e prendere cibo. [16]Giuditta
entrò e si adagiò. Il cuore di Oloferne rimase estasiato e
si agitò il suo spirito, aumentando molto nel suo cuore la
passione per lei; gia da quando l'aveva vista, cercava
l'occasione di sedurla. [17]Le disse pertanto Oloferne:
«Bevi e datti alla gioia con noi». [18]Giuditta
rispose: «Sì, berrò, signore, perché oggi sento dilatarsi
la vita in me, più che tutti i giorni che ho vissuto». [19]Incominciò
quindi a mangiare e a bere davanti a lui ciò che le aveva
preparato l'ancella. [20]Oloferne si deliziò della
presenza di lei e bevve abbondantemente tanto vino quanto non
ne aveva mai bevuto solo in un giorno da quando era al mondo.
Giuditta
- Capitolo 13
[1]Quando
si fece buio, i suoi servi si affrettarono a ritirarsi. Bagoa
chiuse dal di fuori la tenda e allontanò le guardie dalla
vista del suo signore e ognuno andò al proprio giaciglio; in
realtà erano tutti fiaccati, perché il bere era stato
eccessivo. [2]Rimase solo Giuditta nella tenda e
Oloferne buttato sul divano, ubriaco fradicio. [3]Allora
Giuditta ordinò all'ancella di stare fuori della sua tenda e
di aspettare che uscisse, come aveva fatto ogni giorno; aveva
detto infatti che sarebbe uscita per la sua preghiera e anche
con Bagoa aveva parlato in questo senso. [4]Si erano
allontanati tutti dalla loro presenza e nessuno, piccolo o
grande, era rimasto nella parte più interna della tenda;
Giuditta, fermatasi presso il divano di lui, disse in cuor
suo: «Signore, Dio d'ogni potenza, guarda propizio in
quest'ora all'opera delle mie mani per l'esaltazione di
Gerusalemme. [5]E' venuto il momento di pensare alla
tua eredità e di far riuscire il mio piano per la rovina dei
nemici che sono insorti contro di noi». [6]Avvicinatasi
alla colonna del letto che era dalla parte del capo di
Oloferne, ne staccò la scimitarra di lui; [7]poi,
accostatasi al letto, afferrò la testa di lui per la chioma e
disse: «Dammi forza, Signore Dio d'Israele, in questo momento».
[8]E con tutta la forza di cui era capace lo colpì due
volte al collo e gli staccò la testa. [9]Indi ne fece
rotolare il corpo giù dal giaciglio e strappò via le cortine
dai sostegni. Poco dopo uscì e consegnò la testa di Oloferne
alla sua ancella, [10]la quale la mise nella bisaccia
dei viveri e uscirono tutt'e due, secondo il loro uso, per la
preghiera; attraversarono il campo, fecero un giro nella
valle, poi salirono sul monte verso Betulia e giunsero alle
porte della città.
Giuditta
porta a Betulia la testa di Oloferne
[11]Giuditta
gridò di lontano al corpo di guardia delle porte: «Aprite,
aprite subito la porta: è con noi Dio, il nostro Dio, per
esercitare ancora la sua forza in Israele e la sua potenza
contro i nemici, come ha dimostrato oggi». [12]Non
appena gli uomini della sua città sentirono la sua voce,
corsero giù in fretta alla porta della città e chiamarono
gli anziani. [13]Corsero tutti, piccoli e grandi, perché
non s'aspettavano il suo arrivo; aprirono dunque la porta, le
accolsero dentro e, acceso il fuoco per far chiaro, si fecero
loro attorno. [14]Giuditta disse loro a gran voce: «Lodate
Dio, lodatelo; lodate Dio, perché non ha distolto la sua
misericordia dalla casa d'Israele, ma ha colpito i nostri
nemici in questa notte per mano mia». [15]Estrasse
allora la testa dalla bisaccia e la mise in mostra dicendo
loro: «Ecco la testa di Oloferne, comandante supremo
dell'esercito assiro; ecco le cortine sotto le quali giaceva
ubriaco; Dio l'ha colpito per mano di donna. [16]Viva
dunque il Signore, che mi ha protetto nella mia impresa, perché
costui si è lasciato ingannare dal mio volto a sua rovina, ma
non ha potuto compiere alcun male con me a mia contaminazione
e vergogna».
[17]Tutto
il popolo era oltremodo fuori di sé e tutti si chinarono ad
adorare Dio, esclamando in coro: «Benedetto sei tu, nostro
Dio, che hai annientato in questo giorno i nemici del tuo
popolo». [18]Ozia a sua volta le disse: «Benedetta
sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le
donne che vivono sulla terra e benedetto il Signore Dio che ha
creato il cielo e la terra e ti ha guidato a troncare la testa
del capo dei nostri nemici. [19]Davvero il coraggio che
hai avuto non cadrà dal cuore degli uomini, che ricorderanno
sempre la potenza di Dio. [20]Dio faccia riuscire
questa impresa a tua perenne esaltazione, ricolmandoti di
beni, in riconoscimento della prontezza con cui hai esposto la
vita di fronte all'umiliazione della nostra stirpe, e hai
sollevato il nostro abbattimento, comportandoti rettamente
davanti al nostro Dio». E tutto il popolo esclamò: «Amen!
Amen!».
Giuditta
- Capitolo 14
V.
LA VITTORIA
Gli
ebrei assalgono l'accampamento assiro
[1]Giuditta
rispose loro: «Ascoltatemi bene, fratelli: prendete questa
testa e appendetela sugli spalti delle vostre mura. [2]Attendete
poi che sia apparsa la luce del mattino e sia sorto il sole
sulla terra: allora, ognuno prenda l'armatura da guerra e ogni
uomo valido esca dalla città. Quindi, date inizio all'azione
contro di loro come se voleste scendere al piano contro le
prime difese degli Assiri, ma in realtà non scenderete. [3]Quelli
prenderanno le loro armi e correranno entro il loro
accampamento a svegliare i capi dell'esercito assiro. Poi si
raduneranno insieme davanti alla tenda di Oloferne, ma non lo
troveranno e così si lasceranno prendere dal terrore e
fuggiranno davanti a voi. [4]Allora inseguiteli voi e
quanti abitano l'intero territorio d'Israele e abbatteteli
nella loro fuga. [5]Ma, prima di far questo, chiamatemi
Achior l'Ammonita, perché venga a vedere e riconoscere colui
che ha disprezzato la casa d'Israele e che l'ha inviato qui
tra noi come per votarlo alla morte». [6]Chiamarono
subito Achior dalla casa di Ozia ed egli appena giunse e vide
la testa di Oloferne in mano ad un uomo in mezzo al popolo
radunato, cadde a terra e rimase senza fiato. [7]Quando
l'ebbero sollevato, si gettò ai piedi di Giuditta pieno di
riverenza per la sua persona e disse: «Benedetta sei tu in
tutto l'accampamento di Giuda e in mezzo a tutti i popoli:
quanti udranno il tuo nome si sentiranno scossi. [8]Ma
ora raccontami quanto hai fatto in questi giorni». Giuditta
gli narrò in mezzo al popolo quanto aveva compiuto dal giorno
in cui era partita fino al momento in cui parlava. [9]Quando
finì di parlare, il popolo scoppiò in alte grida di giubilo
e riempì la città di voci festose. [10]Allora Achior,
vedendo quanto aveva fatto il Dio di Israele, credette
fermamente in Dio, si fece circoncidere e fu aggregato
definitivamente alla casa d'Israele.
[11]Quando
spuntò il mattino, appesero la testa di Oloferne alle mura;
poi ogni uomo prese le sue armi e scesero lungo i sentieri del
monte divisi in manipoli. [12]Appena li videro, gli
Assiri mandarono in cerca dei loro capi e questi corsero dagli
strateghi, dai chiliarchi e da tutti i loro ufficiali. [13]Poi
si radunarono davanti alla tenda di Oloferne e dissero al suo
attendente: «Sveglia il nostro signore, perché quegli
schiavi hanno osato scendere per darci battaglia, a loro
estrema rovina». [14]Bagoa entrò e bussò alle
cortine della tenda, poiché pensava che egli dormisse con
Giuditta. [15]Ma siccome nessuno rispondeva, aprì ed
entrò nella parte più interna della tenda e lo trovò
cadavere, steso a terra vicino all'ingresso, con la testa
tagliata via dal tronco. [16]Allora diede in alte grida
di dolore e di lamento, urlando con tutte le forze e
stracciandosi le vesti. [17]Poi si precipitò nella
tenda dove era alloggiata Giuditta e non ve la trovò. Allora
corse fuori davanti al popolo e gridò: [18]«Gli
schiavi ci hanno traditi! Una sola donna ebrea ha gettato la
vergogna sulla casa del re Nabucodònosor! Oloferne eccolo a
terra e la testa non è più sul suo busto». [19]I
comandanti dell'esercito assiro, appena udirono questo
annunzio, si stracciarono i mantelli e rimasero terribilmente
sconvolti nel loro animo; risuonarono entro l'accampamento
altissime le loro grida e gli urli di dolore.
Giuditta
- Capitolo 15
[1]Tutti
gli altri che erano nelle tende, appena seppero dell'accaduto,
restarono allibiti [2]e furono presi dal panico e
nessuno volle più restare vicino al compagno, ma tutti si
sparsero in fuga in ogni senso nella pianura e su per i monti.
[3]Anche quelli accampati sulle montagne intorno a
Betulia si diedero alla fuga. A questo punto gli Israeliti,
cioè quanti tra di loro erano atti alle armi, si buttarono su
di essi. [4]Ozia mandò subito a Betomastaim, a Bebai,
a Cobai, a Cola e in tutti i territori d'Israele messaggeri ad
annunziare l'accaduto e a invitare tutti a gettarsi sui nemici
e annientarli. [5]Appena gli Israeliti udirono ciò,
tutti compatti piombarono su di loro e li fecero a pezzi
arrivando fino a Coba. Scesero in campo anche quelli di
Gerusalemme e di tutta la zona montuosa, perché anche a loro
avevano riferito i casi successi nell'accampamento dei loro
nemici. Quelli che abitavano in Gàlaad e nella Galilea li
colpirono terribilmente aggirandoli, arrivando fino a Damasco
e al suo territorio. [6]I cittadini rimasti in Betulia
si gettarono sul campo degli Assiri, si impadronirono delle
loro spoglie e ne trassero ingente ricchezza. [7]Gli
Israeliti tornati dalla strage si impadronirono del resto e le
borgate e i villaggi del monte e del piano vennero in possesso
di grande bottino, poiché ve n'era in grandissima quantità.
Ringraziamento
[8]Allora
il sommo sacerdote Ioakìm, e il consiglio degli anziani degli
Israeliti, che abitavano in Gerusalemme, vennero a vedere i
benefici che il Signore aveva operato per Israele e inoltre
per vedere Giuditta e porgerle il loro omaggio. [9]Appena
furono entrati in casa sua, tutti insieme le rivolsero parole
di benedizione ed esclamarono al suo indirizzo: «Tu sei la
gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d'Israele, tu
splendido onore della nostra gente. [10]Tutto questo
hai compiuto con la tua mano, egregie cose hai operato per
Israele, di esse Dio si è compiaciuto. Sii sempre benedetta
dall'onnipotente Signore». Tutto il popolo soggiunse: «Amen!».
[11]Tutto
il popolo continuò per trenta giorni a saccheggiare
l'accampamento. A Giuditta diedero la tenda di Oloferne, tutte
le argenterie, i divani, i vasi e tutti gli arredi: essa prese
tutto in consegna e cominciò a caricarlo sulla sua mula, poi
aggiogiò i suoi carri e vi accumulò sopra la roba. [12]Intanto
si radunarono tutte le donne d'Israele per vederla e la
colmavano di elogi e composero tra loro una danza in suo
onore. Essa prese in mano dei tirsi e li distribuì alle donne
che erano con lei. [13]Insieme con esse si incoronò di
fronde di ulivo: precedette tutto il popolo, guidando la danza
di tutte le donne, mentre ogni Israelita seguiva in armi
portando corone; risuonavano inni sulle loro labbra.
[14]Allora
Giuditta intonò questo canto di riconoscenza in mezzo a tutto
Israele e tutto il popolo accompagnava a gran voce questa
lode.
Giuditta
- Capitolo 16
[1]Giuditta
disse:
«Lodate
il mio Dio con i timpani,
cantate al Signore con cembali,
elevate a lui l'accordo del salmo e della lode;
esaltate e invocate il suo nome.
[2]Poiché il Signore è il Dio che stronca le guerre;
egli mi ha riportata nel suo accampamento
in mezzo al suo popolo,
mi ha salvata dalle mani dei miei persecutori.
[3]Calò Assur dai monti, giù da settentrione,
calò con le torme dei suoi armati,
il suo numero ostruì i torrenti,
i suoi cavalli coprirono i colli.
[4]Affermò di bruciare il mio paese,
di stroncare i miei giovani con la spada,
di schiacciare al suolo i miei lattanti,
di prender come preda i miei fanciulli,
di rapire le mie vergini.
[5]Il Signore onnipotente li ha rintuzzati
per mano di donna!
[6]Poiché non cadde il loro capo contro giovani
forti,
né figli di titani lo percossero,
né alti giganti l'oppressero,
ma Giuditta figlia di Merari,
con la bellezza del suo volto lo fiaccò.
[7]Essa depose la veste di vedova
per sollievo degli afflitti in Israele,
si unse con aroma il volto,
[8]cinse del diadema i capelli,
indossò una veste di lino per sedurlo.
[9]I suoi sandali rapirono i suoi occhi
la sua bellezza avvinse il suo cuore
e la scimitarra gli troncò il collo.
[10]I Persiani rabbrividirono per il suo coraggio,
per la sua forza raccapricciarono i Medi.
[11]Allora i miei poveri alzarono il grido di guerra
e quelli si spaventarono;
i miei deboli alzarono il grido
e quelli furono sconvolti;
gettarono alte grida e quelli volsero in fuga.
[12]Come figli di donnicciuole li trafissero,
li trapassarono come disertori,
perirono sotto le schiere del mio Signore.
[13]Innalzerò al mio Dio un canto nuovo:
Signore, grande sei tu e glorioso,
mirabile nella tua potenza e invincibile.
[14]Ti sia sottomessa ogni tua creatura:
perché tu dicesti e tutte le cose furon fatte;
mandasti il tuo spirito e furono costruite
e nessuno può resistere alla tua voce.
[15]I monti sulle loro basi insieme con le acque
sussulteranno,
davanti a te le rocce si struggeranno come cera;
ma a coloro che ti temono
tu sarai sempre propizio.
[16]Poca cosa è per te ogni sacrificio in soave
odore,
non basta quanto è pingue per farti un olocausto;
ma chi teme il Signore è sempre grande.
[17]Guai alle genti che insorgono contro il mio
popolo:
il Signore onnipotente li punirà nel giorno del
giudizio,
immettendo fuoco e vermi nelle loro carni,
e piangeranno nel tormento per sempre».
[18]Quando
giunsero a Gerusalemme si prostrarono ad adorare Dio e, appena
il popolo fu purificato, offrirono i loro olocausti e le
offerte spontanee e i doni. [19]Giuditta dedicò tutti
gli oggetti di Oloferne, che il popolo le aveva dati, e anche
la cortina che aveva presa direttamente dal letto di lui, come
offerta consacrata a Dio. [20]Il popolo continuò a far
festa in Gerusalemme vicino al tempio per tre mesi e Giuditta
rimase con loro.
Vecchiaia
e morte di Giuditta
[21]Dopo
quei giorni, ognuno tornò nella propria sede ereditaria;
Giuditta tornò a Betulia e dimorò nella sua proprietà e
divenne famosa in tutta la terra durante la sua vita. [22]Molti
ne erano anche invaghiti, ma nessun uomo potè avvicinarla per
tutti i giorni della sua vita da quando suo marito Manàsse
morì e fu riunito al suo popolo. [23]Essa andò molto
avanti negli anni protraendo la vecchiaia nella casa del
marito fino a centocinque anni: alla sua ancella preferita
aveva concesso la libertà. Morì in Betulia e la seppellirono
nella grotta sepolcrale del marito Manàsse [24]e la
casa d'Israele la pianse sette giorni. Prima di morire aveva
diviso i suoi beni tra i parenti più stretti di Manàsse suo
marito e tra i parenti più stretti della sua famiglia. [25]Né
vi fu più nessuno che incutesse timore agli Israeliti finché
visse Giuditta e per un lungo periodo dopo la sua morte.
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