| Neemia
                  - Capitolo 1 
                  
                    Vocazione
                  di Neemia: la sua missione per Giuda
                  
                  [1]Parole
                  di Neemia figlio di Akalià. Nel mese di Casleu dell'anno
                  ventesimo, mentre ero nella cittadella di Susa, [2]Canàni,
                  uno dei miei fratelli, e alcuni altri uomini arrivarono dalla
                  Giudea. Li interrogai riguardo ai Giudei che erano
                  rimpatriati, superstiti della deportazione, e riguardo a
                  Gerusalemme. [3]Essi mi dissero: «I superstiti della
                  deportazione sono là, nella provincia, in grande miseria e
                  abbattimento; le mura di Gerusalemme restano piene di brecce e
                  le sue porte consumate dal fuoco». [4]Udite queste
                  parole, mi sedetti e piansi; feci lutto per parecchi giorni,
                  digiunando e pregando davanti al Dio del cielo. [5]E
                  dissi: «Signore, Dio del cielo, Dio grande e tremendo, che
                  mantieni l'alleanza e la misericordia con quelli che ti amano
                  e osservano i tuoi comandi, [6]siano i tuoi orecchi
                  attenti, i tuoi occhi aperti per ascoltare la preghiera del
                  tuo servo; io prego ora davanti a te giorno e notte per gli
                  Israeliti, tuoi servi, confessando i peccati, che noi
                  Israeliti abbiamo commesso contro di te; anch'io e la casa di
                  mio padre abbiamo peccato. [7]Ci siamo comportati male
                  con te e non abbiamo osservato i comandi, le leggi e le
                  decisioni che tu hai dato a Mosè tuo servo. [8]Ricordati
                  della parola che hai affidato a Mosè tuo servo: Se sarete
                  infedeli, io vi disperderò fra i popoli; [9]ma se
                  tornerete a me e osserverete i miei comandi e li eseguirete,
                  anche se i vostri esiliati si trovassero all'estremità
                  dell'orizzonte, io di là li raccoglierò e li ricondurrò al
                  luogo che ho scelto per farvi dimorare il mio nome. [10]Ora
                  questi sono tuoi servi e tuo popolo; tu li hai redenti con
                  grande potenza e con mano forte. [11]Signore, siano i
                  tuoi orecchi attenti alla preghiera del tuo servo e alla
                  preghiera dei tuoi servi, che desiderano temere il tuo nome;
                  concedi oggi buon successo al tuo servo e fagli trovare
                  benevolenza davanti a questo uomo». 
                  
                   Io
                  allora ero coppiere del re. 
                  
                   Neemia
                  - Capitolo 2 
                  
                    [1]Nel
                  mese di Nisan dell'anno ventesimo del re Artaserse, appena il
                  vino fu pronto davanti al re, io presi il vino e glielo
                  versai. Ora io non ero mai stato triste in sua presenza. [2]Perciò
                  il re mi disse: «Perché hai l'aspetto triste? Eppure non sei
                  malato; non può esser altro che un'afflizione del cuore».
                  Allora io ebbi grande timore [3]e dissi al re: «Viva
                  il re per sempre! Come potrebbe il mio aspetto non esser
                  triste quando la città dove sono i sepolcri dei miei padri è
                  in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco?». [4]Il
                  re mi disse: «Che cosa domandi?». Allora io pregai il Dio
                  del cielo, [5]e poi risposi al re: «Se piace al re e
                  se il tuo servo ha trovato grazia ai suoi occhi, mandami in
                  Giudea, nella città dove sono i sepolcri dei miei padri,
                  perché io possa ricostruirla». [6]Il re, che aveva la
                  regina seduta al suo fianco, mi disse: «Quanto durerà il tuo
                  viaggio? Quando ritornerai?». Io gli indicai un termine di
                  tempo. La cosa piacque al re; mi lasciò andare. [7]Poi
                  dissi al re: «Se piace al re, mi si diano le lettere per i
                  governatori dell'Oltrefiume, perché mi lascino passare ed
                  entrare in Giudea, [8]e una lettera per Asaf, guardiano
                  del parco del re, perché mi dia il legname per costruire le
                  porte della cittadella presso il tempio, per le mura della
                  città e per la casa che io abiterò». Il re mi diede le
                  lettere perché la mano benefica del mio Dio era su di me. 
                  
                   [9]Giunsi
                  presso i governatori dell'Oltrefiume e diedi loro le lettere
                  del re. Il re aveva mandato con me una scorta di capi
                  dell'esercito e di cavalieri. [10]Ma quando Sanballàt
                  il Coronita e Tobia lo schiavo ammonita furono informati del
                  mio arrivo, ebbero gran dispiacere che fosse venuto un uomo a
                  procurare il bene degli Israeliti. 
                  
                   Decisione
                  di ricostruire le mura di Gerusalemme
                  
                  [11]Giunto
                  a Gerusalemme, vi rimasi tre giorni. [12]Poi mi alzai
                  di notte e presi con me pochi uomini senza dir nulla ad alcuno
                  di quello che Dio mi aveva messo in cuore di fare per
                  Gerusalemme e senza aver altro giumento oltre quello che io
                  cavalcavo. [13]Uscii di notte per la porta della Valle
                  e andai verso la fonte del Drago e alla porta del Letame,
                  osservando le mura di Gerusalemme, come erano piene di brecce
                  e come le sue porte erano consumate dal fuoco. [14]Mi
                  spinsi verso la porta della Fonte e la piscina del re, ma non
                  vi era posto per cui potesse passare il giumento che
                  cavalcavo. [15]Allora risalii di notte la valle, sempre
                  osservando le mura; poi, rientrato per la porta della Valle,
                  tornai a casa. 
                  
                   [16]I
                  magistrati non sapevano né dove io fossi andato né che cosa
                  facessi. Fino a quel momento non avevo detto nulla né ai
                  Giudei né ai sacerdoti, né ai notabili, né ai magistrati né
                  ad alcuno di quelli che si occupavano dei lavori. [17]Allora
                  io dissi loro: «Voi vedete la miseria nella quale ci
                  troviamo; Gerusalemme è in rovina e le sue porte sono
                  consumate dal fuoco. Venite, ricostruiamo le mura di
                  Gerusalemme e non saremo più insultati!». [18]Narrai
                  loro come la mano benefica del mio Dio era stata su di me e
                  anche le parole che il re mi aveva dette. Quelli dissero: «Alziamoci
                  e costruiamo!». E misero mano vigorosamente alla buona
                  impresa. 
                  
                   [19]Ma
                  quando Sanballàt il Coronita e Tobia lo schiavo ammonita, e
                  Ghesem l'Arabo seppero la cosa, ci schernirono e ci derisero
                  dicendo: «Che state facendo? Volete forse ribellarvi al re?».
                  [20]Allora io risposi loro: «Il Dio del cielo ci darà
                  successo. Noi, suoi servi, ci metteremo a costruire; ma voi
                  non avete né parte né diritto né ricordo in Gerusalemme». 
                  
                   Neemia
                  - Capitolo 3 
                  
                    I
                  volontari della ricostruzione
                  
                  [1]Eliasìb,
                  sommo sacerdote, con i suoi fratelli sacerdoti si misero a
                  costruire la porta delle Pecore; la consacrarono e vi misero i
                  battenti; continuarono a costruire fino alla torre di Mea, che
                  poi consacrarono, e fino alla torre di Cananeèl. [2]Accanto
                  a Eliasìb lavoravano gli uomini di Gerico e accanto a loro
                  lavorava Zaccùr figlio di Imri. [3]I figli di Senaà
                  costruirono la porta dei Pesci, ne fecero l'intelaiatura e vi
                  posero i battenti, le serrature e le sbarre. [4]Accanto
                  a loro lavorava alle riparazioni Meremòt figlio di Uria,
                  figlio di Akkoz; accanto a loro lavorava alle riparazioni
                  Mesullàm, figlio di Berechia figlio di Mesezabèel; accanto a
                  loro lavorava alle riparazioni Zadòk figlio di Baana; [5]accanto
                  a loro lavoravano alle riparazioni quelli di Tekòa; ma i loro
                  notabili non piegarono il collo a lavorare all'opera del loro
                  Signore. [6]Ioiadà figlio di Pasèach e Mesullàm
                  figlio di Besodia, restaurarono la porta Vecchia; ne fecero
                  l'intelaiatura e vi posero i battenti, le serrature e le
                  sbarre. [7]Accanto a loro lavoravano alle riparazioni
                  Melatia il Gabaonita, Iadon il Meronotita, e gli uomini di Gàbaon
                  e di Mizpà, alle dipendenze della sede del governatore dell'Oltrefiume;
                  [8]accanto a loro lavorava alle riparazioni Uzzièl
                  figlio di Caraia tra gli orefici e accanto a lui lavorava
                  Anania tra i profumieri. Essi hanno rinforzato Gerusalemme
                  fino al Muro Largo; [9]accanto a loro lavorava alle
                  riparazioni Refaia figlio di Cur, capo della metà del
                  distretto di Gerusalemme. [10]Accanto a loro lavorava
                  alle riparazioni, di fronte alla sua casa, Iedaia figlio di
                  Carumaf e accanto a lui lavorava Cattus figlio di Casabnià. [11]Malchia
                  figlio di Carim e Cassùb figlio di Pacat-Moab restaurarono la
                  parte successiva di mura e la torre dei Forni. [12]Accanto
                  a loro lavorava alle riparazioni insieme con le figlie, Sallùm
                  figlio di Allòches, capo della metà del distretto di
                  Gerusalemme. [13]Canun e gli abitanti di Zanòach
                  restaurarono la porta della Valle; la ricostruirono, vi posero
                  i battenti, le serrature e le sbarre. Fecero inoltre mille
                  cubiti di muro fino alla porta del Letame. [14]Malchia
                  figlio di Recàb, capo del distretto di Bet-Kerem, restaurò
                  la porta del Letame; la ricostruì, vi pose i battenti, le
                  serrature e le sbarre. [15]Sallùm figlio di Col-Coze,
                  capo del distretto di Mizpà, restaurò la porta della Fonte;
                  la ricostruì, la coprì, vi pose i battenti, le serrature e
                  le sbarre. Fece inoltre il muro della piscina di Siloe, presso
                  il giardino del re, fino alla scalinata per cui si scende
                  dalla città di Davide. [16]Dopo di lui Neemia figlio
                  di Azbuk, capo della metà del distretto di Bet-Zur, lavorò
                  alle riparazioni fin davanti alle tombe di Davide, fino alla
                  piscina artificiale e fino alla casa dei Prodi. [17]Dopo
                  di lui lavoravano alle riparazioni i leviti, sotto Recum
                  figlio di Bani; accanto a lui lavorava per il suo distretto
                  Casabià, capo della metà del distretto di Keilà. [18]Dopo
                  di lui lavoravano alle riparazioni i loro fratelli, sotto
                  Binnui figlio di Chenadàd, capo dell'altra metà del
                  distretto di Keilà; [19]accanto a lui Ezer figlio di
                  Giosuè, capo di Mizpà, restaurava un'altra parte delle mura,
                  di fronte alla salita dell'arsenale, all'angolo. [20]Dopo
                  di lui Baruch figlio di Zaccai ne restaurava con ardore
                  un'altra parte dall'angolo fino alla porta della casa di Eliasìb
                  sommo sacerdote. [21]Dopo di lui Meremòt figlio di
                  Uria, figlio di Akkoz, ne restaurava un'altra parte, dalla
                  porta della casa di Eliasìb fino all'estremità della casa di
                  Eliasìb. [22]Dopo di lui lavoravano i sacerdoti che
                  abitavano la periferia.
                  [23] Dopo di loro 
                  Beniamino e Cassub lavoravano di fronte alla loro casa. Dopo 
                  di loro Azaria figlio di Maaseia, figlio di Anania, lavorava 
                  presso la sua casa. [24] Dopo di lui Binnui figlio di 
                  Chenadad restaurò un'altra 
                  parte delle mura, dalla casa di Azaria fino alla svolta, cioè 
                  all'angolo.
                  [25] Palal figlio di Uzai lavorò di fronte alla svolta 
                  e alla torre sporgente dal piano di sopra della reggia, che dá 
                  sul cortile della prigione. Dopo di lui lavorava Pedaia figlio 
                  di Pareos. [26] Gli oblati che abitavano sull'Ofel, 
                  lavoravano fin davanti alla porta delle Acque, verso oriente, 
                  e di fronte alla torre sporgente. [27] Dopo di loro 
                  quelli di Tekòa ne restaurarono un'altra 
                  parte, di fronte alla gran torre sporgente e fino al muro dell'Ofel.
                  [28] I sacerdoti lavoravano alle riparazioni sopra la 
                  porta dei Cavalli, ciascuno di fronte alla sua casa. [29] 
                  Dopo di loro Zadok figlio di Immer lavorava di fronte alla sua 
                  casa. Dopo di lui lavorava Semaia figlio di Secania, custode 
                  della porta d`oriente. [30] Dopo di lui Anania figlio 
                  di Selemia e Canun sesto figlio di Zalaf restaurarono un'altra 
                  parte delle mura. Dopo di loro Mesullam figlio di Berechia 
                  lavorava di fronte alla sua stanza. [31] Dopo di lui 
                  Malchia, uno degli orefici, lavorava fino alla casa degli 
                  oblati e dei mercanti, di fronte alla porta della Rassegna e 
                  fino al piano di sopra dell'angolo.
                  [32] Gli orefici e i mercanti lavorarono alle 
                  riparazioni fra il piano di sopra dell'angolo 
                  e la porta delle Pecore. Reazioni
                  presso i nemici dei Giudei
                  
                  [33]Quando
                  Sanballàt seppe che noi edificavamo le mura, si adirò, si
                  indignò molto, si fece beffe dei Giudei [34]e disse in
                  presenza dei suoi fratelli e dei soldati di Samaria: «Che
                  vogliono fare questi miserabili Giudei? Rifarsi le mura e
                  farvi subito sacrifici? Vogliono finire in un giorno? Vogliono
                  far rivivere pietre sepolte sotto mucchi di polvere e
                  consumate dal fuoco?». [35]Tobia l'Ammonita, che gli
                  stava accanto, disse: «Edifichino pure! Se una volpe vi salta
                  su, farà crollare il loro muro di pietra!». 
                  
                   [36]Ascolta,
                  Dio nostro, come siamo disprezzati! Fà ricadere sul loro capo
                  il loro dileggio e abbandonali al saccheggio in un paese di
                  schiavitù! [37]Non coprire la loro iniquità e non sia
                  cancellato dalla tua vista il loro peccato, perché hanno
                  offeso i costruttori. 
                  
                   [38]Noi
                  dunque andavamo ricostruendo le mura che furono dappertutto
                  portate fino a metà altezza; il popolo aveva preso a cuore il
                  lavoro. 
                  
                   Neemia
                  - Capitolo 4 
                  
                    [1]Ma
                  quando Sanballàt, Tobia, gli Arabi, gli Ammoniti e gli
                  Asdoditi seppero che la riparazione delle mura di Gerusalemme
                  progrediva e che le brecce cominciavano a chiudersi, si
                  adirarono molto [2]e tutti assieme congiurarono di
                  venire ad attaccare Gerusalemme e crearvi confusione. [3]Allora
                  noi pregammo il nostro Dio e contro di loro mettemmo
                  sentinelle di giorno e di notte per difenderci dai loro
                  attacchi. [4]Quelli di Giuda dicevano: «Le forze dei
                  portatori vengono meno e le macerie sono molte; noi non
                  potremo costruire le mura!». [5]I nostri avversari
                  dicevano: «Senza che s'accorgano di nulla, noi piomberemo in
                  mezzo a loro, li uccideremo e faremo cessare i lavori». [6]Poiché
                  i Giudei che dimoravano vicino a loro vennero a riferirci
                  dieci volte: «Da tutti i luoghi ai quali vi volgete, essi
                  saranno contro di noi», [7]io, nelle parti sottostanti
                  a ciascun posto oltre le mura, in luoghi scoperti, disposi il
                  popolo per famiglie, con le loro spade, le loro lance, i loro
                  archi. [8]Dopo aver considerato la cosa, mi alzai e
                  dissi ai notabili, ai magistrati e al resto del popolo: «Non
                  li temete! Ricordatevi del Signore grande e tremendo;
                  combattete per i vostri fratelli, per i vostri figli e le
                  vostre figlie, per le vostre mogli e per le vostre case!». [9]Quando
                  i nostri nemici vennero a sapere che eravamo informati della
                  cosa, Dio fece fallire il loro disegno e noi tutti tornammo
                  alle mura, ognuno al suo lavoro. [10]Da quel giorno la
                  metà dei miei giovani lavorava e l'altra metà stava armata
                  di lance, di scudi, di archi, di corazze; i capi erano dietro
                  tutta la casa di Giuda. [11]Quelli che costruivano le
                  mura e quelli che portavano o caricavano i pesi, con una mano
                  lavoravano e con l'altra tenevano la loro arma; [12]tutti
                  i costruttori, lavorando, portavano ciascuno la spada cinta ai
                  fianchi. Il trombettiere stava accanto a me. [13]Dissi
                  allora ai notabili, ai magistrati e al resto del popolo: «L'opera
                  è grande ed estesa e noi siamo sparsi sulle mura e distanti
                  l'uno dall'altro. [14]Dovunque udirete il suono della
                  tromba, raccoglietevi presso di noi; il nostro Dio combatterà
                  per noi». [15]Così continuavamo i lavori, mentre la
                  metà della mia gente teneva impugnata la lancia,
                  dall'apparire dell'alba allo spuntar delle stelle. [16]Anche
                  in quell'occasione dissi al popolo: «Ognuno con il suo
                  aiutante passi la notte dentro Gerusalemme, per far con noi la
                  guardia durante la notte e riprendere il lavoro di giorno». [17]Io
                  poi, i miei fratelli, i miei servi e gli uomini di guardia che
                  mi seguivano, non ci togliemmo mai le vesti; ognuno teneva
                  l'arma a portata di mano. 
                  
                   Neemia
                  - Capitolo 5 
                  
                    Difficoltà
                  sociali sotto Neemia
                  
                  Apologia
                  della sua amministrazione
                  
                  [1]Si
                  alzò un gran lamento da parte della gente del popolo e delle
                  loro mogli contro i loro fratelli Giudei. [2]Alcuni
                  dicevano: «Noi, i nostri figli e le nostre figlie siamo
                  numerosi; ci si dia il grano perché possiamo mangiare e
                  vivere!». [3]Altri dicevano: «Dobbiamo impegnare i
                  nostri campi, le nostre vigne e le nostre case per assicurarci
                  il grano durante la carestia!». [4]Altri ancora
                  dicevano: «Abbiamo preso denaro a prestito sui nostri campi e
                  sulle nostre vigne per pagare il tributo del re. [5]La
                  nostra carne è come la carne dei nostri fratelli, i nostri
                  figli sono come i loro figli; ecco dobbiamo sottoporre i
                  nostri figli e le nostre figlie alla schiavitù e alcune delle
                  nostre figlie sono gia state ridotte schiave; noi non abbiamo
                  via d'uscita, perché i nostri campi e le nostre vigne sono in
                  mano d'altri». [6]Quando udii i loro lamenti e queste
                  parole, ne fui molto indignato. [7]Dopo aver riflettuto
                  dentro di me, ripresi duramente i notabili e i magistrati e
                  dissi loro: «Dunque voi esigete un interesse da usuraio dai
                  nostri fratelli?». Convocai contro di loro una grande
                  assemblea [8]e dissi loro: «Noi, secondo la nostra
                  possibilità, abbiamo riscattato i nostri fratelli Giudei che
                  si erano venduti agli stranieri e voi stessi vendereste i
                  vostri fratelli ed essi si venderebbero a noi?». Allora
                  quelli tacquero e non seppero che rispondere. [9]Io
                  dissi: «Quello che voi fate non è ben fatto. Non dovreste
                  voi camminare nel timore del nostro Dio per non essere
                  scherniti dagli stranieri nostri nemici? [10]Anch'io, i
                  miei fratelli e i miei servi abbiamo dato loro in prestito
                  denaro e grano. Ebbene, condoniamo loro questo debito! [11]Rendete
                  loro oggi stesso i loro campi, le loro vigne, i loro oliveti e
                  le loro case e l'interesse del denaro del grano, del vino e
                  dell'olio di cui siete creditori nei loro riguardi». [12]Quelli
                  risposero: «Restituiremo e non esigeremo più nulla da loro;
                  faremo come tu dici». Allora chiamai i sacerdoti e in loro
                  presenza li feci giurare che avrebbero mantenuto la promessa. [13]Poi
                  scossi la piega anteriore del mio mantello e dissi: «Così
                  Dio scuota dalla sua casa e dai suoi beni chiunque non avrà
                  mantenuto questa promessa e così sia egli scosso e vuotato di
                  tutto!». Tutta l'assemblea disse: «Amen» e lodarono il
                  Signore. Il popolo mantenne la promessa. 
                  
                   [14]Di
                  più, da quando il re mi aveva stabilito loro governatore nel
                  paese di Giuda, dal ventesimo anno fino al trentaduesimo anno
                  del re Artaserse, durante dodici anni, né io né i miei
                  fratelli mangiammo la provvista assegnata al governatore. [15]I
                  governatori che mi avevano preceduto, avevano gravato il
                  popolo, ricevendone pane e vino, oltre a quaranta sicli
                  d'argento; perfino i loro servi angariavano il popolo, ma io
                  non ho fatto così, poiché ho avuto timore di Dio. [16]Anzi
                  ho messo mano ai lavori di queste mura e non abbiamo comperato
                  alcun podere. Tutti i miei giovani erano raccolti là a
                  lavorare. [17]Avevo alla mia tavola centocinquanta
                  uomini, Giudei e magistrati, oltre a quelli che venivano a noi
                  dalle nazioni vicine. [18]Quel che si preparava a mie
                  spese ogni giorno era un bue, sei capi scelti di bestiame
                  minuto e cacciagione; ogni dieci giorni vino per tutti in
                  abbondanza. Tuttavia non ho mai chiesto la provvista assegnata
                  al governatore, perché il popolo era gia gravato abbastanza a
                  causa dei lavori. [19]Mio Dio, ricordati in mio favore
                  per quanto ho fatto a questo popolo. 
                  
                   Neemia
                  - Capitolo 6 
                  
                    Intrighi
                  dei nemici di Neemia
                  
                  Le
                  mura sono ultimate
                  
                  [1]Quando
                  Sanballàt e Tobia e Ghesem l'Arabo e gli altri nostri nemici
                  seppero che io avevo riedificato le mura e che non vi era più
                  rimasta alcuna breccia, sebbene ancora io non avessi messo i
                  battenti alle porte, [2]Sanballàt e Ghesem mi
                  mandarono a dire: «Vieni e troviamoci insieme a Chefirim,
                  nella valle di Oni». Essi pensavano di farmi del male. [3]Ma
                  io inviai loro messaggeri a dire: «Sto facendo un gran lavoro
                  e non posso scendere: perché dovrebbe interrompersi il
                  lavoro, mentre io lo lascio per scendere da voi?». [4]Essi
                  mandarono quattro volte a dirmi la stessa cosa e io risposi
                  nello stesso modo. 
                  
                   [5]Allora
                  Sanballàt mi mandò a dire la stessa cosa la quinta volta per
                  mezzo del suo servo che aveva in mano una lettera aperta, [6]nella
                  quale stava scritto: «Si sente dire fra queste nazioni, e
                  Gasmù lo afferma, che tu e i Giudei meditate di ribellarvi e
                  perciò tu ricostruisci le mura e, secondo queste voci, tu
                  diventeresti loro re [7]e avresti inoltre stabilito
                  profeti per far questa proclamazione a Gerusalemme: Vi è un
                  re in Giuda! Or questi discorsi saranno riferiti al re. Vieni
                  dunque e consultiamoci assieme». [8]Ma io gli feci
                  rispondere: «Le cose non stanno come tu dici, ma tu inventi!».
                  [9]Tutta quella gente infatti ci voleva impaurire e
                  diceva: «Le loro mani desisteranno e il lavoro non si farà».
                  Ora invece si sono irrobustite le mie mani! 
                  
                   [10]Io
                  andai a casa di Semaia figlio di Delaia, figlio di Meetabèel,
                  che si era rinchiuso là dentro; egli mi disse: «Troviamoci
                  insieme nel tempio, dentro il santuario, e chiudiamo le porte
                  del santuario, perché verranno ad ucciderti, di notte
                  verranno ad ucciderti». [11]Ma io risposi: «Un uomo
                  come me può darsi alla fuga? Un uomo della mia condizione
                  potrebbe entrare nel santuario per salvare la vita? No, io non
                  entrerò». [12]Compresi che non era mandato da Dio, ma
                  aveva pronunziato quella profezia a mio danno, perché Tobia e
                  Sanballàt l'avevano prezzolato. [13]Era stato pagato
                  per impaurirmi e indurmi ad agire in quel modo e a peccare,
                  per farmi una cattiva fama ed espormi al disonore. [14]Mio
                  Dio, ricordati di Tobia e di Sanballàt, per queste loro
                  opere; anche della profetessa Noadia e degli altri profeti che
                  cercavano di spaventarmi! 
                  
                   [15]Le
                  mura furono condotte a termine il venticinquesimo giorno di
                  Elul, in cinquantadue giorni. [16]Quando tutti i nostri
                  nemici lo seppero, tutte le nazioni che stavano intorno a noi
                  furono prese da timore e restarono molto sorprese alla vista e
                  dovettero riconoscere che quest'opera si era compiuta per
                  l'intervento del nostro Dio. [17]In quei giorni i
                  notabili di Giuda mandavano frequenti lettere a Tobia e da
                  Tobia ne ricevevano; [18]infatti molti in Giuda erano
                  suoi alleati, perché egli era genero di Secania figlio di
                  Arach e suo figlio Giovanni aveva sposato la figlia di Mesullàm
                  figlio di Berechia. [19]Anche in mia presenza parlavano
                  bene di lui e gli riferivano le mie parole. Anche Tobia
                  mandava lettere per intimorirmi. 
                  
                   Neemia
                  - Capitolo 7 
                  
                    [1]Quando
                  le mura furono riedificate e io ebbi messo a posto le porte e
                  i portinai, i cantori e i leviti furono stabiliti nei loro
                  uffici, [2]diedi il governo di Gerusalemme a Canàni
                  mio fratello e ad Anania comandante della cittadella, perché
                  era un uomo fedele e temeva Dio più di tanti altri. [3]Ordinai
                  loro: «Le porte di Gerusalemme non si aprano finché il sole
                  non comincia a scaldare e si chiudano e si sbarrino le porte
                  mentre i cittadini sono ancora in piedi; si stabiliscano delle
                  guardie prese fra gli abitanti di Gerusalemme, ognuno al suo
                  turno e ognuno davanti alla propria casa». 
                  
                   Il
                  ripopolamento di Gerusalemme
                  
                  [4]La
                  città era spaziosa e grande; ma dentro vi era poca gente e
                  non si costruivano case. [5]Il mio Dio mi ispirò di
                  radunare i notabili, i magistrati e il popolo, per farne il
                  censimento. 
                  
                   Trovai
                  il registro genealogico di quelli che erano tornati
                  dall'esilio la prima volta e vi trovai scritto quanto segue: 
                  
                   Lista
                  dei primi Sionisti
                  
                  [6]Questi
                  sono gli abitanti della provincia che sono tornati
                  dall'esilio: quelli che Nabucodònosor re di Babilonia aveva
                  deportati e che erano tornati in Gerusalemme e in Giudea,
                  ognuno nella sua città. [7]Essi erano tornati con
                  Zorobabele, Giosuè, Neemia, Azaria, Raamia, Nahamani,
                  Mardocheo, Bilsan, Mispèret, Bigvai, Necum e Baana. 
                  
                   Computo
                  degli uomini del popolo d'Israele: 
                  
                   [8]Figli
                  di Pareos: duemila centosettantadue.[9]Figli di Sefatia: trecentosettantadue.
 [10]Figli di Arach: seicentocinquantadue.
 [11]Figli di Paat-Moab, cioè i figli di Giosuè e di
                  Ioab: duemila ottocentodiciotto.
 [12]Figli di Elam: milleduecento cinquantaquattro.
 [13]Figli di Zattu: ottocentoquarantacinque.
 [14]Figli di Zaccai: settecentosessanta.
 [15]Figli di Binnui: seicentoquarantotto.
 [16]Figli di Bebai: seicentoventotto.
 [17]Figli di Azgad: duemilatrecento ventidue.
 [18]Figli di Adonikam: seicentosessantasette.
 [19]Figli di Bigvai: duemilasessantasette.
 [20]Figli di Adin: seicentocinquantacinque.
 [21]Figli di Ater, cioè di Ezechia: novantotto.
 [22]Figli di Casum: trecentoventotto.
 [23]Figli di Bezai: trecentoventiquattro.
 [24]Figli di Carif: centododici.
 [25]Figli di Gàbaon: novantacinque.
 [26]Uomini di Betlemme e di Netofa: centottantotto.
 [27]Uomini di Anatòt: centoventotto.
 [28]Uomini di Bet-Azmàvet: quarantadue.
 [29]Uomini di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di Beeròt:
                  settecentoquarantatrè.
 [30]Uomini di Rama e di Gheba: seicentoventuno.
 [31]Uomini di Micmas: centoventidue.
 [32]Uomini di Betel e di Ai: centoventitrè.
 [33]Uomini di un altro Nebo: cinquantadue.
 [34]Figli di un altro Elam: milleduecento
                  cinquantaquattro.
 [35]Figli di Carim: trecentoventi.
 [36]Figli di Gerico: trecentoquarantacinque.
 [37]Figli di Lod, di Cadid e di Ono: settecentoventuno.
 [38]Figli di Senaà: tremilanovecentotrenta.
 [39]I sacerdoti: figli di Iedaia della casa di Giosuè:
                  novecentosessantatrè.
 [40]Figli di Immer: millecinquantadue.
 [41]Figli di Pascur: milleduecentoquarantasette.
 [42]Figli di Carim: millediciassette.
 [43]I leviti: figli di Giosuè, cioè di Kadmiel, di
                  Binnui e di Odevà: settantaquattro.
 [44]I cantori: figli di Asaf: centoquarantotto.
 [45]I portieri: figli di Ater, figli di Talmon, figli
                  di Akkub, figli di Catità, figli di Sobai: centotrentotto.
 [46]Gli oblati: figli di Zica, figli di Casufa,
 figli di Tabbaot, [47]figli di Keros,
 figli di Sia, figli di Padon,
 [48]figli di Lebana, figli di Agabà,
 figli di Salmai, [49]figli di Canan,
 figli di Ghiddel, figli di Gacar,
 [50]figli di Reaia, figli di Rezin,
 figli di Nekoda, [51]figli di Gazzam,
 figli di Uzza, figli di Pasèach,
 [52]figli di Besai, figli dei Meunim, figli dei
                  Nefisesim,
 [53]figli di Bakbuk, figli di Cakufa.
 figli di Carcur, [54]figli di Baslit,
 figli di Mechida, figli di Carsa,
 [55]figli di Barkos, figli di Sisara,
 figli di Temach, [56]figli di Neziach,
 figli di Catifa.
 [57]Discendenti
                  dei servi di Salomone: figli di Sotai, figli di Sofèret,
                  figli di Perida, [58]figli di Iaala, figli di Darkon,
                  figli di Ghiddel, [59]figli di Sefatia, figli di Cattil,
                  figli di Pochèret-Azzebàim, figli di Amòn. 
                  
                   [60]Totale
                  degli oblati e dei discendenti dei servi di Salomone:
                  trecentonovantadue. 
                  
                   [61]Ecco
                  quelli che tornarono da Tel-Melach, da Tel-Carsa, da
                  Cherub-Addòn e da Immer e che non avevano potuto stabilire il
                  loro casato per dimostrare che erano della stirpe di Israele: [62]figli
                  di Delaia, figli di Tobia, figli di Nekoda:
                  seicentoquarantadue. 
                  
                   [63]Tra
                  i sacerdoti: figli di Cobaia, figli di Akkos, figli di Barzillài,
                  il quale aveva sposato una delle figlie di Barzillài il
                  Galaadita e fu chiamato con il loro nome. [64]Questi
                  cercarono il loro registro genealogico, ma non lo trovarono e
                  furono quindi esclusi dal sacerdozio; [65]il
                  governatore ordinò loro di non mangiare cose santissime finché
                  non si presentasse un sacerdote con Urim e Tummim.
                  
                  
                   [66]La
                  comunità nel suo totale era di quarantaduemila
                  trecentosessanta persone, [67]oltre ai loro schiavi e
                  alle loro schiave in numero di settemila trecentotrentasette.
                  Avevano anche duecentoquarantacinque cantori e cantanti. [68]Avevano
                  settecentotrentasei cavalli, duecentoquarantacinque muli, [69]quattrocentotrentacinque
                  cammelli, seimila settecentoventi asini. [70]Alcuni dei
                  capifamiglia offrirono doni per la fabbrica. Il governatore
                  diede al tesoro mille dracme d'oro, cinquanta coppe,
                  cinquecentotrenta vesti sacerdotali. [71]Alcuni
                  capifamiglia diedero al tesoro della fabbrica ventimila dracme
                  d'oro e duemiladuecento mine d'argento. [72]Il resto
                  del popolo diede ventimila dracme d'oro, duemila mine
                  d'argento e sessantanove vesti sacerdotali. [73a]I
                  sacerdoti, i leviti, i portieri, i cantori, alcuni del popolo,
                  gli oblati e tutti gli Israeliti si stabilirono nelle loro
                  città. 
                  
                   [73b]Come
                  giunse il settimo mese, gli Israeliti erano nelle loro città.
                  
                  
                   Neemia
                  - Capitolo 8 
                  
                    Il
                  giorno di nascita del Giudaismo: Esdra legge e spiega la
                  Legge.
                  
                  La
                  festa delle capanne
                  
                  [1]Allora
                  tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza
                  davanti alla porta delle Acque e disse ad Esdra lo scriba di
                  portare il libro della legge di Mosè che il Signore aveva
                  dato a Israele. [2]Il primo giorno del settimo mese, il
                  sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli
                  uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. 
                  
                   [3]Lesse
                  il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo
                  spuntar della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli
                  uomini, delle donne e di quelli che erano capaci di intendere;
                  tutto il popolo porgeva l'orecchio a sentire il libro della
                  legge. [4]Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di
                  legno, che avevano costruito per l'occorrenza e accanto a lui
                  stavano, a destra Mattitia, Sema, Anaia, Uria, Chelkia e
                  Maaseia; a sinistra Pedaia, Misael, Malchia, Casum, Casbaddàna,
                  Zaccaria e Mesullàm. 
                  
                   [5]Esdra
                  aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava
                  più in alto di tutto il popolo; come ebbe aperto il libro,
                  tutto il popolo si alzò in piedi. [6]Esdra benedisse
                  il Signore Dio grande e tutto il popolo rispose: «Amen, amen»,
                  alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la
                  faccia a terra dinanzi al Signore. [7]Giosuè, Bani,
                  Serebia, Iamin, Akkub, Sabbetài, Odia, Maaseia, Kelita,
                  Azaria, Iozabàd, Canàn, Pelaia, leviti, spiegavano la legge
                  al popolo e il popolo stava in piedi al suo posto. 
                  
                   [8]Essi
                  leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con
                  spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura.
                  [9]Neemia, che era il governatore, Esdra sacerdote e
                  scriba e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto
                  il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore vostro
                  Dio; non fate lutto e non piangete!». Perché tutto il popolo
                  piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. [10]Poi
                  Neemia disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete
                  vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di
                  preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore
                  nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la
                  vostra forza». [11]I leviti calmavano tutto il popolo
                  dicendo: «Tacete, perché questo giorno è santo; non vi
                  rattristate!». [12]Tutto il popolo andò a mangiare, a
                  bere, a mandare porzioni ai poveri e a far festa, perché
                  avevano compreso le parole che erano state loro proclamate. 
                  
                   [13]Il
                  secondo giorno i capifamiglia di tutto il popolo, i sacerdoti
                  e i leviti si radunarono presso Esdra lo scriba per esaminare
                  le parole della legge. [14]Trovarono scritto nella
                  legge data dal Signore per mezzo di Mosè, che gli Israeliti
                  dovevano dimorare in capanne durante la festa del settimo
                  mese. [15]Allora fecero sapere la cosa e pubblicarono
                  questo bando in tutte le loro città e in Gerusalemme: «Andate
                  al monte e portatene rami di ulivo, rami di olivastro, rami di
                  mirto, rami di palma e rami di alberi ombrosi, per fare
                  capanne, come sta scritto». [16]Allora il popolo andò
                  fuori, portò i rami e si fece ciascuno la sua capanna sul
                  tetto della propria casa, nei loro cortili, nei cortili della
                  casa di Dio, sulla piazza della porta delle Acque e sulla
                  piazza della porta di Efraim. [17]Così tutta la
                  comunità di coloro che erano tornati dalla deportazione si
                  fece capanne e dimorò nelle capanne. Dal tempo di Giosuè
                  figlio di Nun fino a quel giorno, gli Israeliti non avevano più
                  fatto nulla di simile. Vi fu gioia molto grande. [18]Esdra
                  fece la lettura del libro della legge di Dio ogni giorno, dal
                  primo all'ultimo; la festa si celebrò durante sette giorni e
                  l'ottavo vi fu una solenne assemblea secondo il rito. 
                  
                   Neemia
                  - Capitolo 9 
                  
                    Cerimonia
                  espiatrice
                  
                  [1]Il
                  ventiquattro dello stesso mese, gli Israeliti si radunarono
                  per un digiuno, vestiti di sacco e coperti di polvere. [2]Quelli
                  che appartenevano alla stirpe d'Israele si separarono da tutti
                  gli stranieri, si presentarono dinanzi a Dio e confessarono i
                  loro peccati e le iniquità dei loro padri. [3]Poi si
                  alzarono in piedi nel posto dove si trovavano e fu fatta la
                  lettura del libro della legge del Signore loro Dio, per un
                  quarto della giornata; per un altro quarto essi fecero la
                  confessione dei peccati e si prostrarono davanti al Signore
                  loro Dio. [4]Giosuè, Bani, Kadmiel, Sebania, Bunni,
                  Serebia, Bani e Kenani si alzarono sulla pedana dei leviti e
                  invocarono a gran voce il Signore loro Dio. [5]I leviti
                  Giosuè, Kadmiel, Bani, Casabnia, Serebia, Odia, Sebania e
                  Petachia dissero: «Alzatevi e benedite il Signore vostro Dio
                  ora e sempre! Si benedica il tuo nome glorioso che è esaltato
                  al di sopra di ogni benedizione e di ogni lode! [6]Tu,
                  tu solo sei il Signore, tu hai fatto i cieli, i cieli dei
                  cieli e tutte le loro schiere, la terra e quanto sta su di
                  essa, i mari e quanto è in essi; tu fai vivere tutte queste
                  cose e l'esercito dei cieli ti adora. [7]Tu sei il
                  Signore, il Dio che hai scelto Abram, lo hai fatto uscire da
                  Ur dei Caldei e lo hai chiamato Abramo. [8]Tu hai
                  trovato il suo cuore fedele davanti a te e hai stabilito con
                  lui un'alleanza, promettendogli di dare alla sua discendenza
                  il paese dei Cananei, degli Hittiti, degli Amorrei, dei
                  Perizziti, dei Gebusei e dei Gergesei; tu hai mantenuto la tua
                  parola, perché sei giusto. [9]Tu hai visto
                  l'afflizione dei nostri padri in Egitto e hai ascoltato il
                  loro grido presso il Mare Rosso; [10]hai operato segni
                  e prodigi contro il faraone, contro tutti i suoi servi, contro
                  tutto il popolo del suo paese, perché sapevi che essi avevano
                  trattato i nostri padri con durezza; ti sei fatto un nome fino
                  ad oggi. [11]Hai aperto il mare davanti a loro, ed essi
                  sono passati in mezzo al mare sull'asciutto; quelli che li
                  inseguivano tu li hai precipitati nell'abisso, come una pietra
                  in fondo alle acque impetuose. 
                  
                   [12]Li
                  hai guidati di giorno con una colonna di nube e di notte con
                  una colonna di fuoco, per rischiarare loro la strada su cui
                  camminare. [13]Sei sceso sul monte Sinai e hai parlato
                  con loro dal cielo e hai dato loro decreti giusti e leggi di
                  verità, buoni statuti e buoni comandi; [14]hai fatto
                  loro conoscere il tuo santo sabato e hai dato loro comandi,
                  decreti e una legge per mezzo di Mosè tuo servo. [15]Hai
                  dato loro pane del cielo quando erano affamati e hai fatto
                  scaturire acqua dalla rupe quando erano assetati e hai
                  comandato loro che andassero a prendere in possesso il paese
                  che avevi giurato di dare loro. 
                  
                   [16]Ma
                  essi, i nostri padri, si sono comportati con superbia, hanno
                  indurito la loro cervice e non hanno obbedito ai tuoi comandi;
                  [17]si sono rifiutati di obbedire e non si sono
                  ricordati dei miracoli che tu avevi operato in loro favore;
                  hanno indurito la loro cervice e nella loro ribellione si sono
                  dati un capo per tornare alla loro schiavitù. Ma tu sei un
                  Dio pronto a perdonare, pietoso e misericordioso, lento
                  all'ira e di grande benevolenza e non li hai abbandonati. [18]Anche
                  quando si sono fatti un vitello di metallo fuso e hanno detto:
                  Ecco il tuo Dio che ti ha fatto uscire dall'Egitto! e ti hanno
                  insultato gravemente, [19]tu nella tua misericordia non
                  li hai abbandonati nel deserto: la colonna di nube che stava
                  su di loro non ha cessato di guidarli durante il giorno per il
                  loro cammino e la colonna di fuoco non ha cessato di
                  rischiarar loro la strada su cui camminavano di notte. [20]Hai
                  concesso loro il tuo spirito buono per istruirli e non hai
                  rifiutato la tua manna alle loro bocche e hai dato loro
                  l'acqua quando erano assetati. [21]Per quarant'anni li
                  hai nutriti nel deserto e non è mancato loro nulla; le loro
                  vesti non si sono logorate e i loro piedi non si sono
                  gonfiati. [22]Poi hai dato loro regni e popoli e li hai
                  spartiti fra di loro come un sovrappiù; essi hanno posseduto
                  il paese di Sicon, cioè il paese del re di Chesbòn e il
                  paese di Og re di Basan. 
                  
                   [23]Hai
                  moltiplicato i loro figli come le stelle del cielo e li hai
                  introdotti nel paese in cui avevi promesso ai loro padri di
                  farli entrare per possederlo. [24]I loro figli vi sono
                  entrati e hanno preso in possesso il paese; tu hai umiliato
                  dinanzi a loro i Cananei che abitavano il paese e li hai messi
                  nelle loro mani con i loro re e con i popoli del paese, perché
                  ne disponessero a loro piacere. [25]Essi si sono
                  impadroniti di fortezze, di una terra grassa, e hanno
                  posseduto case piene d'ogni bene, cisterne scavate, vigne,
                  oliveti, alberi da frutto in abbondanza; hanno mangiato e si
                  sono saziati e si sono ingrassati e hanno vissuto in delizie
                  per la tua grande bontà. [26]Ma poi sono stati
                  disobbedienti, si sono ribellati contro di te, si sono gettati
                  la tua legge dietro le spalle, hanno ucciso i tuoi profeti che
                  li scongiuravano di tornare a te, e ti hanno offeso
                  gravemente. [27]Perciò tu li hai messi nelle mani dei
                  loro nemici, che li hanno oppressi. Ma al tempo della loro
                  angoscia essi hanno gridato a te e tu li hai ascoltati dal
                  cielo e, nella tua grande misericordia, tu hai dato loro
                  liberatori, che li hanno strappati dalle mani dei loro nemici.
                  [28]Ma quando avevano pace, ritornavano a fare il male
                  dinanzi a te, perciò tu li abbandonavi nelle mani dei loro
                  nemici, che li opprimevano; poi quando ricominciavano a
                  gridare a te, tu li esaudivi dal cielo; così nella tua
                  misericordia più volte li hai salvati. [29]Tu li
                  ammonivi per farli tornare alla tua legge; ma essi si
                  mostravano superbi e non obbedivano ai tuoi comandi; peccavano
                  contro i tuoi decreti, che fanno vivere chi li mette in
                  pratica; la loro spalla rifiutava il giogo, indurivano la loro
                  cervice e non obbedivano. [30]Hai pazientato con loro
                  molti anni e li hai scongiurati per mezzo del tuo spirito e
                  per bocca dei tuoi profeti; ma essi non hanno voluto prestare
                  orecchio. Allora li hai messi nelle mani dei popoli dei paesi
                  stranieri. [31]Però nella tua molteplice compassione,
                  tu non li hai sterminati del tutto e non li hai abbandonati
                  perché sei un Dio clemente e misericordioso. [32]Ora,
                  Dio nostro, Dio grande, potente e tremendo, che mantieni
                  l'alleanza e la misericordia, non sembri poca cosa ai tuoi
                  occhi tutta la sventura che è piombata su di noi, sui nostri
                  re, sui nostri capi, sui nostri sacerdoti, sui nostri profeti,
                  sui nostri padri, su tutto il tuo popolo, dal tempo dei re d'Assiria
                  fino ad oggi. 
                  
                   [33]Tu
                  sei stato giusto in tutto quello che ci è avvenuto, poiché
                  tu hai agito fedelmente, mentre noi ci siamo comportati con
                  empietà. [34]I nostri re, i nostri capi, i nostri
                  sacerdoti, i nostri padri non hanno messo in pratica la tua
                  legge e non hanno obbedito né ai comandi né agli ammonimenti
                  con i quali tu li scongiuravi. [35]Essi mentre godevano
                  del loro regno, del grande benessere che tu largivi loro e del
                  paese vasto e fertile che tu avevi messo a loro disposizione,
                  non ti hanno servito e non hanno abbandonato le loro azioni
                  malvage. [36]Oggi eccoci schiavi nel paese che tu hai
                  concesso ai nostri padri perché ne mangiassero i frutti e ne
                  godessero i beni. I suoi prodotti abbondanti sono dei re ai
                  quali tu ci hai sottoposti a causa dei nostri peccati e che
                  sono padroni dei nostri corpi e del nostro bestiame a loro
                  piacere, e noi siamo in grande angoscia». 
                  
                   Neemia
                  - Capitolo 10 
                  
                    Documento
                  attestante l'impegno della comunità
                  
                  [1]«A
                  causa di tutto questo noi vogliamo sancire un impegno stabile
                  e lo mettiamo in iscritto. Sul documento sigillato vi siano le
                  firme dei nostri capi, dei nostri leviti e dei nostri
                  sacerdoti». 
                  
                   [2]Sul
                  documento sigillato firmarono Neemia il governatore, figlio di
                  Akalià, e Sedecìa, [3]Seraia, Azaria, Geremia, [4]Pascur,
                  Amaria, Malchia, [5]Cattus, Sebania, Malluch, [6]Carim,
                  Meremòt, Abdia, [7]Daniele, Ghinneton, Baruch, [8]Mesullàm,
                  Abia, Miamin, [9]Maazia, Bilgai, Semaia; questi sono i
                  sacerdoti. [10]Leviti: Giosuè, figlio di Azania,
                  Binnui dei figli di Chenadàd, Kadmiel, [11]e i loro
                  fratelli Sebania, Odia, Kelita, Pelaia, Canàn, [12]Mica,
                  Recob, Casaoià, [13]Zaccur, Serebia, Sebania, [14]Odia,
                  Bani, Beninu. [15]Capi del popolo: Pareos, Pacat-Moab,
                  Elam, Zattu, Bani, [16]Bunni, Azgad, Bebai, [17]Adonia,
                  Bigvai, Adin, [18]Ater, Ezechia, Azzur, [19]Odia,
                  Casum, Bezai, [20]Carif, Anatòt, Nebai, [21]Magpias,
                  Mesullàm, Chezìr, [22]Mesezabeèl, Zadòk, Iaddua, [23]Pelatia,
                  Canan, Anaia, [24]Osea, Anania, Cassùb, [25]Alloches,
                  Pilca, Sobek, [26]Recum, Casabna, Maaseia, [27]Achia,
                  Canàn, Anan, [28]Malluch, Carim, Baana. 
                  
                   [29]Il
                  resto del popolo, i sacerdoti, i leviti, i portieri, i
                  cantori, gli oblati e quanti si erano preparati dai popoli dei
                  paesi stranieri per aderire alla legge di Dio, le loro mogli,
                  i loro figli e le loro figlie, quanti avevano conoscenza e
                  intelligenza, [30]si unirono ai loro fratelli più
                  ragguardevoli e si impegnarono con giuramento a camminare
                  nella legge di Dio, data per mezzo di Mosè, servo di Dio, ad
                  osservare e mettere in pratica tutti i comandi del Signore,
                  Dio nostro, le sue decisioni e le sue leggi. [31]E in
                  particolare: a non dare le nostre figlie agli abitanti del
                  paese e a non prendere le loro figlie per i nostri figli; [32]a
                  non comprar nulla in giorno di sabato o in altro giorno sacro
                  dai popoli che portassero a vendere in giorno di sabato
                  qualunque genere di merci o di derrate; a lasciare in riposo
                  la terra ogni settimo anno e a rinunziare a ogni credito. [33]Ci
                  siamo anche imposto per legge di dare ogni anno il terzo di un
                  siclo per il servizio della casa del nostro Dio: [34]per
                  i pani dell'offerta, per il sacrificio continuo, per
                  l'olocausto perenne, per i sacrifici dei sabati, dei noviluni,
                  delle feste, per le offerte sacre, per i sacrifici espiatori
                  in favore di Israele e per ogni lavoro della casa del nostro
                  Dio. [35]Tirando a sorte, noi sacerdoti, leviti e
                  popolo abbiamo deciso circa l'offerta della legna da portare
                  alla casa del nostro Dio, secondo i nostri casati paterni, a
                  tempi fissi, anno per anno, perché sia bruciata sull'altare
                  del Signore nostro Dio, come sta scritto nella legge. [36]Ci
                  siamo impegnati a portare ogni anno nel tempio le primizie del
                  nostro suolo e le primizie di ogni frutto di qualunque pianta,
                  [37]come anche i primogeniti dei nostri figli e del
                  nostro bestiame, secondo quanto sta scritto nella legge, e i
                  primi parti del nostro bestiame grosso e minuto, per
                  presentarli nella casa del nostro Dio ai sacerdoti che
                  prestano servizio nella casa del nostro Dio. [38]Ci
                  siamo anche impegnati a portare ai sacerdoti nelle stanze
                  della casa del nostro Dio le primizie della nostra pasta, le
                  nostre offerte prelevate, cioè le primizie dei frutti di
                  qualunque albero, del vino e dell'olio, e a dare la decima
                  delle rendite del nostro suolo ai leviti. I leviti stessi
                  preleveranno queste decime in tutti i luoghi da noi coltivati.
                  [39]Un sacerdote, figlio di Aronne, sarà con i leviti
                  quando preleveranno le decime; i leviti porteranno un decimo
                  della decima alla casa del nostro Dio nelle stanze del tesoro;
                  [40]perché in quelle stanze i figli d'Israele e i
                  figli di Levi devono portare l'offerta prelevata sul frumento,
                  sul vino e sull'olio; in quel luogo stanno gli arredi del
                  santuario, i sacerdoti che prestano il servizio, i portieri e
                  i cantori. Ci siamo impegnati così a non trascurare la casa
                  del nostro Dio. 
                  
                   Neemia
                  - Capitolo 11 
                  
                    Il
                  sinecismo di Neemia. Liste diverse
                  
                  [1]I
                  capi del popolo si sono stabiliti a Gerusalemme; il resto del
                  popolo ha tirato a sorte per far venire uno su dieci a
                  popolare Gerusalemme, la città santa; gli altri nove potevano
                  rimanere nelle altre città. [2]Il popolo benedisse
                  quanti si erano offerti spontaneamente per abitare in
                  Gerusalemme. [3]Ecco i capi della provincia che si sono
                  stabiliti a Gerusalemme, mentre nelle città di Giuda ognuno
                  si è stabilito nella sua proprietà, nella sua città:
                  Israeliti, sacerdoti, leviti, oblati e i discendenti dei servi
                  di Salomone. 
                  
                   La
                  popolazione giudaica a Gerusalemme
                  
                  [4]A
                  Gerusalemme si sono stabiliti i figli di Giuda e i figli di
                  Beniamino. 
                  
                   Dei
                  figli di Giuda: Ataia, figlio di Uzzia, figlio di Zaccaria,
                  figlio di Amaria, figlio di Sefatia, figlio di Macalalèel,
                  dei figli di Perez: [5]Maaseia figlio di Baruch, figlio
                  di Col-Coze, figlio di Cazaia, figlio di Adaia, figlio di
                  Ioiarib, figlio di Zaccaria, figlio della famiglia Selanita. [6]Totale
                  dei figli di Perez che si sono stabiliti a Gerusalemme:
                  quattrocentosessantotto uomini valorosi. 
                  
                   [7]Questi
                  sono i figli di Beniamino: Sallu figlio di Mesullàm, figlio
                  di Ioed, figlio di Pedaia, figlio di Kolaia, figlio di Maaseia,
                  figlio di Itiel, figlio di Isaia; [8]dopo di lui,
                  Gabbai, Sallai: in tutto, novecentoventotto. [9]Gioele
                  figlio di Zicrì; era loro capo e Giuda figlio di Assenùa era
                  il secondo capo della città. 
                  
                   [10]Dei
                  sacerdoti: Iedaia, Ioiarìb, Iachin, [11]Seraia figlio
                  di Chelkia, figlio di Mesullàm, figlio di Zadòk, figlio di
                  Meraiòt, figlio di Achitùb, capo del tempio, [12]e i
                  loro fratelli addetti al lavoro del tempio, in numero di
                  ottocentoventidue; Adaia figlio di Ierocam, figlio di Pelalia,
                  figlio di Amsi, figlio di Zaccaria, figlio di Pascur, figlio
                  di Malchia, [13]e i suoi fratelli, capi delle casate,
                  in numero di duecentoquarantadue; Amasai figlio di Azareèl,
                  figlio di Aczai, figlio di Mesillemòt, figlio di Immer, [14]e
                  i loro fratelli uomini valorosi, in numero di centoventotto;
                  Zabdiel figlio di Ghedolìm era loro capo. 
                  
                   [15]Dei
                  leviti: Semaia figlio di Cassùb, figlio di Azrikam, figlio di
                  Casabià, figlio di Bunni; [16]Sabbetài e Iozabàd,
                  preposti al servizio esterno del tempio, fra i capi dei
                  leviti; [17]Mattania figlio di Mica, figlio di Zabdi,
                  figlio di Asaf, il capo della salmodia, che intonava le lodi
                  durante la preghiera; Bakbukia che gli veniva secondo tra i
                  suoi fratelli; Abda figlio di Sammua, figlio di Galal, figlio
                  di Ieditun. [18]Totale dei leviti nella città santa:
                  duecentottantaquattro. 
                  
                   [19]I
                  portieri: Akkub, Talmon e i loro fratelli, custodi delle
                  porte: centosettantadue. 
                  
                   [20]Il
                  resto d'Israele, dei sacerdoti e dei leviti si è stabilito in
                  tutte le città di Giuda, ognuno nella sua proprietà. 
                  
                   Note
                  complementari
                  
                  [21]Gli
                  oblati si sono stabiliti sull'Ofel e Zica e Ghispa erano a
                  capo degli oblati. [22]Il capo dei leviti a Gerusalemme
                  era Uzzi figlio di Bani, figlio di Casabià, figlio di
                  Mattania, figlio di Mica, dei figli di Asaf, che erano i
                  cantori addetti al servizio del tempio; [23]poiché vi
                  era un ordine del re che riguardava i cantori e vi era una
                  provvista assicurata loro ogni giorno. 
                  
                   [24]Petachia
                  figlio di Mesezabeel, dei figli di Zerach, figlio di Giuda,
                  suppliva il re per tutti gli affari del popolo. 
                  
                   La
                  popolazione giudaica in provincia
                  
                  [25]Quanto
                  ai villaggi con le loro campagne, alcuni figli di Giuda si
                  sono stabiliti in Kiriat-Arba e nei villaggi dipendenti, in
                  Dibon e nei suoi villaggi, in Iekabseèl e nei suoi villaggi, [26]in
                  Iesuà, in Molada, in Bet-Pelet, [27]in Cazar-Sual, in
                  Bersabea e nei suoi villaggi, [28]in Ziklàg, in Mecona
                  e nei suoi villaggi, [29]in En-Rimmòn, in Zorea, in
                  Iarmut, [30]in Zanoach, in Adullam e nei suoi villaggi,
                  in Lachis e nei suoi villaggi, in Azeka e nei suoi villaggi.
                  Si sono stabiliti da Bersabea fino alla valle di Hinnòm. [31]I
                  figli di Beniamino si sono stabiliti a Gheba, Micmas, Ai,
                  Betel e nei luoghi che ne dipendevano; [32]ad Anatòt,
                  Nob, Anania, [33]a Cazòr, Rama, Ghittàim, [34]Cadid,
                  Zeboim, Neballat, [35]e Lod e Ono, nella valle degli
                  Artigiani. [36]Dei leviti parte si è stabilita con
                  Giuda, parte con Beniamino. 
                  
                   Neemia
                  - Capitolo 12 
                  
                    Sacerdoti
                  e leviti tornati sotto Zorobabele e Giosuè
                  
                  [1]Questi
                  sono i sacerdoti e i leviti che sono tornati con Zorobabèle
                  figlio di Sealtiel, e con Giosuè: Seraia, Geremia, Esdra, [2]Amaria,
                  Malluch, Cattus, [3]Secania, Recum, Meremòt, [4]Iddo,
                  Ghinneton, Abia, [5]Miamin, Maadia, Bilga, [6]Semaia,
                  Ioiarìb, Iedaia, [7]Sallu, Amok, Chelkia, Iedaia.
                  Questi erano i capi dei sacerdoti e dei loro fratelli al tempo
                  di Giosuè. 
                  
                   [8]Leviti:
                  Giosuè, Binnui, Kadmiel, Serebia, Giuda, Mattania, che con i
                  suoi fratelli era preposto al canto degli inni di lode. [9]Bakbukia
                  e Unni, loro fratelli, stavano di fronte a loro secondo i loro
                  turni di servizio. 
                  
                   Lista
                  genealogica dei sommi sacerdoti
                  
                  [10]Giosuè
                  generò Ioiachìm; Ioiachìm generò Eliasìb; Eliasìb generò
                  Ioiadà; [11]Ioiadà generò Giònata; Giònata generò
                  Iaddua. 
                  
                   Sacerdoti
                  e leviti al tempo del sommo sacerdote Ioachim
                  
                  [12]Al
                  tempo di Ioiachìm i sacerdoti che erano i capi delle casate
                  sacerdotali erano i seguenti: del casato di Seraia, Meraia; di
                  quello di Geremia, Anania; [13]di quello di Esdra,
                  Mesullàm; di quello di Amaria, Giovanni; [14]di quello
                  di Malluk, Giònata; di quello di Sebania, Giuseppe; [15]di
                  quello di Carim, Adna; di quello di Meraiòt, Chelkài; [16]di
                  quello di Iddo, Zaccaria; di quello di Ghinneton, Mesullàm; [17]di
                  quello di Abia, Zicrì; di quello di Miniamìn...; di quello
                  di Moadia, Piltai; [18]di quello di Bilga, Sammua; di
                  quello di Semaia, Giònata; [19]di quello di Ioiarìb,
                  Mattenai; di quello di Iedaia, Uzzi; [20]di quello di
                  Sallu, Kallài; di quello di Amok, Eber; [21]di quello
                  di Chelkia, Casabià; di quello di Iedaia, Netaneèl. [22]I
                  leviti furono registrati, quanto ai capi casato, al tempo di
                  Eliasìb, di Ioiadà, di Giovanni e di Iaddua; e i sacerdoti
                  sotto il regno di Dario, il Persiano. [23]I capi dei
                  casati levitici sono registrati nel libro delle Cronache fino
                  al tempo di Giovanni, figlio di Eliasìb. [24]I capi
                  dei leviti Casabià, Serebia, Giosuè, figlio di Kadmiel,
                  insieme con i loro fratelli, che stavano di fronte a loro,
                  dovevano cantare inni e lodi a turni alternati, secondo
                  l'ordine di Davide, uomo di Dio. [25]Mattania, Bakbukia,
                  Abdia, Mesullàm, Talmon, Akkub erano portieri e facevano la
                  guardia ai magazzini delle porte. [26]Questi vivevano
                  al tempo di Ioiachìm figlio di Giosuè, figlio di Iozadàk e
                  al tempo di Neemia il governatore e di Esdra sacerdote e
                  scriba. 
                  
                   Dedicazione
                  delle mura di Gerusalemme
                  
                  [27]Per
                  la dedicazione delle mura di Gerusalemme si mandarono a
                  cercare i leviti da tutti i luoghi dove si trovavano, per
                  farli venire a Gerusalemme, perché la dedicazione si
                  celebrasse con gioia, con inni e cantici e suono di cembali,
                  saltèri e cetre. [28]Gli appartenenti al corpo dei
                  cantori si radunarono dal distretto intorno a Gerusalemme, dai
                  villaggi dei Netofatiti, [29]da Bet-Gàlgala e dal
                  territorio di Gheba e d'Azmàvet; poiché i cantori si erano
                  edificati villaggi nei dintorni di Gerusalemme. [30]I
                  sacerdoti e i leviti si purificarono e purificarono il popolo,
                  le porte e le mura. [31]Allora io feci salire sulle
                  mura i capi di Giuda e formai due grandi cori. Il primo
                  s'incamminò dal lato destro, sulle mura, verso la porta del
                  Letame; [32]dietro questo coro camminavano Osea, metà
                  dei capi di Giuda, [33]Azaria, Esdra, Mesullàm, [34]Giuda,
                  Beniamino, Semaia, Geremia, [35]appartenenti al coro
                  dei sacerdoti con le trombe; Zaccaria figlio di Giònata,
                  figlio di Semaia, figlio di Mattania, figlio di Michea, figlio
                  di Zaccur, figlio di Asaf, [36]e i suoi fratelli Semaia,
                  Azareèl, Milalài, Ghilalài, Maài, Netaneèl, Giuda, Canàni,
                  con gli strumenti musicali di Davide, uomo di Dio; Esdra lo
                  scriba camminava alla loro testa. [37]Giunti alla porta
                  della Fonte, salirono davanti a loro per la scalinata della
                  città di Davide sulle mura in salita, oltre la casa di
                  Davide, fino alla porta delle Acque, a oriente. [38]Il
                  secondo coro si incamminò a sinistra e io lo seguivo, con
                  l'altra metà del popolo, sopra le mura. Passando oltre la
                  torre dei Forni, esso andò fino al muro Largo, [39]poi
                  oltre la porta di Efraim, la porta Vecchia, la porta dei
                  Pesci, la torre di Cananeèl, la torre di Mea, giunse fino
                  alla porta delle Pecore; il coro si fermò alla porta della
                  Prigione. [40]I due cori si fermarono nella casa di
                  Dio; così feci io, con la metà dei magistrati che si
                  trovavano con me, [41]e i sacerdoti Eliakìm, Maaseia,
                  Miniamin, Michea, Elioenai, Zaccaria, Anania con le trombe [42]e
                  Maaseia, Semaia, Eleàzaro, Uzzi, Giovanni, Malchia, Elam,
                  Ezer. I cantori facevano sentire la voce e Izrachia ne era il
                  direttore. [43]In quel giorno il popolo offrì numerosi
                  sacrifici e si allietò, perché Dio gli aveva concesso una
                  grande gioia. Anche le donne e i fanciulli si rallegrarono e
                  la gioia di Gerusalemme si sentiva di lontano. 
                  
                   Un'epoca
                  ideale
                  
                  [44]In
                  quel tempo, alcuni uomini furono preposti alle stanze che
                  servivano da magazzini delle offerte, delle primizie, delle
                  decime, perché vi raccogliessero dalle campagne dipendenti
                  dalla città le parti assegnate dalla legge ai sacerdoti e ai
                  leviti; perché i Giudei gioivano vedendo i sacerdoti e i
                  leviti ai loro posti. [45]Questi osservavano ciò che
                  si riferiva al servizio del loro Dio e alle purificazioni;
                  come facevano, dal canto loro, i cantori e i portieri, secondo
                  l'ordine di Davide e di Salomone suo figlio. [46]Poiché
                  gia anticamente, al tempo di Davide e di Asaf, vi erano capi
                  cantori e venivano innalzati canti di lode e di ringraziamento
                  a Dio. [47]Tutto Israele, al tempo di Zorobabele e di
                  Neemia, dava ogni giorno le porzioni assegnate ai cantori e ai
                  portieri; dava ai leviti le cose consacrate e i leviti davano
                  ai figli di Aronne le cose consacrate che loro spettavano. 
                  
                   Neemia
                  - Capitolo 13 
                  
                    [1]In
                  quel tempo si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè e
                  vi si trovò scritto che l'Ammonita e il Moabita non dovevano
                  mai entrare nella comunità di Dio, [2]perché non
                  erano venuti incontro agli Israeliti con il pane e l'acqua e
                  perché avevano prezzolato contro di loro Balaam per
                  maledirli, sebbene il nostro Dio avesse mutato la maledizione
                  in benedizione. [3]Quando ebbero udito la legge,
                  separarono da Israele tutto l'elemento straniero che vi si
                  trovava mescolato. 
                  
                   La
                  seconda missione di Neemia
                  
                  [4]Prima
                  di questo il sacerdote Eliasìb, che era preposto alle stanze
                  della casa del nostro Dio ed era parente di Tobia, [5]aveva
                  messo a disposizione di quest'ultimo una camera grande dove,
                  prima di allora, si riponevano le offerte, l'incenso, gli
                  arredi, la decima del grano, del vino e dell'olio, quanto
                  spettava per legge ai leviti, ai cantori, ai portieri, e la
                  parte che se ne prelevava per i sacerdoti. [6]Quando si
                  faceva tutto questo, io non ero a Gerusalemme, perché
                  nell'anno trentaduesimo di Artaserse re di Babilonia ero
                  tornato presso il re; ma dopo qualche tempo, ottenuta una
                  licenza dal re, [7]tornai a Gerusalemme e mi accorsi
                  del male che Eliasìb aveva fatto in favore di Tobia, mettendo
                  a sua disposizione una stanza nei cortili del tempio. [8]La
                  cosa mi dispiacque molto e feci gettare fuori dalla stanza
                  tutte le masserizie appartenenti a Tobia; [9]poi
                  ordinai che si purificassero quelle camere e vi feci
                  ricollocare gli arredi del tempio, le offerte e l'incenso. 
                  
                   [10]Seppi
                  anche che le porzioni dovute ai leviti non erano state date e
                  che i leviti e i cantori, incaricati del servizio, erano
                  fuggiti ognuno al suo paese. [11]Allora rimproverai i
                  magistrati e dissi loro: «Perché la casa di Dio è stata
                  abbandonata?». Poi radunai i leviti e i cantori e li
                  ristabilii nei loro uffici. [12]Allora tutto Giuda portò
                  ai magazzini le decime del frumento, del vino e dell'olio; [13]affidai
                  la sorveglianza dei magazzini al sacerdote Selemia, allo
                  scriba Zadòk, e a Pedaia, uno dei leviti; ai quali aggiunsi
                  Canan figlio di Zaccur, figlio di Mattania, perché erano
                  reputati uomini fedeli. Il loro ufficio era di fare le
                  ripartizioni tra i loro fratelli. 
                  
                   [14]Ricordati
                  per questo di me, Dio mio, e non cancellare le opere di pietà
                  che ho fatte per la casa del mio Dio e per il suo servizio! 
                  
                   [15]In
                  quei giorni osservai in Giuda alcuni che pigiavano nei tini in
                  giorno di sabato, altri che trasportavano i covoni e li
                  caricavano sugli asini, e anche vino, uva, fichi e ogni sorta
                  di carichi, che introducevano a Gerusalemme in giorno di
                  sabato; io protestai a causa del giorno in cui vendevano le
                  derrate. [16]C'erano anche alcuni di Tiro stabiliti a
                  Gerusalemme che importavano pesce e ogni sorta di merci e le
                  vendevano ai figli di Giuda in giorno di sabato e in
                  Gerusalemme. [17]Allora io rimproverai i notabili di
                  Giuda e dissi loro: «Che cosa è mai questo male che fate,
                  profanando il giorno di sabato? [18]I nostri padri non
                  hanno fatto così? Il nostro Dio per questo ha fatto cadere su
                  noi e su questa città tutti questi mali. Voi accrescete l'ira
                  accesa contro Israele, profanando il sabato!». [19]Non
                  appena le porte di Gerusalemme cominciarono a essere
                  nell'ombra della sera, prima del sabato, io ordinai che le
                  porte fossero chiuse e che non si riaprissero fino dopo il
                  sabato; collocai alcuni miei servi alle porte, perché nessun
                  carico entrasse in città durante il sabato. [20]Così
                  i mercanti e i venditori di ogni merce una o due volte
                  passarono la notte fuori di Gerusalemme. [21]Allora io
                  protestai contro di loro e dissi: «Perché passate la notte
                  davanti alle mura? Se lo farete un'altra volta, vi farò
                  arrestare». Da quel momento non vennero più in giorno di
                  sabato. [22]Ordinai ai leviti che si purificassero e
                  venissero a custodire le porte per santificare il giorno del
                  sabato. 
                  
                   Anche
                  per questo ricordati di me, mio Dio, e abbi pietà di me
                  secondo la tua grande misericordia! 
                  
                   [23]In
                  quei giorni vidi anche che alcuni Giudei si erano ammogliati
                  con donne di Asdòd, di Ammòn e di Moab; [24]la metà
                  dei loro figli parlava l'asdodeo, conosceva soltanto la lingua
                  di questo o quest'altro popolo, non sapeva parlare giudaico. [25]Io
                  li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai
                  loro i capelli e li feci giurare nel nome di Dio che non
                  avrebbero dato le loro figlie ai figli di costoro e non
                  avrebbero preso come mogli le figlie di quelli per i loro
                  figli né per se stessi. [26]Dissi: «Salomone, re
                  d'Israele, non ha forse peccato appunto in questo? Certo fra
                  le molte nazioni non ci fu un re simile a lui; era amato dal
                  suo Dio e Dio l'aveva fatto re di tutto Israele; eppure le
                  donne straniere fecero peccare anche lui. [27]Si dovrà
                  dunque dire di voi che commettete questo grande male, che
                  siete infedeli al nostro Dio, prendendo mogli straniere?». [28]Uno
                  dei figli di Ioiadà figlio di Eliasìb, il sommo sacerdote,
                  era genero di Sanballàt il Coronita; io lo cacciai via da me.
                  [29]Ricordati di loro, mio Dio, poiché hanno profanato
                  il sacerdozio e l'alleanza dei sacerdoti e dei leviti. [30]Così
                  li purificai da ogni consuetudine straniera e ristabilii i
                  servizi dei sacerdoti e dei leviti, assegnando a ciascuno il
                  suo lavoro. [31]Diedi anche disposizioni circa
                  l'offerta della legna ai tempi stabiliti, e circa le primizie.
                  
                  
                   [32]Ricordati
                  di me, mio Dio, per il mio bene! 
                  
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