1.
2. 3.
4. 5.
6.
Le
lettere ai Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi e il biglietto a Filemone
sono dette “lettere della prigionia” perché in ognuna di esse Paolo dice
di essere prigioniero. Tradizionalmente, le lettere sono attribuite alla
prima carcerazione subita da Paolo a Roma negli anni 61-63, dopo il suo
appello a Cesare (At 28, 30 ss.). I critici moderni pensano anche alla
prigionia di Cesarea dal 58 al 60 (At 23, 33-26, 32) o, specialmente per
Fil, a una prigionia presumibilmente subita ad Efeso, tra gli anni 54-57
(cfr. 1 Cor 15, 32; 2 Cor 1, 8-10), per spiegare la relazione di Paolo
con i destinatari delle lettere, difficilmente concepibili nel corso
della detenzione romana. L’attribuzione regge ancora. Paolo fu una prima
volta di passaggio ad Efeso (At 18, 19-22) e vi soggiornò poi per tre
anni (At 18, 23-20, 1) durante il suo secondo viaggio missionario,
allargando il suo raggio d’azione ad altre città asiatiche mediante i
suoi discepoli (cfr. introd. A Col). Risulta perciò strano il carattere
assolutamente impersonale di questa lettera. Per questo motivo, e perché
in alcuni antichi e autorevoli manoscritti manca l'indicazione della
città di Efeso in 1, 1, si pensa che la lettera sia una specie di
circolare inviata a varie comunità asiatiche, il cui nome sarebbe stato
segnato all’atto della consegna. Qualcuno ritiene che questa sia la
lettera che Paolo inviò ai fedeli di Laodicea (Col 4, 16). In ogni caso,
l’apostolo scomare dietro la magnifica sintesi dottrinale del suo
insegnamento, che, completando Rm, approfondisce il mistero di Cristo e
della Chiesa. La lettera è strettamente apparentata con Col: 73 vv. su
155 sono ad essa paralleli e, come questa, Ef fu scritta da Paolo
durante la sua prima prigionia romana, negli anni 61-63.
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