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LA SACRA BIBBIA

Edizione CEI - 1974

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Giovanni


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10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19.

20. 21.


L’antica tradizione ecclesiastica afferma che il quarto vangelo fu scritto dall’apostolo Giovanni, il prediletto di Cristo, quando aveva raggiunto l’estrema vecchiezza (cfr. 21, 23) nella comunità cristiana di Efeso, metropoli dell’Asia Minore. Il vangelo fu scritto verso l’anno 100 e il più antico manoscritto che ce lo tramanda è del 150, al massimo del 200. Nonostante le caratteristiche che evidentemente distanziano questo vangelo dai primi tre, Giovanni intende scrivere, come i suo predecessori, un vangelo: lo provano l’identità del quadro generale e dei fatti fondamentali, le non rare indicazioni cronologiche – a volte essenziali (cfr. nota a 5, 1) -, geografiche e di vario altro tipo. Soltanto Giovanni racconta di un prolungato ministero di Gesù a Gerusalemme. Le radici palestinesi del vangelo vengono allo scoperto nel linguaggio in più punti chiaramente aramaico. Giovanni scrive a distanza di circa settanta anni dopo la morte di Gesù (a. 30) e preferisce scegliere alcuni fatti della vita di Cristo, che, a ragione del loro contenuto simbolico, permettono una profonda intelligenza del mistero di Cristo, sotto la guida dello Spirito Santo (cfr. 14, 26; 15, 26; 16, 13) e alla luce dell’esperienza soprannaturale della Chiesa. Giovanni conserva fedelmente la sostanza degli insegnamenti di Gesù; anche se il versa in una propria forma letteraria. Si può parlare di una tradizione giovannea – affiorante anche in Luca – in parte parallela e in parte complementare della tradizione riflessa nei tre primi vangeli. Il sublimo prologo (1, 1-18) enunzia i temi sviluppati nel vangelo. I cc. 1, 19-4, 54 avviano la manifestazione della natura e dei poteri divini di Cristo; nei cc. 5-22, la polemica con i Giudei approfondisce temi essenziali del mistero delle persone e della missione del Figli di Dio; i cc. 13-21 contengono il racconto della passione della morte e della risurrezione di Cristo, con l’inserzione delle sue ultime confidenze ai discepoli (cc. 13-17).