1.
2. 3.
4.
Nulla si sa di questo
profeta, che visse probabilmente dopo l’esilio di Babilonia e compose il
suo scritto verso la metà del IV sec. a.C. Una disastrosa invasione di
cavallette, flagello classico delle terre d’Oriente, offre al profeta lo
spunto per invitare sacerdoti e popolo a una liturgia di penitenza, per
ottenere la fine del disastro (cc. 1-2). La seconda parte del libro è
una grandiosa descrizione del “giorno del Signore”, cioè del suo supremo
intervento nella storia, accompagnato da una straordinaria ed universale
effusione del suo spirito: seguirà il giudizio divino sulle genti e
l’alba di un nuovo mondo. L’avveramento del vaticinio di Gioele con
l’avvento dello Spirito Santo nella prima Pentecoste cristiana e
l’afflato penitenziale che anima la prima parte del libro rendono le sue
pagine particolarmente care ai cristiani.
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