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LA SACRA BIBBIA

Edizione CEI - 1974

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Cantico dei Cantici


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Il titolo del libro è una forma di superlativo ebraico, come a dire: “Il Cantico sublime”. Di tratta di un testo per più ragioni singolare nella Bibbia. E’ un poema lirico, o forse una raccolta di poemi, che nel suo senso ovvio canta l’amore di due giovani, a volte con un’arditezza di linguaggio che sconcerta chi non conosce la mentalità e i modi di esprimersi degli Orientali. La questione più importante è l’interpretazione di fondo del Cantico come libro sacro. C’è chi pensa che molto opportunamente il libro di Dio celebra l’amore umano che, se è spesso degradato e profanato, ha una sua sacralità, che risale all’opera della creazione divina; altri ritiene che, sebbene il materiale originario del poema riguardi l’amore umano, il redattore ispirato lo ha inteso come simbolo dell’amore di Dio per il suo popolo. La tradizione ebraica e cristiana sostiene l’interpretazione allegorica: il Cantico tratta direttamente, in senso letterario traslato, una realtà superiore. I profeti presentano l’alleanza di Dio con Israele come un matrimonio d’amore (cfr. Os c. 2; Ger 3, 1-3; Ez c. 23, ecc.) che il Cantico traduce in ardenti espressioni. Lo sposo del poema è dunque Dio e la sposa Israele; e poiché l’amore di Dio per il suo popolo eletto si prolunga nell’amore di Cristo per la sua Chiesa, lo sposo è Cristo e la sposa è la Chiesa. Per altri, la sposa è la Vergine Maria o l’anima cristiana. Il bellissimo poema è attribuito a Salomone (sec. X a.C.); sebbene ciò non sia del tutto impossibile, si pensa che l’attribuzione sia dovuta a un artificio letterario (cfr. introd. a Qo e Sap) e che l’autore sia piuttosto un ignoto poeta, che scriveva tra il sec. VI e IV a.C., forse utilizzando materiale molto antico, che potrebbe risalire ai tempi di Salomone.