[1] In quei
giorni venne a conoscenza della situazione Giuditta figlia di Merari,
figlio di Oks, figlio di Giuseppe, figlio di Oziel, figlio di Elkia,
figlio di Anania, figlio di Gedeone, figlio di Rafain, figlio di Achitob,
figlio di Elia, figlio di Chelkia, figlio di Eliàb, figlio di Natanaèl,
figlio di Salamiel, figlio di Sarasadai, figlio di Israele.
[2] Suo marito era stato Manàsse, della stessa tribù e famiglia di lei;
egli era morto al tempo della mietitura dell'orzo.
[3] Mentre stava sorvegliando quelli che legavano i covoni nella campagna,
il suo capo fu colpito da insolazione. Dovette mettersi a letto e morì in
Betulia sua città e lo seppellirono con i suoi padri nel campo che sta tra
Dotain e Balamon.
[4] Giuditta era rimasta nella sua casa in stato di vedovanza ed erano
passati già tre anni e quattro mesi.
[5] Si era fatta preparare una tenda sul terrazzo della sua casa, si era
cinta i fianchi di sacco e portava le vesti delle vedove.
[6] Da quando era vedova digiunava tutti i giorni, eccetto le vigilie dei
sabati e i sabati, le vigilie dei noviluni e i noviluni, le feste e i
giorni di gioia per Israele.
[7] Era bella d'aspetto e molto avvenente nella persona; inoltre suo
marito Manàsse le aveva lasciato oro e argento, schiavi e schiave, armenti
e terreni ed essa era rimasta padrona di tutto.
[8] Né alcuno poteva dire una parola maligna a suo riguardo, perché temeva
molto Dio.
[9] Venne dunque a sapere le parole esasperate rivolte dal popolo alle
autorità, perché erano demoralizzati per la mancanza d'acqua, e anche
Giuditta seppe di tutte le risposte che aveva date loro Ozia e come avesse
giurato loro di consegnare la città agli Assiri dopo cinque giorni.
[10] Subito mandò la sua ancella particolare che aveva in cura tutte le
sue sostanze a chiamare Cabri e Carmi, che erano gli anziani della sua
città.
[11] Vennero da lei ed essa disse loro: "Ascoltatemi bene, voi capi dei
cittadini di Betulia. Non è stato affatto conveniente il discorso che oggi
avete tenuto al popolo, aggiungendo il giuramento che avete pronunziato e
interposto tra voi e Dio, di mettere la città in mano ai nostri nemici, se
nel frattempo il Signore non vi avrà mandato aiuto.
[12] Chi siete voi dunque che avete tentato Dio in questo giorno e vi
siete posti al di sopra di lui, mentre non siete che uomini?
[13] Certo, voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente, ma non
ci capirete niente, né ora né mai.
[14] Se non siete capaci di scorgere il fondo del cuore dell'uomo né di
afferrare i pensieri della sua mente, come potrete scrutare il Signore,
che ha fatto tutte queste cose, e conoscere i suoi pensieri o comprendere
i suoi disegni? No, fratelli, non vogliate irritare il Signore nostro Dio.
[15] Se non vorrà aiutarci in questi cinque giorni, egli ha pieno potere
di difenderci nei giorni che vuole o anche di farci distruggere da parte
dei nostri nemici.
[16] E voi non pretendete di impegnare i piani del Signore Dio nostro,
perché Dio non è come un uomo che gli si possan fare minacce e pressioni
come ad uno degli uomini.
[17] Perciò attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui,
supplichiamolo che venga in nostro aiuto e ascolterà il nostro grido se a
lui piacerà.
[18] Realmente in questa nostra generazione non c'è mai stata, né esiste
oggi una tribù o famiglia o popolo o città tra di noi, che adori gli dei
fatti da mano d'uomo, come è avvenuto nei tempi passati.
[19] Per questo motivo i nostri padri furono abbandonati alla spada e alla
devastazione e caddero rovinosamente davanti ai loro nemici.
[20] Noi invece non riconosciamo altro Dio fuori di lui e per questo
speriamo che egli non trascurerà noi e neppure la nostra nazione.
[21] Perché se noi saremo presi, resterà presa anche tutta la Giudea e
sarà saccheggiato il nostro santuario e Dio chiederà ragione di quella
profanazione al nostro sangue.
[22] L'uccisione dei nostri fratelli, l'asservimento della patria, la
devastazione della nostra eredità Dio la farà ricadere sul nostro capo in
mezzo ai popoli pagani tra i quali ci capiterà di essere schiavi e saremo
così motivo di scandalo e di disprezzo di fronte ai nostri padroni.
[23] La nostra schiavitù non ci guadagnerà alcun favore, perché la porrà a
nostro disonore il Signore Dio nostro.
[24] Dunque, fratelli, dimostriamo ai nostri fratelli che la loro vita
dipende da noi, che i nostri sacri pegni, il tempio e l'altare, poggiano
su di noi.
[25] Oltre tutto ringraziamo il Signore Dio nostro che ci mette alla
prova, come ha già fatto con i nostri padri.
[26] Ricordatevi quanto ha fatto con Abramo, quali prove ha fatto passare
ad Isacco e quanto è avvenuto a Giacobbe in Mesopotamia di Siria, quando
pascolava i greggi di Làbano suo zio materno.
[27] Certo, come ha passato al crogiuolo costoro non altrimenti che per
saggiare il loro cuore, così ora non vuol far vendetta di noi, ma è a fine
di correzione che il Signore castiga coloro che gli stanno vicino".
[28] Allora rispose a lei Ozia: "Quanto hai detto, l'hai proferito con
cuore retto e nessuno può contraddire alle tue parole.
[29] Non da oggi si manifesta la tua saggezza, ma fin dall'inizio dei tuoi
giorni tutto il popolo conosce la tua intelligenza e quanto è buona la
natura del tuo cuore.
[30] Tuttavia il popolo soffre la sete e ci ha costretti a fare quello che
gli abbiamo detto e a vincolarci con un giuramento che noi non
trasgrediremo.
[31] E ora prega per noi, perché tu sei una donna timorata, e il Signore
ci manderà una pioggia abbondante per riempire le nostre cisterne e non
verremo più meno."
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