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				XXXIV SETTIMANA DEL TEMPO 
				ORDINARIO - VENERDÌ 
				 
				
				 
				INVITATORIO  
				V. Signore, apri le mie labbra 
				R. e la mia bocca proclami la tua lode. 
				  
				Antifona 
				Buono è il Signore con noi: 
				benedite il suo nome! 
				   
				SALMO 94  Invito a lodare Dio 
				
				
				( Il Salmo 94 può essere sostituito dal 
				salmo 99 o 66 o 23 ) 
				Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura « quest'oggi » 
				(Eb 3,13). 
				 
				Si enunzia e si ripete 
				l'antifona. 
				 
				Venite, applaudiamo al Signore, * 
				acclamiamo alla roccia della nostra salvezza. 
				Accostiamoci a lui per rendergli grazie, * 
				a lui acclamiamo con canti di gioia (Ant.). 
				 
				Poiché grande Dio è il Signore, * 
				grande re sopra tutti gli dèi. 
				Nella sua mano sono gli abissi della terra, * 
				sono sue le vette dei monti. 
				Suo è il mare, egli l'ha fatto, * 
				le sue mani hanno plasmato la terra (Ant.). 
				 
				Venite, prostràti adoriamo, * 
				in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati. 
				Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, * 
				il gregge che egli conduce (Ant.). 
				 
				Ascoltate oggi la sua voce: † 
				« Non indurite il cuore, * 
				come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto, 
				 
				dove mi tentarono i vostri padri: * 
				mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere (Ant.). 
				 
				Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione † 
				e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, * 
				non conoscono le mie vie; 
				  
				perciò ho giurato nel mio sdegno: * 
				Non entreranno nel luogo del mio riposo » (Ant.). 
				 
				Gloria al Padre e al Figlio * 
				e allo Spirito Santo.  
				Come era nel principio, e ora e sempre, * 
				nei secoli dei secoli. Amen (Ant.). 
				  
				Inno 
				Creati per la gloria del tuo nome, 
				redenti dal tuo sangue sulla croce, 
				segnati dal sigillo del tuo Spirito, 
				noi t'invochiamo: salvaci, o Signore! 
				 
				Tu spezza le catene della colpa, 
				proteggi i miti, libera gli oppressi 
				e conduci nel cielo ai quieti pascoli 
				il popolo che crede nel tuo amore. 
				 
				Sia lode e onore a te, pastore buono, 
				luce radiosa dell'eterna luce, 
				che vivi con il Padre e il Santo Spirito 
				nei secoli dei secoli glorioso. Amen. 
				 
				1^ Antifona 
				Non punirmi, Signore, 
				nel tuo sdegno, abbi pietà di me. 
				 
				SALMO 37, 2-5   (I) Implorazione del peccatore in estremo 
				pericolo 
				Egli non commise peccato … portò i nostri peccati sul suo corpo 
				sul legno della croce … dalle sue piaghe siamo stati guariti (1 
				Pt 2, 22. 24. 25). 
				 
				Signore, non castigarmi nel tuo sdegno, * 
				non punirmi nella tua ira.  
				Le tue frecce mi hanno trafitto, * 
				su di me è scesa la tua mano.  
				 
				Per il tuo sdegno non c'è in me nulla di sano, * 
				nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.  
				Le mie iniquità hanno superato il mio capo, * 
				come carico pesante mi hanno oppresso. 
				 
				Gloria al Padre e al Figlio, *  
				e allo Spirito Santo.  
				Come era nel principio e ora e sempre, *  
				nei secoli dei secoli. Amen. 
				 
				1^ Antifona 
				Non punirmi, Signore, 
				nel tuo sdegno, abbi pietà di me. 
				 
				2^ Antifona 
				Ogni mio desiderio 
				è di fronte a te, o Signore. 
				 
				SALMO 37, 6-13   (II) Implorazione del peccatore in estremo 
				pericolo 
				Egli non commise peccato … portò i nostri peccati sul suo corpo 
				sul legno della croce … dalle sue piaghe siamo stati guariti (1 
				Pt 2, 22. 24. 25). 
				 
				Putride e fetide sono le mie piaghe * 
				a causa della mia stoltezza.  
				Sono curvo e accasciato, * 
				triste mi aggiro tutto il giorno.  
				 
				I miei fianchi sono torturati,* 
				in me non c'è nulla di sano.  
				Afflitto e sfinito all'estremo, * 
				ruggisco per il fremito del mio cuore.  
				 
				Signore, davanti a te ogni mio desiderio * 
				e il mio gemito a te non è nascosto.  
				 
				Palpita il mio cuore, † 
				la forza mi abbandona, * 
				si spegne la luce dei miei occhi.  
				 
				Amici e compagni  
				si scostano dalle mie piaghe, * 
				i miei vicini stanno a distanza.  
				 
				Tende lacci chi attenta alla mia vita, † 
				trama insidie chi cerca la mia rovina * 
				e tutto il giorno medita inganni. 
				 
				Gloria al Padre e al Figlio, *  
				e allo Spirito Santo.  
				Come era nel principio e ora e sempre, *  
				nei secoli dei secoli. Amen. 
				 
				2^ Antifona 
				Ogni mio desiderio 
				è di fronte a te, o Signore. 
				 
				3^ Antifona 
				A te confesso la mia colpa; 
				non abbandonarmi, Dio, mia salvezza. 
				 
				SALMO 37, 14-23   Implorazione del peccatore in estremo 
				pericolo 
				Egli non commise peccato … portò i nostri peccati sul suo corpo 
				sul legno della croce … dalle sue piaghe siamo stati guariti (1 
				Pt 2, 22. 24. 25). 
				 
				Io, come un sordo, non ascolto † 
				e come un muto non apro la bocca; * 
				sono come un uomo  
				che non sente e non risponde.  
				 
				In te spero, Signore; * 
				tu mi risponderai, Signore Dio mio.  
				 
				Ho detto: «Di me non godano,  
				contro di me non si vantino * 
				quando il mio piede vacilla».  
				 
				Poiché io sto per cadere * 
				e ho sempre dinanzi la mia pena.  
				Ecco, confesso la mia colpa, * 
				sono in ansia per il mio peccato.  
				 
				I miei nemici sono vivi e forti, * 
				troppi mi odiano senza motivo,  
				mi pagano il bene col male, * 
				mi accusano perché cerco il bene.  
				 
				Non abbandonarmi, Signore, * 
				Dio mio, da me non stare lontano;  
				accorri in mio aiuto, * 
				Signore, mia salvezza. 
				 
				Gloria al Padre e al Figlio, *  
				e allo Spirito Santo.  
				Come era nel principio e ora e sempre, *  
				nei secoli dei secoli. Amen. 
				 
				3^ Antifona 
				A te confesso la mia colpa; 
				non abbandonarmi, Dio, mia salvezza. 
				 
				Versetto 
				V. I miei occhi si consumano nell'attesa, 
				R. per la promessa del mio salvatore.  
				 
				Prima Lettura 
				 
				Dalla seconda lettera di san Pietro, apostolo 3,1-18 
				 
				Il Signore è fedele, attendiamo la sua venuta 
				Questa, o carissimi, è già 
				la seconda lettera che vi scrivo, e in tutte e due cerco di 
				ridestare con ammonimenti la vostra sana intelligenza, perché 
				teniate a mente le parole già dette dai santi profeti, e il 
				precetto del Signore e salvatore, trasmessovi dagli apostoli. 
				Questo anzitutto dovete sapere, che verranno negli ultimi giorni 
				schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo le 
				proprie passioni e diranno: «Dov'è la promessa della sua venuta? 
				Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi tutto rimane 
				come al principio della creazione». Ma costoro dimenticano 
				volontariamente che i cieli esistevano già da lungo tempo e che 
				la terra, uscita dall'acqua e in mezzo all'acqua, ricevette la 
				sua forma grazie alla parola di Dio; e che per queste stesse 
				cause il mondo di allora, sommerso dall'acqua, perì. Ora, i 
				cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, 
				riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina 
				degli empi. 
				Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al 
				Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno 
				solo (cfr. Sal 89,4). Il Signore non ritarda nell'adempire la 
				sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di 
				voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo 
				di pentirsi. Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i 
				cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore 
				si dissolveranno e la terra con quanto c'è in essa sarà 
				distrutta. 
				Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così, quali 
				non dovete essere voi, nella santità della condotta e nella 
				pietà, attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio, nel 
				quale i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si 
				fonderanno! E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi 
				cieli e una terra nuova (cfr. Is 65,17; 66,22; Ap 21,1), nei 
				quali avrà stabile dimora la giustizia. 
				Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, cercate 
				d'essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace. 
				La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, 
				come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, 
				secondo la sapienza che gli è stata data; così egli fa in tutte 
				le lettere, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune 
				cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le 
				travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria 
				rovina. 
				Voi dunque, carissimi, essendo stati preavvisati, state in 
				guardia per non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche 
				voi dall'errore degli empi; ma crescete nella grazia e nella 
				conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la 
				gloria, ora e nel giorno dell'eternità. Amen! 
				 
				Responsorio   Cfr. Is 65,17.18; Ap 21,5 
				R. Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra; si godrà e si gioirà 
				sempre di quello che sto per creare. * Ecco, io faccio nuove 
				tutte le cose. 
				V. E farò di Gerusalemme una gioia, del suo popolo una festa. 
				R. Ecco, io faccio nuove tutte le cose. 
				 
				Seconda Lettura 
				Dal trattato «Sulla morte» di san Cipriano, vescovo e martire 
				(Cap. 18.24.26; CSEL 3,308.312-314) 
				 
				Cacciata la paura della morte, pensiamo all'immortalità 
				Non dobbiamo fare la nostra volontà, ma quella di Dio. È una 
				grazia che il Signore ci ha insegnato a chiedere ogni giorno 
				nella preghiera. Ma è una contraddizione pregare che si faccia 
				la volontà di Dio, e poi, quando Egli ci chiama e ci invita ad 
				uscire da questo mondo, mostrarsi riluttanti ad obbedire al 
				comando della sua volontà! Ci impuntiamo e ci tiriamo indietro 
				come servitori caparbi. Siamo presi da paura e dolore al 
				pensiero di dover comparire davanti al volto di Dio. E alla fine 
				usciamo da questa vita non di buon grado, ma perché costretti e 
				per forza. Pretendiamo poi onori e premi da Dio dopo che lo 
				incontriamo tanto di malavoglia! 
				Ma allora, domando io, perché preghiamo e chiediamo che venga il 
				regno dei cieli, se continua a piacerci la prigionia della 
				terra? Perché con frequenti suppliche domandiamo ed imploriamo 
				insistentemente che si affretti a venire il tempo del regno, se 
				poi coviamo nell'animo maggiori desideri e brame di servire 
				quaggiù il diavolo anziché di regnare con Cristo? 
				Dal momento che il mondo odia il cristiano, perché ami chi ti 
				odia e non segui piuttosto Cristo, che ti ha redento e ti ama? 
				Giovanni in una sua lettera grida per esortarci a non amare il 
				mondo, andando dietro ai desideri della carne. «Non amate né il 
				mondo, ci dice, né le cose del mondo. Se uno ama il mondo, 
				l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel 
				mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e 
				superbia della vita.  
				E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà 
				di Dio rimane in eterno!» (1Gv 2,15-16). Piuttosto, fratelli 
				carissimi, con mente serena, fede incrollabile e animo grande, 
				siamo pronti a fare la volontà di Dio. Cacciamo la paura della 
				morte, pensiamo all'immortalità che essa inaugura. Mostriamo con 
				i fatti ciò che crediamo di essere. 
				Dobbiamo considerare e pensare spesso che noi abbiamo rinunziato 
				al mondo e nel frattempo dimoriamo quaggiù solo come ospiti e 
				pellegrini. Accettiamo con gioia il giorno che assegna ciascuno 
				di noi alla nostra vera dimora, il giorno che, dopo averci 
				liberati da questi lacci del secolo, ci restituisce liberi al 
				paradiso e al regno eterno. Chi, trovandosi lontano dalla 
				patria, non si affretterebbe a ritornarvi? La nostra patria non 
				è che il paradiso. Là ci attende un gran numero di nostri cari, 
				ci desiderano i nostri genitori, i fratelli, i figli in festosa 
				e gioconda compagnia, sicuri ormai della propria felicità, ma 
				ancora trepidanti per la nostra salvezza. Vederli, abbracciarli 
				tutti: che gioia comune per loro e per noi! Che delizia in quel 
				regno celeste non temere mai più la morte; e che felicità vivere 
				in eterno! 
				Ivi è il glorioso coro degli apostoli, la schiera esultante dei 
				profeti; ivi l'esercito innumerevole dei martiri, coronati di 
				gloria per avere vinto nelle lotte e resistito nei tormenti; le 
				vergini trionfanti, che vinsero la concupiscenza della carne e 
				del corpo con la virtù della continenza; ivi sono ricompensati i 
				misericordiosi, che esercitarono la beneficenza, nutrendo e 
				aiutando in varie maniere i poveri, e così osservarono i 
				precetti del Signore e, con le ricchezze terrene, si procurarono 
				i tesori celesti. Affrettiamoci con tutto l'entusiasmo a 
				raggiungere la compagnia di questi beati. Dio veda questo nostro 
				pensiero; questo proposito della nostra mente, della nostra 
				fede, lo scorga Cristo, il quale assegnerà, nel suo amore, premi 
				maggiori a coloro che avranno avuto di lui un desiderio più 
				ardente. 
				 
				Responsorio   Cfr. Fil 3,20.21; Col 3,4 
				R. La nostra patria è nei cieli; di là aspettiamo come salvatore 
				il Signore Gesù Cristo. * Egli trasformerà il nostro misero 
				corpo, per conformarlo al suo corpo glorioso. 
				V. Quando si manifesterà Cristo, nostra vita, allora anche noi 
				saremo manifestati con lui nella gloria. 
				R. Egli trasformerà il nostro misero corpo, per conformarlo al 
				suo corpo glorioso. 
				 
				Orazione 
				Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, 
				collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano 
				in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia. 
				Per il nostro Signore. 
				 
				R. Amen. 
				Benediciamo il Signore. 
				R. Rendiamo grazie a Dio. 
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