La
parola di Cristo segno di divisione
Il regno di Dio è la realizzazione
della comunione tra gli uomini e con lui. Già i profeti lo avevano
annunciato e descritto come un tempo di pace, di benessere, di gioie mai
viste; un tempo di fraternità universale e cosmica. Ogni barriera
sarebbe stata eliminata, si sarebbe costituito un solo popolo per un
solo Dio.
Gesù realizza il progetto di Dio
nell’umanità espresso dai profeti. Viene a «radunare i figli
dispersi». La sua ultima preghiera è la preghiera per l’unità: «Padre, siano una cosa sola, come noi siamo uno».
Come mettere d’accordo queste
espressioni con le parole del vangelo di questa domenica? «Pensate
che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la
divisione» (vangelo).
L’annuncio della verità suscita
opposizione
Le parole di Gesù sono improntate ad
un profondo realismo: il suo regno creerà nuove divisioni. Chi lo
accoglie non entra in uno stato di pace paradisiaca, ma prova dapprima
in se stesso la guerra e la divisione. Egli non può accettare
l’ambiguità del compromesso, non può vivere il bene e il male,
trovare un accordo tra il vero e il falso, non può affidarsi totalmente
alle certezze umane, deve abbandonare continuamente la terra delle
tranquille abitudini per l’incertezza di una terra che non possiede.
È cosa strana che la fede in Cristo crei nemici, ponga ostacoli. Questo è
vero perché l’amore e la verità hanno nella croce il loro prezzo e
la loro verifica. Non c’è amore vero che non porti con sé la
sofferenza, non c’è verità che non ferisca. Se l’amore è dono
gratuito non può non essere distacco da se stessi. Se la verità è
scoperta non può non essere un giudizio sulle nostre azioni, e un
impegno per nuovi e più scomodi orizzonti.
Il profeta è colui che annuncia la
verità profonda dei fatti. Poiché la realtà dei fatti è l’azione
imprevedibile di Dio che muove verso la libertà, essa suscita sempre
nell’uomo il dubbio, la paura del rischio, l’opposizione con cui
l’orgoglio e il peccato si manifestano.
Dalla verità nasce l’incertezza,
perché l’uomo preferisce affidarsi alla sicurezza della prudenza
umana piuttosto che abbandonarsi all’imprevedibilità di Dio. Geremia
annuncia il piano di Dio ed è accusato di disfattismo (prima lettura).
Ciò è vero anche per chi scende nello stadio per conquistare una
vittoria. Il suo mettersi come concorrente sulla linea di partenza
comporta una competitività, un gareggiare, una lotta, avere dei
nemici. Nelle tribune c’è chi lo applaude e chi fa di tutto per
scoraggiarlo (seconda lettura).
Scegliere Cristo in un mondo
dominato dal peccato è farsi dei nemici
Il cristiano che si mette dalla parte
di Cristo entra per ciò stesso nella mischia e nella lotta. Non si può
considerare né è ritenuto un neutrale: per molti è un nemico, anche
se egli vuol essere il «fratello universale». La storia dell’umanità
può far conto sulla volontà di comunione, di impegno, di
collaborazione del cristiano, ma il suo progetto di liberazione, la sua
utopia di un amore senza confini non possono non suscitare dissensi
nella famiglia, fra gli amici, nella società, imporgli delle scelte che
urteranno la tranquillità di molti.
Questo è inevitabile perché è sui
valori e sui significati che si gioca l’impegno e la vita, ed è su
questi significati che si compie la comunione o sorgono le opposizioni.
Gli uomini si dividono in grandi universi geografici-culturali, in
gruppi sociali e professionali, ma ciò che li distingue veramente e li
oppone è la concezione che essi hanno del divenire umano, il modo di
affrontare i gravi problemi che si impongono a tutti: l’ingiustizia,
la libertà, le decisioni di priorità, le responsabilità sociali...
Il cristiano supera la divisione
con l’amore gratuito
li cittadino del regno trova la pace
con chi come lui accetta la propria morte perché l’altro viva, trova
la comunione con chi vive nella speranza. Invece con chi non cerca la
verità, l’amore e la giustizia egli si troverà diviso e sperimenterà
la realtà delle parole di Cristo: «Pensate che io sia venuto a
portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione» (Lc
12,51).
Però egli supera la divisione con
l’amore. Anche se la sua parola e la sua azione creano divisioni ed
opposizioni, egli non rende male per male, ma sa vincere il male con il
bene. Ripaga l’odio con l’amore.
Come Gesù, suo maestro, che «ha abbattuto il muro, l’inimicizia facendo pace nel sangue della sua
croce» (cf Ef 2,14.16), così
anche il cristiano è ovunque portatore di amore.
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Sale
della terra e luce del mondo
Dalle
«Omelie sul vangelo di Matteo» di san Giovanni Crisostomo, vescovo
(Om. 15, 6. 7; PG 57, 231-232)
«Voi siete il sale della terra» (Mt 5, 13). Vi viene affidato il
ministero della parola, dice il Cristo, non per voi, ma per il mondo
intero. Non vi mando a due, o dieci, o venti città o a un popolo in
particolare, come al tempo dei profeti, ma vi invio alla terra, al mare,
al mondo intero, a questo mondo così corrotto. Dicendo infatti: «Voi
siete il sale della terra», fa capire che l'uomo è snaturato e
corrotto dai peccati. Per questo esige dai suoi quelle virtù che sono
maggiormente necessarie e utili per salvare gli altri. Un uomo mite,
umile, misericordioso e giusto non tiene nascoste in sé simili virtù,
ma fa sì che queste ottime sorgenti scaturiscano a vantaggio degli
altri. E chi ha un cuore puro, amante della pace e soffre per la verità,
dedica la sua vita per il bene di tutti.
Non crediate, sembra dire, di essere chiamati a piccole lotte e a
compiere imprese da poco. No. Voi siete «il sale della terra». A che
cosa li portò questa prerogativa? Forse a risanare ciò che era
diventato marcio? No, certo. Il sale non salva ciò che è putrefatto.
Gli apostoli non hanno fatto questo. Ma prima Dio rinnovava i cuori e li
liberava dalla corruzione, poi li affidava agli apostoli, allora essi
diventavano veramente «il sale della terra» mantenendo e conservando
gli uomini nella nuova vita ricevuta dal Signore. E' opera di Cristo
liberare gli uomini dalla corruzione del peccato, ma impedire di
ricadere nel precedente stato di miseria spetta alla sollecitudine e
agli sforzi degli apostoli.
Vedete poi come egli mostra che essi sono migliori dei profeti. Non dice
che sono maestri della sola Palestina, ma di tutto il mondo. Non
stupitevi, quindi, sembra continuare Gesù, se la mia attenzione si
fissa di preferenza su di voi e se vi chiamo ad affrontare difficoltà
così gravi. Considerate quali e quante sono le città, i popoli e le
genti a cui sto per inviarvi. Perciò voglio che non vi limitiate a
essere santi per voi stessi, ma che facciate gli altri simili a voi.
Senza di ciò non basterete neppure a voi stessi.
Agli altri, che sono nell'errore, sarà possibile la conversione per
mezzo vostro; ma se cadrete voi, trascinerete anche gli altri nella
rovina. Quanto più importanti sono gli incarichi che vi sono stati
affidati, tanto maggior impegno vi occorre. Per questo Gesù afferma: «Ma
se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato?
A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini»
(Mt 5, 13). Perché poi, udendo la frase: «Quando vi insulteranno, vi
perseguiteranno e diranno ogni sorta di male contro di voi» (Mt 5, 11),
non temano di farsi avanti, sembra voler dire: Se non sarete pronti alle
prove, invano io vi ho scelti. Così verranno le maledizioni a
testimonianza della vostra debolezza. Se, infatti, per timore dei
maltrattamenti, non mostrerete tutto quell'ardimento che vi si addice,
subirete cose ben peggiori, avrete cattiva fama e sarete a tutti oggetto
di scherno. Questo vuol dire essere calpestati.
Subito dopo passa ad un'altra analogia più elevata: «Voi siete la luce
del mondo» (Mt 5, 14). Nuovamente dice del mondo, non di un solo popolo
o di venti città, ma dell'universo intero: luce intelligibile, più
splendente dei raggi del sole. Parla prima del sale e poi della luce,
per mostrare il vantaggio di una parola ricca di mordente e di una
dottrina elevata e luminosa. «Non può restar nascosta una città
collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto
il moggio» (Mt 5, 14-15). Con queste parole li stimola ancora una volta
a vigilare sulla propria condotta, ricordando loro che sono esposti agli
occhi di tutti gli uomini e che si muovono dinanzi allo sguardo di tutta
la terra.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
83,10-11
O Dio, nostra difesa,
contempla il volto del tuo Cristo.
Per me un giorno nel tuo tempio,
è più che mille altrove.
Protéctor noster,
áspice, Deus,
et réspice in fáciem
Christi tui,
quia mélior est dies una in átriis tuis super míllia.
Colletta
O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio. Per il nostro Signore...
Deus, qui diligéntibus te bona invisibília præparásti, infúnde córdibus
nostris tui amóris afféctum, ut, te in ómnibus et super ómnia diligéntes,
promissiónes tuas, quæ omne desidérium súperant, consequámur. Per Dóminum...
Oppure:
O Dio, che nella croce del tuo Figlio, segno di contraddizione, rivela i segreti dei cuori,
fa' che l'umanità non ripeta il tragico rifiuto della verità e della grazia, ma sappia discernere i segni dei tempi per essere salva nel tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Ger 38,4-6.8-10
Hai
fatto di me un uomo di contesa su tutta la terra.
Dal libro del profeta
Geremia
In quei giorni, i capi allora dissero al re: «Si metta a morte questo uomo, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo
dicendo loro simili parole, poiché questo uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male
».
Il re Sedecia rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi». Essi allora presero Geremia e lo gettarono nella cisterna di Malchia, principe regale, la quale si trovava nell'atrio della prigione. Calarono Geremia con corde. Nella cisterna non c'era acqua ma fango, e così Geremia affondò nel fango.
Ebed-Melech uscì dalla reggia e disse al re: «Re mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame sul posto, perché non c'è più pane nella città». Allora il re diede quest'ordine a Ebed-Melech l'Etiope: «Prendi con te da qui tre uomini e fà risalire il profeta Geremia dalla cisterna prima che muoia».
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 39
Vieni presto, Signore, a liberarmi.
Ho sperato: ho sperato nel Signore
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha tratto dalla fossa della morte,
dal fango della palude;
i miei piedi ha stabilito sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.
Io sono povero e infelice;
di me ha cura il Signore.
Tu, mio aiuto e mia liberazione,
mio Dio, non tardare.
Seconda
Lettura Eb 12, 1-4
Corriamo
con perseveranza nella corsa che ci sta davanti.
Dalla lettera agli
Ebrei
Fratelli, circondàti da un gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo.
Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato.
Canto
al Vangelo Cf
At 16,14b
Alleluia,
alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e comprenderemo le parole del Figlio tuo.
Alleluia.
Vangelo Lc 12, 49-57
Non
sono venuto a portare la pace sulla terra, ma la divisione.
Dal
vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!
C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.
D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
[ Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.
Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?».
]
Sulle
Offerte
Accogli i nostri doni, Signore, in questo misterioso incontro fra la nostra povertà e la tua grandezza: noi ti offriamo le cose che ci hai dato, e tu donaci in cambio te stesso. Per Cristo nostro Signore.
Súscipe, Dómine, múnera nostra, quibus exercéntur commércia gloriósa,
ut, offeréntes quæ dedísti, teípsum mereámur accípere. Per Christum.
Antifona
alla Comunione Sal
129,7
Presso il Signore è la misericordia,
e grande presso di lui la tua redenzione.
Apud Dóminum
misericórdia,
et
copiósa apud eum redémptio.
Oppure:
Lc 12,49
«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra,
e come vorrei che fosse già acceso»,
dice il Signore.
Jn 6,51-52
Ego sum
panis vivus, qui de cælo descéndi,
dicit Dóminus: si quis manducáverit ex hoc pane, vivet in ætérnum.
Dopo
la Comunione
O Dio, che in questo sacramento ci hai fatti partecipi della vita di Cristo, trasformaci a immagine del tuo Figlio, perché diventiamo coeredi della sua gloria nel cielo. Per Cristo nostro Signore.
Per hæc
sacraménta, Dómine, Christi partícipes effécti, cleméntiam tuam humíliter
implorámus, ut, eius imáginis confórmes in terris, et eius consórtes in
cælis fíeri mereámur. Qui vivit et regnat in sæcula sæculórum..
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