Casa
cristiana casa ospitale
In
tutte le antiche civiltà, specialmente fra i popoli nomadi, l’ospitalità
è sacra, è un atto religioso.
L’ospite:
una presenza misteriosa
Israele
invece fa non più una lettura religiosa dell’ospitalità, ma una
lettura di fede: lo straniero è un memoriale vivente, gli ricorda che un
tempo fu straniero e schiavo in Egitto, che fu pellegrino nel deserto e
che è di passaggio sulla terra.
Nel
racconto di Abramo (prima lettura) lo straniero è l’«altro» che
rimanda a quell’«Altro» per eccellenza che è Dio. Il Dio della fede
è il «Forestiero », «l’Assolutamente-Altro», e che tuttora è
vicino, che visita l’uomo e sconvolge la sua vita.
Quando
il Vangelo ci avrà svelato tutto ciò che implica l’accoglienza
dell’altro, l’ospitalità scoprirà il suo vero volto.
Nel
Vangelo Gesù appare come ospite. A più riprese è invitato nella casa
dei pubblicani e dei peccatori (Zaccheo: Lc
19,5-10), dai quali è accolto in modo premuroso e disinteressato. La
sua presenza tra essi è il segno vivo dell’amore di Dio per loro, un
invito alla conversione. Mangiare insieme è un segno di comunione. Per
mangiare insieme a Cristo nella verità bisogna convertirsi. Dai farisei
Gesù non è accolto così; la sua presenza a casa loro è piuttosto un
giudizio.
Cristo
ospite
Anche
quando è ricevuto da amici di lunga data, come Marta e Maria (vangelo),
Gesù non si comporta come un ospite ordinario: egli esige attenzione
all’essenziale del suo messaggio e della sua persona. Accogliere Cristo
ospite è soprattutto «ascoltarlo», mettersi in atteggiamento di
ricettività, di accoglienza, più che di dare. È
ascoltandolo che si entra in comunione con lui e si è trasformati
(Maria). Chi si preoccupa più delle cose da dare (Marta) che della
persona con cui comunicare, rimane estraneo.
Gesù
si manifesta sempre come «il forestiero», che scalza ogni sicurezza e
vuole la rinuncia totale, colui che getta solide basi dell’ordine legato
al riconoscimento degli altri come diversi da sé.
Questo
forestiero è venuto tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto (Gv
1,11). Colui che muore sulla
croce è il «forestiero» per eccellenza, rigettato da tutti; tanto
forestiero che, dopo la sua risurrezione, i pellegrini di Emmaus non lo
riconoscono sulla strada, ma solo nell’ospitalità che gli offrono (Lc
24,28-32).
L’ospitalità
cristiana, come accoglienza della
presenza sconvolgente «dell’altro» nella propria vita (Mt
25,35-36) e soprattutto come accettazione
dell’«altro da noi» per eccellenza che è il nemico, è un segno
privilegiato della fedeltà al comandamento nuovo senza frontiere. Ospitare
l’altro è ospitare Cristo.
Il
Vaticano II ricorda che «oggi urge l’obbligo che diventiamo
generosamente prossimi di ogni uomo e rendiamo servizio coi fatti a colui
che ci passa accanto, vecchio da tutti abbandonato o lavoratore straniero
ingiustamente disprezzato, o emigrante, o fanciullo nato da una unione
illegittima, che patisce immeritatamente per un peccato da lui non
commesso, o affamato che richiama la nostra coscienza rievocando la voce
dei Signore: “Quanto avete fatto a uno di questi minimi miei fratelli,
l’avete fatto a me”» (GS 27). Tra
le opere di apostolato familiare indica: «Adottare come figli i bambini
abbandonati, accogliere con benevolenza i forestieri» (AA 11e).
Vincere
la solitudine e l’anonimato
Una
delle caratteristiche della nostra civiltà urbana è l’anonimato. Abitiamo
nello stesso palazzo e non ci conosciamo.
Assistiamo
ad una crescente privatizzazione della vita familiare e sociale, a una
fuga accelerata nel «privato» e ci adattiamo passivamente. Le strutture
sociali provocano negli individui solitudine, oppressione, alienazione e
angoscia, e noi non le contestiamo.
L’anonimato
è una realtà ambigua: se per un verso è una condizione alienante, per
un altro può diventare condizione di libertà. In queste condizioni di
vita quale deve essere il comportamento del cristiano?
Gli
attuali movimenti di idee e i nuovi modelli che stanno faticosamente
nascendo, provocano l’intervento attivo dei cristiani per fare della
famiglia una comunità «aperta al dialogo col mondo», superando ogni egoismo,
promovendo una autentica educazione sociale, educando i figli
all’incontro e al colloquio con gli altri «partendo dalle piccole
comunità di caseggiato, o di quartiere, o di scuola, sino alla più vasta
attività amministrativa e politica» (CEI, Matrimonio
e famiglia oggi in Italia, 14).
Compito dei
cristiani sarà anche di appoggiare i movimenti giovanili, che favoriscono
la solidarietà, l’aiuto agli altri, l’impegno comunitario.
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Non
basta essere chiamati cristiani,
ma bisogna esserlo davvero
Dalla
«Lettera ai cristiani di Magnesia» di sant'Ignazio di Antiochia,
vescovo e martire (Intr.; Capp. 1, 1 5, 2; Funk 1, 191-195)
Ignazio, detto anche Teoforo, alla chiesa benedetta dalla grazia di Dio
Padre, in Cristo Gesù nostro Salvatore: in lui saluto questa chiesa che
è a Magnesia sul Meandro e le auguro di godere ogni bene in Dio Padre e
in Gesù Cristo.
Ho appreso che la vostra carità è perfettamente ordinata secondo Dio.
Ne ho provato grande gioia e ho deciso di rivolgere a voi la parola
nella fede di Gesù Cristo. Insignito di un'altissima onorificenza, cioè
delle catene che porto ovunque con me, canto le lodi delle chiese e
auguro loro l'unione con la carne e lo spirito di Gesù Cristo, nostra
vita eterna, nella fede e nella carità, più desiderabile e preziosa d'ogni bene. Auspico per loro soprattutto
l'unione con Gesù e il Padre.
In lui resisteremo a ogni assalto del principe di questo mondo,
sfuggiremo dalle sue mani e giungeremo a Dio.
Ho avuto la grazia di vedervi nella persona del vostro vescovo Damas,
uomo veramente degno di Dio, dei santi presbiteri Basso e Apollonio e
del diacono Sozione, mio compagno nel servizio del Signore. Possa io
trarre profitto dalla presenza di Sozione, perché è sottomesso al
vescovo come alla grazia di Dio e al collegio dei presbiteri come alla
legge di Gesù Cristo.
Non dovete approfittare della giovane età del vescovo, ma avere per lui
ogni rispetto, considerando l'autorità che gli è stata conferita da
Dio Padre. So che fanno così anche i venerandi presbiteri, che non
abusano della sua evidente età giovanile, ma, da uomini prudenti in
Dio, gli stanno soggetti vedendo in lui non la sua persona, ma il Padre
di Gesù Cristo, vescovo di tutti. Ad onore di colui che ci ama conviene
ubbidire senza ombra di finzione perché altrimenti non si inganna
questo vescovo visibile, ma si cerca di ingannare quello invisibile. Qui
non si tratta di cose che riguardano la carne, ma Dio, che conosce i
segreti dei cuori.
Non basta essere chiamati cristiani, ma bisogna esserlo davvero. Ci sono
alcun che hanno si il nome del vescovo sulle labbra, ma poi fanno tutto
senza di lui. Mi pare che costoro non agiscano con retta coscienza,
perché le loro riunioni non sono legittime, secondo il comando del
Signore.
Tutte le cose hanno fine, e due termini ci stanno davanti la vita e la
morte. Ciascuno andrà al posto che gli spetta. Vi sono, per così dire,
due monete, quella di Dio e quella del mondo, e ciascuna porta impresso
il proprio contrassegno. I non credenti hanno l'impronta di questo
mondo, ma i fedeli che sono nella carità portano impressa l'immagine di
Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo. Se noi, con la grazia sua, non
siamo pronti a morire per partecipare alla sua passione, la sua vita non
è in noi.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso
Sal
53,6.8
Ecco, Dio viene in mio aiuto,
il Signore sostiene l'anima mia.
A te con gioia offrirò sacrifici
e loderò il tuo nome, Signore, perché sei buono.
Ecce Deus
ádiuvat me,
et Dóminus
suscéptor est ánimæ meæ.
Voluntárie
sacrificábo tibi, et confitébor nómini tuo,
Dómine, quóniam bonum est.
Colletta
Sii propizio a noi tuoi fedeli, Signore, e donaci i tesori della tua
grazia, perché, ardenti di speranza, fede e carità, restiamo sempre
fedeli ai tuoi comandamenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo
Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito
Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Propitiáre, Dómine, fámulis tuis, et clémenter grátiæ tuæ super eos dona
multíplica, ut, spe, fide et caritáte fervéntes, semper in mandátis tuis
vígili custódia persevérent. Per Dóminum.
Oppure:
Padre sapiente e misericordioso, donaci un cuore umile e mite, per ascoltare la parola del tuo Figlio che ancora risuona nella Chiesa, radunata nel suo nome, e per accoglierlo e servirlo come ospite nella persona dei nostri fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura Gn 18, 1-10
Signore,
non passar oltre senza fermarti dal tuo servo.
Dal
libro
della Gènesi.
In quei
giorni, il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli
sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno.
Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di
lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si
prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai
tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a
prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero.
Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete
proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro
servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto».
Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre
sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento corse lui
stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che
si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il
vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava
in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono.
Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda».
Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua
moglie, avrà un figlio».
Salmo
Responsoriale Dal
Salmo 14
Chi teme il Signore, abiterà
nella sua tenda.
Colui che
cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua.
Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.
Seconda
Lettura Col 1, 24-28
Il
mistero nascosto da secoli, ora è manifestato ai santi.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi.
Fratelli, sono
lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che,
dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo
che è la Chiesa.
Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio
verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero
nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi.
A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero
in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti
che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni
sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo.
Canto
al Vangelo
Lc 8,15
Alleluia,
alleluia.
Beati coloro che
custodiscono la parola di Dio
con cuore integro e buono,
e producono frutto con perseveranza.
Alleluia.
Vangelo
Lc 10, 38-42
Marta
lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.
Dal
vangelo secondo Luca
In quel
tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna,
di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del
Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti
servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia
sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma
il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte
cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte
migliore, che non le sarà tolta».
Sulle Offerte
O Dio, che nell'unico e perfetto sacrificio del Cristo hai dato valore e
compimento alle tante vittime della legge antica, accogli e santifica
questa nostra offerta come un giorno benedicesti i doni di Abele, e ciò
che ognuno di noi presenta in tuo onore giovi alla salvezza di tutti.
Per Cristo nostro Signore.
Deus, qui legálium differéntiam hostiárum uníus sacrifícii perfectióne
sanxísti, áccipe sacrifícium a devótis tibi fámulis, et pari
benedictióne, sicut múnera Abel, sanctífica, ut, quod sínguli obtulérunt
ad maiestátis tuæ honórem, cunctis profíciat ad salútem. Per Christum.
Antifona
alla Comunione
Sal 110,4-5
Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi:
buono è il Signore e misericordioso,
egli dà cibo a coloro che lo temono.
Memóriam
fecit mirabílium
suórum
miséricors et miserátor Dóminus;
escam dedit timéntibus se.
Oppure: Ap 3,20
«Ecco, sto alla porta e busso» dice il Signore.
«Se uno ascolta la mia voce e mi apre,
io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me».
Ecce sto ad
óstium et pulso, dicit Dóminus:
si quis
audíerit vocem meam,
et aperúerit
mihi iánuam, intrábo ad illum,
et cenábo
cum illo, et ipse mecum.
Oppure:
Lc 10,42
«Una sola
cosa è necessaria.
Maria si è scelta la parte migliore».
Dopo la
Comunione
Assisti, Signore, il tuo popolo, che hai colmato della grazia di questi
santi misteri, e fa' che passiamo dalla decadenza del peccato alla
pienezza della vita nuova. Per Cristo nostro Signore.
Pópulo tuo, quæsumus, Dómine, adésto propítius, et, quem mystériis
cæléstibus imbuísti, fac ad novitátem vitæ de vetustáte transíre. Per
Christum..
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