La
religione del dare
Due
povere vedove sono al centro della liturgia di questa domenica.
L'ospitalità della prima viene compensata dal miracolo di Elia (1a
lettura) e l'umile generosità della seconda merita da Gesù un elogio
che non ha l'eguale. La loro generosa prestazione è ancora più
notevole se la si confronta con l'atteggiamento dei ricchi che, quasi a
contrasto, il racconto oppone ad esse: da una parte (1a lettura) l'empia
regina Gezabele che vive nel lusso e nella ricchezza disprezzando i
poveri (1 Re 21), dall'altra i ricchi scribi che «divorano le
case delle vedove» e sono sempre alla ricerca dei primi posti.
Dare ciò che si è, più che ciò che si ha
L'antitesi ricchi-poveri (in questo caso scribi-vedova) è un
procedimento frequente nei discorsi escatologici di Gesù: è usato
nelle beatitudini, in cui l'opposizione ricchi-poveri (Lc
6,20-24) serve prima di tutto ad annunciare l'arrivo del Regno e il
capovolgimento delle situazioni umane abusive. Più che fare l'apologia
o la critica di questo o di quell'altro stato sociale, sottolinea il
capovolgimento che l'arrivo degli ultimi tempi porterà nelle strutture
umane.
La vedova ha dato del suo necessario, in contrapposizione ai ricchi, che
danno qualcosa della loro potenza e dei loro privilegi con ostentata e
pomposa ricerca della propria gloria. Il gesto furtivo con cui la vedova
getta in silenzio i suoi due spiccioli è un gesto di preghiera, di fede
e di amore. L'obolo è insignificante, ma il dono è totale; tanto più
grande quanto meno si ostenta, e anzi cerca di nascondersi. Gesù, che
ha ammirato il gesto e l'ha lodato, non misura gli atti umani col nostro
metro che si ferma alle apparenze. Egli non misura in cifre quello che
doniamo; lo misura in amore, lo valuta secondo il metro dei valori
interiori della persona; egli arriva al cuore.
Donare così, come la vedova, è donare come fa Dio, il quale non ci
dona della sua abbondanza (in questo caso sarebbe rappresentato meglio
dai ricchi donatori che non dall'obolo della vedova !), non ci dona di
quello che ha, ma di quello che è: la sua stessa vita
divina. Gesù povero e servitore degli uomini non è una parentesi nella
vita di Dio, ma la manifestazione della condizione stessa di Dio. Egli
non è un ricco venuto a visitare, da turista, la terra sottosviluppata
dell'umanità; egli è il nostro fratello che è diventato povero e
schiavo, per arricchire della sua ricchezza la nostra povertà.
Amore e donazione nella comunità cristiana
La parola del Signore e il comportamento della vedova portano facilmente
la nostra considerazione sul senso della ricchezza e della povertà, non
solo nella vita del singolo cristiano, ma anche nella vita delle nostre
comunità.
«La
santa Chiesa, come fin dalle sue prime origini, unendo insieme
l’ "agape" con la Cena eucaristica si manifestava tutta
unita nel vincolo della carità attorno a Cristo, così, in ogni
tempo, si riconosce da questo contrassegno della carità, e,
mentre gode delle iniziative altrui, rivendica le opere di carità come
suo dovere e diritto inalienabile. Perciò la misericordia verso i
poveri e gli infermi e le cosiddette opere caritative e di mutuo aiuto,
destinate ad alleviare ogni umano bisogno, sono tenute dalla Chiesa in
particolare onore».
«Coloro che celebrano il culto traggono il vitto dal culto»
Consuetudini
di vecchia data, che trovano spiegazione nelle vicende storiche, fanno sì
che a determinate prestazioni di ministero corrisponda un compenso in
danaro. Ciò non significa compravendita di beni spirituali, ma un mezzo
per provvedere al sostentamento di chi dedica tutto il suo tempo e le
sue forze al ministero sacro e alle necessità della Chiesa. La
mentalità del nostro tempo (in questo certamente più conforme allo
spirito del ministero) propone, come un mèta a cui tendere, lo
sganciamento della singola prestazione ministeriale dal compenso in
danaro. Questo richiede, però, da parte dei sacerdoti, spirito di
disinteresse e fiducia nella provvidenza divina, e da parte dei fedeli,
un senso di corresponsabilità e un serio impegno a provvedere ai
bisogni dei sacerdoti e della comunità.
La ricerca dei mezzi economici necessari all'azione pastorale e
caritativa non deve però mai indurre a compromessi con qualsiasi forma
di potere — sia politico che economico — che mettano in pericolo la
libertà della Chiesa e le impediscano di agire secondo il vangelo.
|
Cristo
volle salvare tutto ciò che andava in rovina
Dall'«Omelia»
di un autore del secondo secolo (Capp. 1, 1 - 2, 7; Funk, 1, 145-149)
Fratelli, ravviviamo la nostra fede in Gesù Cristo, vero Dio, giudice
dei vivi e dei morti, e rendiamoci consapevoli dell'estrema importanza
della nostra salvezza. Se noi svalutiamo queste grandi realtà facciamo
male e scandalizziamo quelli che ci sentono e mostriamo di non conoscere
la nostra vocazione né chi ci abbia chiamati né per qual fine lo abbia
fatto e neppure quante sofferenze Gesù Cristo abbia sostenuto per noi.
E quale contraccambio potremo noi dargli o quale frutto degno di quello
che egli stesso diede a noi? E di quanti benefici non gli siamo noi
debitori? Egli ci ha donato l'esistenza, ci ha chiamati figli proprio
come un padre, ci ha salvati mentre andavamo in rovina. Quale lode
dunque, quale contraccambio potremo dargli per ricompensarlo di quanto
abbiamo ricevuto? Noi eravamo fuorviati di mente, adoravamo pietre e
legno, oro, argento e rame lavorato dall'uomo. Tutta la nostra vita non
era che morte! Ma mentre eravamo avvolti dalle tenebre, pur conservando
in pieno il senso della vista, abbiamo riacquistato l'uso degli occhi,
deponendo, per sua grazia, quel fitto velo che li ricopriva.
In realtà, scorgendo in noi non altro che errori e rovine e l'assenza
di qualunque speranza di salvezza, se non di quella che veniva da lui,
ebbe pietà di noi e, nella sua grande misericordia, ci donò la
salvezza. Ci chiamò all'esistenza mentre non esistevamo, e volle che
dal nulla cominciassimo ad essere.
Esulta, o sterile, tu che non hai partorito; prorompi in grida di
giubilo, tu che non partorisci, perché più numerosi sono i figli
dell'abbandonata dei figli di quella che ha marito (cfr. Is 54, 1).
Dicendo: Esulta, o sterile, tu che non hai partorito, sottolinea la
gioia della Chiesa che prima era priva di figli e poi ha dato noi alla
luce. Con le parole: Prorompi in grida di giubilo..., esorta noi ad
elevare a Dio, sempre festosamente, le voci della nostra preghiera. Con
l'espressione: Perché più numerosi sono i figli dell'abbandonata dei
figli di quella che ha marito, vuol dire che il nostro popolo sembrava
abbandonato e privo di Dio e che ora, però, mediante la fede, siamo
divenuti più numerosi di coloro che erano guardati come adoratori di
Dio.
Un altro passo della Scrittura dice: «non sono venuto a chiamare i
giusti, ma i peccatori» (Mt 9, 13). Dice così per farci capire che
vuol salvare quelli che vanno in rovina. Importante e difficile è
sostenere non ciò che sta bene in piedi, ma ciò che minaccia di
cadere. Così anche Cristo volle salvare ciò che stava per cadere e
salvò molti, quando venne a chiamare noi che già stavamo per perderci.
|
MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
87,3
La mia preghiera giunga fino a te;
tendi, o Signore, l'orecchio
alla mia preghiera.
Intret
orátio mea in conspéctu tuo;
inclína aurem tuam ad precem meam, Dómine.
Colletta
Dio grande e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo...
Omnípotens et miséricors Deus, univérsa nobis adversántia propitiátus
exclúde, ut, mente et córpore páriter expedíti, quæ tua sunt líberis
méntibus exsequámur. Per Dóminum...
Oppure:
O Dio, Padre degli orfani e delle vedove, rifugio agli stranieri, giustizia agli oppressi, sostieni la speranza del povero che confida nel tuo amore, perché mai venga a mancare la libertà e il pane che tu provvedi, e tutti impariamo a donare sull'esempio di colui che ha donato se stesso, Gesù Cristo nostro Signore. Egli è
Dio...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
1 Re 17, 10-16
La vedova fece con la sua farina una piccola focaccia e la portò a Elia.
Dal primo libro dei Re
In
quei
giorni, il profeta Elia si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato alla porta della
città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse:
«Prendimi un po' d'acqua in un vaso, perché io possa bere».
Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un
pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho
nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po' d'olio
nell'orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me
e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo».
Elia le disse: «Non temere; va' a fare come hai detto. Prima però prepara
una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per
tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d'Israele: "La farina della
giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non diminuirà fino al giorno in
cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra"».
Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa
di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l'orcio
dell'olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato
per mezzo di Elia.
Salmo
Responsoriale
Dal Salmo 145
Loda il
Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai
ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Seconda
Lettura
Eb 9, 24-28
Cristo si è
offerto una volta per tutte per togliere i peccati di molti.
Dalla lettera agli Ebrei
Cristo non è entrato in un santuario
fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per
comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se
stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno
con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo,
avrebbe dovuto soffrire molte volte.
Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per
annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli
uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il
giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il
peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il
peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza.
Canto
al Vangelo Mt 5,3
Alleluia,
alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.
Vangelo Mc 12, 38-44
Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù
[nel tempio]
diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano
passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi
seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle
vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più
severa».
[Seduto di
fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne
gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che
fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico:
questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.
Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua
miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per
vivere».]
Sulle
Offerte
Volgi il tuo sguardo, o Padre, alle offerte della tua Chiesa, e fa' che partecipiamo con fede alla passione gloriosa del tuo Figlio, che ora celebriamo nel mistero. Per Cristo nostro Signore.
Sacrifíciis præséntibus, Dómine, quæsumus, inténde placátus, ut, quod
passiónis Fílii tui mystério gérimus, pio consequámur afféctu. Per
Christum.
Antifona
alla Comunione Sal
22,1-2
Il Signore è mio pastore,
non manco di nulla;
in pascoli di erbe fresche mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Dóminus regit me, et nihil mihi déerit;
in loco
páscuæ ibi me collocávit,
super aquam refectiónis educávit me.
Oppure: Lc
24,35
I
discepoli riconobbero Gesù, il Signore,
nello spezzare il pane.
Cognovérunt discípuli
Dóminum Iesum in fractióne panis.
Oppure:
Mc
12,44
«La vedova ha offerto più di tutti gli altri,
perché ha dato tutto quello che aveva».
Dopo
la Comunione
Ti ringraziamo dei tuoi doni, o Padre; la forza dello Spirito Santo, che ci hai comunicato in questi sacramenti, rimanga in noi e trasformi tutta la nostra vita. Per Cristo nostro Signore.
Grátias tibi, Dómine, reférimus sacro múnere vegetáti, tuam cleméntiam
implorántes, ut, per infusiónem Spíritus tui, in quibus cæléstis virtus
introívit, sinceritátis grátia persevéret. Per Christum.
|