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Liturgia della XIV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B * |
Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA |
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LETTURE:
Ez
2,2-5;
Sal 122;
2
Cor 12,7-10;
Mc
6,1-6 |
Il peccato: rifiutare Cristo Se
l'idolatria caratterizza le
nazioni pagane, l'incredulità tocca lo tesso popolo di Dio. Tutta
la storia
di Israele è
costellata di incredulità, di rifiuti,
di nostalgie e
di ritorni verso gli
idoli, di fiducia negli dèi dei popoli vicini, oppure
di fiducia nelle
grandi alleanze con i popoli pagani. Espressione toccante
di questo rifiuto è la condizione del profeta, sempre ostacolato dal
popolo, non
accettato, spesso inseguito
e perseguitato: «Gerusalemme,
Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati»
(Mt 23,37). L'incredulità
del popolo è sempre stata uno scandalo. |
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo
(Disc. 19, 2-3; CCL 41, 252-254) |
MESSALE Antifona
d'Ingresso Sal
47,10-11 Suscépimus, Deus, misericórdiam tuam in médio templi tui. Secúndum nomen tuum, Deus, ita et laus tua in fines terræ; iustítia plena est déxtera tua.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”.
Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –,
sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro».
A
te alzo i miei occhi,
Come gli occhi di una schiava
Pietà di noi, Signore, pietà di noi, A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la
potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi,
nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo:
infatti quando sono debole, è allora che sono forte.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Sulle
Offerte
Oblátio nos, Dómine, tuo nómini dicáta puríficet, et de die in diem ad cæléstis vitæ tránsferat actiónem. Per Christum.
Gustáte et vidéte, quóniam suávis est Dóminus; beátus vir, qui sperat in eo.
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