La
fame del mondo
Il brano evangelico di questa domenica fa parte
di un complesso che gli esegeti designano convenzionalmente con il nome
di «sezione dei pani», perché gravita attorno al racconto delle due
moltiplicazioni dei pani. Tutta la sezione è concepita in modo che
Gesù appaia come il nuovo Mosè, che offre una manna assai superiore a quella antica (Mt
14,13-21: domenica odierna), trionfa sulle acque del mare come Mosè
(Mt 14,22-33: domenica XIX),
libera il popolo dal legalismo in cui la legge di Mosè era caduta (Mt
15,1-9) e apre l’accesso alla terra promessa non solo ai membri
del popolo eletto, ma anche ai pagani (Mt
15,21-28: domenica XX).
L’abbondanza, segno del tempo messianico
Nel vangelo di oggi è abbastanza facile vedere
una immagine e una rivelazione della Chiesa: in essa si realizza la
grande abbondanza di beni che era la caratteristica dei tempi
messianici. Tale abbondanza di beni si ha nel convito che è segno di
comunione di vita e di partecipazione ai beni di Dio. Così in pochi
tratti Matteo presenta la Chiesa come comunità messianica escatologica.
E la presenta nella sua vitalità e fecondità: tutta realizzata nella
fraternità dei discepoli attorno a Cristo per il servizio della folla.
E’ anche pieno di significato il fatto che nella narrazione della
moltiplicazione dei pani l’evangelista usi tutto il vocabolario del
racconto della cena eucaristica.
L’episodio di Cafarnao è visto nella luce
dell’Ultima Cena, come anticipazione e promessa. La stessa raccolta
dei frammenti avanzati in «dodici ceste», oltre che ad indicare
l’abbondanza messianica, non può non avere un riferimento simbolico
alla vita della Chiesa. Il banchetto di Cafarnao va oltre la sua
risonanza storica di prodigio per una folla affamata: è il simbolo
della comunità degli «ultimi tempi», che si asside a mensa con
Cristo, ed insieme è segno della presenza permanente di Cristo per dare
all’umanità di ogni tempo il vero pane di vita.
La Chiesa è il luogo, e l’Eucaristia è il
momento privilegiato ove si scopre la potenza di Cristo e si attinge la
capacità di ripetere il prodigio da lui compiuto.
Il segno di un pane di vita eterna
Gesù ha saziato gli uomini che avevano fame.
Il regno di Dio, di cui Gesù proclama l’avvento, non è di questo
mondo, ma è in rapporto diretto con esso. Non si può pensare che esso
non si manifesti anche come una risposta effettiva a quel bisogno
fondamentale dell’uomo, che è il bisogno di pane.
Ma la folla ha seguito Gesù per ascoltare il
suo messaggio. Ora la Buona Novella che egli proclama non potrà mai
ridursi a una sazietà corporale. L’essenziale è altro, e la
moltiplicazione dei pani non è che il segno di un pane di vita che
sazia per l’eternità. Ma il pane divino che sazia l’uomo lo rende
capace di amare di più i suoi fratelli; suscita in lui un dinamismo
umano che lo induce a procurare il pane a coloro che ne sono privi. Il
miracolo della moltiplicazione dei pani è per il cristiano un segno e
un appello.
Il pane quotidiano
La partecipazione al pane di vita si manifesta
traducendosi necessariamente nella decisa volontà di tentare tutto
affinché gli affamati siano saziati, coloro che hanno sete possano
bere, coloro che sono nudi possano ricoprirsi, ecc. (Mt
25).
La partecipazione al banchetto eucaristico
diventa per il cristiano la sorgente di uno sforzo di promozione umana
nel quale tutti e ciascuno siano riconosciuti nella loro fondamentale
dignità personale nel seno di una sola grande famiglia.
La celebrazione eucaristica introduce sempre più
profondamente i cristiani nella comunità ecclesiale, che è comunità
di fratelli e di poveri. Il pane che non perisce è distribuito con
abbondanza, ma sotto apparenze molto modeste come un vero cibo da
poveri. Coloro che partecipano a questo banchetto sono rafforzati dal
pane di vita che li unisce come fratelli e li strappa
dall’attaccamento ai beni caduchi e dalla loro schiavitù.
Nello stesso tempo
l’Eucaristia fa sì che il credente sia sempre più un uomo
disponibile e sempre più libero per l’unico servizio: il servizio di
Dio che si identifica con il servizio di tutti gli uomini.
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La
speranza della vita
è il principio e il termine
della nostra fede
Dalla
«Lettera», detta di Barnaba (Capp. 1, 1 - 2, 5; Funk 1, 3-7)
Salute a voi nella pace, figli e figlie, nel nome del Signore che ci ha
amato. Grandi e copiosi sono i favori che Dio vi ha concesso. Per questo
molto mi rallegro sapendo quanto le vostre anime siano belle e liete per
la grazia e i doni spirituali che hanno ricevuto. Ma ancora maggiore è
la mia gioia sentendo nascere in me una viva speranza di salvezza nel
vedere con quanta generosità la sorgente divina abbia effuso su di voi
il suo Spirito. Davvero splendido lo spettacolo che avete offerto alla
mia vista!
Persuaso di essermi avvantaggiato, molto nella via santa del Signore
parlando con voi, mi sento spinto ad amarvi più della mia stessa vita,
anche perché vedo in voi grande fede e carità per la speranza della
vita divina.
Per l'amore che vi porto voglio mettervi a parte di quanto ho avuto,
sicuro di ricevere beneficio dal servizio che vi rendo. Vi scrivo dunque
alcune cose perché la vostra fede arrivi ad essere conoscenza perfetta.
Tre sono le grandi realtà rivelate dal Signore: la speranza della vita,
inizio e fine della nostra fede; la salvezza, inizio e fine del piano di
Dio; il suo desiderio di farci felici, pegno e promessa di tutti i suoi
interventi salvifici.
Il Signore ci ha fatto capire, per mezzo dei profeti, le cose passate e
presenti, e ci ha messo in grado di gustare le primizie delle cose
future. E poiché vediamo ciascuna di esse realizzarsi proprio come ha
detto, dobbiamo procedere sempre più sulla via del santo timore di Dio.
Per parte mia vi voglio indicare alcune cose che giovino al vostro bene
già al presente. Vi parlo però non come maestro, ma come fratello.
I tempi sono cattivi e spadroneggia il Maligno con la sua attività
diabolica. Badiamo perciò a noi stessi e ricerchiamo accuratamente i
voleri del Signore. Timore e pazienza devono essere il sostegno della
nostra fede, longanimità e continenza le nostre alleate nella lotta. Se
praticheremo queste virtù e ci comporteremo come si conviene dinanzi al
Signore, avremo la sapienza, l'intelletto, la scienza e la conoscenza.
Queste sono le cose che Dio vuole da noi. Il Signore infatti ci ha
insegnato per mezzo di tutti i profeti che egli non ha bisogno di
sacrifici, né di olocausti, né di offerte. Che m'importa, dice, dei
vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e
del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io
non lo gradisco. Non presentatevi nemmeno davanti a me per essere visti.
Infatti chi ha mai richiesto tali cose dalle vostre mani? Non osate più
calpestare i miei atri. Se mi offrirete fior di farina, sarà vano; l'incenso
è un abominio per me. I vostri noviluni e i vostri sabati non li posso
sopportare (cfr. Is 1, 11-13).
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sal
70,2.6
O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto, in mio aiuto.
Sei tu il mio soccorso, la mia salvezza:
Signore, non tardare.
Deus, in adiutórium
meum inténde; Dómine,
ad adiuvándum me
festína.
Adiútor
meus et liberátor meus es tu;
Dómine, ne moréris.
Colletta
Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce suo pastore e guida; rinnova l'opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo...
Adésto, Dómine, fámulis tuis, et perpétuam benignitátem largíre poscéntibus,
ut his, qui te auctórem et gubernatórem gloriántur habére, et creáta
restáures, et restauráta consérves. Per Dóminum..
Oppure:
O Dio, che nella compassione del tuo Figlio verso i poveri e i sofferenti manifesti la tua bontà paterna,
fa' che il pane moltiplicato dalla tua provvidenza sia spezzato nella carità, e la comunione ai tuoi santi misteri ci apra al dialogo e al servizio verso tutti gli uomini. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Is 55, 1-3
Venite
e mangiate.
Dal libro del profeta
Isaia
Così dice il Signore:
«O voi tutti assetati, venite all’acqua,
voi che non avete denaro, venite;
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
Porgete l’orecchio e venite a me,
ascoltate e vivrete.
Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide».
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 144
Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la tua mano
e sazi il desiderio di ogni vivente.
Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.
Seconda
Lettura Rm 8, 35. 37-39
Nessuna
creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai
Romani
Fratelli, chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione,
l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha
amati.
Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né
presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra
creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro
Signore.
Canto
al Vangelo
Mt 4,4b
Alleluia,
alleluia.
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Alleluia.
Vangelo
Mt 14, 13-21
Tutti
mangiarono e furono saziati.
Dal
vangelo secondo Matteo
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù
partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso
dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e
guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il
luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei
villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che
vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non
abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli
qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque
pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione,
spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici
ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini,
senza contare le donne e i bambini.
Sulle
Offerte
Santifica, o Dio, i doni che ti presentiamo e trasforma in offerta perenne tutta la nostra vita in unione alla vittima spirituale, il tuo servo Gesù, unico sacrificio a te gradito. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Propítius,
Dómine, quæsumus, hæc dona sanctífica, et, hóstiæ spiritális oblatióne
suscépta, nosmetípsos tibi pérfice munus ætérnum. Per Christum..
Antifona
alla Comunione
Sap
16,20
Ci hai mandato, Signore,
un pane dal cielo,
un pane che porta in sé ogni dolcezza
e soddisfa ogni desiderio.
Panem de
cælo dedísti nobis,
Dómine, habéntem omne delectaméntum.
Oppure:
Cf
Mt 14,19
Gesù prese i cinque pani e i due pesci,
li diede ai suoi discepoli
e questi li distribuirono alla folla.
Jn 6,35
Ego sum
panis vitæ, dicit Dóminus.
Qui venit ad me non esúriet, et qui credit in me non sítiet.
Dopo
la Comunione
Accompagna con la tua continua protezione, Signore, il popolo che hai nutrito con il pane del cielo e rendilo degno dell'eredità eterna. Per Cristo nostro Signore.
Quos cælésti
récreas múnere, perpétuo, Dómine, comitáre præsídio, et, quos fovére non
désinis, dignos fíeri sempitérna redemptióne concéde. Per Christum..
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