Liturgia di San Bartolomeo, Apostolo *

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA

 

   

24 AGOSTO
SAN BARTOLOMEO, APOSTOLO

(sec. I)
 Festa

  

LETTURE: Ap 21, 9-14; Sal 144; Gv 1, 45-51

  

Bartolomeo di Cana «figlio dell’agricoltore», uno dei primi discepoli di Gesù, sarebbe quel Natanaele «Israelita genuino in cui non c’è frode» (Gv 1,45-51) che era passato da uno scetticismo ironico e quasi offensivo («da Nazareth, può venire qualcosa di buono?») a un atto di fede ardente: «Maestro, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il Re d’Israele!». E’ nell’elenco dei 12 testimoni delle « cose maggiori» del Figlio dell’Uomo sul quale vide «i cieli aperti» (Mt 10,3). Non si sa nulla di preciso della sua attività. Molte fonti parlano di diversissime regioni, e ciò potrebbe far pensare che abbia effettivamente avuto un vasto raggio di azione. Il martirio subito — essere scorticato vivo — figura nel costume penale dei Persiani.  E’ venerato a Roma nell’isola Tiberina.  
 
 

La debolezza di Dio è più forte della fortezza degli uomini

Dalle «Omelie sulla prima lettera ai Corinzi» di san Giovanni Crisostomo, vescovo
(Om. 4, 3. 4; PG 61, 34-36)

La croce ha esercitato la sua forza di attrazione su tutta le terra e lo ha fatto servendosi non di mezzi umanamente imponenti, ma dell'apporto di uomini poco dotati. Il discorso della croce non è fatto di parole vuote, ma di Dio, della vera religione dell'ideale evangelico nella sua genuinità, del giudizio futuro. Fu questa dottrina che cambiò gli illetterati in dotti.
Dai mezzi usati da Dio si vede come la stoltezza di Dio sia più saggia della sapienza degli uomini, e come la sua debolezza sia più forte della fortezza umana. In che senso più forte? Nel senso che la croce, nonostante gli uomini, si è affermata su tutto l'universo e ha attirato a sé tutti gli uomini. Molti hanno tentato di sopprimere il nome del Crocifisso, ma hanno ottenuto l'effetto contrario. Questo nome rifiorì sempre di più e si sviluppo con progresso crescente. I nemici invece sono periti e caduti in rovina. Erano vivi che facevano guerra a un morto, e ciononostante non l'hanno potuto vincere. Perciò quando un pagano dice a un cristiano che è fuori della vita, dice un stoltezza. Quando mi dice che sono stolto per la mia fede, mi rende persuaso che sono mille volte più saggio di lui che si ritiene sapiente. E quando mi pensa debole non si accorge che il debole è lui. I filosofi, i re e, per così dire, tutto il mondo, che si perde in mille faccende, non possono nemmeno immaginare ciò che dei pubblicani e dei pescatori poterono fare con la grazia di Dio. Pensando a questo fatto, Paolo esclamava: «Ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1 Cor 1, 25). Questa frase è chiaramente divina. Infatti come poteva venire in mente a dodici poveri uomini, e per di più ignoranti, che avevano passato la loro vita sui laghi e sui fiumi, di intraprendere una simile opera? Essi forse mai erano entrati in una città o in una piazza. E allora come potevano pensare di affrontare tutta la terra? Che fossero paurosi e pusillanimi l'afferma chiaramente chi scrisse la loro vita senza dissimulare nulla e senza nascondere i loro difetti, ciò che costituisce la miglior garanzia di veridicità di quanto asserisce.
Costui, dunque, racconta che quando Cristo fu arrestato dopo tanti miracoli compiuti, tutti gli apostoli fuggirono e il loro capo lo rinnegò. Come si spiega allora che tutti costoro, quando il Cristo era ancora in vita, non avevano saputo resistere a pochi Giudei, mentre poi, giacendo lui morto e sepolto e, secondo gli increduli, non risorto, e quindi non in grado di parlare, avrebbero ricevuto da lui tanto coraggio da schierarsi vittoriosamente contro il mondo intero? Non avrebbero piuttosto dovuto dire: E adesso? Non ha potuto salvare se stesso, come potrà difendere noi? Non è stato capace di proteggere se stesso, come potrà tenderci la mano da morto? In vita non è risuscitato a conquistare una sola nazione, e noi, col solo suo nome, dovremmo conquistare il mondo? Non sarebbe da folli non solo mettersi in simile impresa, ma perfino solo pensarla?
E' evidente perciò che, se non lo avessero visto risuscitato e non avessero avuto una prova inconfutabile della sua potenza, non si sarebbero esposti a tanto rischio.
 

MESSALE

Antifona d'Ingresso Sal 95,2.3
Annunziate di giorno in giorno la salvezza di Dio,
proclamate tra i popoli la sua gloria.


Annuntiáte de die in diem salutáre Dei, annuntiáte inter gentes glóriam eius.


Colletta

Confermaci nella fede, o Padre, perché aderiamo a Cristo, tuo Figlio, con l'entusiasmo sincero di san Bartolomeo apostolo, e per sua intercessione f
a' che la tua Chiesa si riveli al mondo come sacramento di salvezza. Per il nostro Signore...

Róbora in nobis, Dómine, fidem, qua Fílio tuo beátus Bartholomæus apóstolus sincéro ánimo adhæsit, et præsta, ut, ipso deprecánte, Ecclésia tua cunctis géntibus salútis fiat sacraméntum. Per Dóminum.


LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura 
Ap 21, 9-14
Sopra i basamenti sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
 

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Uno dei sette angeli mi parlò e disse: «Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello».
L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte.
Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
 

Salmo Responsoriale 
Dal Salmo 144
I tuoi santi, Signore, dicono la gloria del tuo regno.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.
 

Canto al Vangelo 
 Gv 1,49
Alleluia, alleluia.

Rabbì, tu sei il Figlio di Dio,
tu sei il re d’Israele!

Alleluia.

  

  
Vangelo 
Gv 1, 45-51

Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità.
 

Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
 

Sulle Offerte
Accogli, Signore, questo sacrificio di lode nella festa dell'apostolo san Bartolomeo, e per sua intercessione concedi al popolo cristiano il soccorso della tua misericordia. Per Cristo nostro Signore.


Beáti apóstoli Bartholomæi festivitátem, Dómine, recenséntes, quæsumus, ut eius intercessióne tua capiámus auxília, in cuius honórem tibi laudis hóstias immolámus. Per Christum.


P
refazio degli Apostoli II
La Chiesa fondata sugli Apostoli e sulla loro testimonianza.

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
 
Tu hai stabilito la tua Chiesa
sul fondamento degli Apostoli,
perché sia, attraverso i secoli,
segno visibile della tua santità,
e in nome tuo trasmetta agli uomini
la verità che sono via al cielo.
 
Per questo mistero di salvezza,
uniti a tutti gli angeli,
proclamiamo nel canto la tua gloria.
 
Santo, Santo, Santo ...

Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per Christum Dóminum nostrum. Quóniam Ecclésiam tuam in apostólicis tribuísti consístere fundaméntis, ut signum sanctitátis tuæ in terris manéret ipsa perpétuum, et cæléstia præbéret cunctis homínibus documénta. Quaprópter nunc et usque in sæculum cum omni milítia Angelórum devóta tibi mente concínimus, clamántes atque dicéntes:
 

Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.

 
Antifona alla Comunione 
Lc 22,29-30
«Io preparo per voi un regno
come il Padre l'ha preparato per me,
perché possiate mangiare e bere alla mia mensa» ,
dice il Signore.


Ego dispóno vobis, sicut dispósuit mihi Pater meus, regnum, ut edátis et bibátis super mensam meam in regno meo, dicit Dóminus.


Dopo la Comunione

O Signore, il pegno della salvezza eterna, che abbiamo ricevuto alla tua mensa nella festa di san Bartolomeo apostolo, ci aiuti e ci sostenga oggi e sempre. Per Cristo nostro Signore.


Súmpsimus, Dómine, pignus salútis ætérnæ, festivitátem beáti Bartholomæi apóstoli celebrántes, quod sit nobis, quæsumus, vitæ præséntis auxílium páriter et futúræ. Per Christum.

  

 

Sommario Liturgia


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