Liturgia di San Ignazio di Antiochia, vescovo e martire

Commento alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA - FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann (Torino) Editori ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA

 

   

17 OTTOBRE
SAN IGNAZIO DI ANTIOCHIA

vescovo e martire (+ 107 circa) memoria

 

LETTURE: Fil 3, 17 - 4,1; Sal 125; Gv 12, 24-26

  

Ignazio, o Teòforo, «colui che porta Dio», come ama chiamarsi, fu il secondo successore di san Pietro ad Antiochia, capitale della Siria. Sotto l’imperatore Traiano, fu condotto a Roma sotto l’accusa d’essere cristiano per venir gettato alle belve. Nel viaggio senza ritorno si preoccupò di rinsaldare la fede nelle Chiese in cui passava, predicando ed esortando a non staccarsi dalla Tradizione apostolica. Partito da esse, lo fece pure con sette stupende lettere di ringraziamento, in cui trasfonde il suo carattere ardente, amabile, pieno di carità, innamorato di Cristo, insiste sulla realtà della umanità e della passione di Lui, contro gli errori incipienti; appassionato della Chiesa, insiste sulla sua unità incentrata nell’Eucaristia e attorno alla gerarchia: Vescovo, preti, diaconi. La lettera ai Romani ha uno stupendo elogio di quella Chiesa «che presiede alla carità», ed esprime ardentissimo desiderio del martirio.

Ignazio Teòforo — «infiammato portatore di Dio» — ha una concezione eucaristica del martirio, visto come prolungamento del sacrificio di amore e di obbedienza di Cristo celebrato nell’Eucaristia: mediante il dono della sua vita, Ignazio vuole diventare «il pane bianco di Cristo» (Ai Romani, 4,1). Ai cristiani di Smirne richiama la risurrezione corporea di Gesù (c. 3) e raccomanda:
«Aderite tutti al Vescovo, come Gesù Cristo al Padre» (8,1). Agli Efesini consiglia di radunarsi frequentemente per l’Eucaristia e per la lode di Dio (c. 13), e supplica i Romani: «Lasciatemi essere imitatore della passione del mio Dio» (6,3). Ogni partecipazione all’Eucaristia è per i cristiani partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo.
 

Sono frumento di Dio: sarò macinato dai denti delle fiere

Dalla «Lettera ai Romani» di sant'Ignazio di Antiochia, vescovo e martire
(Capp. 4, 1-2; 6, 1 - 8, 3; Funk, 1, 217-223)

Scrivo a tutte le chiese, e a tutti annunzio che morrò volentieri per Dio, se voi non me lo impedirete. Vi scongiuro, non dimostratemi una benevolenza inopportuna. Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi sia dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo. Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io divenga ostia per il Signore.
A nulla mi gioveranno i godimenti del mondo né i regni di questa terra. E' meglio per me morire per Gesù Cristo che estendere il mio impero fino ai confini della terra. Io cerco colui che è morto per noi, voglio colui che per noi è risorto. E' vicino il momento della mia nascita.
Abbiate compassione di me, fratelli. Non impeditemi di vivere, non vogliate che io muoia. Non abbandonate al mondo e alle seduzioni della materia chi vuol essere di Dio. Lasciate che io raggiunga la pura luce; giunto là, sarò veramente un uomo. Lasciate che io imiti la passione del mio Dio. Se qualcuno lo ha in sé, comprenda quello che io voglio e mi compatisca, pensando all'angoscia che mi opprime.
Il principe di questo mondo vuole portarmi via e soffocare la mia aspirazione verso Dio. Nessuno di voi gli dia mano; state piuttosto dalla mia parte, cioè da quella di Dio. Non siate di quelli che professano Gesù Cristo e ancora amano il mondo. Non trovino posto in voi sentimenti meno buoni. Anche se vi supplicassi, quando sarà tra voi, non datemi ascolto: credete piuttosto a quanto vi scrivo ora nel pieno possesso della mia vita. Vi scrivo che desidero morire.
Ogni mio desiderio terreno è crocifisso e non c'è più in me nessun'aspirazione per le realtà materiali, ma un'acqua viva mormora dentro di me e mi dice: «Vieni al Padre». Non mi diletto più di un cibo corruttibile, né dei piaceri di questa vita. Voglio il pane di Dio, che è la carne di Gesù Cristo, della stirpe di David; voglio per bevanda il suo sangue che è la carità incorruttibile.
Non voglio più vivere la vita di quaggiù. E il mio desiderio si realizzerà, se voi lo vorrete. Vogliatelo, vi prego, per trovare anche voi benevolenza. Ve lo domando con poche parole: credetemi. Gesù Cristo vi farà comprendere che dico il vero: egli è la bocca verace per mezzo della quale il Padre ha parlato in verità. Chiedete per me che io possa raggiungerlo. Non vi scrivo secondo la carne, ma secondo il pensiero di Dio. Se subirò il martirio, ciò significherà che mi avete voluto bene. Se sarò rimesso in libertà, sarà segno che mi avete odiato.
 

MESSALE

Antifona d'Ingresso     Gal 2,19-20
Sono stato crocifisso con Cristo:
non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me;
io vivo nella fede del Figlio di Dio,
che mi ha amato e ha dato se stesso per me.

 
Christo confíxus sum cruci; vivo autem, iam non ego: vivit vero in me Christus; in fide vivo Fílii Dei, qui diléxit me, et trádidit semetípsum pro me.

 
Colletta

Dio onnipotente ed eterno, che nel sacrificio dei martiri edifichi la tua Chiesa, mistico corpo del Cristo, fa' che la gloriosa passione che meritò a sant'Ignazio una corona immortale, ci renda sempre forti nella fede. Per il nostro Signore...
 
Omnípotens sempitérne Deus, qui sanctórum mártyrum confessiónibus Ecclésiæ tuæ sacrum corpus exórnas, concéde, quæsumus, ut hodiérna glória passiónis, sicut beáto Ignátio magnificéntiam tríbuit sempitérnam, ita nobis perpétuum munímen operétur. Per Dóminum.

 
LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura
  Fil 3, 17 - 4,1
La nostra patria è nei cieli.
 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippèsi
Fatevi miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano secondo l'esempio che avete in noi. Perché molti, ve l'ho già detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra. 
La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose. 
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi! 


Salmo Responsoriale
  Dal Salmo 125
Chi semina nel pianto, raccoglie nella gioia.


Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, 
ci sembrava di sognare. 
Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, 
la nostra lingua si sciolse in canti di gioia. 

Allora si diceva tra i popoli: 
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro». 
Grandi cose ha fatto il Signore per noi, 
ci ha colmati di gioia. 

Riconduci, Signore, i nostri prigionieri, 
come i torrenti del Negheb. 
Chi semina nelle lacrime 
mieterà con giubilo. 

Nell'andare, se ne va e piange, 
portando la semente da gettare, 
ma nel tornare, viene con giubilo, 
portando i suoi covoni. 


Canto al Vangelo
  Gv 12,24-26
Alleluia, alleluia.

Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo;
se invece muore, produce molto frutto.

Alleluia.

  

  
Vangelo
  Gv 12, 24-26
Se il chicco di grano muore, produce molto frutto.
 

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 
Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. 
Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà». 
 
Sulle Offerte
Accogli, signore, l'offerta del nostro servizio sacerdotale, come hai gradito il sacrificio di sant'Ignazio, frumento del Cristo macinato nel martirio, per formare il pane a te consacrato. Per Cristo nostro
...

Grata tibi sit, Dómine, nostræ devotiónis oblátio, qui beátum Ignátium, fruméntum Christi, per martyrii passiónem panem mundum suscepísti. Per Christum.
 
 
Antifona alla Comunione

Sono frumento del Cristo:
ch'io sia macinato dai denti delle belve
per diventare pane puro e santo.

 
Fruméntum Christi sum: déntibus bestiárum molar, ut panis mundus invéniar.

 
Dopo la Comunione

Ci sostenga e ci rinnovi, Signore, il pane che abbiamo spezzato alla tua mensa nella nascita al cielo del martire sant'Ignazio, perché con le parole e con le opere ci dimostriamo autentici cristiani. Per Cristo nostro .....

 
Refíciat nos, Dómine, panis cæléstis, quem in beáti Ignátii natáli suscépimus, ac tríbuat nos nómine et ópere esse christiános. Per Christum.

  

 

Sommario Liturgia


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