3
SETTEMBRE
SAN
GREGORIO MAGNO
Papa
e Dottore della Chiesa
(540?-604)
Memoria
LETTURE:
Ez 34, 11-16;
Sal
22;
Gv 10, 11-16
Gregorio Magno fu un uomo veramente mirabile, una personalità che
conquista per la forza e l’amabilità dei carattere: delle sue opere
mirabili è grande lui stesso, sebbene esile e sovente e malato. In lui
l’immensità del cuore e lo spirito cristiano sostenevano tutto. Nato
verso il 540 dalla famiglia senatoriale degli Anicii, fu prima
Prefetto di Roma, poi monaco appassionato della contemplazione dei
misteri di Dio nella lettura della Bibbia. Mandato dal Papa come suo
rappresentante a Costantinopoli, vi restò sei anni, monaco in mezzo
alla corte. Tornato a Roma e fatto Papa, il 3-IX-590, si dimostrò uomo
di azione, pratico e intraprendente (chiamato «l’ultimo dei Romani»), attento a tutte le necessità. Fu amministratore avveduto ed
energico, sia nelle cose sociali e politiche per provvedere alle
popolazioni bisognose di aiuto e di protezione, sia nelle questioni
interne della Chiesa universale. Ebbe a trattare con la Germania, la
Spagna, la Gallia, l’Africa, l’impero di Bisanzio. Fu sollecito
particolarmente dell’Italia provata da alluvioni, carestie,
pestilenze, incursioni dei Longobardi. Di questi avvio la conversione e
mandò missionari in Inghilterra. Riorganizzò a fondò la liturgia
romana, ordinando le fonti liturgiche anteriori e componendo nuovi
testi, e promosse quel canto tipicamente liturgico che dal suo nome si
chiama «gregoriano».
Mistico originale e personale (pur riallacciandosi a
sant’Agostino), lo si scopre oggi più teologo di quanto non sembri a
prima lettura dei suoi scritti, che hanno avuto un profondo influsso
sulla spiritualità medievale. Egli è uno dei quattro grandi «dottori» della Chiesa occidentale. Ha parlato e scritto molto sul mistero
della Parola di Dio.
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Non risparmio me stesso nel parlare di Cristo
Dalle «Omelie su Ezechiele» di san Gregorio Magno, papa
(Lib. 1, 11, 4-6; CCL 142, 170-172)
«Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele» (Ez 3, 16).
E' da notare che quando il Signore manda uno a predicare, lo chiama col nome di sentinella. La sentinella infatti sta sempre su un luogo elevato, per poter scorgere da lontano qualunque cosa stia per accadere. Chiunque è posto come sentinella del popolo deve stare in alto con la sua vita, per poter giovare con la sua preveggenza.
Come mi suonano dure queste parole che dico! Così parlando, ferisco me stesso, poiché né la mia lingua esercita come si conviene la predicazione, né la mia vita segue la lingua, anche quando questa fa quello che può.
Ora io non nego di essere colpevole, e vedo la mia lentezza e negligenza. Forse lo
stesso riconoscimento della mia colpa mi otterrà perdono presso il giudice pietoso.
Certo, quando mi trovavo in monastero ero in grado di trattenere la lingua dalla parole inutili, e di tenere occupata la mente in uno stato quasi continuo di profonda orazione. Ma da quando ho sottoposto le spalle al peso
dell'ufficio pastorale, l'animo non può più raccogliersi con assiduità in se stesso, perché è diviso tra molte faccende.
Sono costretto a trattare ora le questioni delle chiese, ora dei monasteri, spesso a esaminare la vita e le azioni dei singoli; ora ad interessarmi di faccende private dei cittadini; ora a gemere sotto le spade irrompenti dei barbari e a temere i lupi che insidiano il gregge affidatomi.
Ora debbo darmi pensiero di cose materiali, perché non manchino opportuni aiuti a tutti coloro che la regola della disciplina tiene vincolati. A volte debbo sopportare con animo imperturbato certi predoni, altre volte affrontarli, cercando tuttavia di conservare la carità.
Quando dunque la mente divisa e dilaniata si porta a considerare una mole così grande e così vasta di questioni, come potrebbe rientrare in se stessa, per dedicarsi tutta alla predicazione e non allontanarsi dal ministero della parola?
Siccome poi per necessità di ufficio debbo trattare con uomini del mondo, talvolta non bado a tenere a freno la lingua. Se infatti mi tengo nel costante rigore della vigilanza su me stesso, so che i più deboli mi sfuggono e non riuscirò mai a portarli dove io desidero. Per questo succede che molte volte sto ad ascoltare pazientemente le loro parole inutili. E poiché
anch'io sono debole, trascinato un poco in discorsi vani, finisco per parlare volentieri di ciò che avevo cominciato ad ascoltare contro voglia, e di starmene piacevolmente a giacere dove mi rincresceva di cadere.
Che razza di sentinella sono dunque io, che invece di stare sulla montagna a lavorare, giaccio ancora nella valle della debolezza?
Però il creatore e redentore del genere umano ha la capacità di donare a me indegno
l'elevatezza della vita e l'efficienza della lingua, perché, per suo amore, non risparmio me stesso nel parlare di lui.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso CF
Sir 45,24
Il Signore ha stabilito con lui un'alleanza di
pace;
lo ha fatto principe del suo popolo
e lo ha costituito suo
sacerdote per sempre.
Beátus Gregórius,
in cáthedra Petri sublimátus, semper spéciem Dómini quærébat, atque in
sollemnitáte illíus amóris habitábat.
Colletta
O Dio, che
guidi il tuo popolo con la soavità e la forza del tuo amore, per
intercessione del papa san Gregorio Magno dona il tuo Spirito di
sapienza a coloro che hai posto maestri e guide nella Chiesa, perché il
progresso dei fedeli sia gioia eterna dei pastori. Per il nostro
Signore...
Deus, qui pópulis tuis indulgéntia cónsulis et amóre domináris, da
spíritum sapiéntiæ, intercedénte beáto Gregório papa, quibus dedísti
régimen disciplínæ, ut de proféctu sanctárum óvium fiant gáudia ætérna
pastórum. Per Dóminum.
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima
Lettura Ez 34, 11-16
Come
un pastore passa in rassegna il suo gregge, il Signore passa in rassegna
le sue pecore.
Dal
libro
del profeta Ezechiele
Così dice il Signore Dio: «Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Le ritirerò dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d'Israele, nelle valli e in tutte le praterie della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile sarà sui monti alti d'Israele; là riposeranno in un buon ovile e avranno rigogliosi pascoli sui monti d'Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte;
le pascerò con giustizia».
Salmo
Responsoriale Dal
Salmo 22
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.
Canto
al Vangelo Cf
1 Pt 2,25
Alleluia,
alleluia.
Eravate come pecore smarrite,
ma ora siete tornati
al grande pastore
e custode delle vostre anime.
Alleluia.
Vangelo
Gv 10, 11-16
Il
buon pastore offre la vita per le pecore.
Dal
vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.
E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore».
Sulle Offerte
Accogli, Signore, i doni che ti presentiamo nel ricordo del papa san
Gregorio Magno; l'offerta di questo sacrificio di redenzione, che cancella
i peccati del mondo, giovi alla salvezza del tuo popolo. Per Cristo nostro
Signore.
Annue nobis, quæsumus, Dómine, ut, in celebratióne beáti Gregórii, hæc
nobis prosit oblátio, quam immolándo totíus mundi tribuísti relaxári
delícta. Per Christum.
Antifona alla Comunione Cf
Gv 10,11
Il buon pastore dona la vita
per il suo gregge.
Lc 12,42
Fidélis servus et prudens, quem constítuit Dóminus super famíliam suam,
ut det illis in témpore trítici mensuram.
Dopo
la Comunione
O Padre, che ci hai nutriti di Cristo, pane vivo, formaci alla sua scuola,
perché sull'esempio del papa san Gregorio Magno conosciamo la tua verità
e la testimoniamo nella carità fraterna. Per Cristo nostro Signore.
Quos Christo réficis pane vivo, eósdem édoce, Dómine, Christo magístro,
ut in festivitáte beáti Gregórii tuam discant veritátem, et eam in
caritáte operéntur. Per Christum.
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