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AGOSTO
SAN
AGOSTINO
Vescovo
e Dottore della Chiesa
(354-430)
Memoria
LETTURE:
1 Gv 4, 7-16;
Sal
62;
Gv 15, 9-17
Nato a Tagaste (attuale Souk Ahras, in Algeria)
Agostino ebbe una gioventù scapricciata. Convertitosi prodigiosamente a
Milano a 32 anni, e ricevuto il battesimo da sant’Ambrogio, rientrò
in Africa dopo la morte della santa madre Monica e si diede a vita
religiosa. Fatto prete e poi vescovo di Ippona (presso l’attuale Bona,
in Algeria), operò per quasi 40 anni contro le eresie e le deviazioni
scismatiche del tempo: manicheismo, donatismo, pelagianesimo,
arianesimo, lasciando moltissimi scritti, molti dei quali autentici
capolavori e di genere letterario nuovo, quali le Confessioni
e le Ritrattazioni (scritti autobiografici), la Città di Dio (quasi una teologia della storia), il trattato Della
Trinità, Trattenimenti sui Salmi...
Agostino è un genio universale e profondo, ha
un’intelligenza penetrante, una fantasia fervida, un gran cuore. Ha
rielaborato la tradizione teologica anteriore e vi ha impresso la sua
impronta originale. Col suo carattere generoso e simpatico, la sua
sensibilità, l’indulgenza e la capacità di perdonare, ha legato a sé
persino degli avversari. Sapeva parlare, anzi dialogare col popolo con
parola facile, familiare, con senso di umorismo. La sua spiritualità e
la sua « regola » religiosa hanno fatto sorgere in ogni tempo delle
forme di vita religiosa che si richiamano a lui. Ancor oggi, oltre agli
Agostiniani, forse un 20.000 religiosi seguono fondamentalmente la sua
regola, e molte più sono le istituzioni femminili che si rifanno a
lui come a padre. E’ il maggiore dei padri e il primo dei quattro
grandi dottori dell’Occidente.
Ogni epoca ha sentito un suo Agostino; la critica moderna ha ricuperato la figura di un uomo
che parla con semplicità e sincerità di se stesso. Forse ciò che è
più mirabile e più moderno in Agostino è la capacità di
introspezione in se stesso e negli altri, di saper esaminare le proprie
emozioni, di mettersi in crisi e di riconoscere le sue colpe, i suoi
errori, e di convertire tutto in « confessio », cioè in lode di Dio
(cf i Cor 4,7).
Agostino ha fatto dell’assemblea eucaristica
il momento centrale della vita della sua comunità. Le sue numerosissime
omelie mostrano come sapeva adattare la Parola di Dio alla mentalità
del suo ambiente umano.
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Eterna verità e vera carità e cara eternità!
Dalle
«Confessioni» di sant'Agostino, vescovo
(Lib. 7, 10, 18; 10, 27; CSEL 33, 157-163. 255)
Stimolato a rientrare in me stesso, sotto la tu guida, entrai nell'intimità del mio cuore, e lo potei fare perché tu ti sei fatto mio aiuto (cfr. Sal 29, 11). Entrai e vidi con
l'occhio dell'anima mia, qualunque esso potesse essere, una luce inalterabile sopra il mio stesso sguardo interiore e sopra la mia intelligenza. Non era una luce terrena e visibile che splende dinanzi allo sguardo di ogni uomo. Direi anzi ancora poco se dicessi che era solo una luce più forte di quella comune, o anche tanto intensa da penetrare ogni cosa. Era
un'altra luce, assai diversa da tutte le luci del mondo creato. Non stava al di sopra della mia intelligenza quasi come
l'olio che galleggia sull'acqua, né come il cielo che si stende sopra la terra, ma una luce superiore. Era la luce che mi ha creato. E se mi trovavo sotto di essa, era perché ero stato creato da essa. Chi conosce la verità conosce questa luce.
O eterna verità e vera carità e cara eternità! Tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte. Appena ti conobbi mi hai sollevato in alto perché vedessi quanto era da vedere e ciò che da solo non sarei mai stato in grado di vedere. Hai abbagliato la debolezza della mia vista, splendendo potentemente dentro di me. Tremai di amore e di terrore. Mi ritrovai lontano come in una terra straniera, dove mi parve di udire la tua voce
dall'alto che diceva: «Io sono il cibo dei forti, cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me».
Cercavo il modo di procurarmi la forza sufficiente per godere di te, e non la trovavo, finché non ebbi
abbracciato il «Mediatore fra Dio e gli uomini, l'Uomo Cristo Gesù» (1 Tm 2, 5), «che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli» (Rm 9, 5). Egli mi chiamò e disse: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6); e unì quel cibo, che io non ero capace di prendere, al mio essere, poiché «il Verbo si fece carne» (Gv 1, 14).
Così la tua Sapienza, per mezzo della quale hai creato ogni cosa, si rendeva alimento della nostra debolezza da bambini.
Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me ed io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature, che, se non fossero in te, neppure esisterebbero. Mi hai chiamato, hai gridato, hai infranto la mia sordità. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io
l'ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace.
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MESSALE
Antifona
d'Ingresso Sir 15,5
Il Signore gli ha aperto la bocca in mezzo alla sua chiesa,
lo ha ricolmato dello Spirito di sapienza e d'intelletto,
lo ha rivestito di un manto di gloria.
In médio Ecclésiæ apéruit os eius, et implévit eum Dóminus spíritu
sapiéntiæ et intelléctus, stolam glóriæ índuit eum.
Colletta
Suscita sempre nella tua Chiesa, Signore, lo spirito che animò il tuo
vescovo Agostino, perché anche noi, assetati della vera sapienza, non ci
stanchiamo di cercare te, fonte viva dell'eterno amore. Per il nostro
Signore...
Innova, quæsumus, Dómine, in Ecclésia tua spíritum, quo beátum
Augustínum epíscopum imbuísti, ut, eódem nos repléti, te solum veræ
fontem sapiéntiæ sitiámus, et supérni amóris quærámus auctórem. Per
Dóminum.
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
1 Gv 4, 7-16
Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi.
Dalla prima lettera di san
Giovanni apostolo
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi.
Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito. E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo.
Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio. Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 62
L'anima mia ha sete del Dio vivente.
O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco,
di te ha sete l'anima mia,
a te anela la mia carne,
come terra deserta, arida, senz'acqua.
Poiché la tua grazia vale più della vita,
le mie labbra diranno la tua lode.
Così ti benedirò finché io viva,
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Se penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all'ombra delle tue ali.
A te si stringe l'anima mia
e la forza della tua destra mi sostiene.
Canto
al Vangelo Cf
1 Gv 4,8.12
Alleluia,
alleluia.
Dio è amore; se ci amiamo a vicenda,
Dio rimane in noi e il suo amore in noi è perfetto.
Alleluia.
Vangelo
Gv 15,
9-17
Non
vi chiamo più servi, ma amici.
Dal
vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri».
Sulle
Offerte
Guarda, Signore, la tua Chiesa che celebra il memoriale della redenzione;
questo grande sacramento del tuo amore sia per noi segno di unità e
vincolo di carità. Per Cristo nostro Signore.
Salútis nostræ memoriále celebrántes, cleméntiam tuam, Dómine,
supplíciter exorámus, ut hoc sacraméntum pietátis fiat nobis signum
unitátis et vínculum caritátis. Per Christum.
Antifona
di Comunione
Mt
23,10.8
Dice il Signore:
«Uno solo è il vostro maestro: il Cristo;
e voi siete tutti fratelli».
Dicit Dóminus: Magíster vester unus est, Christus. Omnes autem vos
fratres estis.
Dopo la
Comunione
O Padre, la partecipazione al tuo sacramento ci inserisca come membra vive
nel Cristo tuo Figlio, perché siamo trasformati in colui che abbiamo
ricevuto. Per Cristo nostro Signore.
Sanctíficet nos, quæsumus, Dómine, mensæ Christi participátio, ut, eius
membra effécti, simus quod accépimus. Per Christum.
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