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PROPRIO IN LATINO DELLA S. MESSA tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum e traduzione italiana delle letture secondo
la traduzione proposta dalle CEI
1 AGOSTO
SS. MACCABEI MARTIRI
Al 1° agosto il martirologio romano riferisce: "Ad Antiochia, la Passione dei Sette ss. fratelli Maccabei, martiri, che soffrirono con la loro madre, sotto il re Antioco Epifane. Le loro reliquie, portate a Roma, furono deposte nella Basilica di S Pietro in Vincoli".
La loro storia è narrata nel II Mach. 7; ai sette fratelli è dato il nome di Maccabei, soltanto dal libro che ne parla. Il II Mach. è un riassunto della storia, redatta in greco da Giasone, un giudeo di Cirene che scriveva poco dopo il 160 a. C., in cui si narra la persecuzione subita dai Giudei fedeli, ad opera di Antioco IV Epifane; in particolare, il martirio di Eleazaro (cap. 6) e quello dei nostri martiri (cap. 7). La narrazione del cap. 7 è ripresa e assai ampliata nell'apocrifo IV Mach.
Ecco i punti salienti di II Mach. 7: "Sette fratelli, arrestati insieme con la madre si volevano costringere a prendere le carni proibite di porco...
Uno di essi, fattosi portavoce di tutti, disse: "Che cosa vorresti domandare o sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi paterne".
Il re, fatti arroventare i padelloni e le caldaie, comandò di tagliare la lingua, scorticare il capo e mutilare le estremità a quello che si era fatto loro portavoce, mentre gli altri fratelli e la madre stavano là a guardare. Quando quello fu cosí completamente mutilato, dette ordine di gettarlo sul fuoco, mentre ancora respirava...
Condussero quindi il secondo al ludibrio; anch'egli subí a sua volta il supplizio come il primo. Giunto però all'ultimo respiro disse: "Tu, genio furioso, ci strappi dalla nostra presente vita: ma il Re del mondo farà risorgere all'eterna risurrezione di vita noi che siamo morti per le sue leggi".
... Alla loro richiesta, il terzo mise fuori subito la lingua e stese avanti le mani coraggiosamente, dicendo con fierezza: "Queste membra le ho ricevute dal cielo e per le sue leggi non ne faccio conto alcuno, ma spero di riaverle nuovamente da lui".
... Morto anche questo, martoriarono il quarto con le stesse torture. Sul punto di morire, disse: "è preferibile morire per mano degli uomini e avere da Dio la speranza di essere un giorno da lui; risuscitati. Per te certamente non ci sarà risurrezione alla vita".
... Il quinto condotto alla tortura, fissando il re, disse: "Tu hai un'autorità tra gli uomini e, pur essendo mortale, fai quello che vuoi; ma non credere che la nostra razza sia stata abbandonata da Dio. Quanto a te, abbi pazienza e vedrai come la sua grandiosa potenza tormenterà te e i tuoi discendenti".
Similmente per il sesto... Rimanendo il piú giovane. il re Antioco non solo lo scongiurava con le parole, ma lo assicurava anche con giuramenti di farlo insieme ricco e invidiabile, di averlo come amico e di affidargli uffici governativi, qualora avesse abbandonato le patrie leggi. Siccome il giovane non gli prestava minimamente attenzione, il re chiamò la madre, esortandola a farsi consigliera di salvezza per il giovanetto. Dopo tanti ammonimenti, ella accettò di persuadere suo figlio. Chinatasi su di lui, per scherno del crudele tiranno, cosí disse nella lingua paterna: "Figlio, abbi pietà di me che ti ho portato in seno... che ti ho educato... Ti prego, o figlio, di osservare il cielo e la terra e di mirare tutte le cose in essi contenute e di dedurne che Dio non le ha fatte da cose preesistenti, e che il genere umano ha la stessa origine. Non temere questo carnefice, ma accetta la morte, mostrandoti degno dei fratelli, affinché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli al momento della misericordia". Stava ella ancora parlando, che il giovane disse: "Che aspettate? Non obbedisco all'ordine del re, ma obbedisco al precetto della legge data ai nostri padri per mezzo di Mosè. Tu, però, che ti sei fatto inventore d'ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai certamente alle mani di Dio. Noi infatti soffriamo a causa dei nostri peccati. Se per nostro castigo e correzione il nostro Dio vivente si è adirato per breve tempo, di nuovo egli si riconcilierà con i suoi servi. Tu, invece, o empio, non ti esaltare invano—perché non sei ancora sfuggito al giudizio di Dio che tutto può ed osserva. Or dunque, dopo aver sopportato un breve tormento, i nostri fratelli sono giunti alla divina alleanza della vita eterna; tu invece riporterai dal giudizio di Dio le giuste pene della tua superbia. Quanto a me, dò anch'io, come i miei fratelli, corpo e anima per le leggi avite, e prego Iddio che si mostri presto misericordioso verso il suo popolo, che tu finisca col confessare, tra prove e flagelli, che solo lui è Dio; e che l'ira dell'Onnipotente, abbattutasi giustamente su tutta la nostra stirpe si arresti su di me e i miei fratelli". Allora il re, furioso, usò con lui un trattamento piú feroce che con gli altri, non potendo sopportare lo scherno. Cosí anch'egli passò da questa vita senza affatto macchiarsi, pieno di fiducia nel Signore.
UItima, dopo i figli, morí la madre".
La Bibbia non ci dà i loro nomi, né indica dove si svolse il martirio, fatto loro subire dal re Antioco IV Epifane; né precisa la data (forse 168; a Ge rusalemme? ). Generalmente si ammette che essi furono martirizzati ad Antiochia, tale è, comunque, la tradizione comune delle Chiese d'Oriente e d'Occidente. I primi cristiani ammirarono questi valorosi martiri del giudaismo, precursori dei martiri del Cristo. Il loro culto si diffuse rapidamente e la loro festa sembra sia stata universale nella Chiesa verso il sec. V. La storia del culto dei santi martiri è cosí riassunta dalle Vies des Saints (citt. in bibl. ). Già appaiono nel Martirologio Siriaco (412), nei Calendari di Polemius Silvius (448) e di Cartagine (secc. V-VI), e nell'insieme dei mss. del Martirologio Geronimiano. Su questi martiri possediamo testi di s. Gregorio Nazianzeno (PG, XXXV), s. Giovanni Crisostomo, s. Agostino , s. Ambrogio, s. Gaudenzio di Brescia, pseudoLeone. Secondo s. Girolamo (m. 420), le reliquie dei sette fratelli erano a Modin ed egli si meravigliava che fossero venerate ad Antiochia. L'Itinerarium detto di Antonino (ca. 570) nomina Antiochia in cui riposano con altri santi e s. Giustina "i fratelli Maccabei, in tutto nove tombe, sormontate ciascuna dagli strumenti del loro supplizio". Il Martirologio Siriaco nomina i Maccabei "figli di Samunas" ad Antiochia, nel quartiere giudaico, al 1° agosto. I sinassari bizantini offrono sette nomi e la madre è Solomonis. Le liste siriache e armena sono differenti. Il Calendario marmoreo napoletano (sec. IX) congiunge i Maccabei a una santa EELI. Con ogni probabilità il martirio avvenne ad Antiochia dove le tombe furono venerate fino al sec. VI. Dopo il 551 le reliquie furono portate a Costantinopoli e da 11, almeno in parte, a Roma, sotto Pelagio I (556-561)E' possibile però si tratti di Pelagio II (579-590) e che le reliquie siano venute direttamente da Antiochia. Esse comunque si venerano a Roma, in S. Pietro in Vincoli, chiesa la cui festa titolare cade in questo stesso giorno, 1° agosto.
Nel 1876 fu ivi trovato un sarcofago a sette compartimenti, contenenti ossa e ceneri con due togli di piombo recanti iscrizioni relative ai sette fratelli, del IX sec. (o sec. XV?). La festa dei sette fratelli Maccabei non è menzionata nei libri liturgici, sia gallicani, sia romani, eccettuato il Sacramentario gelasiano; il loro culto sarà stato forse eclissato dalla festa di s. Pietro in vinculis.
MESSALE
INTRÓITUS Ps. 33, 18. Clamavérunt justi, et Dóminus exaudívit eos: et ex ómnibus tribulatiónibus eórum liberávit eos. Ps. ibid., 2. Benedícam Dóminum in omni témpore: semper laus ejus in ore meo. Glória Patri.
Gridarono i giusti e il Signore li esaudì: da ogni loro angustia li ha liberati. Benedirò il Signore in ogni tempo, avrò sempre sulle labbra la sua lode. Gloria al Padre.
ORÁTIO Fratérna nos, Dómine, Mártyrum tuórum coróna lætíficet: quæ et fídei nostræ prǽbeat increménta virtútum; et multíplici nos suffrágio consolétur. Per Dóminum.
Ci rallegri, o Signore, la fra-terna corona dei tuoi Martiri; essa procuri alla nostra fede un aumento di virtù e ci dia il conforto di più numerosi intercessori. Per nostro Signore Gesù Cristo.
EPISTOLA Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Hebrǽos. Hebr. 11, 33-39.
Fratres: Sancti per fidem vicérunt regna, operáti sunt justítiam, adépti sunt repromissiónes, obturavérunt ora leónum, exstinxérunt ímpetum ignis, effugérunt áciem gládii, convaluérunt de infirmitáte, fortes facti sunt in bello, castra vertérunt exterórum: accepérunt mulíeres de resurrectióne mórtuos suos: álii autem disténti sunt, non suscipiéntes redemptiónem, ut meliórem invenírent resurrectiónem: álii vero ludíbria et vérbera expérti, ínsuper et víncula et cárceres: lapidáti sunt, secti sunt, tentári sunt, in occisióne gládii mórtui sunt: circuiérunt in melótis, in péllibus caprínis, egéntes, angustiáti, afflicti: quibus dignus non erat mundus: in solitudínibus errántes, in móntibus et spelúncis et in cavérnis terræ. Et hi omnes testimónio fídei probáti, invénti sunt in Christo Jesu, Dómino nostro.M. - Deo grátias.
GRADUALE Ps. 132, 1-2. Ecce, quam bonum et quam jucundum, habitáre fratres in unum! Sicut unguéntum in cápite, quod descéndit in barbam, barbam Aaron.
Quanto è bello e piacevole abitare fraternamente insieme! È come un unguento aromatico che scende dal capo sulla barba di Aronne.
ALLELÚIA Allelúja, allelúja. Hæc est vera fratérnitas, quæ vicit mundi crimina: Christum secuta est, ínclita tenens regna coeléstia. Allelúja.
Allelúja, allelúja. Questa e la vera fratellanza che trionfò delle iniquità del mondo: avendo seguito il Cristo, possiede i gloriosi regni celesti. Allelúja.
EVANGÉLIUM Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam. Luc. 12, 1-8.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Atténdite a ferménto pharisæórum, quod est hypócrisis. Nihil autem opértum est, quod non revelétur: neque abscónditum, quod non sciátur. Quóniam, quæ in ténebris dixístis, in lúmine dicéntur: et quod in aurem locúti estis in cubículis, prædicábitur in tectis. Dico autem vobis amicis meis: Ne terreámini ab his, qui occídunt corpus, et post hæc non habent ámplius quid fáciant. Osténdant autem vobis, quem timeátis: timéte eum, qui, postquam cecíderit, habet potestátem mittere in gehénnam. Ita dico vobis: hunc timéte. Nonne quinque pásseres véneunt dipóndio, et unus ex illis non est in oblivióne coram Deo? Sed et capílli cápitis vestri omnes numeráti sunt. Nolíte ergo timére: multis passéribus pluris estis vos. Dico autem vobis: Omnis, quicúmque conféssus fúerit me coram homínibus, et Fílius hóminis confitébitur illum coram Angelis Dei. M. – Laus tibi Christe.
ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM Ps. 149, 5-6. Exsultábunt Sancti in glória, lætabúntur in cubílibus suis: exaltatiónes Dei in fáucibus eórum, allelúja.
Ps. 149, 5-6. Esultano i santi nella gloria; gioiscono nel loro riposo: sulla loro bocca risuonano le lodi di Dio, alleluia.
SECRÉTA Mystéria tua, Dómine, pro sanctórum Martyrum tuórum honóre, devóta mente tractémus: quibus et præsídium nobis crescat et gáudium. Per Dóminum.
Fa' o Signore, che in onore dei tuoi santi Martiri possiamo celebrare con fervore i tuoi misteri, in virtù dei quali si accresca per noi la tua protezione e la gioia. Per nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figliuolo, Egli che, Dio.
PREFAZIO COMUNE
COMMÚNIO Luc. 12, 4. Dico autem vobis amícis meis: Ne terreámini ab his, qui vos persequúntur.
Luc. 12, 4. Io dico a voi, miei amici: ' non temete coloro che vi perseguitano
POSTCOMMÚNIO Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus: ut, quorum memóriam sacraménti participatióne recólimus, fidem quoque proficiéndo sectémur. Per Dóminum.
Fa', Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che, celebrando la memoria dei tuoi Santi, con la partecipazione a questo sacramento, li imitiamo progredendo nella fede. Per nostro Signore Gesù Cristo.
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