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PROPRIO IN LATINO DELLA S. MESSA tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum e traduzione italiana delle letture secondo
la traduzione proposta dalle CEI
28 LUGLIO
SS. NAZARIO E CELSO MARTIRI
Nazario o Nazaro (Roma, 37? - 76) è venerato come santo martire dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa. Viene ricordato insieme al suo giovane discepolo Celso, con il quale subì il martirio. La Chiesa cattolica li festeggia il 28 luglio, quella ortodossa il 14 ottobre.
Sappiamo dalla biografia di Ambrogio che questi, nel 395, trovò i corpi di due martiri, Celso e Nazario, sepolti in un campo appena fuori della città di Milano. Il corpo di Nazario era ancora integro, ma il capo era staccato dal tronco. Li fece quindi traslare in una chiesa che si trovava davanti a Porta Romana.
La storia della vita di Nazario ci viene tramandata, per il resto, interamente dalla tradizione. Era cittadino romano di famiglia ebrea e legionario. Fu discepolo di Pietro e ricevette il battesimo dal futuro papa Lino.
Per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani e forse inviato da papa Lino, lasciò Roma e si recò in alcune zone della Lombardia. Passò in particolare anche a Piacenza e a Milano, dove avrebbe incontrato in carcere i compagni di fede Gervasio e Protasio.
Successivamente iniziò l'evangelizzazione delle Gallie. Qui gli fu affidato come discepolo il giovanissimo Celso, di appena 9 anni, il quale ricevette dal maestro l'educazione alla fede cristiana e il battesimo. Insieme proseguirono nell'opera di diffusione della nuova fede, viaggiando per la Francia meridionale e arrivando a Treviri.
Qui avrebbero subito numerose persecuzioni e sarebbero stati arrestati. Tuttavia Nazario, quale cittadino romano, non subì torture ma venne inviato a Roma per subire un regolare processo. Qui, al suo rifiuto di rinnegare la sua fede e sacrificare agli dèi romani, venne condannato a morte. Secondo altre fonti la condanna a morte venne decisa dal governatore di Ventimiglia. Ad ogni modo, insieme a Celso, venne imbarcato su una nave che doveva portarli al largo e gettarli in mare.
I due tuttavia scamparono alla morte a causa di un nubifragio. La tradizione vuole che, gettati in mare, presero a camminare sulle acque. Si scatenò allora una tempesta che terrorizzò i marinai, i quali chiesero aiuto a Nazario. Le acque si calmarono immediatamente. La nave sarebbe infine approdata a Genova, e qui Nazario e Celso proseguirono la loro opera evengelizzatrice in tutta la Liguria negli anni 66 e 67.
Si spinsero poi fino a Milano, dove infine vennero arrestati e nuovamente condannati a morte dal prefetto Antolino. La sentenza fu eseguita per decapitazione nell'anno 76.
Il loro ricordo si perse fino al ritrovamento dei corpi da parte di sant'Ambrogio, che ne diffuse il culto facendo edificare una chiesa sul luogo della sepoltura.
Chiese dedicate alla loro memoria si trovano a San Nazario (Salerno), Verona, Varazze, Asti, Cantarana, Varese, Arenzano, Poggio Imperiale, Vignola (MO), Gaggio Montano, Trivento (CB) e ad Avella in abbandono. ...
S. Vittore I è il 14° papa, eletto nel 189 morì nel 199 molto probabilmente subendo il martirio, quindi il suo pontificato durò 10 anni, un lungo periodo se consideriamo che a quei tempi imperversavano le persecuzioni ricorrenti dei vari imperatori, che cessarono solo nel 313-14; quasi tutti i papi dei primi 300 anni della Chiesa sono martiri. È venerato come santo, dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e dalla Chiesa copta nella quale è conosciuto con il nome di Boktor. Ebbe la sorte di pontificare i primi cinque anni sotto l’imperatore Commodo (m. nel 194) il quale grazie agli auspici della sua favorita Marcia, simpatizzante per il Cristianesimo, non solo non rinnovò la persecuzione, ma fece per i cristiani quello che finora nessun imperatore aveva fatto; con l’aiuto di Marcia, il papa Vittore ebbe un incontro con lui, nel quale gli consegnò la lista dei cristiani condannati alla deportazione per i lavori forzati nelle miniere della Sardegna e Commodo ne ordinò la liberazione. Era l’anno 190 ed era la prima volta che l’Impero trattava direttamente con la Chiesa e il vescovo di Roma. Questo episodio è importante anche per capire la perfetta organizzazione della carità cristiana in Roma, la quale provvedeva non solo ai membri bisognosi della comunità, ma si estendeva anche ai fratelli perseguitati, sofferenti nelle carceri o condannati ai lavori forzati nelle miniere; di tutti si teneva un elenco aggiornato. A guardare oggi questi avvenimenti ci sembra quasi impossibile che in quei tempi, dove per il solo fatto di essere oppure solo indicati come cristiani, si moriva con estrema facilità e con tormenti indicibili e incomprensibili in un impero così vasto e faro di civiltà e diritto, proprio la Chiesa primitiva nel suo vivere nascosto e continuamente in pericolo, avesse un’organizzazione da far invidia sia nel campo assistenziale che in quello spirituale e dottrinario.
In campo liturgico, la controversia in cui si venne a trovare papa Vittore I, fu quella della celebrazione della Pasqua. Le Chiese dell’Asia del periodo preconsolare e quelle di origine ebraica, la celebravano il 14 del mese di ‘nisan’ (marzo-aprile), da qui il loro nome di Quartodecimani e dall’altra parte le Chiese Occidentali compresa quella di Roma, la celebravano la Domenica come il giorno nel quale Gesù era risorto. Questa controversia vide impegnati nei due schieramenti grandi personaggi della Fede cristiana, come s. Policarpo di Smirne, s. Ireneo, papa Aniceto, Papirio, Melitone, ecc.
Il papa Vittore I indisse i Sinodi presso le varie Chiese per poter avere risposta specifica sull’argomento, se favorevoli o no alla celebrazione domenicale. Ancora una volta le Chiese asiatiche rimasero sulle loro posizioni e il papa allora agì di autorità, dopo aver imposto la celebrazione romana a tutta la Chiesa Universale, comminò la scomunica a tutti i dissenzienti, ma poi non l’applicò, visto le mediazioni di autorevoli vescovi non asiatici, tese ad evitare un grave scisma. Comunque durante il III sec., la scelta di Roma fu poi pacificamente accettata.
Questo altro episodio ci presenta il Papa Vittore I come il primo vero “PAPA”, il quale afferma la supremazia della Chiesa di Roma sulle altre, lo si vede nell’imporre la celebrazione dei Sinodi nelle varie Chiese e la loro ubbidienza; anche l’atto di imporre pena la scomunica, la celebrazione della Pasqua in un’unica data universale, lascia intravedere i primi segni di quello che sarà nei secoli futuri il primato di Pietro e quindi di Roma. Altre eresie che si affacciavano durante il suo pontificato, furono combattute con vigore, come l’adozionismo che presentava Gesù come puro uomo adottato da Dio come figlio ed elevato così al rango divino.
San Girolamo indicava Papa Vittore come il primo scrittore in latino della Chiesa menzionando nel suo De viris Illustribus dei piccoli trattati ("Vittore, tredicesimo vescovo della città di Roma, scrittore di certi opusculi sulla questione pasquale ed altro, governò la Chiesa dieci anni sotto Severo"). Fino ad allora tutti gli scritti della Chiesa venivano redatti in greco. A parte le lettere sulla controversia Pasquale, nessuno degli scritti di Vittore è noto. Forse fu proprio durante il regno di Vittore che il canone delle Sacre scritture in uso a Roma, e parzialmente conservato nel Canone muratoriano, fu stilato, sancendo il passaggio definitivo dal greco al latino.
Papa Vittore I presenta un’altra caratteristica, egli era un africano ed insieme a s. Melchiade, (papa 100 anni dopo) furono gli unici papi di questo Continente, a riprova di quanto fossero importante nell’epoca romana il Nord Africa e le zone vicine all’Asia Minore. Non si conosce bene come morì, ma visto che i suoi secondi cinque anni di pontificato corrispondono alla ripresa delle persecuzioni con il nuovo imperatore Settimio Severo, quasi certamente fu martirizzato come i suoi predecessori. Sepolto presso s. Pietro, lo si ricorda il 28 luglio. ...
Innocenzo I (... – Roma, 12 marzo 417) fu il 40° papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo. Regnò dal 21 dicembre 401 alla sua morte.
Governò la chiesa in un periodo particolarmente difficile per Roma, che subì l'assedio e il saccheggio da parte di Alarico I re dei Visigoti (24 agosto 410).
Prima della sua elevazione alla cattedra di Pietro, molto poco si sa sulla vita di questo papa. Secondo il Liber Pontificalis era originario di Albano Laziale e suo padre si chiamava Innocenzo, mentre secondo il suo contemporaneo Girolamo, suo padre fu papa Anastasio I (sarebbe nato prima che il padre fosse consacrato). Crebbe fra il clero al servizio della Chiesa. Dopo la morte di Anastasio (dicembre 401) fu unanimemente scelto quale vescovo di Roma dal clero e dal popolo.
Non sappiamo molto sulle sue attività ecclesiastiche a Roma.
Recuperò molte chiese di Roma dai Novazianisti (Socrate Scolastico, Historia Ecclesistica, VII, II) e fece bandire dalla città il fotiniano Marco. Un drastico editto che l'imperatore Onorio promulgò da Roma (22 febbraio 407) contro i Manichei, i Montanisti, ed i Priscillianisti (Codex Theodosianus, XVI, 5, 40), molto probabilmente, fu concordato con lui.
Grazie alla munificenza di Vestina, una ricca matrona romana, Innocenzo fu in grado di far costruire e riccamente abbellire una chiesa dedicata ai Santi Gervasio e Protasio (il vecchio Titulus Vestinae) che tuttora esiste sotto il nome di San Vitale.
Innocenzo I mise un punto ferma nella disciplina ecclesiastica: tutte le Chiese devono uniformarsi alla dottrina ed alle tradizioni della Chiesa di Roma. I suoi interventi dottrinali riguardarono la liturgia ed i sacramenti. Innocenzo non perse, inoltre, alcuna opportunità per mantenere ed estendere l'autorità della sede romana quale ultima istanza presso la quale appianare tutte le dispute. Infatti, fin dall'inizio del suo pontificato, Innocenzo si comportò spesso come capo dell'intera Chiesa, sia occidentale che orientale.
La sua prima attività consacrale fu stigmatizzata dagli eventi determinati dalla figura di San Giovanni Crisostomo, il quale attraverso i suoi oracoli e le sue predizioni riuscì a condizionare le funzioni clericali della chiesa romana, mettendosi però in contrapposizione con l' "amalgama temporale" preteso dall' imperatrice Eudossia. La persecuzione di San Giovanni Crisostomo, vescovo di Costantinopoli, da parte dell'imperatrice (appoggiata dal vescovo di Alessandria) rimase un fatto a se stante. Il pontefice, preso atto delle difficoltà del vescovo di Costantinopoli riuscì ad emettere una condanna nei confronti dei suoi persecutori. Nel frattempo Roma fu messa a ferro e fuoco da parte dei goti di Alarico. Correva l'anno domini 410. I suoi interventi dottrinali riguardarono la liturgia sacramentale, la penitenza, l'unzione degli infermi, il battesimo e la indissolubilità del matrimonio, chiaramente ribadita anche nei casi di adulterio. Durante il suo pontificato si diffuse l'eresia di Pelagio, condannata nel 416 dai concili di Milevi e di Cartagine su iniziativa di S. Agostino e con l'approvazione di Innocenzo I. La sollecitudine del papa non si rivolgeva soltanto alla difesa della dottrina tradizionale della Chiesa: con tatto umanissimo egli sapeva confortare e lenire sofferenze.
Innocenzo I morì dopo 16 anni di regno pontificale. Il 12 marzo 417 le sue spoglie furono sepolte nel cimitero "ad ursum pileatum", sulla via di Porto dove già giacevano le spoglie del padre Anastasio I.
MESSALE
INTRÓITUS Ps. 78, 11. 12 et 10. Intret in conspéctu tuo, Dómine, gémitus compeditórum: redde vicínis nostris séptuplum in sinu eórum: víndica sánguinem Sanctórum tuórum, qui effúsus est. Ps. ibid., 1. Deus, venérunt gentes in hereditátem tuam: polluérunt templum sanctum tuum: posuérunt Jerúsalem in pomórum custódiam. Glória Patri.
Ps. 78, 11. 12 et 10. Salga alla tua presenza, o Signore, il gemito dei carcerati. Fa' ricadere sette volte tanto sull'animo dei nostri vicini l'oltraggio; vendica il sangue dei tuoi santi da loro sparso. O Dio, gl'infedeli si sono gettati sulla tua eredità, hanno profanato il tuo tempio santo, hanno ridotto Gerusalemme a un cumulo di rovine. Gloria al Padre.
ORÁTIO Sanctórum tuórum nos, Dómine, Nazarii, Celsi, Vittóris et Innocéntii conféssio beáta commúniat: et fragilitáti nostræ subsídium dignánter exóret. Per Dóminum.
La gloriosa professione di fede dei tuoi santi Nazario, Celso, Vittore ed Innocenzo ci fortifichi o Signore, ed ottenga il soccorso alla nostra fragilità. Per il nostro Signore.
EPISTOLA Léctio libri Sapiéntiæ. Sap. 10, 17-20.
Réddidit Deus justis mercédem labórum suorum, et deduxit illos in via mirábili: et fuit illis in velaménto diei et in luce stellárum per noctem: tránstulit illos per Mare Rubrum, et transvéxit illos per aquam nímiam. Inimícos autem illórum demérsit in mare, et ab altitúdine inferórum edúxit illos. Ideo justi tulérunt spolia impiórum, et decantavérunt, Dómine, nomen sanctum tuum, et victrícem manum tuam laudavérunt páriter, Dómine, Deus noster. M. - Deo grátias.
Dio, diede ai santi la ricompensa delle loro pene, li guidò per una strada meravigliosa, divenne loro riparo di giorno e luce di stelle nella notte. Fece loro attraversare il Mar Rosso, guidandoli attraverso molte acque; sommerse invece i loro nemici e li rigettò dal fondo dell'abisso. Per questo i giusti spogliarono gli empi e celebraronoil tuo nome santo e lodarono concordi la tua mano protettrice, Signore Dio nostro. M. - Deo grátias.
GRADUALE Exodi 15, 11. Gloriósus Deus in Sanctis suis: mirábilis in majestáte, fáciens prodígia. Ibid., 6. Déxtera tua, Dómine, glorificáta est in virtúte: déxtera manus tua confrégit inimícos.
Exodi 15, 11. Dio è glorioso nei suoi santi, la sua sovrana maestà opera prodigi. La tua destra, o Signore, si è manifestata con potenza; la tua destra ha annientato i nemici.
ALLELÚIA Allelúja, allelúja. Eccli. 44, 14. Córpora Sanctórum in pace sepúlta sunt, et nómina eórum vivent in generatiónem et generatiónem. Allelúja.
Allelúja, allelúja. I corpi dei santi sono sepolti in pace e il loro nome vivrà di generazione in generazione. Allelúja.
EVANGÉLIUM Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam. Luc. 21, 9-19.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Cum audiéritis prǿlia et seditiónes, nolíte terréri: opórtet primum hæc fíeri, sed nondum statim finis. Tunc dicebat illis: Surget gens contra gentem, et regnum advérsus regnum. Et terræmótus magni erunt per loca, et pestiléntiæ, et fames, terrorésque de coelo, et signa magna erunt. Sed ante hæc ómnia injícient vobis manus suas, et persequéntur, tradéntes, in synagógas et custódias, trahéntes ad reges et prǽsides propter nomen meum: contínget autem vobis in testimónium. Pónite ergo in córdibus vestris non præmeditári, quemádmodum respondeátis. Ego enim dabo vobis os et sapiéntiam, cui non potérunt resístere et contradícere omnes adversárii vestri. Tradémini autem a paréntibus, et frátribus, et cognátis, et amícis, et morte affícient ex vobis: et éritis odio ómnibus propter nomen meum: et capíllus de cápite vestro non períbit. In patiéntia vestra possidébitis ánimas vestras. M. - Laus tibi Christe.
Il quel tempo Gesù disse ai suoi Discepoli: Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine". Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime. M. - Laus tibi Christe.
ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM Ps. 67, 36. Mirábilis Deus in Sanctis suis: Deus Israël, ipse dabit virtútem et fortitúdinem plebi suæ: benedíctus Deus, allelúja.
Ps. 67, 36. Dio è mirabile nei suoi santi ; Egli, il Dio di Israele, dà al suo popolo forza e potenza; sia benedetto Iddio! alleluia.
SECRÉTA Concéde nobis, omnípotens Deus: ut his munéribus, quæ in sanctórum tuórum Nazarii, Celsi, Victóris et Innocéntii honóre deférimus, et te placémus exhíbitis, et nos vivificémur accéptis. Per Dóminum.
Concedici, o Dio onnipotente, che questi doni che Ti presentiamo nella festa dei tuoi santi Nazario, Celso, Vittore ed Innocenzo, Ti siano graditi da noi che li offriamo e infondano vita a noi che ce ne nutriamo. Per nostro Signore
PREFAZIO COMUNE
COMMÚNIO Sap. 3, 4, 5 et 6. Et si coram homínibus torménta passi sunt. Deus tentavit eos: tamquam aurum in fornáce probávit eos, et quasi holocáusta accépit eos.
Sap. 3, 4, 5 et 6. Anche se agli occhi degli uomini soffrirono tormenti, ciò fu una prova di Dio: Egli li ha provati come oro nel crogiuolo e li ha ricevuti come vittima di olocausto.
POSTCOMMÚNIO Sanctórum Nazárii, Celsi, Victóris et Innocéntii, Dómine, intercessióne placátus: præsta, quǽsumus; ut, quod temporáli celebrámus actióne, perpétua salvatióne capiámus. Per Dóminum.
Placato dall'intercessione dei santi Nazario, Celso, Vittore ed Innocenzo, fa', o Signore, Te ne preghiamo, che dall'attuale celebrazione otteniamo frutti di salvezza eterna. Per nostro Signore.
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