PROPRIO IN LATINO DELLA S. MESSA

tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum

e traduzione italiana delle letture secondo

la traduzione proposta dalle CEI
 

 

15 LUGLIO

 

SAN ENRICO II

Duca di Baviere

RE D’ITALIA E DI GERMANIA

 

XV IMPERATORE

DEL

SACRO ROMANO IMPERO
 

 

Enrico II il Santo (Bad Abbach , Baviera o Hildesheim, 6 maggio 973 o 978 – Grona presso Gottinga, 13 luglio 1024) fu Re d'Italia dal 1002 al 1024, XV Imperatore del Sacro Romano Impero e ultimo esponente della dinastia sassone.

 

Figlio di Enrico il Pacifico, alla sua morte, nel 995, divenne Duca di Baviera.

 

Nel 1002, in seguito alla morte del cugino Ottone III, venne eletto Re di Germania a Magonza fu coronato da Willigis arcivescovo di Magonza.

 

Enrico si dedicò fondamentalmente a risolvere i problemi della Germania, poiché fin dalla sua elezione gli equilibri di potere tra i vassalli si erano di nuovo spezzati, soprattutto a seguito dell'orientamento prevalentemente italiano nella politica dei suoi predecessori. Negli anni del suo regno dovette così combattere a lungo contro vari signori ribelli, come Baldovino di Fiandra, Federico conte di Lussemburgo, Enrico duca di Baviera o l'arcivescovo di Metz.

 

Per salvare l’unità del Sacro Romano Impero non esitò ad allearsi con le tribù slave, ancora pagane, contro il duca cristiano Boleslao che mirava a sfasciare l’Impero prendendo per se e la sua casata nobiliare la Polonia. La guerra servì per reprimere le perfide ambizioni di Boleslao anche se con un colpo di mano si annesse illegittimamente come bottino personale i territori della Lusazia.

 

A causa dei problemi della Germania, l'attenzione per la situazione in Italia fu minore dei suoi predecessori. Vi scese nel 1004 per sconfiggere Arduino d'Ivrea, che i grandi signori italici avevano eletto Re d'Italia alla morte di Ottone III. Una volta sconfitto, Enrico cinse a Pavia la Corona del Regno (14 maggio), nonostante le proteste dei nemici del Sacro Romano Impero.

 

Tornò nel 1013 per dirimere le controversie tra i candidati al papato della famiglia Crescenzi e dei Conti di Tuscolo, assicurando ai secondi il proprio appoggio. Il 14 febbraio fu incoronato imperatore a Roma per mano del neo papa Benedetto VIII. Ridiscese ancora nel 1021-22 per condurre, incoraggiato dal papa, una breve campagna militare in Puglia e Campania contro i Bizantini che volendo conquistare per interesse, terre e risorse opprimendo le popolazioni locali.  Presiedette solennemente insieme al Pontefice Romano, il Sacro Concilio di Pavia, che diede regole contro i costumi corrotti del Clero e dell’Episcopato vennero infatti emanati sette canoni contro il concubinato degli Ecclesiastici e difese contro l’arroganza dei Principi locali l'integrità dei patrimoni culturali, spirituali e materiali dei Monasteri.

 

Molto religioso e convinto assertore delle responsabilità dell'Imperatore nei confronti della fede e della prosperità dei suoi sudditi, esercitò sulla Chiesa e sui Monasteri del Sacro Romano Impero un forte controllo, inteso in primo luogo a promuovere una riforma morale dei costumi nello spirito dell'ordine cluniacense. Il Santo Imperatore sostenne la riforma iniziata da Sant’Odilone di Cluny e Riccardo di Saint-Vanne, e fu lui a sollecitare l’introduzione della recita del Credo nella Messa festive e inoltre a livello politico a neutralizzare il potere e l'ingerenza dell'aristocrazia laica, verso le cose ecclesiastiche così come era già stato fatto da Ottone I.

 

La sua morte, nel luglio del 1024, fu accompagnata in Italia da sommosse di popolo contro chi voleva usurpare illegittimamente il suo posto con l'incendio del palazzo imperiale di Pavia. In Germania non ci furono conflitti intestini tra i Principi, segno del suo ottimo lavoro per una politica interna giusta ed equa. Gli succedette Corrado II il Salico, iniziatore della dinastia di Franconia.

 

Enrico II venne canonizzato nel 1146, nonostante calunnie costruite (ancora oggi) per offuscare la sua vita. Fu proclamato solennemente quale  Imperatore Santo e devoto, patrono degli Oblati Benedettini di tutto il Mondo.

 
Dai suoi scritti:


Perché a tutti sia noto con quale vigilanza quest'uomo Santo abbia provveduto a dare alla Chiesa i beni della pace e della tranquillità anche per i tempi futuri, inseriamo qui, a conferma, una sua lettera:

 

«Enrico per divina Provvidenza Re e Imperatore del Sacro Romano Impero, a tutti i figli della Santa Chiesa presenti e futuri. Siamo invitati e ammoniti dai salutari insegnamenti della Sacra Scrittura di abbandonare i beni temporali e le comodità di questa terra e cercare con ogni mezzo di conseguire le dimore eterne dei cieli. Infatti il godimento della gloria presente è transitorio e vano, a meno che non sia orientato all'eternità celeste. E la misericordia di Dio provvide al genere umano un utile rimedio quando stabilì che i beni della terra fossero il prezzo della patria celeste.


Perciò a noi, memori di questa clemenza e ben sapendo di essere stati innalzati alla dignità regale per una gratuita disposizione della misericordia di Dio, è parsa cosa buona non solo di ampliare le chiese costruite dai nostri predecessori, ma di costruirne delle nuove a maggior gloria di Dio e dotarle di benefici e favori in segno della nostra devozione. Perciò, porgendo vigile ascolto ai comandamenti del Signore e osservando i divini consigli, desideriamo mettere in serbo in cielo i tesori elargiti dalla generosa liberalità divina; in cielo dove i ladri non sfondano né rubano, né il tarlo o la tignola li consumano; in cielo dove, mentre ora ci diamo premura di raccogliervi tutte le nostre cose, anche il nostro cuore possa rivolgersi più spesso con desiderio e con amore.

Pertanto vogliamo che tutti i fedeli sappiano che noi abbiamo innalzato alla dignità di prima sede episcopale una località che si chiama Bamberga, lasciataci in eredità dal nostro padre, perché là si mantenga un solenne ricordo di noi e dei nostri genitori e si offra continuamente il sacrificio di salvezza per tutti i fedeli».

 

MESSALE

 

INTRÓITUS                 

Ps. 36, 30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus. Ps. ibid., 1. Noli æmulári in malignántibus: neque zeláveris faciéntes iniquitátem. Glória Patri. 

 

Il giusto parla con sapienza, la sua lingua proferisce cose giuste: egli conserva nel cuore la legge del suo Dio. Non ti adirare contro i malvagi e non invidiare quanti compiono il male. Gloria al Padre.

 

ORÁTIO                 

Deus, qui hodiérna die beátum Henrícum Confessórem tuum e terréni cúlmine impérii ad regnum ætérnum transtulísti: te súpplices exorámus; ut, sicut illum, grátiæ tuæ ubertáte prævéntum, illécebras sǽculi superáre fecísti, ita nos fácias, ejus imitatióne, mundi hujus blandiménta vitáre, et ad te puris méntibus perveníre. Per Dóminum nostrum.  

 

O Signore che in questo giorno elevasti il beato Enrico tuo Confessore dal culmine di un impero terreno al regno eterno, Ti supplichiamo che, come facesti vincere a lui, prevenuto dall’abbondanza della tua grazia, le attrattive del mondo, così Tu ci aiuti, a sua imitazione, ad evitare le seduzioni della terra e a giungere a Te con anima pura. Per il nostro Signore.

 

EPISTOLA                 

Léctio libri Sapiéntiæ. Eccli. 31, 8-11.

 

Beátus vir, qui invéntus est sine mácula, et qui post aurum non ábiit, nec sperávit in pecúnia et thesáuris. Quis est hic, et laudábimus eum? fecit enim mirabília in vita sua. Qui probátus est in illo, et perféctus est, erit illi glória ætérna: qui potuit tránsgredi, et non est transgréssus: fácere mala, et non fecit: ídeo stabilíta sunt bona illíus in Dómino, et eleemósynis illíus enarrábit omnis ecclésia sanctórum.
M. - Deo grátias.  

 

Beato l’uomo, che si trova senza macchia e che non corre dietro all`oro. Chi è costui? noi lo proclameremo beato: difatti egli ha compiuto meraviglie in mezzo al suo popolo. Chi ha subìto la prova, risultando perfetto? Sarà un titolo di gloria per lui. Chi, potendo trasgredire, non ha trasgredito, e potendo compiere il male, non lo ha fatto? Si consolideranno i suoi beni e l’assemblea celebrerà le sue beneficenze.
M. - Deo grátias.  

 

GRADUALE                

Ps. 91, 13 et 14. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur in domo Dómini. Ibid., 3. Annuntiándum mane misericórdiam tuam, et veritátem tuam per noctem.  

 

Il giusto cresce come palme, si ergerà come cedro del Libano nella casa del Signore. Per celebrare al mattino la tua misericordia e la tua fedeltà nella notte.

 

ALLELÚIA             

Allelúja, allelúja. Jac. 1, 12. Beátus vir, qui suffert tentatiónem: quóniam, cum probátus Commune Confessoris non Pontificis fúerit, accípiet corónam vitæ. Allelúja. Allelúja.

 

Allelúja, allelúja. Beato l’uomo che che sostiene la prova, perchè dopo averla superata, riceverà la corona di vita. Allelúja.              

 

EVANGÉLIUM               

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam. Luc. 12, 35-40.

 

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Sint lumbi vestri præcíncti, et lucernæ ardéntes in mánibus vestris, et vos símiles homínibus exspectántibus dóminum suum, quando revertátur a núptiis: ut, cum vénerit et pulsáverit, conféstim apériant ei. Beáti servi illi, quos, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántes: amen, dico vobis, quod præcínget se, et fáciet illos discúmbere, et tránsiens ministrábit illis. Et si vénerit in secúnda vigília, et si in tértia vigília vénerit, et ita invénerit, beáti sunt servi illi. Hoc autem scitóte, quóniam, si sciret paterfamílias, qua hora fur veníret, vigiláret útique, et non síneret pérfodi domum suam. Et vos estóte paráti, quia, qua hora non putátis, Fílius hóminis véniet.
M. – Laus tibi Christe.
 

 

Il quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate".
M. – Laus tibi Christe.
 

 

ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM               

Ps. 88, 25. Véritas mea et misericórdia mea cum ipso: et in nómine meo exaltábitur cornu ejus.  

 

Ps. 88, 25. La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui e nel moi nome egli crescerà in potenza.

 

SECRÉTA               

Laudis tibi, Dómine, hóstias immolámus in tuórum commemoratióne Sanctórum: quibus nos et præséntibus éxui malis confídimus et futúris. Per Dóminum.

 

Ti offriamo, o Signore, in memoria dei tuoi Santi questo sacrificio di lode, per il quale confidiamo di essere liberati dai mali presenti e futuri. Per il nostro Signore.

 

PREFAZIO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ            

 

COMMÚNIO               

Matth. 24, 46-47. Beátus servus, quem, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántem: amen, dico vobis, super ómnia bona sua constítuet eum.  

 

Matth. 24, 46-47. Felice il servitore che il Padrone, al suo arrivo, troverà vigilante! In verità vi dico: gli affiderà tutti i suoi beni.

 

POSTCOMMÚNIO               

Refécti cibo potúque coelésti, Deus noster, te súpplices exorámus: ut, in cujus hæc commemoratióne percépimus, ejus muniámur et précibus. Per Dóminum.

 

Ristorati dal cibo e dalla bevanda celeste, supplichevolmente Ti preghiamo, o Dio nostro, di essere protetti dalle preghiere del Santo, nella cui festa abbiamo ricevuto questi doni. Per il nostro Signore.

 

 

Sommario Liturgia


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