PROPRIO IN LATINO DELLA S. MESSA

tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum

e traduzione italiana delle letture secondo

la traduzione proposta dalle CEI

 
5 LUGLIO

 

SANT’ANTONIO MARIA ZACCARIA

CONFESSORE

 

Dovete correre come pazzi!. Parla così un prete ad altri preti. E quelli davvero corrono, all’epoca sua e dopo: anche nel terzo millennio. "Correre verso Dio e verso gli altri", precisa: questo chiedono i tempi. Lutero mette interi popoli contro la Chiesa: cosa gravissima.
Ma sono un disastro anche molti cattolici in terre cattoliche: pastori miopi, ignoranza religiosa, fede di superficie... Vivaci gruppi cristiani già lottano per riformare la Chiesa “dal di dentro”. Ed eccone uno qui, che spinge a “correre”. E’ Antonio Maria Zaccaria, di famiglia cremonese.

Perde il padre a pochi mesi dalla nascita. Sua madre ha 18 anni! E lo educa lei, tenera e coraggiosa, tra le guerre e il declinare delle fortune familiari. Antonio nel 1524 si laurea in medicina a Padova. Ma poi, tornato a Cremona, eccolo occupato a spiegare Vangelo e dottrina a grandi e piccoli. Deve farsi in quattro, perché i tempi sono tristi e i buoni preti sono pochi. Allora si fa prete lui, consacrato nel 1528. Sta già correndo.
Cappellano della contessa Ludovica Torelli, la segue a Milano nel 1530. E qui accelera, trovando sostegno nello spirito d’iniziativa di questa signora e in due amici milanesi sui trent’anni come lui: Giacomo Morigia e Bartolomeo Ferrari. Rapidamente nascono a Milano tre novità, tutte intitolate a san Paolo, il “suo” apostolo (che deve avergli dato l’idea della vita come corsa).

Già nel 1530 egli fonda una comunità di preti soggetti a una regola comune, i Chierici regolari di San Paolo: uomini della riconquista attraverso il sapere, attraverso la Parola di Dio riportata a tutti nei luoghi più diversi, alla gente più diversa. Milano li chiamerà Barnabiti, dalla chiesa di San Barnaba, loro prima sede. Poi vengono le Angeliche di San Paolo, primo esempio di suore fuori clausura, apostole a 360 gradi come i Barnabiti, a contatto col popolo. San Carlo Borromeo ne sarà entusiasta, ma il Concilio di Trento prescriverà loro il monastero. S’interrompe una grande esperienza, seme di future realtà. Terza fondazione: i Maritati di San Paolo, con l’impegno apostolico costante dei laici sposati. La predicazione vivacissima scuote, sorprende, ravviva la fede in molti; e provoca due denunce contro il fondatore: come eretico e come ribelle. Lui ora corre a Roma. Per due processi, con due trionfali assoluzioni.

Ora lo chiamano anche a pacificare le città: e durante una di queste missioni, a Guastalla, il suo fisico cede. Lo portano a Cremona, dove muore a poco più di 36 anni. Nel 1891 il corpo sarà traslato a Milano in San Barnaba, e nel 1897 la Chiesa lo proclamerà santo. A lui si devono anche le Quarantore pubbliche, con esposizione del Santissimo Sacramento, e i tocchi di campana ogni venerdì alle 15, che ricordano l’ora della morte di Cristo. (Domenico Agasso)




MESSALE

 

INTRÓITUS            

1. Cor. 2, 4. Sermo meus et prædicátio mea non in persuasibílibus humánæ sapiéntiæ verbis, sed in ostensióne spíritus et virtútis. Ps. 110, 1. Confitébor tibi, Dómine, in toto corde meo, in consílio justórum et congregatióne. Glória Patri.  

 

La mia parola e il mio messaggio evangelico non furono modellati sulla persuasiva sapienza umana; ma era manifestazione dello spirito e della potenza. Inneggerò a te o Signore, con tutto il mio cuore in mezzo all’assemblea dei giusti. Gloria.

 

ORÁTIO            

Fac nos, Dómine Deus, supereminéntem Jesu Christi sciéntiam, spíritu Pauli Apóstoli, edíscere: qua beátus Antónius María mirabíliter erudítus, novas in Ecclésia tua clericórum et vírginum famílias congregávit. Per eúndem Dóminum.  

 

Fa’ o Signore Dio, che impariamo, secondo lo spirito dell’Apostolo Paolo, la sublime scienza di Gesù Cristo, da cui mirabilmente ammaestrato il beato Antonio Maria radunò nella tua Chiesa nuove famiglie di chierici e di vergini. Per lo stesso Signore.

 

EPISTOLA            

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Timótheum. 1. Tim. 4. 8-16.

 

Caríssime: Píetas ad ómnia utilis est: promissiónem habens vitæ, quæ nunc est, et futúræ. Fidélis sermo et omni acceptióne dignus. In hoc enim laborámus et maledícimur, quia sperámus in Deum vivum, qui est Salvátor ómnium hóminum, maxime fidélium. Prǽcipe hæc et doce. Nemo adolescentiam tuam contémnat: sed exémplum esto fidélium in verbo, in conversatióne, in caritáte, in fide, in castitáte. Dum vénio, atténde lectióni, exhortatióni et doctrínæ. Noli neglégere grátiam, quæ in te est, quæ data est tibi per prophétiam, cum impositióne mánuum presbytérii. Hæc meditáre, in his esto: ut proféctus tuus maniféstus sit ómnibus. Attende tibi et doctrínæ: insta in illis. Hoc enim fáciens, et teípsum salvum fácies, et eos qui te áudiunt.
M. - Deo grátias.         

 

Carissimo: Esèrcitati nella pietà, perché l'esercizio fisico è utile a poco, mentre la pietà è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente come di quella futura. Certo questa parola è degna di fede. Noi infatti ci affatichiamo e combattiamo perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che credono. Questo tu devi proclamare e insegnare. Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii esempio ai fedeli nelle parole, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza. Fino al mio arrivo, dèdicati alla lettura, all'esortazione e all'insegnamento. Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazioni di profeti, con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri. Abbi premura di queste cose, dèdicati ad esse interamente perché tutti vedano il tuo progresso. Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo salverai te stesso e coloro che ti ascoltano.
M. - Deo grátias.         

 

GRADUALE           

Philipp. 1. 8-9. Testis mihi est Deus, quo modo cúpiam omnes vos in viscéribus Jesu Christi. Et hoc oro, ut cáritas vestra magis ac magis abúndet in sciéntia et in omni sensu. Ibid., 10. Ut probétis potióra, ut sitis sincéri et sine offénsa in diem Christi.  

 

Dio mi è testimonio come Io vi desideri tutti nel cuore di Gesù Cristo. E per questo prego: che la vostra carità più e più ancora abbondi in conoscenza e pienezza di discernimento. Perché apprezziate le cose migliori, affinché siate puri e senza colpa per il giorno del Signore.

 

ALLELÚIA         

Allelúja, allelúja.  Ibid., 11. Repléti fructu justítiæ per Jesum Christum, in glóriam et laudem Dei. Allelúja.      

 

Allelúja, allelúja. Ricolmi di frutti di giustizia mediante Gesù Cristo, a lode e gloria di Dio. Allelúja.      

 

EVANGÉLIUM          

Sequéntia sancti Evangélii secúndum Marcum. Marc. 10, 15-21.

 

In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Quisquis non recéperit regnum Dei velut párvulus, non intrábit in illud. Et compléxans párvulos et impónens manus super illos, benedicébat eos. Et cum egréssus esset in viam, procúrrens quidam, genu flexo ante eum, rogábat eum: Magíster bone, quid fáciam, ut vitam ætérnam percípiam? Jesus autem dixit ei: Quid me dicis bonum? Nemo bonus, nisi unus Deus. Præcépta nosti: Ne adúlteres, ne occídas, ne furéris, ne falsum testimónium díxeris, ne fraudem féceris, honora patrem tuum et matrem. At ille respóndens, ait illi: Magíster, hæc ómnia observávi a juventúte mea. Jesus autem intúitus eum, diléxit eum et dixit ei: Unum tibi deest: vade, quæcúmque habes, vende et da paupéribus, et habébis thesáurum in cælo: et veni, séquere me.
M. – Laus tibi Christe.
  

 

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso". E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva. Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre".  Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi".  
M. – Laus tibi Christe.
       

 

ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM          

Ps. 137, 1-2. In conspéctu Angelórum psallam tibi: adorábo ad templum sanctum tuum, et confitébor nómini tuo.  

 

Ps. 137, 1-2. voglio inneggiare a Te dinanzi agli Angeli; adorare rivolto al tuo santo tempio e celebrare il tuo nome.

 

SECRÉTA          

Ad mensam coeléstis convívii fac nos, Dómine, eam mentis et córporis puritátem afférre, qua beátus Antónius María, hanc sacratíssimam hóstiam ófferens, mirífice ornátus enítuit. Per Dóminum.  

 

Alla mensa del celeste convito fa’, o Signore, che portiamo quella purezza d’anima e di corpo per cui risplendette mirabilmente il beato Antonio Maria, quando offriva questo santissimo sacrificio. Per il nostro Signore.

 

PREFAZIO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ    

 

COMMÚNIO         

Philipp. 8, 17. Imitatóres mei estóte, fratres, et observáte eos, qui ita ámbulant, sicut habétis formam nostram.  

 

Philipp. 8, 17. Fratelli divenite miei imitatori e fissate il vostro sguardo su coloro che si comportano così, secondo l’esempio che vi diamo.

 

POSTCOMMÚNIO          

Coelésti dape, qua pasti sumus, Dómine Jesu Christe, eo corda nostra caritátis igne flamméscant: quo beátus Antónius María salutáris hóstiæ vexíllum, contra Ecclésiæ tuæ hostes, éxtulit ad victóriam: Qui vivis.

 

Per il cibo celeste di cui ci siamo nutriti, o Signore Gesù Cristo, i nostri cuori si infiammino di quel fuoco di carità col quale il beato Antonio Maria innalzò vittoriosamente contro i nemici della tua Chiesa, il vessillo dell’ostia di Salvezza. Tu che sei Dio.
 

 

Sommario Liturgia


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