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La
Sacra Bibbia - CEI Pentateuco Genesi |
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Capitoli |
Genesi
- Capitolo 1
I. LE ORIGINI DEL MONDO E DELL'UMANITA'
1. LA CREAZIONE E LA CADUTA
Primo
racconto della creazione
[1]In
principio Dio creò il cielo e la terra. [2]Ora la terra era
informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio
aleggiava sulle acque. [3]Dio
disse: «Sia la luce!». E la luce fu. [4]Dio vide che la luce
era cosa buona e separò la luce dalle tenebre [5]e chiamò la
luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. [6]Dio
disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque
dalle acque». [7]Dio fece il firmamento e separò le acque, che
sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E
così avvenne. [8]Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu
mattina: secondo giorno. [9]Dio
disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo
luogo e appaia l'asciutto». E così avvenne. [10]Dio chiamò
l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa
buona. [11]E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che
producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con
il seme, ciascuno secondo la sua specie». E così avvenne: [12]la
terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la
propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo
la propria specie. Dio vide che era cosa buona. [13]E fu sera e
fu mattina: terzo giorno. [14]Dio
disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il
giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per
gli anni [15]e servano da luci nel firmamento del cielo per
illuminare la terra». E così avvenne: [16]Dio fece le due luci
grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per
regolare la notte, e le stelle. [17]Dio le pose nel firmamento
del cielo per illuminare la terra [18]e per regolare giorno e
notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa
buona. [19]E fu sera e fu mattina: quarto giorno. [20]Dio
disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la
terra, davanti al firmamento del cielo». [21]Dio creò i grandi
mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle
acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro
specie. E Dio vide che era cosa buona. [22]Dio li benedisse: «Siate
fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si
moltiplichino sulla terra». [23]E fu sera e fu mattina: quinto
giorno.
[24]Dio
disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie:
bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie». E così
avvenne: [25]Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie
e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo
secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. [26]E Dio
disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e
domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su
tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla
terra». [27]Dio
creò l'uomo a sua immagine; [28]Dio
li benedisse e disse loro: [29]Poi
Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta
la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il
vostro cibo. [30]A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli
uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei
quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così
avvenne. [31]Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto
buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. Genesi
- Capitolo 2
[1]Così
furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere.
[2]Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che
aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. [3]Dio
benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva
cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto. [4a]Queste
le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. La
prova della libertà. Il paradiso
[4b]Quando
il Signore Dio fece la terra e il cielo, [5]nessun cespuglio
campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata - perché
il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il
suolo [6]e faceva salire dalla terra l'acqua dei canali per
irrigare tutto il suolo -; [7]allora il Signore Dio plasmò
l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita
e l'uomo divenne un essere vivente. [8]Poi
il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò
l'uomo che aveva plasmato. [9]Il Signore Dio fece germogliare dal
suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra
cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza
del bene e del male. [10]Un fiume usciva da Eden per irrigare il
giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. [11]Il
primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a tutto il paese di Avìla,
dove c'è l'oro [12]e l'oro di quella terra è fine; qui c'è
anche la resina odorosa e la pietra d'ònice. [13]Il secondo
fiume si chiama Ghicon: esso scorre intorno a tutto il paese d'Etiopia. [14]Il
terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre ad oriente di Assur. Il quarto
fiume è l'Eufrate. [15]Il
Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo
coltivasse e lo custodisse. [16]Il
Signore Dio diede questo comando all'uomo: «Tu potrai mangiare di tutti
gli alberi del giardino, [17]ma dell'albero della conoscenza del
bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi,
certamente moriresti». [18]Poi
il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare
un aiuto che gli sia simile». [19]Allora il Signore Dio plasmò
dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo
e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in
qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi,
quello doveva essere il suo nome. [20]Così l'uomo impose nomi a
tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie
selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. [21]Allora
il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò;
gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. [22]Il
Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna
e la condusse all'uomo. [23]Allora l'uomo disse: «Questa
volta essa [24]Per
questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua
moglie e i due saranno una sola carne. [25]Ora tutti e due erano
nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna. Genesi
- Capitolo 3
La
caduta
[1]Il
serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal
Signore Dio. Egli disse alla donna: «E' vero che Dio ha detto: Non
dovete mangiare di nessun albero del giardino?». [2]Rispose la
donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo
mangiare, [3]ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al
giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare,
altrimenti morirete». [4]Ma il serpente disse alla donna: «Non
morirete affatto! [5]Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si
aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e
il male». [6]Allora la donna vide che l'albero era buono da
mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza;
prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era
con lei, e anch'egli ne mangiò. [7]Allora si aprirono gli occhi
di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di
fico e se ne fecero cinture. [8]Poi
udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del
giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo
agli alberi del giardino. [9]Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e
gli disse: «Dove sei?». [10]Rispose: «Ho udito il tuo passo
nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». [11]Riprese:
«Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di
cui ti avevo comandato di non mangiare?». [12]Rispose
l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e
io ne ho mangiato». [13]Il Signore Dio disse alla donna: «Che
hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho
mangiato». [14]Allora
il Signore Dio disse al serpente: «Poiché
tu hai fatto questo, [16]Alla
donna disse: «Moltiplicherò [17]All'uomo
disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato
dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, [20]L'uomo
chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi. [21]Il
Signore Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e le vestì. [22]Il
Signore Dio disse allora: «Ecco l'uomo è diventato come uno di noi,
per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano
e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!». [23]Il
Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo
da dove era stato tratto. [24]Scacciò l'uomo e pose ad oriente
del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per
custodire la via all'albero della vita. Genesi
- Capitolo 4
Caino
e Abele
[1]Adamo
si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: «Ho
acquistato un uomo dal Signore». [2]Poi partorì ancora suo
fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del
suolo. [3]Dopo
un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; [4]anche
Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore
gradì Abele e la sua offerta, [5]ma non gradì Caino e la sua
offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. [6]Il
Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è
abbattuto il tuo volto? [7]Se agisci bene, non dovrai forse
tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua
porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo». [8]Caino
disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna!». Mentre erano in
campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. [9]Allora
il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose:
«Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?». [10]Riprese:
«Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal
suolo! [11]Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera
della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. [12]Quando
lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e
fuggiasco sarai sulla terra». [13]Disse Caino al Signore: «Troppo
grande è la mia colpa per ottenere perdono? [14]Ecco, tu mi
scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io
sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà
uccidere». [15]Ma il Signore gli disse: «Però chiunque ucciderà
Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un
segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato. [16]Caino
si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden.
La
discendenza di Caino
[17]Ora
Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne
costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio. [18]A
Enoch nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl e Mecuiaèl generò Metusaèl
e Metusaèl generò Lamech. [19]Lamech si prese due mogli: una
chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla. [20]Ada partorì Iabal:
egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame. [21]Il
fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i
suonatori di cetra e di flauto. [22]Zilla a sua volta partorì
Tubalkàin, il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La
sorella di Tubalkàin fu Naama. [23]Lamech
disse alle mogli: Ada
e Zilla, ascoltate la mia voce; Set
e i suoi discendenti
[25]Adamo
si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set.
«Perché - disse - Dio mi ha concesso un'altra discendenza al posto di
Abele, poiché Caino l'ha ucciso». [26]Anche
a Set nacque un figlio, che egli chiamò Enos. Allora si cominciò ad
invocare il nome del Signore. Genesi
- Capitolo 5
I
patriarchi prediluviani
[1]Questo
è il libro della genealogia di Adamo. Quando Dio creò l'uomo, lo fece
a somiglianza di Dio; [2]maschio e femmina li creò, li benedisse
e li chiamò uomini quando furono creati. [3]Adamo aveva
centotrenta anni quando generò a sua immagine, a sua somiglianza, un
figlio e lo chiamò Set. [4]Dopo aver generato Set, Adamo visse
ancora ottocento anni e generò figli e figlie. [5]L'intera vita
di Adamo fu di novecentotrenta anni; poi morì. [6]Set
aveva centocinque anni quando generò Enos; [7]dopo aver generato
Enos, Set visse ancora ottocentosette anni e generò figli e figlie. [8]L'intera
vita di Set fu di novecentododici anni; poi morì. [9]Enos
aveva novanta anni quando generò Kenan; [10]Enos, dopo aver
generato Kenan, visse ancora ottocentoquindici anni e generò figli e
figlie. [11]L'intera vita di Enos fu di novecentocinque anni; poi
morì. [12]Kenan
aveva settanta anni quando generò Maalaleèl; [13]Kenan dopo
aver generato Maalaleèl visse ancora ottocentoquaranta anni e generò
figli e figlie. [14]L'intera vita di Kenan fu di novecentodieci
anni; poi morì. [15]Maalaleèl
aveva sessantacinque anni quando generò Iared; [16]Maalaleèl
dopo aver generato Iared, visse ancora ottocentrenta anni e generò
figli e figlie. [17]L'intera vita di Maalaleèl fu di
ottocentonovantacinque anni; poi morì. [18]Iared
aveva centosessantadue anni quando generò Enoch; [19]Iared, dopo
aver generato Enoch, visse ancora ottocento anni e generò figli e
figlie. [20]L'intera vita di Iared fu di novecentosessantadue
anni; poi morì. [21]Enoch
aveva sessantacinque anni quando generò Matusalemme. [22]Enoch
camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per
trecento anni e generò figli e figlie. [23]L'intera vita di
Enoch fu di trecentosessantacique anni. [24]Poi Enoch cammino con
Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso. [25]Matusalemme
aveva centottantasette anni quando generò Lamech; [26]Matusalemme,
dopo aver generato Lamech, visse ancora settecentottantadue anni e generò
figli e figlie. [27]L'intera vita di Matusalemme fu di
novecentosessantanove anni; poi morì. [28]Lamech
aveva centottantadue anni quando generò un figlio [29]e lo chiamò
Noè, dicendo: «Costui ci consolerà del nostro lavoro e della fatica
delle nostre mani, a causa del suolo che il Signore ha maledetto». [30]Lamech,
dopo aver generato Noè, visse ancora cinquecentonovantacinque anni e
generò figli e figlie. [31]L'intera vita di Lamech fu di
settecentosettantasette anni; poi morì. [32]Noè
aveva cinquecento anni quando generò Sem, Cam e Iafet. Genesi
- Capitolo 6
Figli
di Dio e figlie degli uomini
[1]Quando
gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro
figlie, [2]i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano
belle e ne presero per mogli quante ne vollero. [3]Allora il
Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché
egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». [4]C'erano
sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di
Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei
figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi. 2. IL DILUVIO
La
corruzione dell'umanità
[5]Il
Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che
ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. [6]E
il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò
in cuor suo. [7]Il Singore disse: «Sterminerò dalla terra
l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli
uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti». [8]Ma
Noè trovò grazia agli occhi del Signore. [9]Questa
è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi
contemporanei e camminava con Dio. [10]Noè generò tre figli:
Sem, Cam, e Iafet. [11]Ma la terra era corrotta davanti a Dio e
piena di violenza. [12]Dio
guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva
pervertito la sua condotta sulla terra. Preparativi
del diluvio
[13]Allora
Dio disse a Noè: «E' venuta per me la fine di ogni uomo, perché la
terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò
insieme con la terra. [14]Fatti un'arca di legno di cipresso;
dividerai l'arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e
fuori. [15]Ecco come devi farla: l'arca avrà trecento cubiti di
lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. [16]Farai
nell'arca un tetto e a un cubito più sopra la terminerai; da un lato
metterai la porta dell'arca. La farai a piani: inferiore, medio e
superiore. [17]Ecco
io manderò il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere
sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita; quanto è sulla
terra perirà. [18]Ma con te io stabilisco la mia alleanza.
Entrerai nell'arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei
tuoi figli. [19]Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai
nell'arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano
maschio e femmina. [20]Degli uccelli secondo la loro specie, del
bestiame secondo la propria specie e di tutti i rettili della terra
secondo la loro specie, due d'ognuna verranno con te, per essere
conservati in vita. [21]Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo
da mangiare e raccoglilo presso di te: sarà di nutrimento per te e per
loro». [22]Noè eseguì tutto; come Dio gli aveva comandato, così
egli fece. Genesi
- Capitolo 7
[1]Il
Signore disse a Noè: «Entra nell'arca tu con tutta la tua famiglia,
perché ti ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione. [2]D'ogni
animale mondo prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina;
degli animali che non sono mondi un paio, il maschio e la sua femmina. [3]Anche
degli uccelli mondi del cielo, sette paia, maschio e femmina, per
conservarne in vita la razza su tutta la terra. [4]Perché tra
sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta
notti; sterminerò dalla terra ogni essere che ho fatto». [5]Noè
fece quanto il Signore gli aveva comandato. [6]Noè
aveva seicento anni, quando venne il diluvio, cioè le acque sulla
terra. [7]Noè entrò nell'arca e con lui i suoi figli, sua
moglie e le mogli dei suoi figli, per sottrarsi alle acque del diluvio. [8]Degli
animali mondi e di quelli immondi, degli uccelli e di tutti gli esseri
che strisciano sul suolo [9]entrarono a due a due con Noè
nell'arca, maschio e femmina, come Dio aveva comandato a Noè. [10]Dopo
sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra; [11]nell'anno
seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del
mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del
grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. [12]Cadde la
pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti. [13]In
quello stesso giorno entrò nell'arca Noè con i figli Sem, Cam e Iafet,
la moglie di Noè, le tre mogli dei suoi tre figli: [14]essi e
tutti i viventi secondo la loro specie e tutto il bestiame secondo la
sua specie e tutti i rettili che strisciano sulla terra secondo la loro
specie, tutti i volatili secondo la loro specie, tutti gli uccelli,
tutti gli esseri alati. [15]Vennero dunque a Noè nell'arca, a
due a due, di ogni carne in cui è il soffio di vita. [16]Quelli
che venivano, maschio e femmina d'ogni carne, entrarono come gli aveva
comandato Dio: il Signore chiuse la porta dietro di lui. L'inondazione
[17]Il
diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e
sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. [18]Le acque
divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava
sulle acque. [19]Le acque si innalzarono sempre più sopra la
terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo.
[20]Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che
avevano ricoperto. [21]Perì
ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere
e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini. [22]Ogni
essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto era sulla
terra asciutta morì. [23]Così
fu sterminato ogni essere che era sulla terra: con gli uomini, gli
animali domestici, i rettili e gli uccelli del cielo; essi furono
sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell'arca.
[24]Le
acque restarono alte sopra la terra centocinquanta giorni. Genesi
- Capitolo 8
L'abbassamento
delle acque
[1]Dio
si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici
che erano con lui nell'arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le
acque si abbassarono. [2]Le fonti dell'abisso e le cateratte del
cielo furono chiuse e fu trattenuta la pioggia dal cielo; [3]le
acque andarono via via ritirandosi dalla terra e calarono dopo
centocinquanta giorni. [4]Nel settimo mese, il diciasette del
mese, l'arca si posò sui monti dell'Ararat. [5]Le acque andarono
via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno
del mese, apparvero le cime dei monti. [6]Trascorsi
quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatta nell'arca e fece
uscire un corvo per vedere se le acque si fossero ritirate. [7]Esso
uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla terra. [8]Noè
poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate
dal suolo; [9]ma la colomba, non trovando dove posare la pianta
del piede, tornò a lui nell'arca, perché c'era ancora l'acqua su tutta
la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé
nell'arca. [10]Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire
la colomba dall'arca [11]e la colomba tornò a lui sul far della
sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese
che le acque si erano ritirate dalla terra. [12]Aspettò altri
sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da
lui. [13]L'anno
seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese,
le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la copertura
dell'arca ed ecco la superficie del suolo era asciutta. [14]Nel
secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra fu asciutta. L'uscita
dall'arca
[15]Dio
ordinò a Noè: [16]«Esci dall'arca tu e tua moglie, i tuoi
figli e le mogli dei tuoi figli con te. [17]Tutti gli animali
d'ogni specie che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i rettili che
strisciano sulla terra, falli uscire con te, perché possano diffondersi
sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa». [18]Noè
uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli. [19]Tutti i
viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che
strisciano sulla terra, secondo la loro specie, uscirono dall'arca. [20]Allora
Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali mondi e
di uccelli mondi e offrì olocausti sull'altare. [21]Il Signore
ne odorò la soave fragranza e pensò: «Non maledirò più il suolo a
causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male
fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho
fatto. [22]Finché
durerà la terra, Genesi
- Capitolo 9
Il
nuovo ordine del mondo
[1]Dio
benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: «Siate fecondi e
moltiplicatevi e riempite la terra. [2]Il timore e il terrore di
voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti
gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del
mare sono messi in vostro potere. [3]Quanto si muove e ha vita vi
servirà di cibo: vi do tutto questo, come gia le verdi erbe. [4]Soltanto
non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue. [5]Del
sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne
domanderò conto ad ogni essere vivente e domanderò conto della vita
dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello. [6]Chi
sparge il sangue dell'uomo [8]Dio
disse a Noè e ai sui figli con lui: [9]«Quanto a me, ecco io
stabilisco la mia alleanza coni vostri discendenti dopo di voi; [10]con
ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie
selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca. [11]Io
stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun
vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra».
[12]Dio
disse: «Questo
è il segno dell'alleanza, [17]Disse
Dio a Noè: «Questo è il segno dell'alleanza che io ho stabilito tra
me e ogni carne che è sulla terra». 3. DAL DILUVIO AD ABRAMO
Noè
e i suoi figli
[18]I
figli di Noè che uscirono dall'arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il
padre di Canaan. [19]Questi tre sono i figli di Noè e da questi
fu popolata tutta la terra. [20]Ora
Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. [21]Avendo
bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all'interno della sua
tenda. [22]Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto e raccontò
la cosa ai due fratelli che stavano fuori. [23]Allora Sem e Iafet
presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando
a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia
indietro, non videro il padre scoperto. [24]Quando
Noè si fu risvegliato dall'ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il
figlio minore; [25]allora disse: «Benedetto
il Signore, Dio di Sem, [28]Noè visse, dopo il diluvio, trecentocinquanta anni. [29]L'intera vita di Noè fu di novecentocinquanta anni, poi morì.
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Genesi
- Capitolo 10
La
terra popolata
[1]Questa
è la discendenza dei figli di Noè: Sem, Cam e Iafet, ai quali nacquero
figli dopo il diluvio. [2]I
figli di Iafet: Gomer, Magog, Madai, Iavan, Tubal, Mesech e Tiras. [3]I
figli di Gomer: Askenaz, Rifat e Togarma. [4]I
figli di Iavan: Elisa, Tarsis, quelli di Cipro e quelli di Rodi. [5]Da
costoro derivarono le nazioni disperse per le isole nei loro territori,
ciascuno secondo la propria lingua e secondo le loro famiglie, nelle
loro nazioni. [6]I
figli di Cam: Etiopia, Egitto, Put e Canaan. [7]I
figli di Etiopia: Seba, Avìla, Sabta, Raama e Sàbteca. I
figli di Raama: Saba e Dedan. [8]Ora
Etiopia generò Nimrod: costui cominciò a essere potente sulla terra. [9]Egli
era valente nella caccia davanti al Signore, perciò si dice: «Come
Nimrod, valente cacciatore davanti al Signore». [10]L'inizio del
suo regno fu Babele, Uruch, Accad e Calne, nel paese di Sennaar. [11]Da
quella terra si portò ad Assur e costruì Ninive, Recobot-Ir e Càlach [12]e
Resen tra Ninive e Càlach; quella è la grande città. [13]Egitto
generò quelli di Lud, Anam, Laab, Naftuch, [14]Patros, Casluch e
Caftor, da dove uscirono i Filistei. [15]Canaan
generò Sidone, suo primogenito, e Chet [16]e il Gebuseo, l'Amorreo,
il Gergeseo, [17]l'Eveo, l'Archita e il Sineo, [18]l'Arvadita,
il Semarita e l'Amatita. In seguito si dispersero le famiglie dei
Cananei. [19]Il confine dei Cananei andava da Sidone in direzione
di Gerar fino a Gaza, poi in direzione di Sòdoma, Gomorra, Adma e
Zeboim, fino a Lesa. [20]Questi furono i figli di Cam secondo le
loro famiglie e le loro lingue, nei loro territori e nei loro popoli. [21]Anche
a Sem, padre di tutti i figli di Eber, fratello maggiore di Jafet,
nacque una dicendenza. [22]I
figli di Sem: Elam, Assur, Arpacsad, Lud e Aram. [23]I
figli di Aram: Uz, Cul, Gheter e Mas. [24]Arpacsad generò Selach e Selach generò Eber. [25]A
Eber nacquero due figli: uno si chiamò Peleg, perché ai suoi tempi fu
divisa la terra, e il fratello si chiamò Joktan. [26]Joktan
generò Almodad, Selef, Ascarmavet, Jerach, [27]Adòcam, Uzal,
Dikla, [28]Obal, Abimaèl, Saba, [29]Ofir, Avìla e Ibab.
Tutti questi furono i figli di Joktan; [30]la loro sede era sulle
montagne dell'oriente, da Mesa in direzione di Sefar. [31]Questi
furono i figli di Sem secondo le loro famiglie e le loro lingue,
territori, secondo i loro popoli. [32]Queste
furono le famiglie dei figli di Noè secondo le loro generazioni, nei
loro popoli. Da costoro si dispersero le nazioni sulla terra dopo il
diluvio. Genesi
- Capitolo 11
La
torre di Babele
[1]Tutta
la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. [2]Emigrando
dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e
vi si stabilirono. [3]Si dissero l'un l'altro: «Venite,
facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da
pietra e il bitume da cemento. [4]Poi dissero: «Venite,
costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e
facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». [5]Ma
il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano
costruendo. [6]Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo
e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora
quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. [7]Scendiamo
dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno
la lingua dell'altro». [8]Il Signore li disperse di là su tutta
la terra ed essi cessarono di costruire la città. [9]Per questo
la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta
la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. I
patriarchi postdiluviani
[10]Questa
è la discendenza di Sem: Sem aveva cento anni quando generò Arpacsad,
due anni dopo il diluvio; [11]Sem, dopo aver generato Arpacsad,
visse cinquecento anni e generò figli e figlie. [12]Arpacsad
aveva trentacinque anni quando generò Selach; [13]Arpacsad, dopo
aver generato Selach, visse quattrocentotrè anni e generò figli e
figlie. [14]Selach
aveva trent'anni quando generò Eber; [15]Selach, dopo aver
generato Eber, visse quattrocentotrè anni e generò figli e figlie. [16]Eber
aveva trentaquattro anni quando generò Peleg; [17]Eber, dopo
aver generato Peleg, visse quattrocentotrenta anni e generò figli e
figlie. [18]Peleg
aveva trent'anni quando generò Reu; [19]Peleg, dopo aver
generato Reu, visse duecentonove anni e generò figli e figlie. [20]Reu
aveva trentadue anni quando generò Serug; [21]Reu, dopo aver
generato Serug, visse duecentosette anni e generò figli e figlie. [22]Serug
aveva trent'anni quando generò Nacor; [23]Serug, dopo aver
generato Nacor, visse duecento anni e generò figli e figlie. [24]Nacor
aveva ventinove anni quando generò Terach; [25]Nacor, dopo aver
generato Terach, visse centodiciannove anni e generò figli e figlie. [26]Terach
aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e Aran. La
discendenza di Terach
[27]Questa
è la posterità di Terach: Terach generò Abram, Nacor e Aran: Aran
generò Lot. [28]Aran poi morì alla presenza di suo padre Terach
nella sua terra natale, in Ur dei Caldei. [29]Abram e Nacor si
presero delle mogli; la moglie di Abram si chiamava Sarai e la moglie di
Nacor Milca, ch'era figlia di Aran, padre di Milca e padre di Isca. [30]Sarai
era sterile e non aveva figli. [31]Poi
Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, figlio cioè del
suo figlio, e Sarai sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e uscì con
loro da Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan. Arrivarono fino a
Carran e vi si stabilirono. [32]L'età
della vita di Terach fu di duecentocinque anni; Terach morì in Carran. Genesi
- Capitolo 12
II. STORIA DI ABRAMO
Vocazione
di Abramo
[1]Il
Signore disse ad Abram: «Vàttene
dal tuo paese, dalla tua patria [4]Allora
Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot.
Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. [5]Abram
dunque prese la moglie Sarai, e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i
beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si
erano procurate e si incamminarono verso il paese di Canaan. Arrivarono
al paese di Canaan [6]e Abram attraversò il paese fino alla
località di Sichem, presso la Quercia di More. Nel paese si trovavano
allora i Cananei. [7]Il
Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò
questo paese». Allora Abram costruì in quel posto un altare al Signore
che gli era apparso. [8]Di là passò sulle montagne a oriente di
Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì
costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore. [9]Poi
Abram levò la tenda per accamparsi nel Negheb. Abramo
in Egitto
[10]Venne
una carestia nel paese e Abram scese in Egitto per soggiornarvi, perché
la carestia gravava sul paese. [11]Ma,
quando fu sul punto di entrare in Egitto, disse alla moglie Sarai: «Vedi,
io so che tu sei donna di aspetto avvenente. [12]Quando gli
Egiziani ti vedranno, penseranno: Costei è sua moglie, e mi
uccideranno, mentre lasceranno te in vita. [13]Dì dunque che tu
sei mia sorella, perché io sia trattato bene per causa tua e io viva
per riguardo a te». [14]Appunto
quando Abram arrivò in Egitto, gli Egiziani videro che la donna era
molto avvenente. [15]La osservarono gli ufficiali del faraone e
ne fecero le lodi al faraone; così la donna fu presa e condotta nella
casa del faraone. [16]Per riguardo a lei, egli trattò bene
Abram, che ricevette greggi e armenti e asini, schiavi e schiave, asine
e cammelli. [17]Ma il Signore colpì il faraone e la sua casa con
grandi piaghe, per il fatto di Sarai, moglie di Abram. [18]Allora
il faraone convocò Abram e gli disse: «Che mi hai fatto? Perché non
mi hai dichiarato che era tua moglie? [19]Perché hai detto: E'
mia sorella, così che io me la sono presa in moglie? E ora eccoti tua
moglie: prendila e vàttene!». [20]Poi il faraone lo affidò ad
alcuni uomini che lo accompagnarono fuori della frontiera insieme con la
moglie e tutti i suoi averi. Genesi
- Capitolo 13
Separazione
di Abramo e di Lot
[1]Dall'Egitto
Abram ritornò nel Negheb con la moglie e tutti i suoi averi; Lot era
con lui. [2]Abram era molto ricco in bestiame, argento e oro. [3]Poi
di accampamento in accampamento egli dal Negheb si portò fino a Betel,
fino al luogo dove era stata gia prima la sua tenda, tra Betel e Ai, [4]al
luogo dell'altare, che aveva là costruito prima: lì Abram invocò il
nome del Signore. [5]Ma anche Lot, che andava con Abram, aveva
greggi e armenti e tende. [6]Il territorio non consentiva che
abitassero insieme, perché avevano beni troppo grandi e non potevano
abitare insieme. [7]Per questo sorse una lite tra i mandriani di
Abram e i mandriani di Lot, mentre i Cananei e i Perizziti abitavano
allora nel paese. [8]Abram disse a Lot: «Non vi sia discordia
tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli. [9]Non
sta forse davanti a te tutto il paese? Sepàrati da me. Se tu vai a
sinistra, io andrò a destra; se tu vai a destra, io andrò a
sinistra». [10]Allora
Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo
irrigato da ogni parte - prima che il Signore distruggesse Sòdoma e
Gomorra -; era come il giardino del Signore, come il paese d'Egitto,
fino ai pressi di Zoar. [11]Lot scelse per sé tutta la valle del
Giordano e trasportò le tende verso oriente. Così si separarono l'uno
dall'altro: [12]Abram si stabilì nel paese di Canaan e Lot si
stabilì nelle città della valle e piantò le tende vicino a Sòdoma. [13]Ora
gli uomini di Sòdoma erano perversi e peccavano molto contro il
Signore. [14]Allora
il Signore disse ad Abram, dopo che Lot si era separato da lui: «Alza
gli occhi e dal luogo dove tu stai spingi lo sguardo verso il
settentrione e il mezzogiorno, verso l'oriente e l'occidente. [15]Tutto
il paese che tu vedi, io lo darò a te e alla tua discendenza per
sempre. [16]Renderò la tua discendenza come la polvere della
terra: se uno può contare la polvere della terra, potrà contare anche
i tuoi discendenti. [17]Alzati, percorri il paese in lungo e in
largo, perché io lo darò a te». [18]Poi Abram si spostò con
le sue tende e andò a stabilirsi alle Querce di Mamre, che sono ad
Ebron, e vi costruì un altare al Signore. Genesi
- Capitolo 14
La
campagna dei quattro re
[1]Al
tempo di Amrafel re di Sennaar, di Arioch re di Ellasar, di Chedorlaomer
re dell'Elam e di Tideal re di Goim, [2]costoro mossero guerra
contro Bera re di Sòdoma, Birsa re di Gomorra, Sinab re di Adma,
Semeber re di Zeboim, e contro il re di Bela, cioè Zoar. [3]Tutti
questi si concentrarono nella valle di Siddim, cioè il Mar Morto. [4]Per
dodici anni essi erano stati sottomessi a Chedorlaomer, ma il
tredicesimo anno si erano ribellati. [5]Nell'anno quattordicesimo
arrivarono Chedorlaomer e i re che erano con lui e sconfissero i Refaim
ad Astarot-Karnaim, gli Zuzim ad Am, gli Emim a Save-Kiriataim [6]e
gli Hurriti sulle montagne di Seir fino a El-Paran, che è presso il
deserto. [7]Poi mutarono direzione e vennero a En-Mispat, cioè
Kades, e devastarono tutto il territorio degli Amaleciti e anche degli
Amorrei che abitavano in Azazon-Tamar. [8]Allora il re di Sòdoma,
il re di Gomorra, il re di Adma, il re di Zeboim e il re di Bela, cioè
Zoar, uscirono e si schierarono a battaglia nella valle di Siddim contro
di esso, [9]e cioè contro Chedorlaomer re dell'Elam, Tideal re
di Goim, Amrafel re di Sennaar e Arioch re di Ellasar: quattro re contro
cinque. [10]Ora la valle di Siddim era piena di pozzi di bitume;
mentre il re di Sòdoma e il re di Gomorra si davano alla fuga, alcuni
caddero nei pozzi e gli altri fuggirono sulle montagne. [11]Gli
invasori presero tutti i beni di Sodoma e Gomorra e tutti i loro viveri
e se ne andarono. [12]Andandosene catturarono anche Lot, figlio
del fratello di Abram, e i suoi beni: egli risiedeva appunto in Sòdoma.
[13]Ma
un fuggiasco venne ad avvertire Abram l'Ebreo che si trovava alle Querce
di Mamre l'Amorreo, fratello di Escol e fratello di Aner i quali erano
alleati di Abram. [14]Quando Abram seppe che il suo parente era
stato preso prigioniero, organizzò i suoi uomini esperti nelle armi,
schiavi nati nella sua casa, in numero di trecentodiciotto, e si diede
all'inseguimento fino a Dan. [15]Piombò sopra di essi di notte,
lui con i suoi servi, li sconfisse e proseguì l'inseguimento fino a
Coba, a settentrione di Damasco. [16]Ricuperò così tutta la
roba e anche Lot suo parente, i suoi beni, con le donne e il popolo. Melchisedek
[17]Quando
Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaomer e dei re che
erano con lui, il re di Sòdoma gli uscì incontro nella Valle di Save,
cioè la Valle del re. [18]Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì
pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo [19]e benedisse
Abram con queste parole: «Sia
benedetto Abram dal Dio altissimo, Abram
gli diede la decima di tutto. [21]Poi
il re di Sòdoma disse ad Abram: «Dammi le persone; i beni prendili per
te». [22]Ma Abram disse al re di Sòdoma: «Alzo la mano davanti
al Signore, il Dio altissimo, creatore del cielo e della terra: [23]né
un filo, né un legaccio di sandalo, niente io prenderò di ciò che è
tuo; non potrai dire: io ho arricchito Abram. [24]Per me niente,
se non quello che i servi hanno mangiato; quanto a ciò che spetta agli
uomini che sono venuti con me, Escol, Aner e Mamre, essi stessi si
prendano la loro parte». Genesi
- Capitolo 15
Le
promesse e l'alleanza
[1]Dopo
tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione: «Non
temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto
grande». [2]Rispose Abram: «Mio Signore Dio, che mi darai? Io
me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco».
[3]Soggiunse Abram: «Ecco a me non hai dato discendenza e un mio
domestico sarà mio erede». [4]Ed ecco gli fu rivolta questa
parola dal Signore: «Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te
sarà il tuo erede». [5]Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda
in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale
sarà la tua discendenza». [6]Egli credette al Signore, che
glielo accreditò come giustizia. [7]E gli disse: «Io sono il
Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso
questo paese». [8]Rispose: «Signore mio Dio, come potrò sapere
che ne avrò il possesso?». [9]Gli disse: «Prendimi una
giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una
tortora e un piccione». [10]Andò a prendere tutti questi
animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all'altra; non
divise però gli uccelli. [11]Gli uccelli rapaci calavano su quei
cadaveri, ma Abram li scacciava. [12]Mentre il sole stava per
tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco un oscuro terrore lo
assalì. [13]Allora il Signore disse ad Abram: «Sappi che i tuoi
discendenti saranno forestieri in un paese non loro; saranno fatti
schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni. [14]Ma la
nazione che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi
usciranno con grandi ricchezze. [15]Quanto a te, andrai in pace
presso i tuoi padri; sarai sepolto dopo una vecchiaia felice. [16]Alla
quarta generazione torneranno qui, perché l'iniquità degli Amorrei non
ha ancora raggiunto il colmo». [17]Quando,
tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un forno fumante e una
fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi. [18]In
quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram: «Alla
tua discendenza io do questo paese dal fiume d'Egitto al grande fiume,
il fiume Eufrate; [19]il paese dove abitano i Keniti, i Kenizziti,
i Kadmoniti, [20]gli Hittiti, i Perizziti, i Refaim, [21]gli
Amorrei, i Cananei, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei». Genesi
- Capitolo 16
Nascita
di Ismaele
[1]Sarai,
moglie di Abram, non gli aveva dato figli. Avendo però una schiava
egiziana chiamata Agar, [2]Sarai disse ad Abram: «Ecco, il
Signore mi ha impedito di aver prole; unisciti alla mia schiava: forse
da lei potrò avere figli». Abram ascoltò la voce di Sarai. [3]Così,
al termine di dieci anni da quando Abram abitava nel paese di Canaan,
Sarai, moglie di Abram, prese Agar l'egiziana, sua schiava e la diede in
moglie ad Abram, suo marito. [4]Egli si unì ad Agar, che restò
incinta. Ma, quando essa si accorse di essere incinta, la sua padrona
non contò più nulla per lei. [5]Allora Sarai disse ad Abram: «L'offesa
a me fatta ricada su di te! Io ti ho dato in braccio la mia schiava, ma
da quando si è accorta d'essere incinta, io non conto più niente per
lei. Il Signore sia giudice tra me e te!». [6]Abram disse a
Sarai: «Ecco, la tua schiava è in tuo potere: falle ciò che ti pare».
Sarai allora la maltrattò tanto che quella si allontanò. [7]La
trovò l'angelo del Signore presso una sorgente d'acqua nel deserto, la
sorgente sulla strada di Sur, [8]e le disse: «Agar, schiava di
Sarai, da dove vieni e dove vai?». Rispose: «Vado lontano dalla mia
padrona Sarai». [9]Le disse l'angelo del Signore: «Ritorna
dalla tua padrona e restale sottomessa». [10]Le disse ancora
l'angelo del Signore: «Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà
contarla per la sua moltitudine». [11]Soggiunse poi l'angelo del
Signore: «Ecco,
sei incinta: [13]Agar
chiamò il Signore, che le aveva parlato: «Tu sei il Dio della visione»,
perché diceva: «Qui dunque sono riuscita ancora a vedere, dopo la mia
visione?». [14]Per questo il pozzo si chiamò Pozzo di Lacai-Roi;
è appunto quello che si trova tra Kades e Bered. [15]Agar partorì
ad Abram un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar gli aveva
partorito. [16]Abram aveva ottantasei anni quando Agar gli partorì
Ismaele. Genesi
- Capitolo 17
L'alleanza
e la circoncisione
[1]Quando
Abram ebbe novantanove anni, il Signore gli apparve e gli disse: «Io
sono Dio onnipotente: [9]Disse
Dio ad Abramo: «Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la
tua discendenza dopo di te di generazione in generazione. [10]Questa
è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua
discendenza dopo di te: sia circonciso tra di voi ogni maschio. [11]Vi
lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno
dell'alleanza tra me e voi. [12]Quando avrà otto giorni, sarà
circonciso tra di voi ogni maschio di generazione in generazione, tanto
quello nato in casa come quello comperato con denaro da qualunque
straniero che non sia della tua stirpe. [13]Deve essere
circonciso chi è nato in casa e chi viene comperato con denaro; così
la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne. [14]Il
maschio non circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa la carne
del membro, sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia alleanza». [15]Dio
aggiunse ad Abramo: «Quanto a Sarai tua moglie, non la chiamerai più
Sarai, ma Sara. [16]Io la benedirò e anche da lei ti darò un
figlio; la benedirò e diventerà nazioni e re di popoli nasceranno da
lei». [17]Allora
Abramo si prostrò con la faccia a terra e rise e pensò: «Ad uno di
cento anni può nascere un figlio? E Sara all'età di novanta anni potrà
partorire?». [18]Abramo disse a Dio: «Se almeno Ismaele potesse
vivere davanti a te!». [19]E Dio disse: «No, Sara, tua moglie,
ti partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco. Io stabilirò la mia
alleanza con lui come alleanza perenne, per essere il Dio suo e della
sua discendenza dopo di lui. [20]Anche riguardo a Ismaele io ti
ho esaudito: ecco, io lo benedico e lo renderò fecondo e molto, molto
numeroso: dodici principi egli genererà e di lui farò una grande
nazione. [21]Ma stabilirò la mia alleanza con Isacco, che Sara
ti partorirà a questa data l'anno venturo». [22]Dio terminò
così di parlare con lui e, salendo in alto, lasciò Abramo. [23]Allora
Abramo prese Ismaele suo figlio e tutti i nati nella sua casa e tutti
quelli comperati con il suo denaro, tutti i maschi appartenenti al
personale della casa di Abramo, e circoncise la carne del loro membro in
quello stesso giorno, come Dio gli aveva detto. [24]Ora Abramo
aveva novantanove anni, quando si fece circoncidere la carne del membro.
[25]Ismaele suo figlio aveva tredici anni quando gli fu
circoncisa la carne del membro. [26]In quello stesso giorno
furono circoncisi Abramo e Ismaele suo figlio. [27]E tutti gli
uomini della sua casa, i nati in casa e i comperati con denaro dagli
stranieri, furono circoncisi con lui. Genesi
- Capitolo 18
L'apparizione
di Mamre
[1]Poi
il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva
all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. [2]Egli
alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui.
Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si
prostrò fino a terra, [3]dicendo: «Mio signore, se ho trovato
grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. [4]Si
vada a prendere un pò di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto
l'albero. [5]Permettete che vada a prendere un boccone di pane e
rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per
questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fà
pure come hai detto». [6]Allora Abramo andò in fretta nella
tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre staia di fior di farina,
impastala e fanne focacce». [7]All'armento corse lui stesso,
Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si
affrettò a prepararlo. [8]Prese latte acido e latte fresco
insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Così,
mentr'egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli
mangiarono. [9]Poi
gli dissero: «Dov'è Sara, tua moglie?». Rispose: «E' là nella tenda».
[10]Il Signore riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa
data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Intanto Sara stava ad
ascoltare all'ingresso della tenda ed era dietro di lui. [11]Abramo
e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che
avviene regolarmente alle donne. [12]Allora Sara rise dentro di sé
e disse: «Avvizzita come sono dovrei provare il piacere, mentre il mio
signore è vecchio!». [13]Ma il Signore disse ad Abramo: «Perché
Sara ha riso dicendo: Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia? [14]C'è
forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò
da te alla stessa data e Sara avrà un figlio». [15]Allora Sara
negò: «Non ho riso!», perché aveva paura; ma quegli disse: «Sì,
hai proprio riso». L'intercessione
di Abramo
[16]Quegli
uomini si alzarono e andarono a contemplare Sòdoma dall'alto, mentre
Abramo li accompagnava per congedarli. [17]Il Signore diceva: «Devo
io tener nascosto ad Abramo quello che sto per fare, [18]mentre
Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno
benedette tutte le nazioni della terra? [19]Infatti io l'ho
scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui
ad osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto,
perché il Signore realizzi per Abramo quanto gli ha promesso». [20]Disse
allora il Signore: «Il grido contro Sòdoma e Gomorra è troppo grande
e il loro peccato è molto grave. [21]Voglio scendere a vedere se
proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me;
lo voglio sapere!». [22]Quegli
uomini partirono di lì e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava
ancora davanti al Signore. [23]Allora Abramo gli si avvicinò e
gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l'empio? [24]Forse
vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non
perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si
trovano? [25]Lungi da te il far morire il giusto con l'empio, così
che il giusto sia trattato come l'empio; lungi da te! Forse il giudice
di tutta la terra non praticherà la giustizia?». [26]Rispose il
Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell'ambito della città,
per riguardo a loro perdonerò a tutta la città». [27]Abramo
riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono
polvere e cenere... [28]Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno
cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non
la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque». [29]Abramo
riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno
quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». [30]Riprese:
«Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne
troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta».
[31]Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là
se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a
quei venti». [32]Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se
parlo ancora una volta sola; forse là se ne troveranno dieci».
Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci». [33]Poi
il Signore, come ebbe finito di parlare con Abramo, se ne andò e Abramo
ritornò alla sua abitazione. Genesi
- Capitolo 19
La
distruzione di Sodoma
[1]I
due angeli arrivarono a Sòdoma sul far della sera, mentre Lot stava
seduto alla porta di Sòdoma. Non appena li ebbe visti, Lot si alzò,
andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra. [2]E
disse: «Miei signori, venite in casa del vostro servo: vi passerete la
notte, vi laverete i piedi e poi, domattina, per tempo, ve ne andrete
per la vostra strada». Quelli risposero: «No, passeremo la notte sulla
piazza». [3]Ma egli insistette tanto che vennero da lui ed
entrarono nella sua casa. Egli preparò per loro un banchetto, fece
cuocere gli azzimi e così mangiarono. [4]Non si erano ancora
coricati, quand'ecco gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sòdoma,
si affollarono intorno alla casa, giovani e vecchi, tutto il popolo al
completo. [5]Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli
uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché
possiamo abusarne!». [6]Lot uscì verso di loro sulla porta e,
dopo aver chiuso il battente dietro di sé, [7]disse: «No,
fratelli miei, non fate del male! [8]Sentite, io ho due figlie
che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e
fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini,
perché sono entrati all'ombra del mio tetto». [9]Ma quelli
risposero: «Tirati via! Quest'individuo è venuto qui come straniero e
vuol fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a loro!». E
spingendosi violentemente contro quell'uomo, cioè contro Lot, si
avvicinarono per sfondare la porta. [10]Allora dall'interno
quegli uomini sporsero le mani, si trassero in casa Lot e chiusero il
battente; [11]quanto agli uomini che erano alla porta della casa,
essi li colpirono con un abbaglio accecante dal più piccolo al più
grande, così che non riuscirono a trovare la porta. [12]Quegli
uomini dissero allora a Lot: «Chi hai ancora qui? Il genero, i tuoi
figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli uscire da questo
luogo. [13]Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il
grido innalzato contro di loro davanti al Signore è grande e il Signore
ci ha mandati a distruggerli». [14]Lot uscì a parlare ai suoi
generi, che dovevano sposare le sue figlie, e disse: «Alzatevi, uscite
da questo luogo, perché il Signore sta per distruggere la città!». Ma
parve ai suoi generi che egli volesse scherzare. [15]Quando
apparve l'alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo: «Su, prendi
tua moglie e le tue figlie che hai qui ed esci per non essere travolto
nel castigo della città». [16]Lot indugiava, ma quegli uomini
presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie, per un grande atto
di misericordia del Signore verso di lui; lo fecero uscire e lo
condussero fuori della città. [17]Dopo averli condotti fuori,
uno di loro disse: «Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non
fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!».
[18]Ma Lot gli disse: «No, mio Signore! [19]Vedi, il tuo
servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e tu hai usato una grande
misericordia verso di me salvandomi la vita, ma io non riuscirò a
fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia. [20]Vedi
questa città: è abbastanza vicina perché mi possa rifugiare là ed è
piccola cosa! Lascia che io fugga lassù - non è una piccola cosa? - e
così la mia vita sarà salva». [21]Gli rispose: «Ecco, ti ho
favorito anche in questo, di non distruggere la città di cui hai
parlato. [22]Presto, fuggi là perché io non posso far nulla,
finché tu non vi sia arrivato». Perciò quella città si chiamò Zoar.
[23]Il
sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Zoar, [24]quand'ecco
il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e
fuoco proveniente dal Signore. [25]Distrusse queste città e
tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del
suolo. [26]Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una
statua di sale. [27]Abramo
andò di buon mattino al luogo dove si era fermato davanti al Signore; [28]contemplò
dall'alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un
fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace. [29]Così,
quando Dio distrusse le città della valle, Dio si ricordò di Abramo e
fece sfuggire Lot alla catastrofe, mentre distruggeva le città nelle
quali Lot aveva abitato. Origine
dei Moabiti e degli Ammoniti
[30]Poi Lot partì da Zoar e andò ad abitare sulla montagna, insieme con le due figlie, perché temeva di restare in Zoar, e si stabilì in una caverna con le sue due figlie. [31]Ora la maggiore disse alla più piccola: «Il nostro padre è veccho e non c'è nessuno in questo territorio per unirsi a noi, secondo l'uso di tutta la terra. [32]Vieni, facciamo bere del vino a nostro padre e poi corichiamoci con lui, così faremo sussistere una discendenza da nostro padre». [33]Quella notte fecero bere del vino al loro padre e la maggiore andò a coricarsi con il padre; ma egli non se ne accorse, né quando essa si coricò, né quando essa si alzò. [34]All'indomani la maggiore disse alla più piccola: «Ecco, ieri io mi sono coricata con nostro padre: facciamogli bere del vino anche questa notte e và tu a coricarti con lui; così faremo sussistere una discendenza da nostro padre». [35]Anche quella notte fecero bere del vino al loro padre e la più piccola andò a coricarsi con lui; ma egli non se ne accorse, né quando essa si coricò, né quando essa si alzò. [36]Così le due figlie di Lot concepirono dal loro padre. [37]La maggiore partorì un figlio e lo chiamò Moab. Costui è il padre dei Moabiti che esistono fino ad oggi. [38]Anche la più piccola partorì un figlio e lo chiamò «Figlio del mio popolo». Costui è il padre degli Ammoniti che esistono fino ad oggi.
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Genesi
- Capitolo 20
Abramo
a Gerar
[1]Abramo
levò le tende di là, dirigendosi nel Negheb, e si stabilì tra Kades e
Sur; poi soggiornò come straniero a Gerar. [2]Siccome Abramo
aveva detto della moglie Sara: «E' mia sorella», Abimèlech, re di
Gerar, mandò a prendere Sara. [3]Ma Dio venne da Abimèlech di
notte, in sogno, e gli disse: «Ecco stai per morire a causa della donna
che tu hai presa; essa appartiene a suo marito». [4]Abimèlech,
che non si era ancora accostato a lei, disse: «Mio Signore, vuoi far
morire anche la gente innocente? [5]Non mi ha forse detto: E' mia
sorella? E anche lei ha detto: E' mio fratello. Con retta coscienza e
mani innocenti ho fatto questo». [6]Gli rispose Dio nel sogno:
«Anch'io so che con retta coscienza hai fatto questo e ti ho anche
impedito di peccare contro di me: perciò non ho permesso che tu la
toccassi. [7]Ora restituisci la donna di quest'uomo: egli è un
profeta: preghi egli per te e tu vivrai. Ma se tu non la restituisci,
sappi che sarai degno di morte con tutti i tuoi». [8]Allora Abimèlech
si alzò di mattina presto e chiamò tutti i suoi servi, ai quali riferì
tutte queste cose, e quegli uomini si impaurirono molto. [9]Poi
Abimèlech chiamò Abramo e gli disse: «Che ci hai fatto? E che colpa
ho commesso contro di te, perché tu abbia esposto me e il mio regno ad
un peccato tanto grande? Tu hai fatto a mio riguardo azioni che non si
fanno». [10]Poi Abimèlech disse ad Abramo: «A che miravi
agendo in tal modo?». [11]Rispose Abramo: «Io mi sono detto:
certo non vi sarà timor di Dio in questo luogo e mi uccideranno a causa
di mia moglie. [12]Inoltre essa è veramente mia sorella, figlia
di mio padre, ma non figlia di mia madre, ed è divenuta mia moglie. [13]Allora,
quando Dio mi ha fatto errare lungi dalla casa di mio padre, io le
dissi: Questo è il favore che tu mi farai: in ogni luogo dove noi
arriveremo dirai di me: è mio fratello». [14]Allora Abimèlech
prese greggi e armenti, schiavi e schiave, li diede ad Abramo e gli
restituì la moglie Sara. [15]Inoltre Abimèlech disse: «Ecco
davanti a te il mio territorio: và ad abitare dove ti piace!». [16]A
Sara disse: «Ecco, ho dato mille pezzi d'argento a tuo fratello: sarà
per te come un risarcimento di fronte a quanti sono con te. Così tu sei
in tutto riabilitata». [17]Abramo pregò Dio e Dio guarì Abimèlech,
sua moglie e le sue serve, sì che poterono ancora partorire. [18]Perché
il Signore aveva reso sterili tutte le donne della casa di Abimèlech,
per il fatto di Sara, moglie di Abramo. Genesi
- Capitolo 21
Nascita
di Isacco
[1]Il
Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva
promesso. [2]Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella
vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. [3]Abramo chiamò
Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito. [4]Abramo
circoncise suo figlio Isacco, quando questi ebbe otto giorni, come Dio
gli aveva comandato. [5]Abramo aveva cento anni, quando gli
nacque il figlio Isacco. [6]Allora Sara disse: «Motivo di lieto
riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà sorriderà di me!». [7]Poi
disse: «Chi avrebbe mai detto ad Abramo: Sara deve allattare figli!
Eppure gli ho partorito un figlio nella sua vecchiaia!». Agar
e Ismaele cacciati
[8]Il
bambino crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto quando
Isacco fu svezzato. [9]Ma Sara vide che il figlio di Agar
l'Egiziana, quello che essa aveva partorito ad Abramo, scherzava con il
figlio Isacco. [10]Disse allora ad Abramo: «Scaccia questa
schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve
essere erede con mio figlio Isacco». [11]La cosa dispiacque
molto ad Abramo per riguardo a suo figlio. [12]Ma Dio disse ad
Abramo: «Non ti dispiaccia questo, per il fanciullo e la tua schiava:
ascolta la parola di Sara in quanto ti dice, ascolta la sua voce, perché
attraverso Isacco da te prenderà nome una stirpe. [13]Ma io farò
diventare una grande nazione anche il figlio della schiava, perché è
tua prole». [14]Abramo si alzò di buon mattino, prese il pane e
un otre di acqua e li diede ad Agar, caricandoli sulle sue spalle; le
consegnò il fanciullo e la mandò via. Essa se ne andò e si smarrì
per il deserto di Bersabea. [15]Tutta l'acqua dell'otre era
venuta a mancare. Allora essa depose il fanciullo sotto un cespuglio [16]e
andò a sedersi di fronte, alla distanza di un tiro d'arco, perché
diceva: «Non voglio veder morire il fanciullo!». Quando gli si fu
seduta di fronte, egli alzò la voce e pianse. [17]Ma Dio udì la
voce del fanciullo e un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse:
«Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo
là dove si trova. [18]Alzati, prendi il fanciullo e tienilo per
mano, perché io ne farò una grande nazione». [19]Dio le aprì
gli occhi ed essa vide un pozzo d'acqua. Allora andò a riempire l'otre
e fece bere il fanciullo. [20]E Dio fu con il fanciullo, che
crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d'arco. [21]Egli
abitò nel deserto di Paran e sua madre gli prese una moglie del paese
d'Egitto. Abramo
e Abimèlech a Bersabea
[22]In
quel tempo Abimèlech con Picol, capo del suo esercito, disse ad Abramo:
«Dio è con te in quanto fai. [23]Ebbene, giurami qui per Dio
che tu non ingannerai né me né i miei figli né i miei discendenti:
come io ho agito amichevolmente con te, così tu agirai con me e con il
paese nel quale sei forestiero». [24]Rispose Abramo: «Io lo
giuro». [25]Ma Abramo rimproverò Abimèlech a causa di un pozzo
d'acqua, che i servi di Abimèlech avevano usurpato. [26]Abimèlech
disse: «Io non so chi abbia fatto questa cosa: né tu me ne hai
informato, né io ne ho sentito parlare se non oggi». [27]Allora
Abramo prese alcuni capi del gregge e dell'armento, li diede ad Abimèlech:
tra loro due conclusero un'alleanza. [28]Poi Abramo mise in
disparte sette agnelle del gregge. [29]Abimèlech disse ad
Abramo: «Che significano quelle sette agnelle che hai messe in
disparte?». [30]Rispose: «Tu accetterai queste sette agnelle
dalla mia mano, perché ciò mi valga di testimonianza che io ho scavato
questo pozzo». [31]Per questo quel luogo si chiamò Bersabea,
perché là fecero giuramento tutti e due. [32]E dopo che ebbero
concluso l'alleanza a Bersabea, Abimèlech si alzò con Picol, capo del
suo esercito, e ritornarono nel paese dei Filistei. [33]Abramo
piantò un tamerice in Bersabea, e lì invocò il nome del Signore, Dio
dell'eternità. [34]E fu forestiero nel paese dei Filistei per
molto tempo. Genesi
- Capitolo 22
Il
sacrificio di Isacco
[1]Dopo
queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!».
Rispose: «Eccomi!». [2]Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo
unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in
olocausto su di un monte che io ti indicherò». [3]Abramo si alzò
di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio
Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il
luogo che Dio gli aveva indicato. [4]Il terzo giorno Abramo alzò
gli occhi e da lontano vide quel luogo. [5]Allora Abramo disse ai
suoi servi: «Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin
lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». [6]Abramo
prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in
mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt'e due insieme. [7]Isacco
si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi,
figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è
l'agnello per l'olocausto?». [8]Abramo rispose: «Dio stesso
provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!». Proseguirono
tutt'e due insieme; [9]così arrivarono al luogo che Dio gli
aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò
il figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna. [10]Poi
Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. [11]Ma
l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!».
Rispose: «Eccomi!». [12]L'angelo disse: «Non stendere la mano
contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non
mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio». [13]Allora
Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un
cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto
invece del figlio. [14]Abramo chiamò quel luogo: «Il Signore
provvede», perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore provvede». [15]Poi
l'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta [16]e
disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto
questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, [17]io
ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua
discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido
del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. [18]Saranno
benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché
tu hai obbedito alla mia voce». [19]Poi
Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso
Bersabea e Abramo abitò a Bersabea. La
discendenza di Nacor
[20]Dopo
queste cose, ad Abramo fu portata questa notizia: «Ecco Milca ha
partorito figli a Nacor tuo fratello»: [21]Uz, il primogenito, e
suo fratello Buz e Kamuèl il padre di Aram [22]e Chesed, Azo,
Pildas, Idlaf e Betuèl; [23]Betuèl generò Rebecca: questi otto
figli partorì Milca a Nacor, fratello di Abramo. [24]Anche la
sua concubina, chiamata Reuma, partorì figli: Tebach, Gacam, Tacas e
Maaca. Genesi
- Capitolo 23
La
tomba dei patriarchi
[1]Gli
anni della vita di Sara furono centoventisette: questi furono gli anni
della vita di Sara. [2]Sara morì a Kiriat-Arba, cioè Ebron, nel
paese di Canaan, e Abramo venne a fare il lamento per Sara e a
piangerla. [3]Poi Abramo si staccò dal cadavere di lei e parlò
agli Hittiti: [4]«Io sono forestiero e di passaggio in mezzo a
voi. Datemi la proprietà di un sepolcro in mezzo a voi, perché io
possa portar via la salma e seppellirla». [5]Allora gli Hittiti
risposero: [6]«Ascolta noi, piuttosto, signore: tu sei un
principe di Dio in mezzo a noi: seppellisci il tuo morto nel migliore
dei nostri sepolcri. Nessuno di noi ti proibirà di seppellire la tua
defunta nel suo sepolcro». [7]Abramo si alzò, si prostrò
davanti alla gente del paese, davanti agli Hittiti e parlò loro: [8]«Se
è secondo il vostro desiderio che io porti via il mio morto e lo
seppellisca, ascoltatemi e insistete per me presso Efron, figlio di
Zocar, [9]perché mi dia la sua caverna di Macpela, che è
all'estremità del suo campo. Me la ceda per il suo prezzo intero come
proprietà sepolcrale in mezzo a voi». [10]Ora Efron stava
seduto in mezzo agli Hittiti. Efron l'Hittita rispose ad Abramo, mentre
lo ascoltavano gli Hittiti, quanti entravano per la porta della sua città,
e disse: [11]«Ascolta me, piuttosto, mio signore: ti cedo il
campo con la caverna che vi si trova, in presenza dei figli del mio
popolo te la cedo: seppellisci il tuo morto». [12]Allora Abramo
si prostrò a lui alla presenza della gente del paese. [13]Parlò
ad Efron, mentre lo ascoltava la gente del paese, e disse: «Se solo mi
volessi ascoltare: io ti do il prezzo del campo. Accettalo da me, così
io seppellirò là il mio morto». [14]Efron rispose ad Abramo: [15]«Ascolta
me piuttosto, mio signore: un terreno del valore di quattrocento sicli
d'argento che cosa è mai tra me e te? Seppellisci dunque il tuo morto».
[16]Abramo
accettò le richieste di Efron e Abramo pesò ad Efron il prezzo che
questi aveva detto, mentre lo ascoltavano gli Hittiti, cioè
quattrocento sicli d'argento, nella moneta corrente sul mercato. [17]Così
il campo di Efron che si trovava in Macpela, di fronte a Mamre, il campo
e la caverna che vi si trovava e tutti gli alberi che erano dentro il
campo e intorno al suo limite, [18]passarono in proprietà ad
Abramo, alla presenza degli Hittiti, di quanti entravano nella porta
della città. [19]Dopo, Abramo seppellì Sara, sua moglie, nella
caverna del campo di Macpela di fronte a Mamre, cioè Ebron, nel paese
di Canaan. [20]Il campo e la caverna che vi si trovava passarono
dagli Hittiti ad Abramo in proprietà sepolcrale. Genesi
- Capitolo 24
Matrimonio
di Isacco
[1]Abramo
era ormai vecchio, avanti negli anni, e il Signore lo aveva benedetto in
ogni cosa. [2]Allora Abramo disse al suo servo, il più anziano
della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi beni: «Metti la mano
sotto la mia coscia [3]e ti farò giurare per il Signore, Dio del
cielo e Dio della terra, che non prenderai per mio figlio una moglie tra
le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito, [4]ma che andrai
al mio paese, nella mia patria, a scegliere una moglie per mio figlio
Isacco». [5]Gli disse il servo: «Se la donna non mi vuol
seguire in questo paese, dovrò forse ricondurre tuo figlio al paese da
cui tu sei uscito?». [6]Gli rispose Abramo: «Guardati dal
ricondurre là mio figlio! [7]Il Signore, Dio del cielo e Dio
della terra, che mi ha tolto dalla casa di mio padre e dal mio paese
natio, che mi ha parlato e mi ha giurato: Alla tua discendenza darò
questo paese, egli stesso manderà il suo angelo davanti a te, perché
tu possa prendere di là una moglie per il mio figlio. [8]Se la
donna non vorrà seguirti, allora sarai libero dal giuramento a me
fatto; ma non devi ricondurre là il mio figlio». [9]Allora
il servo mise la mano sotto la coscia di Abramo, suo padrone, e gli
prestò giuramento riguardo a questa cosa. [10]Il servo prese
dieci cammelli del suo padrone e, portando ogni sorta di cose preziose
del suo padrone, si mise in viaggio e andò nel Paese dei due fiumi,
alla città di Nacor. [11]Fece inginocchiare i cammelli fuori
della città, presso il pozzo d'acqua, nell'ora della sera, quando le
donne escono ad attingere. [12]E disse: «Signore, Dio del mio
padrone Abramo, concedimi un felice incontro quest'oggi e usa
benevolenza verso il mio padrone Abramo! [13]Ecco, io sto presso
la fonte dell'acqua, mentre le fanciulle della città escono per
attingere acqua. [14]Ebbene, la ragazza alla quale dirò: Abbassa
l'anfora e lasciami bere, e che risponderà: Bevi, anche ai tuoi
cammelli darò da bere, sia quella che tu hai destinata al tuo servo
Isacco; da questo riconoscerò che tu hai usato benevolenza al mio
padrone». [15]Non aveva ancora finito di parlare, quand'ecco
Rebecca, che era nata a Betuèl figlio di Milca, moglie di Nacor,
fratello di Abramo, usciva con l'anfora sulla spalla. [16]La
giovinetta era molto bella d'aspetto, era vergine, nessun uomo le si era
unito. Essa scese alla sorgente, riempì l'anfora e risalì. [17]Il
servo allora le corse incontro e disse: «Fammi bere un pò d'acqua
dalla tua anfora». [18]Rispose: «Bevi, mio signore». In fretta
calò l'anfora sul braccio e lo fece bere. [19]Come ebbe finito
di dargli da bere, disse: «Anche per i tuoi cammelli ne attingerò,
finché finiranno di bere». [20]In fretta vuotò l'anfora
nell'abbeveratoio, corse di nuovo ad attingere al pozzo e attinse per
tutti i cammelli di lui. [21]Intanto quell'uomo la contemplava in
silenzio, in attesa di sapere se il Signore avesse o no concesso buon
esito al suo viaggio. [22]Quando i cammelli ebbero finito di
bere, quell'uomo prese un pendente d'oro del peso di mezzo siclo e
glielo pose alle narici e le pose sulle braccia due braccialetti del
peso di dieci sicli d'oro. [23]E disse: «Di chi sei figlia?
Dimmelo. C'è posto per noi in casa di tuo padre, per passarvi la notte?».
[24]Gli rispose: «Io sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca
partorì a Nacor». [25]E soggiunse: «C'è paglia e foraggio in
quantità da noi e anche posto per passare la notte». [26]Quell'uomo
si inginocchiò e si prostrò al Signore [27]e disse: «Sia
benedetto il Signore, Dio del mio padrone Abramo, che non ha cessato di
usare benevolenza e fedeltà verso il mio padrone. Quanto a me, il
Signore mi ha guidato sulla via fino alla casa dei fratelli del mio
padrone». [28]La giovinetta corse ad annunziare alla casa di sua
madre tutte queste cose. [29]Ora Rebecca aveva un fratello
chiamato Làbano e Làbano corse fuori da quell'uomo al pozzo. [30]Egli
infatti, visti il pendente e i braccialetti alle braccia della sorella e
udite queste parole di Rebecca, sua sorella: «Così mi ha parlato
quell'uomo», venne da costui che ancora stava presso i cammelli vicino
al pozzo. [31]Gli disse: «Vieni, benedetto dal Signore! Perché
te ne stai fuori, mentre io ho preparato la casa e un posto per i
cammelli?». [32]Allora l'uomo entrò in casa e quegli tolse il
basto ai cammelli, fornì paglia e foraggio ai cammelli e acqua per
lavare i piedi a lui e ai suoi uomini. [33]Quindi gli fu posto
davanti da mangiare, ma egli disse; «Non mangerò, finché non avrò
detto quello che devo dire». Gli risposero: «Dì pure». [34]E
disse: «Io sono un servo di Abramo. [35]Il Signore ha benedetto
molto il mio padrone, che è diventato potente: gli ha concesso greggi e
armenti, argento e oro, schiavi e schiave, cammelli e asini. [36]Sara,
la moglie del mio padrone, gli ha partorito un figlio, quando ormai era
vecchio, al quale egli ha dato tutti i suoi beni. [37]E il mio
padrone mi ha fatto giurare: Non devi prendere per mio figlio una moglie
tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito, [38]ma andrai
alla casa di mio padre, alla mia famiglia, a prendere una moglie per mio
figlio. [39]Io dissi al mio padrone: Forse la donna non mi seguirà.
[40]Mi rispose: Il Signore, alla cui presenza io cammino, manderà
con te il suo angelo e darà felice esito al tuo viaggio, così che tu
possa prendere una moglie per il mio figlio dalla mia famiglia e dalla
casa di mio padre. [41]Solo quando sarai andato alla mia
famiglia, sarai esente dalla mia maledizione; se non volessero
cedertela, sarai esente dalla mia maledizione. [42]Così oggi
sono arrivato alla fonte e ho detto: Signore, Dio del mio padrone
Abramo, se stai per dar buon esito al viaggio che sto compiendo, [43]ecco,
io sto presso la fonte d'acqua; ebbene, la giovane che uscirà ad
attingere, alla quale io dirò: Fammi bere un pò d'acqua dalla tua
anfora, [44]e mi risponderà: Bevi tu; anche per i tuoi cammelli
attingerò, quella sarà la moglie che il Signore ha destinata al figlio
del mio padrone. [45]Io non avevo ancora finito di pensare,
quand'ecco Rebecca uscire con l'anfora sulla spalla; scese alla fonte,
attinse; io allora le dissi: Fammi bere. [46]Subito essa calò
l'anfora e disse: Bevi; anche ai tuoi cammelli darò da bere. Così io
bevvi ed essa diede da bere anche ai cammelli. [47]E io la
interrogai: Di chi sei figlia? Rispose: Sono figlia di Betuèl, il
figlio che Milca ha partorito a Nacor. Allora le posi il pendente alle
narici e i braccialetti alle braccia. [48]Poi mi inginocchiai e
mi prostrai al Signore e benedissi il Signore, Dio del mio padrone
Abramo, il quale mi aveva guidato per la via giusta a prendere per suo
figlio la figlia del fratello del mio padrone. [49]Ora, se
intendete usare benevolenza e lealtà verso il mio padrone, fatemelo
sapere; se no, fatemelo sapere ugualmente, perché io mi rivolga altrove».
[50]Allora
Làbano e Betuèl risposero: «Dal Signore la cosa procede, non possiamo
dirti nulla. [51]Ecco Rebecca davanti a te: prendila e và e sia
la moglie del figlio del tuo padrone, come ha parlato il Signore». [52]Quando
il servo di Abramo udì le loro parole, si prostrò a terra davanti al
Signore. [53]Poi il servo tirò fuori oggetti d'argento e oggetti
d'oro e vesti e li diede a Rebecca; doni preziosi diede anche al
fratello e alla madre di lei. [54]Poi mangiarono e bevvero lui e
i suoi uomini e passarono la notte. Quando si alzarono alla mattina,
egli disse: «Lasciatemi andare dal mio padrone». [55]Ma il
fratello e la madre di lei dissero: «Rimanga la giovinetta con noi
qualche tempo, una decina di giorni; dopo, te ne andrai». [56]Rispose
loro: «Non trattenetemi, mentre il Signore ha concesso buon esito al
mio viaggio. Lasciatemi partire per andare dal mio padrone!». [57]Dissero
allora: «Chiamiamo la giovinetta e domandiamo a lei stessa». [58]Chiamarono
dunque Rebecca e le dissero: «Vuoi partire con quest'uomo?». Essa
rispose: «Andrò». [59]Allora essi lasciarono partire Rebecca
con la nutrice, insieme con il servo di Abramo e i suoi uomini. [60]Benedissero
Rebecca e le dissero: «Tu,
sorella nostra, [61]Così
Rebecca e le sue ancelle si alzarono, montarono sui cammelli e seguirono
quell'uomo. Il servo prese con sé Rebecca e partì. [62]Intanto
Isacco rientrava dal pozzo di Lacai-Roi; abitava infatti nel territorio
del Negheb. [63]Isacco uscì sul fare della sera per svagarsi in
campagna e, alzando gli occhi, vide venire i cammelli. [64]Alzò
gli occhi anche Rebecca, vide Isacco e scese subito dal cammello. [65]E
disse al servo: «Chi è quell'uomo che viene attraverso la campagna
incontro a noi?». Il servo rispose: «E' il mio padrone». Allora essa
prese il velo e si coprì. [66]Il servo raccontò ad Isacco tutte
le cose che aveva fatte. [67]Isacco introdusse Rebecca nella
tenda che era stata di sua madre Sara; si prese in moglie Rebecca e l'amò.
Isacco trovò conforto dopo la morte della madre. Genesi
- Capitolo 25
La
discendenza di Chetura
[1]Abramo
prese un'altra moglie: essa aveva nome Chetura. [2]Essa gli
partorì Zimran, Ioksan, Medan, Madian, Isbak e Suach. [3]Ioksan
generò Saba e Dedan e i figli di Dedan furono gli Asurim, i Letusim e i
Leummim. [4]I figli di Madian furono Efa, Efer, Enoch, Abida ed
Eldaa. Tutti questi sono i figli di Chetura. [5]Abramo
diede tutti i suoi beni a Isacco. [6]Quanto invece ai figli delle
concubine, che Abramo aveva avute, diede loro doni e, mentre era ancora
in vita, li licenziò, mandandoli lontano da Isacco suo figlio, verso il
levante, nella regione orientale. Morte
di Abramo
[7]La
durata della vita di Abramo fu di centosettantacinque anni. [8]Poi
Abramo spirò e morì in felice canizie, vecchio e sazio di giorni, e si
riunì ai suoi antenati. [9]Lo seppellirono i suoi figli, Isacco
e Ismaele, nella caverna di Macpela, nel campo di Efron, figlio di Zocar,
l'Hittita, di fronte a Mamre. [10]E' appunto il campo che Abramo
aveva comperato dagli Hittiti: ivi furono sepolti Abramo e sua moglie
Sara. [11]Dopo la morte di Abramo, Dio benedisse il figlio di lui
Isacco e Isacco abitò presso il pozzo di Lacai-Roi. La
discendenza di Ismaele
[12]Questa
è la discendenza di Ismaele, figlio di Abramo, che gli aveva partorito
Agar l'Egiziana, schiava di Sara. [13]Questi
sono i nomi dei figli d'Ismaele, con il loro elenco in ordine di
generazione: il primogenito di Ismaele è Nebaiòt, poi Kedar, Adbeèl,
Mibsam, [14]Misma, Duma, Massa, [15]Adad, Tema, Ietur,
Nafis e Kedma. [16]Questi sono gli Ismaeliti e questi sono i loro
nomi secondo i loro recinti e accampamenti. Sono i dodici principi delle
rispettive tribù. [17]La durata della vita di Ismaele fu di
centotrentasette anni; poi morì e si riunì ai suoi antenati. [18]Egli
abitò da Avìla fino a Sur, che è lungo il confine dell'Egitto in
direzione di Assur; egli si era stabilito di fronte a tutti i suoi
fratelli. III. STORIA DI ISACCO E DI GIACOBBE
Nascita
di Esaù e di Giacobbe
[19]Questa
è la discendenza di Isacco, figlio di Abramo. Abramo aveva generato
Isacco. [20]Isacco aveva quarant'anni quando si prese in moglie
Rebecca, figlia di Betuèl l'Arameo, da Paddan-Aram, e sorella di Làbano
l'Arameo. [21]Isacco supplicò il Signore per sua moglie, perché
essa era sterile e il Signore lo esaudì, così che sua moglie Rebecca
divenne incinta. [22]Ora i figli si urtavano nel suo seno ed essa
esclamò: «Se è così, perché questo?». Andò a consultare il
Signore. [23]Il Signore le rispose: «Due
nazioni sono nel tuo seno [24]Quando
poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco due gemelli erano nel
suo grembo. [25]Uscì il primo, rossiccio e tutto come un
mantello di pelo, e fu chiamato Esaù. [26]Subito dopo, uscì il
fratello e teneva in mano il calcagno di Esaù; fu chiamato Giacobbe.
Isacco aveva sessant'anni quando essi nacquero. [27]I
fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della
steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le
tende. [28]Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era
di suo gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe. Esaù
cede il diritto di primogenitura
[29]Una
volta Giacobbe aveva cotto una minestra di lenticchie; Esaù arrivò
dalla campagna ed era sfinito. [30]Disse a Giacobbe: «Lasciami
mangiare un pò di questa minestra rossa, perché io sono sfinito» -
Per questo fu chiamato Edom -. [31]Giacobbe disse: «Vendimi
subito la tua primogenitura». [32]Rispose Esaù: «Ecco sto
morendo: a che mi serve allora la primogenitura?». [33]Giacobbe
allora disse: «Giuramelo subito». Quegli lo giurò e vendette la
primogenitura a Giacobbe. [34]Giacobbe diede ad Esaù il pane e
la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne
andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura. Genesi
- Capitolo 26
Isacco
a Gerar
[1]Venne
una carestia nel paese oltre la prima che era avvenuta ai tempi di
Abramo, e Isacco andò a Gerar presso Abimèlech, re dei Filistei. [2]Gli
apparve il Signore e gli disse: «Non scendere in Egitto, abita nel
paese che io ti indicherò. [3]Rimani in questo paese e io sarò
con te e ti benedirò, perché a te e alla tua discendeza io concederò
tutti questi territori, e manterrò il giuramento che ho fatto ad Abramo
tuo padre. [4]Renderò la tua discendenza numerosa come le stelle
del cielo e concederò alla tua discendenza tutti questi territori:
tutte le nazioni della terra saranno benedette per la tua discendenza; [5]per
il fatto che Abramo ha obbedito alla mia voce e ha osservato ciò che io
gli avevo prescritto: i miei comandamenti, le mie istituzioni e le mie
leggi». [6]Così
Isacco dimorò in Gerar. [7]Gli uomini del luogo lo interrogarono
intorno alla moglie ed egli disse: «E' mia sorella»; infatti aveva
timore di dire: «E' mia moglie», pensando che gli uomini del luogo lo
uccidessero per causa di Rebecca, che era di bell'aspetto. [8]Era
là da molto tempo, quando Abimèlech, re dei Filistei, si affacciò
alla finestra e vide Isacco scherzare con la propria moglie Rebecca. [9]Abimèlech
chiamò Isacco e disse: «Sicuramente essa è tua moglie. E perché tu
hai detto: E' mia sorella?». Gli rispose Isacco: «Perché mi son
detto: io non muoia per causa di lei!». [10]Riprese Abimèlech:
«Che ci hai fatto? Poco ci mancava che qualcuno del popolo si unisse a
tua moglie e tu attirassi su di noi una colpa». [11]Abimèlech
diede quest'ordine a tutto il popolo: «Chi tocca questo uomo o la sua
moglie sarà messo a morte!». [12]Poi
Isacco fece una semina in quel paese e raccolse quell'anno il centuplo.
Il Signore infatti lo aveva benedetto. [13]E l'uomo divenne ricco
e crebbe tanto in ricchezze fino a divenire ricchissimo: [14]possedeva
greggi di piccolo e di grosso bestiame e numerosi schiavi e i Filistei
cominciarono ad invidiarlo. I
pozzi tra Gerar e Bersabea
[15]Tutti
i pozzi che avevano scavati i servi di suo padre ai tempi del padre
Abramo, i Filistei li avevano turati riempiendoli di terra. [16]Abimèlech
disse ad Isacco: «Vàttene via da noi, perché tu sei molto più
potente di noi». [17]Isacco andò via di là, si accampò sul
torrente di Gerar e vi si stabilì. [18]Isacco tornò a scavare i
pozzi d'acqua, che avevano scavati i servi di suo padre, Abramo, e che i
Filistei avevano turati dopo la morte di Abramo, e li chiamò come li
aveva chiamati suo padre. [19]I servi di Isacco scavarono poi
nella valle e vi trovarono un pozzo di acqua viva. [20]Ma i
pastori di Gerar litigarono con i pastori di Isacco, dicendo: «L'acqua
è nostra!». Allora
egli chiamò Esech il pozzo, perché quelli avevano litigato con lui. [21]Scavarono
un altro pozzo, ma quelli litigarono anche per questo ed egli lo chiamò
Sitna. [22]Allora si mosse di là e scavò un altro pozzo, per il
quale non litigarono; allora egli lo chiamò Recobòt e disse: «Ora il
Signore ci ha dato spazio libero perché noi prosperiamo nel paese». [23]Di
là andò a Bersabea. [24]E in quella notte gli apparve il
Signore e disse: «Io
sono il Dio di Abramo, tuo padre; [25]Allora
egli costruì in quel luogo un altare e invocò il nome del Signore; lì
piantò la tenda. E i servi di Isacco scavarono un pozzo. Alleanza
con Abimèlech
[26]Intanto
Abimèlech da Gerar era andato da lui, insieme con Acuzzat, suo amico, e
Picol, capo del suo esercito. [27]Isacco disse loro: «Perché
siete venuti da me, mentre voi mi odiate e mi avete scacciato da voi?».
[28]Gli risposero: «Abbiamo visto che il Signore è con te e
abbiamo detto: vi sia un giuramento tra di noi, tra noi e te, e
concludiamo un'alleanza con te: [29]tu non ci farai alcun male,
come noi non ti abbiamo toccato e non ti abbiamo fatto se non il bene e
ti abbiamo lasciato andare in pace. Tu sei ora un uomo benedetto dal
Signore». [30]Allora imbandì loro un convito e mangiarono e
bevvero. [31]Alzatisi di buon mattino, si prestarono giuramento
l'un l'altro, poi Isacco li congedò e partirono da lui in pace. [32]Proprio
in quel giorno arrivarono i servi di Isacco e lo informarono a proposito
del pozzo che avevano scavato e gli dissero: «Abbiamo trovato l'acqua».
[33]Allora egli lo chiamò Sibea: per questo la città si chiama
Bersabea fino ad oggi. Le
donne hittite di Esaù
[34]Quando
Esaù ebbe quarant'anni, prese in moglie Giudit, figlia di Beeri l'Hittita,
e Basemat, figlia di Elon l'Hittita. [35]Esse furono causa
d'intima amarezza per Isacco e per Rebecca. Genesi
- Capitolo 27
Giacobbe
carpisce la benedizione di Isacco
[1]Isacco
era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva
più. Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli disse: «Figlio mio».
Gli rispose: «Eccomi». [2]Riprese: «Vedi, io sono vecchio e
ignoro il giorno della mia morte. [3]Ebbene, prendi le tue armi,
la tua farètra e il tuo arco, esci in campagna e prendi per me della
selvaggina. [4]Poi preparami un piatto di mio gusto e portami da
mangiare, perché io ti benedica prima di morire». [5]Ora
Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù. Andò dunque
Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa. [6]Rebecca
disse al figlio Giacobbe: «Ecco, ho sentito tuo padre dire a tuo
fratello Esaù: [7]Portami la selvaggina e preparami un piatto,
così mangerò e poi ti benedirò davanti al Signore prima della morte. [8]Ora,
figlio mio, obbedisci al mio ordine: [9]Và subito al gregge e
prendimi di là due bei capretti; io ne farò un piatto per tuo padre,
secondo il suo gusto. [10]Così tu lo porterai a tuo padre che ne
mangerà, perché ti benedica prima della sua morte». [11]Rispose
Giacobbe a Rebecca sua madre: «Sai che mio fratello Esaù è peloso,
mentre io ho la pelle liscia. [12]Forse mio padre mi palperà e
si accorgerà che mi prendo gioco di lui e attirerò sopra di me una
maledizione invece di una benedizione». [13]Ma sua madre gli
disse: «Ricada su di me la tua maledizione, figlio mio! Tu obbedisci
soltanto e vammi a prendere i capretti». [14]Allora egli andò a
prenderli e li portò alla madre, così la madre ne fece un piatto
secondo il gusto di suo padre. [15]Rebecca prese i vestiti
migliori del suo figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di
lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe; [16]con le
pelli dei capretti rivestì le sue braccia e la parte liscia del collo. [17]Poi
mise in mano al suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva
preparato. [18]Così
egli venne dal padre e disse: «Padre mio». Rispose: «Eccomi; chi sei
tu, figlio mio?». [19]Giacobbe rispose al padre: «Io sono Esaù,
il tuo primogento. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Alzati dunque,
siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica». [20]Isacco
disse al figlio: «Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!».
Rispose: «Il Signore me l'ha fatta capitare davanti». [21]Ma
Isacco gli disse: «Avvicinati e lascia che ti palpi, figlio mio, per
sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù o no». [22]Giacobbe
si avvicinò ad Isacco suo padre, il quale lo tastò e disse: «La voce
è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù». [23]Così
non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di
suo fratello Esaù, e perciò lo benedisse. [24]Gli disse ancora:
«Tu sei proprio il mio figlio Esaù?». Rispose: «Lo sono». [25]Allora
disse: «Porgimi da mangiare della selvaggina del mio figlio, perché io
ti benedica». Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli
bevve. [26]Poi suo padre Isacco gli disse: «Avvicinati e
baciami, figlio mio!». [27]Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco
aspirò l'odore degli abiti di lui e lo benedisse: «Ecco
l'odore del mio figlio [30]Isacco
aveva appena finito di benedire Giacobbe e Giacobbe si era allontanato
dal padre Isacco, quando arrivò dalla caccia Esaù suo fratello. [31]Anch'egli
aveva preparato un piatto, poi lo aveva portato al padre e gli aveva
detto: «Si alzi mio padre e mangi la selvaggina di suo figlio, perché
tu mi benedica». [32]Gli disse suo padre Isacco: «Chi sei tu?».
Rispose: «Io sono il tuo figlio primogenito Esaù». [33]Allora
Isacco fu colto da un fortissimo tremito e disse: «Chi era dunque colui
che ha preso la selvaggina e me l'ha portata? Io ho mangiato di tutto
prima che tu venissi, poi l'ho benedetto e benedetto resterà». [34]Quando
Esaù sentì le parole di suo padre, scoppiò in alte, amarissime grida.
Egli disse a suo padre: «Benedici anche me, padre mio!». [35]Rispose:
«E' venuto tuo fratello con inganno e ha carpito la tua benedizione». [36]Riprese:
«Forse perché si chiama Giacobbe mi ha soppiantato gia due volte? Gia
ha carpito la mia primogenitura ed ecco ora ha carpito la mia
benedizione!». Poi soggiunse: «Non hai forse riservato qualche
benedizione per me?». [37]Isacco rispose e disse a Esaù: «Ecco,
io l'ho costituito tuo signore e gli ho dato come servi tutti i suoi
fratelli; l'ho provveduto di frumento e di mosto; per te che cosa mai
potrò fare, figlio mio?». [38]Esaù disse al padre: «Hai una
sola benedizione padre mio? Benedici anche me, padre mio!». Ma Isacco
taceva ed Esaù alzò la voce e pianse. [39]Allora suo padre
Isacco prese la parola e gli disse: «Ecco,
lungi dalle terre grasse [41]Esaù
perseguitò Giacobbe per la benedizione che suo padre gli aveva dato.
Pensò Esaù: «Si avvicinano i giorni del lutto per mio padre; allora
ucciderò mio fratello Giacobbe». [42]Ma furono riferite a
Rebecca le parole di Esaù, suo figlio maggiore, ed essa mandò a
chiamare il figlio minore Giacobbe e gli disse: «Esaù tuo fratello
vuol vendicarsi di te uccidendoti. [43]Ebbene, figlio mio,
obbedisci alla mia voce: su, fuggi a Carran da mio fratello Làbano. [44]Rimarrai
con lui qualche tempo, finché l'ira di tuo fratello si sarà placata; [45]finché
si sarà palcata contro di te la collera di tuo fratello e si sarà
dimenticato di quello che gli hai fatto. Allora io manderò a prenderti
di là. Perché dovrei venir privata di voi due in un sol giorno?». Isacco
manda Giacobbe da Làbano
[46]Poi
Rebecca disse a Isacco: «Ho disgusto della mia vita a causa di queste
donne hittite: se Giacobbe prende moglie tra le hittite come queste, tra
le figlie del paese, a che mi giova la vita?». Genesi
- Capitolo 28
[1]Allora
Isacco chiamò Giacobbe, lo benedisse e gli diede questo comando: «Tu
non devi prender moglie tra le figlie di Canaan. [2]Su, và in
Paddan-Aram, nella casa di Betuèl, padre di tua madre, e prenditi di là
la moglie tra le figlie di Làbano, fratello di tua madre. [3]Ti
benedica Dio onnipotente, ti renda fecondo e ti moltiplichi, sì che tu
divenga una assemblea di popoli. [4]Conceda la benedizione di
Abramo a te e alla tua discendenza con te, perché tu possieda il paese
dove sei stato forestiero, che Dio ha dato ad Abramo». [5]Così
Isacco fece partire Giacobbe, che andò in Paddan-Aram presso Làbano,
figlio di Betuèl, l'Arameo, fratello di Rebecca, madre di Giacobbe e di
Esaù. Altro
matrimonio di Esaù
[6]Esaù
vide che Isacco aveva benedetto Giacobbe e l'aveva mandato in
Paddan-Aram per prendersi una moglie di là e che, mentre lo benediceva,
gli aveva dato questo comando: «Non devi prender moglie tra le Cananee».
[7]Giacobbe aveva obbedito al padre e alla madre ed era partito
per Paddan-Aram. [8]Esaù comprese che le figlie di Canaan non
erano gradite a suo padre Isacco. [9]Allora si recò da Ismaele
e, oltre le mogli che aveva, si prese in moglie Macalat, figlia di
Ismaele, figlio di Abramo, sorella di Nebaiòt. Il
sogno di Giacobbe
[10]Giacobbe
partì da Bersabea e si diresse verso Carran. [11]Capitò così
in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese
una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. [12]Fece
un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva
il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. [13]Ecco
il Signore gli stava davanti e disse: «Io sono il Signore, il Dio di
Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei
coricato la darò a te e alla tua discendenza. [14]La tua
discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a
occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno
benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. [15]Ecco
io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò
ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto
tutto quello che t'ho detto». [16]Allora Giacobbe si svegliò
dal sonno e disse: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo
sapevo». [17]Ebbe timore e disse: «Quanto è terribile questo
luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo».
[18]Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra che si
era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla
sua sommità. [19]E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di
allora la città si chiamava Luz. [20]Giacobbe fece questo voto:
«Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo
e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, [21]se ritornerò
sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio. [22]Questa
pietra, che io ho eretta come stele, sarà una casa di Dio; di quanto mi
darai io ti offrirò la decima». Genesi
- Capitolo 29
Giacobbe
arriva presso Làbano
[1]Poi
Giacobbe si mise in cammino e andò nel paese degli orientali. [2]Vide
nella campagna un pozzo e tre greggi di piccolo bestiame, accovacciati
vicino, perché a quel pozzo si abbeveravano i greggi, ma la pietra
sulla bocca del pozzo era grande. [3]Quando tutti i greggi si
erano radunati là, i pastori rotolavano la pietra dalla bocca del pozzo
e abbeveravano il bestiame; poi rimettevano la pietra al posto sulla
bocca del pozzo. [4]Giacobbe disse loro: «Fratelli miei, di dove
siete?». Risposero: «Siamo di Carran». [5]Disse loro: «Conoscete
Làbano, figlio di Nacor?». Risposero: «Lo conosciamo». [6]Disse
loro: «Sta bene?». Risposero: «Sì; ecco la figlia Rachele che viene
con il gregge». [7]Riprese: «Eccoci ancora in pieno giorno: non
è tempo di radunare il bestiame. Date da bere al bestiame e andate a
pascolare!». [8]Risposero: «Non possiamo, finché non siano
radunati tutti i greggi e si rotoli la pietra dalla bocca del pozzo;
allora faremo bere il gregge». [9]Egli
stava ancora parlando con loro, quando arrivò Rachele con il bestiame
del padre, perché era una pastorella. [10]Quando Giacobbe vide
Rachele, figlia di Làbano, fratello di sua madre, insieme con il
bestiame di Làbano, fratello di sua madre, Giacobbe, fattosi avanti,
rotolò la pietra dalla bocca del pozzo e fece bere le pecore di Làbano,
fratello di sua madre. [11]Poi Giacobbe baciò Rachele e pianse
ad alta voce. [12]Giacobbe rivelò a Rachele che egli era parente
del padre di lei, perché figlio di Rebecca. Allora essa corse a
riferirlo al padre. [13]Quando Làbano seppe che era Giacobbe, il
figlio di sua sorella, gli corse incontro, lo abbracciò, lo baciò e lo
condusse nella sua casa. Ed egli raccontò a Làbano tutte le sue
vicende. [14]Allora Làbano gli disse: «Davvero tu sei mio osso
e mia carne!». Così dimorò presso di lui per un mese. I
due matrimoni di Giacobbe
[15]Poi
Làbano disse a Giacobbe: «Poiché sei mio parente, mi dovrai forse
servire gratuitamente? Indicami quale deve essere il tuo salario». [16]Ora
Làbano aveva due figlie; la maggiore si chiamava Lia e la più piccola
si chiamava Rachele. [17]Lia aveva gli occhi smorti, mentre
Rachele era bella di forme e avvenente di aspetto, [18]perciò
Giacobbe amava Rachele. Disse dunque: «Io ti servirò sette anni per
Rachele, tua figlia minore». [19]Rispose Làbano: «Preferisco
darla a te piuttosto che a un estraneo. Rimani con me». [20]Così
Giacobbe servì sette anni per Rachele: gli sembrarono pochi giorni
tanto era il suo amore per lei. [21]Poi Giacobbe disse a Làbano:
«Dammi la mia sposa, perché il mio tempo è compiuto e voglio unirmi a
lei». [22]Allora Làbano radunò tutti gli uomini del luogo e
diede un banchetto. [23]Ma quando fu sera, egli prese la figlia
Lia e la condusse da lui ed egli si unì a lei. [24]Làbano diede
la propria schiava Zilpa alla figLia, come schiava. [25]Quando fu
mattina... ecco era Lia! Allora Giacobbe disse a Làbano: «Che mi hai
fatto? Non è forse per Rachele che sono stato al tuo servizio? Perché
mi hai ingannato?». [26]Rispose Làbano: «Non si usa far così
nel nostro paese, dare, cioè, la più piccola prima della maggiore. [27]Finisci
questa settimana nuziale, poi ti darò anche quest'altra per il servizio
che tu presterai presso di me per altri sette anni». [28]Giacobbe
fece così: terminò la settimana nuziale e allora Làbano gli diede in
moglie la figlia Rachele. [29]Làbano diede alla figlia Rachele
la propria schiava Bila, come schiava. [30]Egli si unì anche a
Rachele e amò Rachele più di Lia. Fu ancora al servizio di lui per
altri sette anni. I
figli di Giacobbe
[31]Ora
il Signore, vedendo che Lia veniva trascurata, la rese feconda, mentre
Rachele rimaneva sterile. [32]Così Lia concepì e partorì un
figlio e lo chiamò Ruben, perché disse: «Il Signore ha visto la mia
umiliazione; certo, ora mio marito mi amerà». [33]Poi concepì
ancora un figlio e disse: «Il Signore ha udito che io ero trascurata e
mi ha dato anche questo». E lo chiamò Simeone. [34]Poi concepì
ancora e partorì un figlio e disse: «Questa volta mio marito mi si
affezionerà, perché gli ho partorito tre figli». Per questo lo chiamò
Levi. [35]Concepì ancora e partorì un figlio e disse: «Questa
volta loderò il Signore». Per questo lo chiamò Giuda. Poi cessò di
avere figli.
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Genesi
- Capitolo 30
[1]Rachele,
vedendo che non le era concesso di procreare figli a Giacobbe, divenne
gelosa della sorella e disse a Giacobbe: «Dammi dei figli, se no io
muoio!». [2]Giacobbe s'irritò contro Rachele e disse: «Tengo
forse io il posto di Dio, il quale ti ha negato il frutto del grembo?».
[3]Allora essa rispose: «Ecco la mia serva Bila: unisciti a lei,
così che partorisca sulle mie ginocchia e abbia anch'io una mia prole
per mezzo di lei». [4]Così essa gli diede in moglie la propria
schiava Bila e Giacobbe si unì a lei. [5]Bila concepì e partorì
a Giacobbe un figlio. [6]Rachele disse: «Dio mi ha fatto
giustizia e ha anche ascoltato la mia voce, dandomi un figlio». Per
questo essa lo chiamò Dan. [7]Poi Bila, la schiava di Rachele,
concepì ancora e partorì a Giacobbe un secondo figlio. [8]Rachele
disse: «Ho sostenuto contro mia sorella lotte difficili e ho vinto!».
Perciò lo chiamò Nèftali. [9]Allora
Lia, vedendo che aveva cessato di aver figli, prese la propria schiava
Zilpa e la diede in moglie e Giacobbe. [10]Zilpa, la schiava di
Lia, partorì a Giacobbe un figlio. [11]Lia disse: «Per fortuna!»
e lo chiamò Gad. [12]Poi Zilpa, la schiava di Lia, partorì un
secondo figlio a Giacobbe. [13]Lia disse: «Per mia felicità!
Perché le donne mi diranno felice». Perciò lo chiamò Aser. [14]Al
tempo della mietitura del grano, Ruben uscì e trovò mandragore, che
portò alla madre Lia. Rachele disse a Lia: «Dammi un pò delle
mandragore di tuo figlio». [15]Ma Lia rispose: «E' forse poco
che tu mi abbia portato via il marito perché voglia portar via anche le
mandragore di mio figlio?». Riprese Rachele: «Ebbene, si corichi pure
con te questa notte, in cambio delle mandragore di tuo figlio». [16]Alla
sera, quando Giacobbe arrivò dalla campagna, Lia gli uscì incontro e
gli disse: «Da me devi venire, perché io ho pagato il diritto di
averti con le mandragore di mio figlio». Così egli si coricò con lei
quella notte. [17]Il Signore esaudì Lia, la quale concepì e
partorì a Giacobbe un quinto figlio. [18]Lia disse: «Dio mi ha
dato il mio salario, per avere io dato la mia schiava a mio marito».
Perciò lo chiamò Issacar. [19]Poi Lia concepì e partorì
ancora un sesto figlio a Giacobbe. [20]Lia disse: «Dio mi ha
fatto un bel regalo: questa volta mio marito mi preferirà, perché gli
ho partorito sei figli». Perciò lo chiamò Zàbulon. [21]In
seguito partorì una figlia e la chiamò Dina. [22]Poi
Dio si ricordò anche di Rachele; Dio la esaudì e la rese feconda. [23]Essa
concepì e partorì un figlio e disse: «Dio ha tolto il mio disonore».
[24]E lo chiamò Giuseppe dicendo: «Il Signore mi aggiunga un
altro figlio!». Come
si è arricchito Giacobbe
[25]Dopo
che Rachele ebbe partorito Giuseppe, Giacobbe disse a Làbano: «Lasciami
andare e tornare a casa mia, nel mio paese. [26]Dammi le mogli,
per le quali ti ho servito, e i miei bambini perché possa partire: tu
conosci il servizio che ti ho prestato». [27]Gli disse Làbano:
«Se ho trovato grazia ai tuoi occhi... Per divinazione ho saputo che il
Signore mi ha benedetto per causa tua». [28]E aggiunse: «Fissami
il tuo salario e te lo darò». [29]Gli rispose: «Tu stesso sai
come ti ho servito e quanti sono diventati i tuoi averi per opera mia. [30]Perché
il poco che avevi prima della mia venuta è cresciuto oltre misura e il
Signore ti ha benedetto sui miei passi. Ma ora, quando lavorerò anch'io
per la mia casa?». [31]Riprese Làbano: «Che ti devo dare?».
Giacobbe rispose: «Non mi devi nulla; se tu farai per me quanto ti
dico, ritornerò a pascolare il tuo gregge e a custodirlo. [32]Oggi
passerò fra tutto il tuo bestiame; metti da parte ogni capo di colore
scuro tra le pecore e ogni capo chiazzato e punteggiato tra le capre:
sarà il mio salario. [33]In futuro la mia stessa onestà
risponderà per me; quando verrai a verificare il mio salario, ogni capo
che non sarà punteggiato o chiazzato tra le capre e di colore scuro tra
le pecore, se si troverà presso di me, sarà come rubato». [34]Làbano
disse: «Bene, sia come tu hai detto!». [35]In quel giorno mise
da parte i capri striati e chiazzati e tutte le capre punteggiate e
chiazzate, ogni capo che aveva del bianco e ogni capo di colore scuro
tra le pecore. Li affidò ai suoi figli [36]e stabilì una
distanza di tre giorni di cammino tra sé e Giacobbe, mentre Giacobbe
pascolava l'altro bestiame di Làbano. [37]Ma
Giacobbe prese rami freschi di pioppo, di mandorlo e di platano, ne
intagliò la corteccia a strisce bianche, mettendo a nudo il bianco dei
rami. [38]Poi egli mise i rami così scortecciati nei truogoli
agli abbeveratoi dell'acqua, dove veniva a bere il bestiame, proprio in
vista delle bestie, le quali si accoppiavano quando venivano a bere. [39]Così
le bestie si accoppiarono di fronte ai rami e le capre figliarono
capretti striati, punteggiati e chiazzati. [40]Quanto alle
pecore, Giacobbe le separò e fece sì che le bestie avessero davanti a
sé gli animali striati e tutti quelli di colore scuro del gregge di Làbano.
E i branchi che si era così costituiti per conto suo, non li mise
insieme al gregge di Làbano. [41]Ogni
qualvolta si accoppiavano bestie robuste, Giacobbe metteva i rami nei
truogoli in vista delle bestie, per farle concepire davanti ai rami. [42]Quando
invece le bestie erano deboli, non li metteva. Così i capi di bestiame
deboli erano per Làbano e quelli robusti per Giacobbe. [43]Egli
si arricchì oltre misura e possedette greggi in grande quantità,
schiave e schiavi, cammelli e asini. Genesi
- Capitolo 31
Fuga
di Giacobbe
[1]Ma
Giacobbe venne a sapere che i figli di Làbano dicevano: «Giacobbe si
è preso quanto era di nostro padre e con quanto era di nostro padre si
è fatta tutta questa fortuna». [2]Giacobbe osservò anche la
faccia di Làbano e si accorse che non era più verso di lui come prima.
[3]Il Signore disse a Giacobbe: «Torna al paese dei tuoi padri,
nella tua patria e io sarò con te». [4]Allora Giacobbe mandò a
chiamare Rachele e Lia, in campagna presso il suo gregge [5]e
disse loro: «Io mi accorgo dal volto di vostro padre che egli verso di
me non è più come prima; eppure il Dio di mio padre è stato con me. [6]Voi
stesse sapete che io ho servito vostro padre con tutte le forze, [7]mentre
vostro padre si è beffato di me e ha cambiato dieci volte il mio
salario; ma Dio non gli ha permesso di farmi del male. [8]Se egli
diceva: Le bestie punteggiate saranno il tuo salario, tutto il gregge
figliava bestie punteggiate; se diceva: Le bestie striate saranno il tuo
salario, allora tutto il gregge figliava bestie striate. [9]Così
Dio ha sottratto il bestiame a vostro padre e l'ha dato a me. [10]Una
volta, quando il piccolo bestiame va in calore, io in sogno alzai gli
occhi e vidi che i capri in procinto di montare le bestie erano striati,
punteggiati e chiazzati. [11]L'angelo di Dio mi disse in sogno:
Giacobbe! Risposi: Eccomi. [12]Riprese: Alza gli occhi e guarda:
tutti i capri che montano le bestie sono striati, punteggiati e
chiazzati, perché ho visto quanto Làbano ti fa. [13]Io sono il
Dio di Betel, dove tu hai unto una stele e dove mi hai fatto un voto.
Ora alzati, parti da questo paese e torna nella tua patria!». [14]Rachele
e Lia gli risposero: «Abbiamo forse ancora una parte o una eredità
nella casa di nostro padre? [15]Non siamo forse tenute in conto
di straniere da parte sua, dal momento che ci ha vendute e si è anche
mangiato il nostro danaro? [16]Tutta la ricchezza che Dio ha
sottratto a nostro padre è nostra e dei nostri figli. Ora fà pure
quanto Dio ti ha detto». [17]Allora
Giacobbe si alzò, caricò i figli e le mogli sui cammelli [18]e
condusse via tutto il bestiame e tutti gli averi che si era acquistati,
il bestiame che si era acquistato in Paddan-Aram, per ritornare da
Isacco, suo padre, nel paese di Canaan. [19]Làbano era andato a
tosare il gregge e Rachele rubò gli idoli che appartenevano al padre. [20]Giacobbe
eluse l'attenzione di Làbano l'Arameo, non avvertendolo che stava per
fuggire; [21]così potè andarsene con tutti i suoi averi. Si alzò
dunque, passò il fiume e si diresse verso le montagne di Gàlaad. Labano
insegue Giacobbe
[22]Al
terzo giorno fu riferito a Làbano che Giacobbe era fuggito. [23]Allora
egli prese con sé i suoi parenti, lo inseguì per sette giorni di
cammino e lo raggiunse sulle montagne di Gàlaad. [24]Ma Dio
venne da Làbano l'Arameo in un sogno notturno e gli disse: «Bada di
non dir niente a Giacobbe, proprio nulla!». [25]Làbano andò
dunque a raggiungere Giacobbe; ora Giacobbe aveva piantato la tenda
sulle montagne e Làbano si era accampato con i parenti sulle montagne
di Gàlaad. [26]Disse allora Làbano a Giacobbe: «Che hai fatto?
Hai eluso la mia attenzione e hai condotto via le mie figlie come
prigioniere di guerra! [27]Perché sei fuggito di nascosto, mi
hai ingannato e non mi hai avvertito? Io ti avrei congedato con festa e
con canti, a suon di timpani e di cetre! [28]E non mi hai
permesso di baciare i miei figli e le mie figlie! Certo hai agito in
modo insensato. [29]Sarebbe in mio potere di farti del male, ma
il Dio di tuo padre mi ha parlato la notte scorsa: Bada di non dir
niente a Giacobbe, né in bene né in male! [30]Certo, sei
partito perché soffrivi di nostalgia per la casa di tuo padre; ma perché
mi hai rubato i miei dei?». [31]Giacobbe rispose a Làbano e
disse: «Perché avevo paura e pensavo che mi avresti tolto con la forza
le tue figlie. [32]Ma quanto a colui presso il quale tu troverai
i tuoi dei, non resterà in vita! Alla presenza dei nostri parenti
riscontra quanto vi può essere di tuo presso di me e prendilo».
Giacobbe non sapeva che li aveva rubati Rachele. [33]Allora Làbano
entrò nella tenda di Giacobbe e poi nella tenda di Lia e nella tenda
delle due schiave, ma non trovò nulla. Poi uscì dalla tenda di Lia ed
entrò nella tenda di Rachele. [34]Rachele aveva preso gli idoli
e li aveva messi nella sella del cammello, poi vi si era seduta sopra,
così Làbano frugò in tutta la tenda, ma non li trovò. [35]Essa
parlò al padre: «Non si offenda il mio signore se io non posso alzarmi
davanti a te, perché ho quello che avviene di regola alle donne». Làbano
cercò dunque il tutta la tenda e non trovò gli idoli. [36]Giacobbe
allora si adirò e apostrofò Làbano, al quale disse: «Qual è il mio
delitto, qual è il mio peccato, perché ti sia messo a inseguirmi? [37]Ora
che hai frugato tra tutti i miei oggetti, che hai trovato di tutte le
robe di casa tua? Mettilo qui davanti ai miei e tuoi parenti e siano
essi giudici tra noi due. [38]Vent'anni ho passato con te: le tue
pecore e le tue capre non hanno abortito e i montoni del tuo gregge non
ho mai mangiato. [39]Nessuna bestia sbranata ti ho portato: io ne
compensavo il danno e tu reclamavi da me ciò che veniva rubato di
giorno e ciò che veniva rubato di notte. [40]Di giorno mi
divorava il caldo e di notte il gelo e il sonno fuggiva dai miei occhi. [41]Vent'anni
sono stato in casa tua: ho servito quattordici anni per le tue due
figlie e sei anni per il tuo gregge e tu hai cambiato il mio salario
dieci volte. [42]Se non fosse stato con me il Dio di mio padre,
il Dio di Abramo e il Terrore di Isacco, tu ora mi avresti licenziato a
mani vuote; ma Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie mani
e la scorsa notte egli ha fatto da arbitro». Accordo
tra Giacobbe e Labano
[43]Làbano
allora rispose e disse a Giacobbe: «Queste figlie sono mie figlie e
questi figli sono miei figli; questo bestiame è il mio bestiame e
quanto tu vedi è mio. E che potrei fare oggi a queste mie figlie o ai
figli che esse hanno messi al mondo? [44]Ebbene, vieni,
concludiamo un'alleanza io e te e ci sia un testimonio tra me e te». [45]Giacobbe
prese una pietra e la eresse come una stele. [46]Poi disse ai
suoi parenti: «Raccogliete pietre», e quelli presero pietre e ne
fecero un mucchio. Poi mangiarono là su quel mucchio. [47]Làbano
lo chiamò Iegar-Saaduta, mentre Giacobbe lo chiamò Gal-Ed. [48]Làbano
disse: «Questo mucchio sia oggi un testimonio tra me e te»; per questo
lo chiamò Gal-Ed [49]e anche Mizpa, perché disse: «Il Signore
starà di vedetta tra me e te, quando noi non ci vedremo più l'un
l'altro. [50]Se tu maltratterai le mie figlie e se prenderai
altre mogli oltre le mie figlie, non un uomo sarà con noi, ma bada, Dio
sarà testimonio tra me e te». [51]Soggiunse Làbano a Giacobbe:
«Ecco questo mucchio ed ecco questa stele, che io ho eretta tra me e
te. [52]Questo mucchio è testimonio e questa stele è testimonio
che io giuro di non oltrepassare questo mucchio dalla tua parte e che tu
giuri di non oltrepassare questo mucchio e questa stele dalla mia parte
per fare il male. [53]Il Dio di Abramo e il Dio di Nacor siano
giudici tra di noi». Giacobbe giurò per il Terrore di suo padre
Isacco. [54]Poi offrì un sacrificio sulle montagne e invitò i
suoi parenti a prender cibo. Essi mangiarono e passarono la notte sulle
montagne. Genesi
- Capitolo 32
[1]Alla
mattina per tempo Làbano si alzò, baciò i figli e le figlie e li
benedisse. Poi partì e ritornò a casa. [2]Mentre
Giacobbe continuava il viaggio, gli si fecero incontro gli angeli di
Dio. [3]Giacobbe al vederli disse: «Questo è l'accampamento di
Dio» e chiamò quel luogo Macanaim. Giacobbe
prepara l'incontro con Esaù
[4]Poi
Giacobbe mandò avanti a sé alcuni messaggeri al fratello Esaù, nel
paese di Seir, la campagna di Edom. [5]Diede loro questo comando:
«Direte al mio signore Esaù: Dice il tuo servo Giacobbe: Sono stato
forestiero presso Làbano e vi sono restato fino ad ora. [6]Sono
venuto in possesso di buoi, asini e greggi, di schiavi e schiave. Ho
mandato ad informarne il mio signore, per trovare grazia ai suoi occhi».
[7]I messaggeri tornarono da Giacobbe, dicendo: «Siamo stati da
tuo fratello Esaù; ora egli stesso sta venendoti incontro e ha con sé
quattrocento uomini». [8]Giacobbe si spaventò molto e si sentì
angosciato; allora divise in due accampamenti la gente che era con lui,
il gregge, gli armenti e i cammelli. [9]Pensò infatti: «Se Esaù
raggiunge un accampamento e lo batte, l'altro accampamento si salverà».
[10]Poi Giacobbe disse: «Dio del mio padre Abramo e Dio del mio
padre Isacco, Signore, che mi hai detto: Ritorna al tuo paese, nella tua
patria e io ti farò del bene, [11]io sono indegno di tutta la
benevolenza e di tutta la fedeltà che hai usato verso il tuo servo. Con
il mio bastone soltanto avevo passato questo Giordano e ora sono
divenuto tale da formare due accampamenti. [12]Salvami dalla mano
del mio fratello Esaù, perché io ho paura di lui: egli non arrivi e
colpisca me e tutti, madre e bambini! [13]Eppure tu hai detto: Ti
farò del bene e renderò la tua discendenza come la sabbia del mare,
tanto numerosa che non si può contare». [14]Giacobbe rimase in
quel luogo a passare la notte. Poi prese, di ciò che gli capitava tra
mano, di che fare un dono al fratello Esaù: [15]duecento capre e
venti capri, duecento pecore e venti montoni, [16]trenta cammelle
allattanti con i loro piccoli, quaranta giovenche e dieci torelli, venti
asine e dieci asinelli. [17]Egli affidò ai suoi servi i singoli
branchi separatamente e disse loro: «Passate davanti a me e lasciate un
certo spazio tra un branco e l'altro». [18]Diede questo ordine
al primo: «Quando ti incontrerà Esaù, mio fratello, e ti domanderà:
Di chi sei tu? Dove vai? Di chi sono questi animali che ti camminano
davanti?, [19]tu risponderai: Del tuo fratello Giacobbe: è un
dono inviato al mio signore Esaù; ecco egli stesso ci segue». [20]Lo
stesso ordine diede anche al secondo e anche al terzo e a quanti
seguivano i branchi: «Queste parole voi rivolgerete ad Esaù quando lo
troverete; [21]gli direte: Anche il tuo servo Giacobbe ci segue».
Pensava infatti: «Lo placherò con il dono che mi precede e in seguito
mi presenterò a lui; forse mi accoglierà con benevolenza». [22]Così
il dono passò prima di lui, mentr'egli trascorse quella notte
nell'accampamento. La
lotta con Dio
[23]Durante
quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi
undici figli e passò il guado dello Iabbok. [24]Li prese, fece
loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi averi. [25]Giacobbe
rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. [26]Vedendo
che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e
l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a
lottare con lui. [27]Quegli disse: «Lasciami andare, perché è
spuntata l'aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi
avrai benedetto!». [28]Gli domandò: «Come ti chiami?».
Rispose: «Giacobbe». [29]Riprese: «Non ti chiamerai più
Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e
hai vinto!». [30]Giacobbe allora gli chiese: «Dimmi il tuo nome».
Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. [31]Allora
Giacobbe chiamò quel luogo Penuel «Perché - disse - ho visto Dio
faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva». [32]Spuntava
il sole, quando Giacobbe passò Penuel e zoppicava all'anca. [33]Per
questo gli Israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo sciatico, che
è sopra l'articolazione del femore, perché quegli aveva colpito
l'articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico. Genesi
- Capitolo 33
L'incontro
con Esaù
[1]Poi
Giacobbe alzò gli occhi e vide arrivare Esaù che aveva con sé
quattrocento uomini. Allora distribuì i figli tra Lia, Rachele e le due
schiave; [2]mise in testa le schiave con i loro figli, più
indietro Lia con i suoi figli e più indietro Rachele e Giuseppe. [3]Egli
passò davanti a loro e si prostrò sette volte fino a terra, mentre
andava avvicinandosi al fratello. [4]Ma Esaù gli corse incontro,
lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero. [5]Poi
alzò gli occhi e vide le donne e i fanciulli e disse: «Chi sono questi
con te?». Rispose: «Sono i figli di cui Dio ha favorito il tuo servo».
[6]Allora si fecero avanti le schiave con i loro figli e si
prostrarono. [7]Poi si fecero avanti anche Lia e i suoi figli e
si prostrarono e infine si fecero avanti Rachele e Giuseppe e si
prostrarono. [8]Domandò ancora: «Che è tutta questa carovana
che ho incontrata?». Rispose: «E' per trovar grazia agli occhi del mio
signore». [9]Esaù disse: «Ne ho abbastanza del mio, fratello,
resti per te quello che è tuo!». [10]Ma Giacobbe disse: «No,
se ho trovato grazia ai tuoi occhi, accetta dalla mia mano il mio dono,
perché appunto per questo io sono venuto alla tua presenza, come si
viene alla presenza di Dio, e tu mi hai gradito. [11]Accetta il
mio dono augurale che ti è stato presentato, perché Dio mi ha favorito
e sono provvisto di tutto!». Così egli insistette e quegli accettò. Giacobbe
si separa da Esaù
[12]Poi
Esaù disse: «Leviamo l'accampamento e mettiamoci in viaggio: io
camminerò davanti a te». [13]Gli rispose: «Il mio signore sa
che i fanciulli sono delicati e che ho a mio carico i greggi e gli
armenti che allattano: se si affaticano anche un giorno solo, tutte le
bestie moriranno. [14]Il mio signore passi prima del suo servo,
mentre io mi sposterò a tutto mio agio, al passo di questo bestiame che
mi precede e al passo dei fanciulli, finché arriverò presso il mio
signore a Seir». [15]Disse allora Esaù: «Almeno possa lasciare
con te una parte della gente che ho con me!». Rispose: «Ma perché?
Possa io solo trovare grazia agli occhi del mio signore!». [16]Così
in quel giorno stesso Esaù ritornò sul suo cammino verso Seir. [17]Giacobbe
invece si trasportò a Succot, dove costruì una casa per sé e fece
capanne per il gregge. Per questo chiamò quel luogo Succot. Arrivo
a Sichem
[18]Giacobbe
arrivò sano e salvo alla città di Sichem, che è nel paese di Canaan,
quando tornò da Paddan-Aram e si accampò di fronte alla città. [19]Poi
acquistò dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi
d'argento, quella porzione di campagna dove aveva piantato la tenda. [20]Ivi
eresse un altare e lo chiamò «El, Dio d'Israele». Genesi
- Capitolo 34
Violenza
fatta a Dina
[1]Dina,
la figlia che Lia aveva partorita a Giacobbe, uscì a vedere le ragazze
del paese. [2]Ma la vide Sichem, figlio di Camor l'Eveo, principe
di quel paese, e la rapì, si unì a lei e le fece violenza. [3]Egli
rimase legato a Dina, figlia di Giacobbe; amò la fanciulla e le rivolse
parole di conforto. [4]Poi disse a Camor suo padre: «Prendimi in
moglie questa ragazza». [5]Intanto Giacobbe aveva saputo che
quegli aveva disonorato Dina, sua figlia, ma i suoi figli erano in
campagna con il suo bestiame. Giacobbe tacque fino al loro arrivo. Accordo
matrimoniale con i Sichemiti
[6]Venne
dunque Camor, padre di Sichem, da Giacobbe per parlare con lui. [7]Quando
i figli di Giacobbe tornarono dalla campagna, sentito l'accaduto, ne
furono addolorati e s'indignarono molto, perché quelli aveva commesso
un'infamia in Israele, unendosi alla figlia di Giacobbe: così non si
doveva fare! [8]Camor
disse loro: «Sichem, mio figlio, è innamorato della vostra figlia;
dategliela in moglie! [9]Anzi, alleatevi con noi: voi darete a
noi le vostre figlie e vi prenderete per voi le nostre figlie. [10]Abiterete
con noi e il paese sarà a vostra disposizione; risiedetevi,
percorretelo in lungo e in largo e acquistate proprietà in esso». [11]Poi
Sichem disse al padre e ai fratelli di lei: «Possa io trovare grazia
agli occhi vostri; vi darò quel che mi direte. [12]Alzate pure
molto a mio carico il prezzo nuziale e il valore del dono; vi darò
quanto mi chiederete, ma datemi la giovane in moglie!». [13]Allora
i figli di Giacobbe risposero a Sichem e a suo padre Camor e parlarono
con astuzia, perché quegli aveva disonorato la loro sorella Dina. [14]Dissero
loro: «Non possiamo fare questo, dare cioè la nostra sorella ad un
uomo non circonciso, perché ciò sarebbe un disonore per noi. [15]Solo
a questa condizione acconsentiremo alla vostra richiesta, se cioè voi
diventerete come noi, circoncidendo ogni vostro maschio. [16]Allora
noi vi daremo le nostre figlie e ci prenderemo le vostre, abiteremo con
voi e diventeremo un solo popolo. [17]Ma se voi non ci ascoltate
a proposito della nostra circoncisione, allora prenderemo la nostra
figlia e ce ne andremo». [18]Le
loro parole piacquero a Camor e a Sichem, figlio di Camor. [19]Il
giovane non indugiò ad eseguire la cosa, perché amava la figlia di
Giacobbe; d'altra parte era il più onorato di tutto il casato di suo
padre. [20]Vennero dunque Camor e il figlio Sichem alla porta
della loro città e parlarono agli uomini della città: [21]«Questi
uomini sono gente pacifica: abitino pure con noi nel paese e lo
percorrano in lungo e in largo; esso è molto ampio per loro in ogni
direzione. Noi potremo prendere per mogli le loro figlie e potremo dare
a loro le nostre. [22]Ma solo ad una condizione questi uomini
acconsentiranno ad abitare con noi, a diventare un sol popolo: se cioè
noi circoncidiamo ogni nostro maschio come loro stessi sono circoncisi. [23]I
loro armenti, la loro ricchezza e tutto il loro bestiame non saranno
forse nostri? Accontentiamoli dunque e possano abitare con noi!». [24]Allora
quanti avevano accesso alla porta della sua città ascoltarono Camor e
il figlio Sichem: tutti i maschi, quanti avevano accesso alla porta
della città, si fecero circoncidere. Vendetta
di Simeone e di Levi
[25]Ma
il terzo giorno, quand'essi erano sofferenti, i due figli di Giacobbe,
Simeone e Levi, i fratelli di Dina, presero ciascuno una spada,
entrarono nella città con sicurezza e uccisero tutti i maschi. [26]Passarono
così a fil di spada Camor e suo figlio Sichem, portarono via Dina dalla
casa di Sichem e si allontanarono. [27]I figli di Giacobbe si
buttarono sui cadaveri e saccheggiarono la città, perché quelli
avevano disonorato la loro sorella. [28]Presero così i loro
greggi e i loro armenti, i loro asini e quanto era nella città e nella
campagna. [29]Portarono via come bottino tutte le loro ricchezze,
tutti i loro bambini e le loro donne e saccheggiarono quanto era nelle
case. [30]Allora Giacobbe disse a Simeone e a Levi: «Voi mi
avete messo in difficoltà, rendendomi odioso agli abitanti del paese,
ai Cananei e ai Perizziti, mentre io ho pochi uomini; essi si
raduneranno contro di me, mi vinceranno e io sarò annientato con la mia
casa». [31]Risposero: «Si tratta forse la nostra sorella come
una prostituta?». Genesi
- Capitolo 35
Giacobbe
a Betel
[1]Dio
disse a Giacobbe: «Alzati, và a Betel e abita là; costruisci in quel
luogo un altare al Dio che ti è apparso quando fuggivi Esaù, tuo
fratello». [2]Allora Giacobbe disse alla sua famiglia e a quanti
erano con lui: «Eliminate gli dei stranieri che avete con voi,
purificatevi e cambiate gli abiti. [3]Poi alziamoci e andiamo a
Betel, dove io costruirò un altare al Dio che mi ha esaudito al tempo
della mia angoscia e che è stato con me nel cammino che ho percorso». [4]Essi
consegnarono a Giacobbe tutti gli dei stranieri che possedevano e i
pendenti che avevano agli orecchi; Giacobbe li sotterrò sotto la
quercia presso Sichem. [5]Poi
levarono l'accampamento e un terrore molto forte assalì i popoli che
stavano attorno a loro, così che non inseguirono i figli di Giacobbe. [6]Giacobbe
e tutta la gente ch'era con lui arrivarono a Luz, cioè Betel, che è
nel paese di Canaan. [7]Qui egli costruì un altare e chiamò
quel luogo «El-Betel», perché là Dio gli si era rivelato, quando
sfuggiva al fratello. [8]Allora morì Dèbora, la nutrice di
Rebecca, e fu sepolta al disotto di Betel, ai piedi della quercia, che
perciò si chiamò Quercia del Pianto. [9]Dio
apparve un'altra volta a Giacobbe, quando tornava da Paddan-Aram, e lo
benedisse. [10]Dio gli disse: «Il
tuo nome è Giacobbe. Così
lo si chiamò Israele. [11]Dio gli disse: «Io
sono Dio onnipotente. [13]Dio
scomparve da lui, nel luogo dove gli aveva parlato. [14]Allora
Giacobbe eresse una stele, dove gli aveva parlato, una stele di pietra,
e su di essa fece una libazione e versò olio. [15]Giacobbe chiamò
Betel il luogo dove Dio gli aveva parlato. Nascita
di Beniamino e morte di Rachele
[16]Poi
levarono l'accampamento da Betel. Mancava ancora un tratto di cammino
per arrivare ad Efrata, quando Rachele partorì ed ebbe un parto
difficile. [17]Mentre penava a partorire, la levatrice le disse:
«Non temere: anche questo è un figlio!». [18]Mentre esalava
l'ultimo respiro, perché stava morendo, essa lo chiamò Ben-Oni, ma suo
padre lo chiamò Beniamino. [19]Così Rachele morì e fu sepolta
lungo la strada verso Efrata, cioè Betlemme. [20]Giacobbe eresse
sulla sua tomba una stele. Questa stele della tomba di Rachele esiste
fino ad oggi. Incesto
di Ruben
[21]Poi
Israele levò l'accampamento e piantò la tenda al di là di Migdal-Eder.
[22]Mentre Israele abitava in quel paese, Ruben andò a unirsi
con Bila, concubina del padre, e Israele lo venne a sapere. I
dodici figli di Giacobbe
I
figli di Giacobbe furono dodici. [23]I figli di Lia: il
primogenito di Giacobbe, Ruben, poi Simeone, Levi, Giuda, Issacar e Zàbulon.
[24]I figli di Rachele: Giuseppe e Beniamino. [25]I figli
di Bila, schiava di Rachele: Dan e Nèftali. [26]I figli di Zilpa,
schiava di Lia: Gad e Aser. Questi sono i figli di Giacobbe che gli
nacquero in Paddan-Aram. Morte
di Isacco
[27]Poi
Giacobbe venne da suo padre Isacco a Mamre, a Kiriat-Arba, cioè Ebron,
dove Abramo e Isacco avevano soggiornato come forestieri. [28]Isacco
raggiunse l'età di centottat'anni. [29]Poi Isacco spirò, morì
e si riunì al suo parentado, vecchio e sazio di giorni. Lo seppellirono
i suoi figli Esaù e Giacobbe. Genesi
- Capitolo 36
Mogli
e figli di Esaù in Canaan
[1]Questa
è la discendenza di Esaù, cioè Edom. [2]Esaù prese le mogli
tra le figlie dei Cananei: Ada, figlia di Elon, l'Hittita; Oolibama,
figlia di Ana, figlio di Zibeon, l'Hurrita; [3]Basemat, figlia di
Ismaele, sorella di Nebaiòt. [4]Ada partorì ad Esaù Elifaz,
Basemat partorì Reuel, [5]Oolibama partorì Ieus, Iaalam e Core.
Questi sono i figli di Esaù, che gli nacquero nel paese di Canaan. Migrazione
di Esaù
[6]Poi
Esaù prese le mogli e i figli e le figlie e tutte le persone della sua
casa, il suo gregge e tutto il suo bestiame e tutti i suoi beni che
aveva acquistati nel paese di Canaan e andò nel paese di Seir, lontano
dal fratello Giacobbe. [7]Infatti i loro possedimenti erano
troppo grandi perché essi potessero abitare insieme e il territorio,
dove essi soggiornavano, non poteva sostenerli per causa del loro
bestiame. [8]Così Esaù si stabilì sulle montagne di Seir. Ora
Esaù è Edom. Discendenza
di Esaù in Seir
[9]Questa
è la discendenza di Esaù, padre degli Idumei, nelle montagne di Seir. [10]Questi
sono i nomi dei figli di Esaù: Elifaz, figlio di Ada, moglie di Esaù;
Reuel, figlio di Basemat, moglie di Esaù. [11]I figli di Elifaz
furono: Teman, Omar, Zefo, Gatam, Kenaz. [12]Elifaz, figlio di
Esaù, aveva per concubina Timna, la quale ad Elifaz partorì Amalek.
Questi sono i figli di Ada, moglie di Esaù. [13]Questi sono i
figli di Reuel: Naat e Zerach, Samma e Mizza. Questi furono i figli di
Basemat, moglie di Esaù. [14]Questi furono i figli di Oolibama,
moglie di Esaù, figlia di Ana, figlio di Zibeon; essa partorì a Esaù
Ieus, Iaalam e Core. I
capi di Edom
[15]Questi
sono i capi dei figli di Esaù: i figli di Elifaz primogenito di Esaù:
il capo di Teman, il capo di Omar, il capo di Zefo, il capo di Kenaz, [16]il
capo di Core, il capo di Gatam, il capo di Amalek. Questi sono i capi di
Elifaz nel paese di Edom: questi sono i figli di Ada. [17]Questi
i figli di Reuel, figlio di Esaù: il capo di Naat, il capo di Zerach,
il capo di Samma, il capo di Mizza. Questi sono i capi di Reuel nel
paese di Edom; questi sono i figli di Basemat, moglie di Esaù. [18]Questi
sono i figli di Oolibama, moglie di Esaù: il capo di Ieus, il capo di
Iaalam, il capo di Core. Questi sono i capi di Oolibama, figlia di Ana,
moglie di Esaù. [19]Questi
sono i figli di Esaù e questi i loro capi. Egli è Edom. Discendenza
di Seir l'Hurrita
[20]Questi
sono i figli di Seir l'Hurrita, che abitano il paese: Lotan, Sobal,
Zibeon, Ana, [21]Dison, Eser e Disan. Questi sono i capi degli
Hurriti, figli di Seir, nel paese di Edom. [22]I figli di Lotan
furono Ori e Emam e la sorella di Lotan era Timna. [23]I figli di
Sobal sono Alvan, Manacat, Ebal, Sefo e Onam. [24]I figli di
Zibeon sono Aia e Ana; questo è l'Ana che trovò le sorgenti calde nel
deserto, mentre pascolava gli asini del padre Zibeon. [25]I figli
di Ana sono Dison e Oolibama, figlia di Ana. [26]I figli di Dison
sono Emdam, Esban, Itran e Cheran. [27]I figli di Eser sono Bilan,
Zaavan e Akan. [28]I figli di Disan sono Uz e Aran. [29]Questi
sono i capi degli Hurriti: il capo di Lotan, il capo di Sobal, il capo
di Zibeon, il capo di Ana, [30]il capo di Dison, il capo di Eser,
il capo di Disan. Questi sono i capi degli Hurriti, secondo le loro tribù
nel paese di Seir. I
re di Edom
[31]Questi
sono i re che regnarono nel paese di Edom, prima che regnasse un re
degli Israeliti. [32]Regnò dunque in Edom Bela, figlio di Beor,
e la sua città si chiama Dinaba. [33]Poi morì Bela e regnò al
suo posto Iobab, figlio di Zerach, da Bosra. [34]Poi morì Iobab
e regnò al suo posto Usam, del territorio dei Temaniti. [35]Poi
morì Usam e regnò al suo posto Adad, figlio di Bedad, colui che vinse
i Madianiti nelle steppe di Moab; la sua città si chiama Avit. [36]Poi
morì Adad e regnò al suo posto Samla da Masreka. [37]Poi morì
Samla e regnò al suo posto Saul da Recobot-Naar. [38]Poi morì
Saul e regnò al suo posto Baal-Canan, figlio di Acbor. [39]Poi
morì Baal-Canan, figlio di Acbor, e regnò al suo posto Adar: la sua
città si chiama Pau e la moglie si chiamava Meetabel, figlia di Matred,
da Me-Zaab. Ancora
i capi di Edom
[40]Questi
sono i nomi dei capi di Esaù, secondo le loro famiglie, le loro località,
con i loro nomi: il capo di Timna, il capo di Alva, il capo di Ietet, [41]il
capo di Oolibama, il capo di Ela, il capo di Pinon, [42]il capo
di Kenan, il capo di Teman, il capo di Mibsar, [43]il capo di
Magdiel, il capo di Iram. Questi sono i capi di Edom secondo le loro
sedi nel territorio di loro proprietà. E' appunto questo Esaù il padre
degli Idumei. Genesi
- Capitolo 37
[1]Giacobbe
si stabilì nel paese dove suo padre era stato forestiero, nel paese di
Canaan. IV. STORIA DI GIUSEPPE
Giuseppe
e i suoi fratelli
[2]Questa
è la storia della discendenza di Giacobbe. Giuseppe
all'età di diciassette anni pascolava il gregge con i fratelli. Egli
era giovane e stava con i figli di Bila e i figli di Zilpa, mogli di suo
padre. Ora Giuseppe riferì al loro padre i pettegolezzi sul loro conto.
[3]Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era
il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica dalle lunghe
maniche. [4]I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui
più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non potevano parlargli
amichevolmente. [5]Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai
fratelli, che lo odiarono ancor di più. [6]Disse dunque loro: «Ascoltate
questo sogno che ho fatto. [7]Noi stavamo legando covoni in mezzo
alla campagna, quand'ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i
vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio». [8]Gli
dissero i suoi fratelli: «Vorrai forse regnare su di noi o ci vorrai
dominare?». Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle
sue parole. [9]Egli
fece ancora un altro sogno e lo narrò al padre e ai fratelli e disse:
«Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si
prostravano davanti a me». [10]Lo narrò dunque al padre e ai
fratelli e il padre lo rimproverò e gli disse: «Che sogno è questo
che hai fatto! Dovremo forse venire io e tua madre e i tuoi fratelli a
prostrarci fino a terra davanti a te?». [11]I
suoi fratelli perciò erano invidiosi di lui, ma suo padre tenne in
mente la cosa. Giuseppe
venduto dai fratelli
[12]I
suoi fratelli andarono a pascolare il gregge del loro padre a Sichem. [13]Israele
disse a Giuseppe: «Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem?
Vieni, ti voglio mandare da loro». Gli rispose: «Eccomi!». [14]Gli
disse: «Và a vedere come stanno i tuoi fratelli e come sta il
bestiame, poi torna a riferirmi». Lo fece dunque partire dalla valle di
Ebron ed egli arrivò a Sichem. [15]Mentr'egli andava errando per
la campagna, lo trovò un uomo, che gli domandò: «Che cerchi?». [16]Rispose:
«Cerco i miei fratelli. Indicami dove si trovano a pascolare». [17]Quell'uomo
disse: «Hanno tolto le tende di qui, infatti li ho sentiti dire:
Andiamo a Dotan». Allora Giuseppe andò in cerca dei suoi fratelli e li
trovò a Dotan. [18]Essi lo videro da lontano e, prima che
giungesse vicino a loro, complottarono di farlo morire. [19]Si
dissero l'un l'altro: «Ecco, il sognatore arriva! [20]Orsù,
uccidiamolo e gettiamolo in qualche cisterna! Poi diremo: Una bestia
feroce l'ha divorato! Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni!». [21]Ma
Ruben sentì e volle salvarlo dalle loro mani, dicendo: «Non
togliamogli la vita». [22]Poi disse loro: «Non versate il
sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non
colpitelo con la vostra mano»; egli intendeva salvarlo dalle loro mani
e ricondurlo a suo padre. [23]Quando Giuseppe fu arrivato presso
i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica
dalle lunghe maniche ch'egli indossava, [24]poi lo afferrarono e
lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz'acqua. [25]Poi
sedettero per prendere cibo. Quando ecco, alzando gli occhi, videro
arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti da Galaad, con i cammelli
carichi di resina, di balsamo e di laudano, che andavano a portare in
Egitto. [26]Allora Giuda disse ai fratelli: «Che guadagno c'è
ad uccidere il nostro fratello e a nasconderne il sangue? [27]Su,
vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui, perché
è nostro fratello e nostra carne». I suoi fratelli lo ascoltarono. [28]Passarono
alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla
cisterna e per venti sicli d'argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti.
Così Giuseppe fu condotto in Egitto. [29]Quando Ruben ritornò
alla cisterna, ecco Giuseppe non c'era più. Allora si stracciò le
vesti, [30]tornò dai suoi fratelli e disse: «Il ragazzo non c'è
più, dove andrò io?». [31]Presero allora la tunica di
Giuseppe, scannarono un capro e intinsero la tunica nel sangue. [32]Poi
mandarono al padre la tunica dalle lunghe maniche e gliela fecero
pervenire con queste parole: «L'abbiamo trovata; riscontra se è o no
la tunica di tuo figlio». [33]Egli la riconobbe e disse: «E' la
tunica di mio figlio! Una bestia feroce l'ha divorato. Giuseppe è stato
sbranato». [34]Giacobbe si stracciò le vesti, si pose un
cilicio attorno ai fianchi e fece lutto sul figlio per molti giorni. [35]Tutti
i suoi figli e le sue figlie vennero a consolarlo, ma egli non volle
essere consolato dicendo: «No, io voglio scendere in lutto dal figlio
mio nella tomba». E il padre suo lo pianse. [36]Intanto i
Madianiti lo vendettero in Egitto a Potifar, consigliere del faraone e
comandante delle guardie. Genesi
- Capitolo 38
Storia
di Giuda e di Tamar
[1]In
quel tempo Giuda si separò dai suoi fratelli e si stabilì presso un
uomo di Adullam, di nome Chira. [2]Qui Giuda vide la figlia di un
Cananeo chiamato Sua, la prese in moglie e si unì a lei. [3]Essa
concepì e partorì un figlio e lo chiamò Er. [4]Poi concepì
ancora e partorì un figlio e lo chiamò Onan. [5]Ancora un'altra
volta partorì un figlio e lo chiamò Sela. Essa si trovava in Chezib,
quando lo partorì. [6]Giuda
prese una moglie per il suo primogenito Er, la quale si chiamava Tamar. [7]Ma
Er, primogenito di Giuda, si rese odioso al Signore e il Signore lo fece
morire. [8]Allora Giuda disse a Onan: «Unisciti alla moglie del
fratello, compi verso di lei il dovere di cognato e assicura così una
posterità per il fratello». [9]Ma Onan sapeva che la prole non
sarebbe stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie
del fratello, disperdeva per terra, per non dare una posterità al
fratello. [10]Ciò che egli faceva non fu gradito al Signore, il
quale fece morire anche lui. [11]Allora Giuda disse alla nuora
Tamar: «Ritorna a casa da tuo padre come vedova fin quando il mio
figlio Sela sarà cresciuto». Perché pensava: «Che non muoia anche
questo come i suoi fratelli!». Così Tamar se ne andò e ritornò alla
casa del padre. [12]Passarono
molti giorni e morì la figlia di Sua, moglie di Giuda. Quando Giuda
ebbe finito il lutto, andò a Timna da quelli che tosavano il suo gregge
e con lui vi era Chira, il suo amico di Adullam. [13]Fu portata a
Tamar questa notizia: «Ecco, tuo suocero va a Timna per la tosatura del
suo gregge». [14]Allora Tamar si tolse gli abiti vedovili, si
coprì con il velo e se lo avvolse intorno, poi si pose a sedere
all'ingresso di Enaim, che è sulla strada verso Timna. Aveva visto
infatti che Sela era ormai cresciuto, ma che lei non gli era stata data
in moglie. [15]Giuda la vide e la credette una prostituta, perché
essa si era coperta la faccia. [16]Egli si diresse su quella
strada verso di lei e disse: «Lascia che io venga con te!». Non sapeva
infatti che quella fosse la sua nuora. Essa disse: «Che mi darai per
venire con me?». [17]Rispose: «Io ti manderò un capretto del
gregge». Essa riprese: «Mi dai un pegno fin quando me lo avrai
mandato?». [18]Egli disse: «Qual è il pegno che ti devo dare?».
Rispose: «Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che hai in mano».
Allora glieli diede e le si unì. Essa concepì da lui. [19]Poi
si alzò e se ne andò; si tolse il velo e rivestì gli abiti vedovili. [20]Giuda
mandò il capretto per mezzo del suo amico di Adullam, per riprendere il
pegno dalle mani di quella donna, ma quegli non la trovò. [21]Domandò
agli uomini di quel luogo: «Dov'è quella prostituta che stava in Enaim
sulla strada?». Ma risposero: «Non c'è stata qui nessuna prostituta».
[22]Così tornò da Giuda e disse: «Non l'ho trovata; anche gli
uomini di quel luogo dicevano: Non c'è stata qui nessuna prostituta». [23]Allora
Giuda disse: «Se li tenga! Altrimenti ci esponiamo agli scherni. Vedi
che le ho mandato questo capretto, ma tu non l'hai trovata». [24]Circa
tre mesi dopo, fu portata a Giuda questa notizia: «Tamar, la tua nuora,
si è prostituita e anzi è incinta a causa della prostituzione». Giuda
disse: «Conducetela fuori e sia bruciata!». [25]Essa veniva gia
condotta fuori, quando mandò a dire al suocero: «Dell'uomo a cui
appartengono questi oggetti io sono incinta». E aggiunse: «Riscontra,
dunque, di chi siano questo sigillo, questi cordoni e questo bastone». [26]Giuda
li riconobbe e disse: «Essa è più giusta di me, perché io non l'ho
data a mio figlio Sela». E non ebbe più rapporti con lei. [27]Quand'essa
fu giunta al momento di partorire, ecco aveva nel grembo due gemelli. [28]Durante
il parto, uno di essi mise fuori una mano e la levatrice prese un filo
scarlatto e lo legò attorno a quella mano, dicendo: «Questi è uscito
per primo». [29]Ma, quando questi ritirò la mano, ecco uscì
suo fratello. Allora essa disse: «Come ti sei aperta una breccia?» e
lo si chiamò Perez. [30]Poi uscì suo fratello, che aveva il
filo scarlatto alla mano, e lo si chiamò Zerach. Genesi
- Capitolo 39
Primi
successi di Giuseppe in Egitto
[1]Giuseppe
era stato condotto in Egitto e Potifar, consigliere del faraone e
comandante delle guardie, un Egiziano, lo acquistò da quegli Ismaeliti
che l'avevano condotto laggiù. [2]Allora il Signore fu con
Giuseppe: a lui tutto riusciva bene e rimase nella casa dell'Egiziano,
suo padrone. [3]Il suo padrone si accorse che il Signore era con
lui e che quanto egli intraprendeva il Signore faceva riuscire nelle sue
mani. [4]Così Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e divenne
suo servitore personale; anzi quegli lo nominò suo maggiordomo e gli
diede in mano tutti i suoi averi. [5]Da quando egli lo aveva
fatto suo maggiordomo e incaricato di tutti i suoi averi, il Signore
benedisse la casa dell'Egiziano per causa di Giuseppe e la benedizione
del Signore fu su quanto aveva, in casa e nella campagna. [6]Così
egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di Giuseppe e non gli
domandava conto di nulla, se non del cibo che mangiava. Ora Giuseppe era
bello di forma e avvenente di aspetto. Giuseppe
e la seduttrice
[7]Dopo
questi fatti, la moglie del padrone gettò gli occhi su Giuseppe e gli
disse: «Unisciti a me!». [8]Ma egli rifiutò e disse alla
moglie del suo padrone: «Vedi, il mio signore non mi domanda conto di
quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi averi. [9]Lui
stesso non conta più di me in questa casa; non mi ha proibito nulla, se
non te, perché sei sua moglie. E come potrei fare questo grande male e
peccare contro Dio?». [10]E, benché ogni giorno essa ne
parlasse a Giuseppe, egli non acconsentì di unirsi, di darsi a lei. [11]Ora
un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c'era
nessuno dei domestici. [12]Essa lo afferrò per la veste,
dicendo: «Unisciti a me!». Ma egli le lasciò tra le mani la veste,
fuggì e uscì. [13]Allora essa, vedendo ch'egli le aveva
lasciato tra le mani la veste ed era fuggito fuori, [14]chiamò i
suoi domestici e disse loro: «Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo
per scherzare con noi! Mi si è accostato per unirsi a me, ma io ho
gridato a gran voce. [15]Egli, appena ha sentito che alzavo la
voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito ed è
uscito». [16]Ed
essa pose accanto a sé la veste di lui finché il padrone venne a casa.
[17]Allora gli disse le stesse cose: «Quel servo ebreo, che tu
ci hai condotto in casa, mi si è accostato per scherzare con me. [18]Ma
appena io ho gridato e ho chiamato, ha abbandonato la veste presso di me
ed è fuggito fuori». [19]Quando il padrone udì le parole di
sua moglie che gli parlava: «Proprio così mi ha fatto il tuo servo!»,
si accese d'ira. [20]Il
padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, dove erano
detenuti i carcerati del re. Giuseppe
in prigione
Così
egli rimase là in prigione. [21]Ma il Signore fu con Giuseppe,
gli conciliò benevolenza e gli fece trovare grazia agli occhi del
comandante della prigione. [22]Così
il comandante della prigione affidò a Giuseppe tutti i carcerati che
erano nella prigione e quanto c'era da fare là dentro, lo faceva lui. [23]Il
comandante della prigione non si prendeva cura più di nulla di quanto
gli era affidato, perché il Signore era con lui e quello che egli
faceva il Signore faceva riuscire.
|
Genesi
- Capitolo 40
Giuseppe
interpreta i sogni degli ufficiali del Faraone
[1]Dopo
queste cose il coppiere del re d'Egitto e il panettiere offesero il loro
padrone, il re d'Egitto. [2]Il faraone si adirò contro i suoi
due eunuchi, contro il capo dei coppieri e contro il capo dei
panettieri, [3]e li fece mettere in carcere nella casa del
comandante delle guardie, nella prigione dove Giuseppe era detenuto. [4]Il
comandante delle guardie assegnò loro Giuseppe, perché li servisse.
Così essi restarono nel carcere per un certo tempo. [5]Ora,
in una medesima notte, il coppiere e il panettiere del re d'Egitto, che
erano detenuti nella prigione, ebbero tutti e due un sogno, ciascuno il
suo sogno, che aveva un significato particolare. [6]Alla
mattina Giuseppe venne da loro e vide che erano afflitti. [7]Allora
interrogò gli eunuchi del faraone che erano con lui in carcere nella
casa del suo padrone e disse: «Perché quest'oggi avete la faccia così
triste?». [8]Gli dissero: «Abbiamo fatto un sogno e non c'è
chi lo interpreti». Giuseppe disse loro: «Non è forse Dio che ha in
suo potere le interpretazioni? Raccontatemi dunque». [9]Allora
il capo dei coppieri raccontò il suo sogno a Giuseppe e gli disse: «Nel
mio sogno, ecco mi stava davanti una vite, [10]sulla quale erano
tre tralci; non appena essa cominciò a germogliare, apparvero i fiori e
i suoi grappoli maturarono gli acini. [11]Io avevo in mano il
calice del faraone; presi gli acini, li spremetti nella coppa del
faraone e diedi la coppa in mano al faraone». [12]Giuseppe
gli disse: «Eccone la spiegazione: i tre tralci sono tre giorni. [13]Fra
tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti restituirà nella tua
carica e tu porgerai il calice al faraone, secondo la consuetudine di
prima, quando eri suo coppiere. [14]Ma se, quando sarai felice,
ti vorrai ricordare che io sono stato con te, fammi questo favore: parla
di me al faraone e fammi uscire da questa casa. [15]Perché io
sono stato portato via ingiustamente dal paese degli Ebrei e anche qui
non ho fatto nulla perché mi mettessero in questo sotterraneo». [16]Allora
il capo dei panettieri, vedendo che aveva dato un'interpretazione
favorevole, disse a Giuseppe: «Quanto a me, nel mio sogno mi stavano
sulla testa tre canestri di pane bianco [17]e nel canestro che
stava di sopra era ogni sorta di cibi per il faraone, quali si preparano
dai panettieri. Ma gli uccelli li mangiavano dal canestro che avevo
sulla testa». [18]Giuseppe
rispose e disse: «Questa è la spiegazione: i tre canestri sono tre
giorni. [19]Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e
ti impiccherà ad un palo e gli uccelli ti mangeranno la carne addosso».
[20]Appunto
al terzo giorno - era il giorno natalizio del faraone - egli fece un
banchetto a tutti i suoi ministri e allora sollevò la testa del capo
dei coppieri e la testa del capo dei panettieri in mezzo ai suoi
ministri. [21]Restituì il capo dei coppieri al suo ufficio di
coppiere, perché porgesse la coppa al faraone, [22]e invece
impiccò il capo dei panettieri, secondo l'interpretazione che Giuseppe
aveva loro data. [23]Ma il capo dei coppieri non si ricordò di
Giuseppe e lo dimenticò. Genesi
- Capitolo 41
I
sogni del Faraone
[1]Al
termine di due anni, il faraone sognò di trovarsi presso il Nilo. [2]Ed
ecco salirono dal Nilo sette vacche, belle di aspetto e grasse e si
misero a pascolare tra i giunchi. [3]Ed ecco, dopo quelle, sette
altre vacche salirono dal Nilo, brutte di aspetto e magre, e si
fermarono accanto alle prime vacche sulla riva del Nilo. [4]Ma le
vacche brutte di aspetto e magre divorarono le sette vacche belle di
aspetto e grasse. E il faraone si svegliò. [5]Poi
si addormentò e sognò una seconda volta: ecco sette spighe spuntavano
da un unico stelo, grosse e belle. [6]Ma ecco sette spighe vuote
e arse dal vento d'oriente spuntavano dopo quelle. [7]Le spighe
vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene. Poi il faraone si
svegliò: era stato un sogno. [8]Alla
mattina il suo spirito ne era turbato, perciò convocò tutti gli
indovini e tutti i saggi dell'Egitto. Il faraone raccontò loro il
sogno, ma nessuno lo sapeva interpretare al faraone. [9]Allora
il capo dei coppieri parlò al faraone: «Io devo ricordare oggi le mie
colpe. [10]Il faraone si era adirato contro i suoi servi e li
aveva messi in carcere nella casa del capo delle guardie, me e il capo
dei panettieri. [11]Noi facemmo un sogno nella stessa notte, io e
lui; ma avemmo ciascuno un sogno con un significato particolare. [12]Ora
era là con noi un giovane ebreo, schiavo del capo delle guardie; noi
gli raccontammo i nostri sogni ed egli ce li interpretò, dando a
ciascuno spiegazione del suo sogno. [13]Proprio come ci aveva
interpretato, così avvenne: io fui restituito alla mia carica e l'altro
fu impiccato». [14]Allora
il faraone convocò Giuseppe. Lo fecero uscire in fretta dal sotterraneo
ed egli si rase, si cambiò gli abiti e si presentò al faraone. [15]Il
faraone disse a Giuseppe: «Ho fatto un sogno e nessuno lo sa
interpretare; ora io ho sentito dire di te che ti basta ascoltare un
sogno per interpretarlo subito». [16]Giuseppe
rispose al faraone: «Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del
faraone!». [17]Allora il faraone disse a Giuseppe: «Nel mio
sogno io mi trovavo sulla riva del Nilo. [18]Quand'ecco salirono
dal Nilo sette vacche grasse e belle di forma e si misero a pascolare
tra i giunchi. [19]Ed ecco sette altre vacche salirono dopo
quelle, deboli, brutte di forma e magre: non ne vidi mai di così brutte
in tutto il paese d'Egitto. [20]Le vacche magre e brutte
divorarono le prime sette vacche, quelle grasse. [21]Queste
entrarono nel loro corpo, ma non si capiva che vi fossero entrate, perché
il loro aspetto era brutto come prima. E mi svegliai. [22]Poi
vidi nel sogno che sette spighe spuntavano da un solo stelo, piene e
belle. [23]Ma ecco sette spighe secche, vuote e arse dal vento
d'oriente, spuntavano dopo quelle. [24]Le spighe vuote
inghiottirono le sette spighe belle. Ora io l'ho detto agli indovini, ma
nessuno mi dà la spiegazione». [25]Allora
Giuseppe disse al faraone: «Il sogno del faraone è uno solo: quello
che Dio sta per fare, lo ha indicato al faraone. [26]Le sette
vacche belle sono sette anni e le sette spighe belle sono sette anni: è
un solo sogno. [27]E le sette vacche magre e brutte, che salgono
dopo quelle, sono sette anni e le sette spighe vuote, arse dal vento
d'oriente, sono sette anni: vi saranno sette anni di carestia. [28]E'
appunto ciò che ho detto al faraone: quanto Dio sta per fare, l'ha
manifestato al faraone. [29]Ecco stanno per venire sette anni, in
cui sarà grande abbondanza in tutto il paese d'Egitto. [30]Poi a
questi succederanno sette anni di carestia; si dimenticherà tutta
quella abbondanza nel paese d'Egitto e la carestia consumerà il paese. [31]Si
dimenticherà che vi era stata l'abbondanza nel paese a causa della
carestia venuta in seguito, perché sarà molto dura. [32]Quanto
al fatto che il sogno del faraone si è ripetuto due volte, significa
che la cosa è decisa da Dio e che Dio si affretta ad eseguirla. [33]Ora
il faraone pensi a trovare un uomo intelligente e saggio e lo metta a
capo del paese d'Egitto. [34]Il faraone inoltre proceda ad
istituire funzionari sul paese, per prelevare un quinto sui prodotti del
paese d'Egitto durante i sette anni di abbondanza. [35]Essi
raccoglieranno tutti i viveri di queste annate buone che stanno per
venire, ammasseranno il grano sotto l'autorità del faraone e lo
terranno in deposito nelle città. [36]Questi viveri serviranno
al paese di riserva per i sette anni di carestia che verranno nel paese
d'Egitto; così il paese non sarà distrutto dalla carestia». Promozione
di Giuseppe
[37]La
cosa piacque al faraone e a tutti i suoi ministri. [38]Il faraone
disse ai ministri: «Potremo trovare un uomo come questo, in cui sia lo
spirito di Dio?». [39]Poi il faraone disse a Giuseppe: «Dal
momento che Dio ti ha manifestato tutto questo, nessuno è intelligente
e saggio come te. [40]Tu stesso sarai il mio maggiordomo e ai
tuoi ordini si schiererà tutto il mio popolo: solo per il trono io sarò
più grande di te». [41]Il
faraone disse a Giuseppe: «Ecco, io ti metto a capo di tutto il paese
d'Egitto». [42]Il faraone si tolse di mano l'anello e lo pose
sulla mano di Giuseppe; lo rivestì di abiti di lino finissimo e gli
pose al collo un monile d'oro. [43]Poi lo fece montare sul suo
secondo carro e davanti a lui si gridava: «Abrech». E così lo si
stabilì su tutto il paese d'Egitto. [44]Poi il faraone disse a
Giuseppe: «Sono il faraone, ma senza il tuo permesso nessuno potrà
alzare la mano o il piede in tutto il paese d'Egitto». [45]E il
faraone chiamò Giuseppe Zafnat-Paneach e gli diede in moglie Asenat,
figlia di Potifera, sacerdote di On. Giuseppe uscì per tutto il paese
d'Egitto. [46]Giuseppe aveva trent'anni quando si presentò al
faraone re d'Egitto. Poi
Giuseppe si allontanò dal faraone e percorse tutto il paese d'Egitto. [47]Durante
i sette anni di abbondanza la terra produsse a profusione. [48]Egli
raccolse tutti i viveri dei sette anni, nei quali vi era stata
l'abbondanza nel paese d'Egitto, e ripose i viveri nelle città, cioè
in ogni città ripose i viveri della campagna circostante. [49]Giuseppe
ammassò il grano come la sabbia del mare, in grandissima quantità, così
che non se ne fece più il computo, perché era incalcolabile. I
figli di Giuseppe
[50]Intanto
nacquero a Giuseppe due figli, prima che venisse l'anno della carestia;
glieli partorì Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di On. [51]Giuseppe
chiamò il primogenito Manasse, «perché - disse - Dio mi ha fatto
dimenticare ogni affanno e tutta la casa di mio padre». [52]E il
secondo lo chiamò Efraim, «perché - disse - Dio mi ha reso fecondo
nel paese della mia afflizione». [53]Poi
finirono i sette anni di abbondanza nel paese d'Egitto [54]e
cominciarono i sette anni di carestia, come aveva detto Giuseppe. Ci fu
carestia in tutti i paesi, ma in tutto l'Egitto c'era il pane. [55]Poi
tutto il paese d'Egitto cominciò a sentire la fame e il popolo gridò
al faraone per avere il pane. Allora il faraone disse a tutti gli
Egiziani: «Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà». [56]La
carestia dominava su tutta la terra. Allora Giuseppe aprì tutti i
depositi in cui vi era grano e vendette il grano agli Egiziani, mentre
la carestia si aggravava in Egitto. [57]E da tutti i paesi
venivano in Egitto per acquistare grano da Giuseppe, perché la carestia
infieriva su tutta la terra. Genesi
- Capitolo 42
Primo
incontro di Giuseppe con i suoi fratelli
[1]Ora
Giacobbe seppe che in Egitto c'era il grano; perciò disse ai figli: «Perché
state a guardarvi l'un l'altro?». [2]E continuò: «Ecco, ho
sentito dire che vi è il grano in Egitto. Andate laggiù e compratene
per noi, perché possiamo conservarci in vita e non morire». [3]Allora
i dieci fratelli di Giuseppe scesero per acquistare il frumento in
Egitto. [4]Ma quanto a Beniamino, fratello di Giuseppe, Giacobbe
non lo mandò con i fratelli perché diceva: «Non gli succeda qualche
disgrazia!». [5]Arrivarono dunque i figli d'Israele per
acquistare il grano, in mezzo ad altri che pure erano venuti, perché
nel paese di Canaan c'era la carestia. [6]Ora
Giuseppe aveva autorità sul paese e vendeva il grano a tutto il popolo
del paese. Perciò i fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si
prostrarono davanti con la faccia a terra. [7]Giuseppe vide i
suoi fratelli e li riconobbe, ma fece l'estraneo verso di loro, parlò
duramente e disse: «Di dove siete venuti?». Risposero: «Dal paese di
Canaan per comperare viveri». [8]Giuseppe riconobbe dunque i
fratelli, mentre essi non lo riconobbero. [9]Si ricordò allora
Giuseppe dei sogni che aveva avuti a loro riguardo e disse loro: «Voi
siete spie! Voi siete venuti a vedere i punti scoperti del paese». [10]Gli
risposero: «No, signore mio; i tuoi servi sono venuti per acquistare
viveri. [11]Noi siamo tutti figli di un solo uomo. Noi siamo
sinceri. I tuoi servi non sono spie!». [12]Ma egli disse loro:
«No, voi siete venuti a vedere i punti scoperti del paese!». [13]Allora
essi dissero: «Dodici sono i tuoi servi, siamo fratelli, figli di un
solo uomo, nel paese di Canaan; ecco il più giovane è ora presso
nostro padre e uno non c'è più». [14]Giuseppe disse loro: «Le
cose stanno come vi ho detto: voi siete spie. [15]In questo modo
sarete messi alla prova: per la vita del faraone, non uscirete di qui se
non quando vi avrà raggiunto il vostro fratello più giovane. [16]Mandate
uno di voi a prendere il vostro fratello; voi rimarrete prigionieri.
Siano così messe alla prova le vostre parole, per sapere se la verità
è dalla vostra parte. Se no, per la vita del faraone, voi siete spie!».
[17]E li tenne in carcere per tre giorni. [18]Al
terzo giorno Giuseppe disse loro: «Fate questo e avrete salva la vita;
io temo Dio! [19]Se voi siete sinceri, uno dei vostri fratelli
resti prigioniero nel vostro carcere e voi andate a portare il grano per
la fame delle vostre case. [20]Poi mi condurrete qui il vostro
fratello più giovane. Allora le vostre parole si dimostreranno vere e
non morirete». Essi annuirono. [21]Allora si dissero l'un
l'altro: «Certo su di noi grava la colpa nei riguardi di nostro
fratello, perché abbiamo visto la sua angoscia quando ci supplicava e
non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci è venuta addosso quest'angoscia».
[22]Ruben prese a dir loro: «Non ve lo avevo detto io: Non
peccate contro il ragazzo? Ma non mi avete dato ascolto. Ecco ora ci si
domanda conto del suo sangue». [23]Non sapevano che Giuseppe li
capiva, perché tra lui e loro vi era l'interprete. [24]Allora
egli si allontanò da loro e pianse. Poi tornò e parlò con essi.
Scelse tra di loro Simeone e lo fece incatenare sotto i loro occhi. Ritorno
dei figli di Giacobbe in Canaan
[25]Quindi
Giuseppe diede ordine che si riempissero di grano i loro sacchi e si
rimettesse il denaro di ciascuno nel suo sacco e si dessero loro
provviste per il viaggio. E così venne loro fatto. [26]Essi
caricarono il grano sugli asini e partirono di là. [27]Ora in un
luogo dove passavano la notte uno di essi aprì il sacco per dare il
foraggio all'asino e vide il proprio denaro alla bocca del sacco. [28]Disse
ai fratelli: «Mi è stato restituito il denaro: eccolo qui nel mio
sacco!». Allora si sentirono mancare il cuore e tremarono, dicendosi
l'un l'altro: «Che è mai questo che Dio ci ha fatto?». [29]Arrivati
da Giacobbe loro padre, nel paese di Canaan, gli riferirono tutte le
cose che erano loro capitate: [30]«Quell'uomo che è il signore
del paese ci ha parlato duramente e ci ha messi in carcere come spie del
paese. [31]Allora gli abbiamo detto: Noi siamo sinceri; non siamo
spie! [32]Noi siamo dodici fratelli, figli di nostro padre: uno
non c'è più e il più giovane è ora presso nostro padre nel paese di
Canaan. [33]Ma l'uomo, signore del paese, ci ha risposto: In
questo modo io saprò se voi siete sinceri: lasciate qui con me uno dei
vostri fratelli, prendete il grano necessario alle vostre case e andate.
[34]Poi conducetemi il vostro fratello più giovane; così saprò
che non siete spie, ma che siete sinceri; io vi renderò vostro fratello
e voi potrete percorrere il paese in lungo e in largo». [35]Mentre
vuotavano i sacchi, ciascuno si accorse di avere la sua borsa di denaro
nel proprio sacco. Quando essi e il loro padre videro le borse di
denaro, furono presi dal timore. [36]E il padre loro Giacobbe
disse: «Voi mi avete privato dei figli! Giuseppe non c'è più, Simeone
non c'è più e Beniamino me lo volete prendere. Su di me tutto questo
ricade!». [37]Allora
Ruben disse al padre: «Farai morire i miei due figli, se non te lo
ricondurrò. Affidalo a me e io te lo restituirò». [38]Ma egli
rispose: «Il mio figlio non verrà laggiù con voi, perché suo
fratello è morto ed egli è rimasto solo. Se gli capitasse una
disgrazia durante il viaggio che volete fare, voi fareste scendere con
dolore la mia canizie negli inferi». Genesi
- Capitolo 43
I
figli di Giacobbe ripartono con Beniamino
[1]La
carestia continuava a gravare sul paese. [2]Quando ebbero finito
di consumare il grano che avevano portato dall'Egitto, il padre disse
loro: «Tornate là e acquistate per noi un pò di viveri». [3]Ma
Giuda gli disse: «Quell'uomo ci ha dichiarato severamente: Non verrete
alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello! [4]Se
tu sei disposto a lasciar partire con noi nostro fratello, andremo laggiù
e ti compreremo il grano. [5]Ma se tu non lo lasci partire, noi
non ci andremo, perché quell'uomo ci ha detto: Non verrete alla mia
presenza, se non avrete con voi il vostro fratello!». [6]Israele
disse: «Perché mi avete fatto questo male, cioè far sapere a
quell'uomo che avevate ancora un fratello?». [7]Risposero: «Quell'uomo
ci ha interrogati con insistenza intorno a noi e alla nostra parentela:
E' ancora vivo vostro padre? Avete qualche fratello? e noi abbiamo
risposto secondo queste domande. Potevamo sapere ch'egli avrebbe detto:
Conducete qui vostro fratello?». [8]Giuda
disse a Israele suo padre: «Lascia venire il giovane con me; partiremo
subito per vivere e non morire, noi, tu e i nostri bambini. [9]Io
mi rendo garante di lui: dalle mie mani lo reclamerai. Se non te lo
ricondurrò, se non te lo riporterò, io sarò colpevole contro di te
per tutta la vita. [10]Se non avessimo indugiato, ora saremmo gia
di ritorno per la seconda volta». [11]Israele loro padre
rispose: «Se è così, fate pure: mettete nei vostri bagagli i prodotti
più scelti del paese e portateli in dono a quell'uomo: un pò di
balsamo, un pò di miele, resina e laudano, pistacchi e mandorle. [12]Prendete
con voi doppio denaro, il denaro cioè che è stato rimesso nella bocca
dei vostri sacchi lo porterete indietro: forse si tratta di un errore. [13]Prendete
anche vostro fratello, partite e tornate da quell'uomo. [14]Dio
onnipotente vi faccia trovare misericordia presso quell'uomo, così che
vi rilasci l'altro fratello e Beniamino. Quanto a me, una volta che non
avrò più i miei figli, non li avrò più...!». L'incontro
presso Giuseppe
[15]Presero
dunque i nostri uomini questo dono e il doppio del denaro e anche
Beniamino, partirono, scesero in Egitto e si presentarono a Giuseppe. [16]Quando
Giuseppe ebbe visto Beniamino con loro, disse al suo maggiordomo: «Conduci
questi uomini in casa, macella quello che occorre e prepara, perché
questi uomini mangeranno con me a mezzogiorno». [17]Il
maggiordomo fece come Giuseppe aveva ordinato e introdusse quegli uomini
nella casa di Giuseppe. [18]Ma quegli uomini si spaventarono,
perché venivano condotti in casa di Giuseppe, e dissero: «A causa del
denaro, rimesso nei nostri sacchi l'altra volta, ci si vuol condurre là:
per assalirci, piombarci addosso e prenderci come schiavi con i nostri
asini». [19]Allora
si avvicinarono al maggiordomo della casa di Giuseppe e parlarono con
lui all'ingresso della casa; [20]dissero: «Mio signore, noi
siamo venuti gia un'altra volta per comperare viveri. [21]Quando
fummo arrivati ad un luogo per passarvi la notte, aprimmo i sacchi ed
ecco il denaro di ciascuno si trovava alla bocca del suo sacco: proprio
il nostro denaro con il suo peso esatto. Allora noi l'abbiamo portato
indietro [22]e, per acquistare i viveri, abbiamo portato con noi
altro denaro. Non sappiamo chi abbia messo nei sacchi il nostro denaro!».
[23]Ma quegli disse: «State in pace, non temete! Il vostro Dio e
il Dio dei padri vostri vi ha messo un tesoro nei sacchi; il vostro
denaro è pervenuto a me». E portò loro Simeone. [24]Quell'uomo
fece entrare gli uomini nella casa di Giuseppe, diede loro acqua, perché
si lavassero i piedi e diede il foraggio ai loro asini. [25]Essi
prepararono il dono nell'attesa che Giuseppe arrivasse a mezzogiorno,
perché avevano saputo che avrebbero preso cibo in quel luogo. [26]Quando
Giuseppe arrivò a casa, gli presentarono il dono, che avevano con sé,
e si prostrarono davanti a lui con la faccia a terra. [27]Egli
domandò loro come stavano e disse: «Sta bene il vostro vecchio padre,
di cui mi avete parlato? Vive ancora?». [28]Risposero: «Il tuo
servo, nostro padre, sta bene, è ancora vivo» e si inginocchiarono
prostrandosi. [29]Egli alzò gli occhi e guardò Beniamino, suo
fratello, il figlio di sua madre, e disse: «E' questo il vostro
fratello più giovane, di cui mi avete parlato?» e aggiunse: «Dio ti
conceda grazia, figlio mio!». [30]Giuseppe uscì in fretta,
perché si era commosso nell'intimo alla presenza di suo fratello e
sentiva il bisogno di piangere; entrò nella sua camera e pianse. [31]Poi
si lavò la faccia, uscì e, facendosi forza, ordinò: «Servite il
pasto». [32]Fu servito per lui a parte, per loro a parte e per i
commensali egiziani a parte, perché gli Egiziani non possono prender
cibo con gli Ebrei: ciò sarebbe per loro un abominio. [33]Presero
posto davanti a lui dal primogenito al più giovane, ciascuno in ordine
di età ed essi si guardavano con meraviglia l'un l'altro. [34]Egli
fece portare loro porzioni prese dalla propria mensa, ma la porzione di
Beniamino era cinque volte più abbondante di quella di tutti gli altri.
E con lui bevvero fino all'allegria. Genesi
- Capitolo 44
La
coppa di Giuseppe nel sacco di Beniamino
[1]Diede
poi questo ordine al maggiordomo della sua casa: «Riempi i sacchi di
quegli uomini di tanti viveri quanti ne possono contenere e metti il
denaro di ciascuno alla bocca del suo sacco. [2]Insieme metterai
la mia coppa, la coppa d'argento, alla bocca del sacco del più giovane,
con il denaro del suo grano». Quegli fece secondo l'ordine di Giuseppe.
[3]Al mattino, fattosi chiaro, quegli uomini furono fatti partire
con i loro asini. [4]Erano appena usciti dalla città e ancora
non si erano allontanati, quando Giuseppe disse al maggiordomo della sua
casa: «Su, insegui quegli uomini, raggiungili e dì loro: Perché avete
reso male per bene? [5]Non è forse questa la coppa in cui beve
il mio signore e per mezzo della quale egli suole trarre i presagi?
Avete fatto male a fare così». [6]Egli li raggiunse e ripetè
loro queste parole. [7]Quelli gli dissero: «Perché il mio
signore dice queste cose? Lungi dai tuoi servi il fare una tale cosa! [8]Ecco,
il denaro che abbiamo trovato alla bocca dei nostri sacchi te lo abbiamo
riportato dal paese di Canaan e come potremmo rubare argento od oro
dalla casa del tuo padrone? [9]Quello dei tuoi servi, presso il
quale si troverà, sarà messo a morte e anche noi diventeremo schiavi
del mio signore». [10]Rispose: «Ebbene, come avete detto, così
sarà: colui, presso il quale si troverà, sarà mio schiavo e voi
sarete innocenti». [11]Ciascuno si affrettò a scaricare a terra
il suo sacco e lo aprì. [12]Quegli li frugò dal maggiore al più
piccolo, e la coppa fu trovata nel sacco di Beniamino. [13]Allora
essi si stracciarono le vesti, ricaricarono ciascuno il proprio asino e
tornarono in città. [14]Giuda e i suoi fratelli vennero nella
casa di Giuseppe, che si trovava ancora là, e si gettarono a terra
davanti a lui. [15]Giuseppe disse loro: «Che azione avete
commessa? Non sapete che un uomo come me è capace di indovinare?». [16]Giuda
disse: «Che diremo al mio signore? Come parlare? Come giustificarci?
Dio ha scoperto la colpa dei tuoi servi... Eccoci schiavi del mio
signore, noi e colui che è stato trovato in possesso della coppa». [17]Ma
egli rispose: «Lungi da me il far questo! L'uomo trovato in possesso
della coppa, lui sarà mio schiavo: quanto a voi, tornate in pace da
vostro padre». L'intervento
di Giuda
[18]Allora
Giuda gli si fece innanzi e disse: «Mio signore, sia permesso al tuo
servo di far sentire una parola agli orecchi del mio signore; non si
accenda la tua ira contro il tuo servo, perché il faraone è come te! [19]Il
mio signore aveva interrogato i suoi servi: Avete un padre o un
fratello? [20]E noi avevamo risposto al mio signore: Abbiamo un
padre vecchio e un figlio ancor giovane natogli in vecchiaia, suo
fratello è morto ed egli è rimasto il solo dei figli di sua madre e
suo padre lo ama. [21]Tu avevi detto ai tuoi servi: Conducetelo
qui da me, perché lo possa vedere con i miei occhi. [22]Noi
avevamo risposto al mio signore: Il giovinetto non può abbandonare suo
padre: se lascerà suo padre, questi morirà. [23]Ma tu avevi
soggiunto ai tuoi servi: Se il vostro fratello minore non verrà qui con
voi, non potrete più venire alla mia presenza. [24]Quando dunque
eravamo ritornati dal tuo servo, mio padre, gli riferimmo le parole del
mio signore. [25]E nostro padre disse: Tornate ad acquistare per
noi un pò di viveri. [26]E noi rispondemmo: Non possiamo
ritornare laggiù: se c'è con noi il nostro fratello minore, andremo;
altrimenti, non possiamo essere ammessi alla presenza di quell'uomo
senza avere con noi il nostro fratello minore. [27]Allora il tuo
servo, mio padre, ci disse: Voi sapete che due figli mi aveva procreato
mia moglie. [28]Uno partì da me e dissi: certo è stato
sbranato! Da allora non l'ho più visto. [29]Se ora mi porterete
via anche questo e gli capitasse una disgrazia, voi fareste scendere con
dolore la mia canizie nella tomba. [30]Ora, quando io arriverò
dal tuo servo, mio padre, e il giovinetto non sarà con noi, mentre la
vita dell'uno è legata alla vita dell'altro, [31]appena egli avrà
visto che il giovinetto non è con noi, morirà e i tuoi servi avranno
fatto scendere con dolore negli inferi la canizie del tuo servo, nostro
padre. [32]Ma
il tuo servo si è reso garante del giovinetto presso mio padre: Se non
te lo ricondurrò, sarò colpevole verso mio padre per tutta la vita. [33]Ora,
lascia che il tuo servo rimanga invece del giovinetto come schiavo del
mio signore e il giovinetto torni lassù con i suoi fratelli! [34]Perché,
come potrei tornare da mio padre senz'avere con me il giovinetto? Ch'io
non veda il male che colpirebbe mio padre!». Genesi
- Capitolo 45
Giuseppe
si fa riconoscere
[1]Allora
Giuseppe non potè più contenersi dinanzi ai circostanti e gridò: «Fate
uscire tutti dalla mia presenza!». Così non restò nessuno presso di
lui, mentre Giuseppe si faceva conoscere ai suoi fratelli. [2]Ma
diede in un grido di pianto e tutti gli Egiziani lo sentirono e la cosa
fu risaputa nella casa del faraone. [3]Giuseppe disse ai
fratelli: «Io sono Giuseppe! Vive ancora mio padre?». Ma i suoi
fratelli non potevano rispondergli, perché atterriti dalla sua
presenza. [4]Allora Giuseppe disse ai fratelli: «Avvicinatevi a
me!». Si avvicinarono e disse loro: «Io sono Giuseppe, il vostro
fratello, che voi avete venduto per l'Egitto. [5]Ma ora non vi
rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio
mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. [6]Perché
gia da due anni vi è la carestia nel paese e ancora per cinque anni non
vi sarà né aratura né mietitura. [7]Dio mi ha mandato qui
prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nel paese e per
salvare in voi la vita di molta gente. [8]Dunque non siete stati
voi a mandarmi qui, ma Dio ed Egli mi ha stabilito padre per il faraone,
signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il paese d'Egitto. [9]Affrettatevi
a salire da mio padre e ditegli: Dice il tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha
stabilito signore di tutto l'Egitto. Vieni quaggiù presso di me e non
tardare. [10]Abiterai nel paese di Gosen e starai vicino a me tu,
i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, i tuoi greggi e i tuoi armenti e
tutti i tuoi averi. [11]Là io ti darò sostentamento, poiché la
carestia durerà ancora cinque anni, e non cadrai nell'indigenza tu, la
tua famiglia e quanto possiedi. [12]Ed ecco, i vostri occhi lo
vedono e lo vedono gli occhi di mio fratello Beniamino: è la mia bocca
che vi parla! [13]Riferite a mio padre tutta la gloria che io ho
in Egitto e quanto avete visto; affrettatevi a condurre quaggiù mio
padre». [14]Allora egli si gettò al collo di Beniamino e
pianse. Anche Beniamino piangeva stretto al suo collo. [15]Poi
baciò tutti i fratelli e pianse stringendoli a sé. Dopo, i suoi
fratelli si misero a conversare con lui. L'invito
del faraone
[16]Intanto
nella casa del faraone si era diffusa la voce: «Sono venuti i fratelli
di Giuseppe!» e questo fece piacere al faraone e ai suoi ministri. [17]Allora
il faraone disse a Giuseppe: «Dì ai tuoi fratelli: Fate questo:
caricate le cavalcature, partite e andate nel paese di Canaan. [18]Poi
prendete vostro padre e le vostre famiglie e venite da me e io vi darò
il meglio del paese d'Egitto e mangerete i migliori prodotti della
terra. [19]Quanto a te, dà loro questo comando: Fate questo:
prendete con voi dal paese d'Egitto carri per i vostri bambini e le
vostre donne, prendete vostro padre e venite. [20]Non abbiate
rincrescimento per la vostra roba, perché il meglio di tutto il paese
sarà vostro». Il
ritorno di Canaan
[21]Così
fecero i figli di Israele. Giuseppe diede loro carri secondo l'ordine
del faraone e diede loro una provvista per il viaggio. [22]Diede
a tutti una muta di abiti per ciascuno, ma a Beniamino diede trecento
sicli d'argento e cinque mute di abiti. [23]Allo stesso modo mandò
al padre dieci asini carichi dei migliori prodotti dell'Egitto e dieci
asine cariche di grano, pane e viveri per il viaggio del padre. [24]Poi
congedò i fratelli e, mentre partivano, disse loro: «Non litigate
durante il viaggio!». [25]Così
essi ritornarono dall'Egitto e arrivarono nel paese di Canaan, dal loro
padre Giacobbe [26]e subito gli riferirono: «Giuseppe è ancora
vivo, anzi governa tutto il paese d'Egitto!». Ma il suo cuore rimase
freddo, perché non poteva credere loro. [27]Quando però essi
gli riferirono tutte le parole che Giuseppe aveva detto loro ed egli
vide i carri che Giuseppe gli aveva mandati per trasportarlo, allora lo
spirito del loro padre Giacobbe si rianimò. [28]Israele disse:
«Basta! Giuseppe, mio figlio, è vivo. Andrò a vederlo prima di
morire!». Genesi
- Capitolo 46
Partenza
di Giacobbe per l'Egitto
[1]Israele
dunque levò le tende con quanto possedeva e arrivò a Bersabea, dove
offrì sacrifici al Dio di suo padre Isacco. [2]Dio disse a
Israele in una visione notturna: «Giacobbe, Giacobbe!». Rispose: «Eccomi!».
[3]Riprese: «Io sono Dio, il Dio di tuo padre. Non temere di
scendere in Egitto, perché laggiù io farò di te un grande popolo. [4]Io
scenderò con te in Egitto e io certo ti farò tornare. Giuseppe ti
chiuderà gli occhi». [5]Giacobbe
si alzò da Bersabea e i figli di Israele fecero salire il loro padre
Giacobbe, i loro bambini e le loro donne sui carri che il faraone aveva
mandati per trasportarlo. [6]Essi presero il loro bestiame e
tutti i beni che avevano acquistati nel paese di Canaan e vennero in
Egitto; Giacobbe cioè e con lui tutti i suoi discendenti; [7]i
suoi figli e i nipoti, le sue figlie e le nipoti, tutti i suoi
discendenti egli condusse con sé in Egitto. La
famiglia di Giacobbe
[8]Questi
sono i nomi dei figli d'Israele che entrarono in Egitto: Giacobbe e i
suoi figli, il primogenito di Giacobbe, Ruben. [9]I figli di
Ruben: Enoch, Pallu, Chezron e Carmi. [10]I figli di Simeone:
Iemuel, Iamin, Oad, Iachin, Socar e Saul, figlio della Cananea. [11]I
figli di Levi: Gherson, Keat e Merari. [12]I figli di Giuda: Er,
Onan, Sela, Perez e Zerach; ma Er e Onan morirono nel paese di Canaan.
Furono figli di Perez: Chezron e Amul. [13]I figli di Issacar:
Tola, Puva, Giobbe e Simron. [14]I figli di Zàbulon: Sered, Elon
e Iacleel. [15]Questi sono i figli che Lia partorì a Giacobbe in
Paddan-Aram insieme con la figlia Dina; tutti i suoi figli e le sue
figlie erano trentatrè persone. [16]I
figli di Gad: Zifion, Agghi, Suni, Esbon, Eri, Arodi e Areli. [17]I
figli di Aser: Imma, Isva, Isvi, Beria e la loro sorella Serach. I figli
di Beria: Eber e Malchiel. [18]Questi sono i figli di Zilpa, che
Làbano aveva dato alla figlia Lia; essa li partorì a Giacobbe: sono
sedici persone. [19]I
figli di Rachele, moglie di Giacobbe: Giuseppe e Beniamino. [20]A
Giuseppe nacquero in Egitto Efraim e Manasse, che gli partorì Asenat,
figlia di Potifera, sacerdote di On. [21]I figli di Beniamino:
Bela, Becher e Asbel, Ghera, Naaman, Echi, Ros, Muppim, Uppim e Arde. [22]Questi
sono i figli che Rachele partorì a Giacobbe; in tutto sono quattordici
persone. [23]I
figli di Dan: Usim. [24]I figli di Nèftali: Iacseel, Guni, Ieser
e Sillem. [25]Questi sono i figli di Bila, che Làbano diede alla
figlia Rachele, ed essa li partorì a Giacobbe; in tutto sette persone. [26]Tutte
le persone che entrarono con Giacobbe in Egitto, uscite dai suoi
fianchi, senza le mogli dei figli di Giacobbe, sono sessantasei. [27]I
figli che nacquero a Giuseppe in Egitto sono due persone. Tutte le
persone della famiglia di Giacobbe, che entrarono in Egitto, sono
settanta. L'accoglienza
di Giuseppe
[28]Ora
egli aveva mandato Giuda avanti a sé da Giuseppe, perché questi desse
istruzioni in Gosen prima del suo arrivo. Poi arrivarono al paese di
Gosen. [29]Allora Giuseppe fece attaccare il suo carro e salì in
Gosen incontro a Israele, suo padre. Appena se lo vide davanti, gli si
gettò al collo e pianse a lungo stretto al suo collo. [30]Israele
disse a Giuseppe: «Posso anche morire, questa volta, dopo aver visto la
tua faccia, perché sei ancora vivo». [31]Allora Giuseppe disse
ai fratelli e alla famiglia del padre: «Vado ad informare il faraone e
a dirgli: I miei fratelli e la famiglia di mio padre, che erano nel
paese di Canaan, sono venuti da me. [32]Ora questi uomini sono
pastori di greggi, si occupano di bestiame, e hanno condotto i loro
greggi, i loro armenti e tutti i loro averi. [33]Quando dunque il
faraone vi chiamerà e vi domanderà: Qual è il vostro mestiere?, [34]voi
risponderete: Gente dedita al bestiame sono stati i tuoi servi, dalla
nostra fanciullezza fino ad ora, noi e i nostri padri. Questo perché
possiate risiedere nel paese di Gosen». Perché tutti i pastori di
greggi sono un abominio per gli Egiziani. Genesi
- Capitolo 47
L'udienza
del faraone
[1]Giuseppe
andò ad informare il faraone dicendogli: «Mio padre e i miei fratelli
con i loro greggi e armenti e con tutti i loro averi sono venuti dal
paese di Canaan; eccoli nel paese di Gosen». [2]Intanto prese
cinque uomini dal gruppo dei suoi fratelli e li presentò al faraone. [3]Il
faraone disse ai suoi fratelli: «Qual è il vostro mestiere?». Essi
risposero al faraone: «Pastori di greggi sono i tuoi servi, noi e i
nostri padri». [4]Poi dissero al faraone: «Siamo venuti per
soggiornare come forestieri nel paese perché non c'è più pascolo per
il gregge dei tuoi servi; infatti è grave la carestia nel paese di
Canaan. E ora lascia che i tuoi servi risiedano nel paese di Gosen!». Altro
racconto
[5]Allora
il faraone disse a Giuseppe: «Tuo padre e i tuoi fratelli sono dunque
venuti da te. [6]Ebbene, il paese d'Egitto è a tua disposizione:
fà risiedere tuo padre e i tuoi fratelli nella parte migliore del
paese. Risiedano pure nel paese di Gosen. Se tu sai che vi sono tra di
loro uomini capaci, costituiscili sopra i miei averi in qualità di
sovrintendenti al bestiame». [7]Poi Giuseppe introdusse
Giacobbe, suo padre, e lo presentò al faraone e Giacobbe benedisse il
faraone. [8]Il faraone domandò a Giacobbe: «Quanti anni hai?».
[9]Giacobbe rispose al faraone: «Centotrenta di vita errabonda,
pochi e tristi sono stati gli anni della mia vita e non hanno raggiunto
il numero degli anni dei miei padri, al tempo della loro vita nomade». [10]Poi
Giacobbe benedisse il faraone e si allontanò dal faraone. [11]Giuseppe
fece risiedere suo padre e i suoi fratelli e diede loro una proprietà
nel paese d'Egitto, nella parte migliore del paese, nel territorio di
Ramses, come aveva comandato il faraone. [12]Giuseppe diede il
sostentamento al padre, ai fratelli e a tutta la famiglia di suo padre,
fornendo pane secondo il numero dei bambini. Politica
agraria di Giuseppe
[13]Ora
non c'era pane in tutto il paese, perché la carestia era molto grave:
il paese d'Egitto e il paese di Canaan languivano per la carestia. [14]Giuseppe
raccolse tutto il denaro che si trovava nel paese d'Egitto e nel paese
di Canaan in cambio del grano che essi acquistavano; Giuseppe consegnò
questo denaro alla casa del faraone. [15]Quando
fu esaurito il denaro del paese di Egitto e del paese di Canaan, tutti
gli Egiziani vennero da Giuseppe a dire: «Dacci il pane! Perché
dovremmo morire sotto i tuoi occhi? Infatti non c'è più denaro». [16]Rispose
Giuseppe: «Cedetemi il vostro bestiame e io vi darò pane in cambio del
vostro bestiame, se non c'è più denaro». [17]Allora condussero
a Giuseppe il loro bestiame e Giuseppe diede loro il pane in cambio dei
cavalli e delle pecore, dei buoi e degli asini; così in quell'anno li
nutrì di pane in cambio di tutto il loro bestiame. [18]Passato
quell'anno, vennero a lui l'anno dopo e gli dissero: «Non nascondiamo
al mio signore che si è esaurito il denaro e anche il possesso del
bestiame è passato al mio signore, non rimane più a disposizione del
mio signore se non il nostro corpo e il nostro terreno. [19]Perché
dovremmo perire sotto i tuoi occhi, noi e la nostra terra? Acquista noi
e la nostra terra in cambio di pane e diventeremo servi del faraone noi
con la nostra terra; ma dacci di che seminare, così che possiamo vivere
e non morire e il suolo non diventi un deserto!». [20]Allora
Giuseppe acquistò per il faraone tutto il terreno dell'Egitto, perché
gli Egiziani vendettero ciascuno il proprio campo, tanto infieriva su di
loro la carestia. Così la terra divenne proprietà del faraone. [21]Quanto
al popolo, egli lo fece passare nelle città da un capo all'altro della
frontiera egiziana. [22]Soltanto il terreno dei sacerdoti egli
non acquistò, perché i sacerdoti avevano un'assegnazione fissa da
parte del faraone e si nutrivano dell'assegnazione che il faraone
passava loro; per questo non vendettero il loro terreno. [23]Poi
Giuseppe disse al popolo: «Vedete, io ho acquistato oggi per il faraone
voi e il vostro terreno. Eccovi il seme: seminate il terreno. [24]Ma
quando vi sarà il raccolto, voi ne darete un quinto al faraone e
quattro parti saranno vostre, per la semina dei campi, per il nutrimento
vostro e di quelli di casa vostra e per il nutrimento dei vostri bambini».
[25]Gli risposero: «Ci hai salvato la vita! Ci sia solo concesso
di trovar grazia agli occhi del mio signore e saremo servi del faraone!».
[26]Così Giuseppe fece di questo una legge che vige fino ad oggi
sui terreni d'Egitto, per la quale si deve dare la quinta parte al
faraone. Soltanto i terreni dei sacerdoti non divennero del faraone. Ultime
volontà di Giacobbe
[27]Gli
Israeliti intanto si stabilirono nel paese d'Egitto, nel territorio di
Gosen, ebbero proprietà e furono fecondi e divennero molto numerosi. [28]Giacobbe
visse nel paese d'Egitto diciassette anni e gli anni della sua vita
furono centoquarantasette. [29]Quando fu vicino il tempo della
sua morte, Israele chiamò il figlio Giuseppe e gli disse: «Se ho
trovato grazia ai tuoi occhi, metti la mano sotto la mia coscia e usa
con me bontà e fedeltà: non seppellirmi in Egitto! [30]Quando
io mi sarò coricato con i miei padri, portami via dall'Egitto e
seppelliscimi nel loro sepolcro». Rispose: «Io agirò come hai detto».
[31]Riprese: «Giuramelo!». E glielo giurò; allora Israele si
prostrò sul capezzale del letto. Genesi
- Capitolo 48
Giacobbe
adotta e benedice i due figli di Giuseppe
[1]Dopo
queste cose, fu riferito a Giuseppe: «Ecco, tuo padre è malato!».
Allora egli condusse con sé i due figli Manasse ed Efraim. [2]Fu
riferita la cosa a Giacobbe: «Ecco, tuo figlio Giuseppe è venuto da te».
Allora Israele raccolse le forze e si mise a sedere sul letto. [3]Giacobbe
disse a Giuseppe: «Dio onnipotente mi apparve a Luz, nel paese di
Canaan, e mi benedisse [4]dicendomi: Ecco, io ti rendo fecondo:
ti moltiplicherò e ti farò diventare un insieme di popoli e darò
questo paese alla tua discendenza dopo di te in possesso perenne. [5]Ora
i due figli che ti sono nati nel paese d'Egitto prima del mio arrivo
presso di te in Egitto, sono miei: Efraim e Manasse saranno miei come
Ruben e Simeone. [6]Invece i figli che tu avrai generati dopo di
essi, saranno tuoi: saranno chiamati con il nome dei loro fratelli nella
loro eredità. [7]Quanto a me, mentre giungevo da Paddan,
Rachele, tua madre, mi morì nel paese di Canaan durante il viaggio,
quando mancava un tratto di cammino per arrivare a Efrata, e l'ho
sepolta là lungo la strada di Efrata, cioè Betlemme». [8]Poi
Israele vide i figli di Giuseppe e disse: «Chi sono questi?». [9]Giuseppe
disse al padre: «Sono i figli che Dio mi ha dati qui». Riprese: «Portameli
perché io li benedica!». [10]Ora gli occhi di Israele erano
offuscati dalla vecchiaia: non poteva più distinguere. Giuseppe li
avvicinò a lui, che li baciò e li abbracciò. [11]Israele disse
a Giuseppe: «Io non pensavo più di vedere la tua faccia ed ecco, Dio
mi ha concesso di vedere anche la tua prole!». [12]Allora
Giuseppe li ritirò dalle sue ginocchia e si prostrò con la faccia a
terra. [13]Poi li prese tutti e due, Efraim con la sua destra,
alla sinistra di Israele, e Manasse con la sua sinistra, alla destra di
Israele, e li avvicinò a lui. [14]Ma Israele stese la mano
destra e la pose sul capo di Efraim, che pure era il più giovane, e la
sua sinistra sul capo di Manasse, incrociando le braccia, benché
Manasse fosse il primogenito. [15]E così benedisse Giuseppe: «Il
Dio, davanti al quale hanno camminato [17]Giuseppe
notò che il padre aveva posato la destra sul capo di Efraim e ciò gli
spiacque. Prese dunque la mano del padre per toglierla dal capo di
Efraim e porla sul capo di Manasse. [18]Disse al padre: «Non così,
padre mio: è questo il primogenito, posa la destra sul suo capo!». [19]Ma
il padre ricusò e disse: «Lo so, figlio mio, lo so: anch'egli diventerà
un popolo, anch'egli sarà grande, ma il suo fratello minore sarà più
grande di lui e la sua discendenza diventerà una moltitudine di nazioni».
[20]E li benedisse in quel giorno: «Di
voi si servirà Israele Così
pose Efraim prima di Manasse. [21]Poi
Israele disse a Giuseppe: «Ecco, io sto per morire, ma Dio sarà con
voi e vi farà tornare al paese dei vostri padri. [22]Quanto
a me, io do a te, più che ai tuoi fratelli, un dorso di monte, che io
ho conquistato dalle mani degli Amorrei con la spada e l'arco». Genesi
- Capitolo 49
Benedizioni
di Giacobbe
[1]Quindi
Giacobbe chiamò i figli e disse: «Radunatevi, perché io vi annunzi
quello che vi accadrà nei tempi futuri. [2]Radunatevi
e ascoltate, figli di Giacobbe, [28]Tutti
questi formano le dodici tribù d'Israele, questo è ciò che disse loro
il loro padre, quando li ha benedetti; ognuno egli benedisse con una
benedizione particolare. Ultimi
momenti e morte di Giacobbe
[29]Poi
diede loro quest'ordine: «Io sto per essere riunito ai miei antenati:
seppellitemi presso i miei padri nella caverna che è nel campo di Efron
l'Hittita, [30]nella caverna che si trova nel campo di Macpela di
fronte a Mamre, nel paese di Canaan, quella che Abramo acquistò con il
campo di Efron l'Hittita come proprietà sepolcrale. [31]Là
seppellirono Abramo e Sara sua moglie, là seppellirono Isacco e Rebecca
sua moglie e là seppellii Lia. [32]La proprietà del campo e
della caverna che si trova in esso proveniva dagli Hittiti. [33]Quando
Giacobbe ebbe finito di dare questo ordine ai figli, ritrasse i piedi
nel letto e spirò e fu riunito ai suoi antenati. Genesi
- Capitolo 50
Funerali
di Giacobbe
[1]Allora
Giuseppe si gettò sulla faccia di suo padre, pianse su di lui e lo baciò.
[2]Poi Giuseppe ordinò ai suoi medici di imbalsamare suo padre.
I medici imbalsamarono Israele [3]e vi impiegarono quaranta
giorni, perché tanti ne occorrono per l'imbalsamazione. Gli Egiziani lo
piansero settanta giorni. [4]Passati i giorni del lutto, Giuseppe
parlò alla casa del faraone: «Se ho trovato grazia ai vostri occhi,
vogliate riferire agli orecchi del faraone queste parole: [5]Mio
padre mi ha fatto giurare: Ecco, io sto per morire: tu devi seppellirmi
nel sepolcro che mi sono scavato nel paese di Canaan. Ora, possa io
andare a seppellire mio padre e tornare». [6]Il faraone rispose:
«Và e seppellisci tuo padre com'egli ti ha fatto giurare». [7]Allora
Giuseppe andò a seppellire suo padre e con lui andarono tutti i
ministri del faraone, gli anziani della sua casa, tutti gli anziani del
paese d'Egitto, [8]tutta la casa di Giuseppe e i suoi fratelli e
la casa di suo padre. Soltanto i loro bambini e i loro greggi e i loro
armenti essi lasciarono nel paese di Gosen. [9]Andarono con lui
anche i carri da guerra e la cavalleria, così da formare una carovana
imponente. [10]Quando arrivarono all'Aia di Atad, che è al di là
del Giordano, fecero un lamento molto grande e solenne ed egli celebrò
per suo padre un lutto di sette giorni. [11]I Cananei che
abitavano il paese videro il lutto alla Aia di Atad e dissero: «E' un
lutto grave questo per gli Egiziani». Per questo la si chiamò
Abel-Mizraim, che si trova al di là del Giordano. [12]Poi i suoi
figli fecero per lui così come aveva loro comandato. [13]I suoi
figli lo portarono nel paese di Canaan e lo seppellirono nella caverna
del campo di Macpela, quel campo che Abramo aveva acquistato, come
proprietà sepolcrale, da Efron l'Hittita, e che si trova di fronte a
Mamre. [14]Dopo aver sepolto suo padre, Giuseppe tornò in Egitto
insieme con i suoi fratelli e con quanti erano andati con lui a
seppellire suo padre. Dalla
morte di Giacobbe alla morte di Giuseppe
[15]Ma
i fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro
padre era morto, e dissero: «Chissà se Giuseppe non ci tratterà da
nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo fatto?». [16]Allora
mandarono a dire a Giuseppe: «Tuo padre prima di morire ha dato
quest'ordine: [17]Direte a Giuseppe: Perdona il delitto dei tuoi
fratelli e il loro peccato, perché ti hanno fatto del male! Perdona
dunque il delitto dei servi del Dio di tuo padre!». Giuseppe pianse
quando gli si parlò così. [18]E i suoi fratelli andarono e si
gettarono a terra davanti a lui e dissero: «Eccoci tuoi schiavi!». [19]Ma
Giuseppe disse loro: «Non temete. Sono io forse al posto di Dio? [20]Se
voi avevate pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo
servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un
popolo numeroso. [21]Dunque non temete, io provvederò al
sostentamento per voi e per i vostri bambini». Così li consolò e fece
loro coraggio. [22]Ora Giuseppe con la famiglia di suo padre abitò
in Egitto; Giuseppe visse centodieci anni. [23]Così Giuseppe
vide i figli di Efraim fino alla terza generazione e anche i figli di
Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle ginocchia di Giuseppe. [24]Poi
Giuseppe disse ai fratelli: «Io sto per morire, ma Dio verrà certo a
visitarvi e vi farà uscire da questo paese verso il paese ch'egli ha
promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe». [25]Giuseppe
fece giurare ai figli di Israele così: «Dio verrà certo a visitarvi e
allora voi porterete via di qui le mie ossa». [26]Poi Giuseppe morì all'età di centodieci anni; lo imbalsamarono e fu posto in un sarcofago in Egitto.
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