Cari giovani,
sono lieto di rivolgermi
nuovamente a voi, in occasione della XXVII Giornata
Mondiale della Gioventù. Il ricordo dell’incontro
di Madrid, lo scorso agosto,
resta ben presente nel mio cuore. E’ stato uno
straordinario momento di grazia, nel corso del quale
il Signore ha benedetto i giovani presenti, venuti
dal mondo intero. Rendo grazie a Dio per i tanti
frutti che ha fatto nascere in quelle giornate e che
in futuro non mancheranno di moltiplicarsi per i
giovani e per le comunità a cui appartengono. Adesso
siamo già orientati verso il prossimo appuntamento a
Rio de Janeiro nel 2013, che avrà come tema «Andate
e fate discepoli tutti i popoli!» (cfr Mt
28,19).
Quest’anno, il tema della Giornata Mondiale della
Gioventù ci è dato da un’esortazione della
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi:
«Siate sempre lieti nel Signore!» (4,4). La gioia,
in effetti, è un elemento centrale dell’esperienza
cristiana. Anche durante ogni Giornata Mondiale
della Gioventù facciamo esperienza di una gioia
intensa, la gioia della comunione, la gioia di
essere cristiani, la gioia della fede. È una delle
caratteristiche di questi incontri. E vediamo la
grande forza attrattiva che essa ha: in un mondo
spesso segnato da tristezza e inquietudini, è una
testimonianza importante della bellezza e
dell’affidabilità della fede cristiana.
La Chiesa ha la vocazione di portare al mondo la
gioia, una gioia autentica e duratura, quella che
gli angeli hanno annunciato ai pastori di Betlemme
nella notte della nascita di Gesù (cfr Lc
2,10): Dio non ha solo parlato, non ha solo compiuto
segni prodigiosi nella storia dell’umanità, Dio si è
fatto così vicino da farsi uno di noi e percorrere
le tappe dell’intera vita dell’uomo. Nel difficile
contesto attuale, tanti giovani intorno a voi hanno
un immenso bisogno di sentire che il messaggio
cristiano è un messaggio di gioia e di speranza!
Vorrei riflettere con voi allora su questa gioia,
sulle strade per trovarla, affinché possiate viverla
sempre più in profondità ed esserne messaggeri tra
coloro che vi circondano.
1. II nostro cuore è fatto per la gioia
L’aspirazione alla gioia è impressa nell’intimo
dell’essere umano. Al di là delle soddisfazioni
immediate e passeggere, il nostro cuore cerca la
gioia profonda, piena e duratura, che possa dare
«sapore» all’esistenza. E ciò vale soprattutto per
voi, perché la giovinezza è un periodo di continua
scoperta della vita, del mondo, degli altri e di se
stessi. È un tempo di apertura verso il futuro, in
cui si manifestano i grandi desideri di felicità, di
amicizia, di condivisione e di verità, in cui si è
mossi da ideali e si concepiscono progetti.
E ogni giorno sono tante le gioie semplici che il
Signore ci offre: la gioia di vivere, la gioia di
fronte alla bellezza della natura, la gioia di un
lavoro ben fatto, la gioia del servizio, la gioia
dell’amore sincero e puro. E se guardiamo con
attenzione, esistono tanti altri motivi di gioia: i
bei momenti della vita familiare, l’amicizia
condivisa, la scoperta delle proprie capacità
personali e il raggiungimento di buoni risultati,
l’apprezzamento da parte degli altri, la possibilità
di esprimersi e di sentirsi capiti, la sensazione di
essere utili al prossimo. E poi l’acquisizione di
nuove conoscenze mediante gli studi, la scoperta di
nuove dimensioni attraverso viaggi e incontri, la
possibilità di fare progetti per il futuro. Ma anche
l’esperienza di leggere un’opera letteraria, di
ammirare un capolavoro dell’arte, di ascoltare e
suonare musica o di vedere un film possono produrre
in noi delle vere e proprie gioie.
Ogni giorno, però, ci scontriamo anche con tante
difficoltà e nel cuore vi sono preoccupazioni per il
futuro, al punto che ci possiamo chiedere se la
gioia piena e duratura alla quale aspiriamo non sia
forse un’illusione e una fuga dalla realtà. Sono
molti i giovani che si interrogano: è veramente
possibile la gioia piena al giorno d’oggi? E questa
ricerca percorre varie strade, alcune delle quali si
rivelano sbagliate, o perlomeno pericolose. Ma come
distinguere le gioie veramente durature dai piaceri
immediati e ingannevoli? Come trovare la vera gioia
nella vita, quella che dura e non ci abbandona anche
nei momenti difficili?
2. Dio è la fonte della vera gioia
In realtà le gioie autentiche, quelle piccole del
quotidiano o quelle grandi della vita, trovano tutte
origine in Dio, anche se non appare a prima vista,
perché Dio è comunione di amore eterno, è gioia
infinita che non rimane chiusa in se stessa, ma si
espande in quelli che Egli ama e che lo amano. Dio
ci ha creati a sua immagine per amore e per
riversare su noi questo suo amore, per colmarci
della sua presenza e della sua grazia. Dio vuole
renderci partecipi della sua gioia, divina ed
eterna, facendoci scoprire che il valore e il senso
profondo della nostra vita sta nell’essere
accettato, accolto e amato da Lui, e non con
un’accoglienza fragile come può essere quella umana,
ma con un’accoglienza incondizionata come è quella
divina: io sono voluto, ho un posto nel mondo e
nella storia, sono amato personalmente da Dio. E se
Dio mi accetta, mi ama e io ne divento sicuro, so in
modo chiaro e certo che è bene che io ci sia, che
esista.
Questo amore infinito di Dio per ciascuno di noi si
manifesta in modo pieno in Gesù Cristo. In Lui si
trova la gioia che cerchiamo. Nel Vangelo vediamo
come gli eventi che segnano gli inizi della vita di
Gesù siano caratterizzati dalla gioia. Quando
l’arcangelo Gabriele annuncia alla Vergine Maria che
sarà madre del Salvatore, inizia con questa parola:
«Rallegrati!» (Lc 1,28). Alla nascita di
Gesù, l’Angelo del Signore dice ai pastori: «Ecco,
vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il
popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi
un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc
2,11). E i Magi che cercavano il bambino, «al vedere
la stella, provarono una gioia grandissima» (Mt
2,10). Il motivo di questa gioia è dunque la
vicinanza di Dio, che si è fatto uno di noi. Ed è
questo che intendeva san Paolo quando scriveva ai
cristiani di Filippi: «Siate sempre lieti nel
Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra
amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!» (Fil
4,4-5). La prima causa della nostra gioia è la
vicinanza del Signore, che mi accoglie e mi ama.
E infatti dall’incontro con Gesù nasce sempre una
grande gioia interiore. Nei Vangeli lo possiamo
vedere in molti episodi. Ricordiamo la visita di
Gesù a Zaccheo, un esattore delle tasse disonesto,
un peccatore pubblico, al quale Gesù dice: «Oggi
devo fermarmi a casa tua». E Zaccheo, riferisce san
Luca, «lo accolse pieno di gioia» (Lc
19,5-6). E’ la gioia dell’incontro con il Signore; è
il sentire l’amore di Dio che può trasformare
l’intera esistenza e portare salvezza. E Zaccheo
decide di cambiare vita e di dare la metà dei suoi
beni ai poveri.
Nell’ora della passione di Gesù, questo amore si
manifesta in tutta la sua forza. Negli ultimi
momenti della sua vita terrena, a cena con i suoi
amici, Egli dice: «Come il Padre ha amato me, anche
io ho amato voi. Rimanete nel mio amore... Vi ho
detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e
la vostra gioia sia piena» (Gv 15,9.11).
Gesù vuole introdurre i suoi discepoli e ciascuno di
noi nella gioia piena, quella che Egli condivide con
il Padre, perché l’amore con cui il Padre lo ama sia
in noi (cfr. Gv 17,26). La gioia cristiana
è aprirsi a questo amore di Dio e appartenere a Lui.
Narrano i Vangeli che Maria di Magdala e altre donne
andarono a visitare la tomba dove Gesù era stato
posto dopo la sua morte e ricevettero da un Angelo
un annuncio sconvolgente, quello della sua
risurrezione. Allora abbandonarono in fretta il
sepolcro, annota l’Evangelista, «con timore e gioia
grande» e corsero a dare la lieta notizia ai
discepoli. E Gesù venne loro incontro e disse:
«Salute a voi!» (Mt 28,8-9). E’ la gioia
della salvezza che viene loro offerta: Cristo è il
vivente, è Colui che ha vinto il male, il peccato e
la morte. Egli è presente in mezzo a noi come il
Risorto, fino alla fine del mondo (cfr Mt
28,20). Il male non ha l’ultima parola sulla nostra
vita, ma la fede in Cristo Salvatore ci dice che
l’amore di Dio vince.
Questa gioia profonda è frutto dello Spirito Santo
che ci rende figli di Dio, capaci di vivere e di
gustare la sua bontà, di rivolgerci a Lui con il
termine «Abbà», Padre (cfr Rm 8,15). La
gioia è segno della sua presenza e della sua azione
in noi.
3. Conservare nel cuore la gioia cristiana
A questo punto ci domandiamo: come ricevere e
conservare questo dono della gioia profonda, della
gioia spirituale?
Un Salmo ci dice: «Cerca la gioia nel Signore:
esaudirà i desideri del tuo cuore» (Sal
37,4). E Gesù spiega che «il regno dei cieli è
simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo
trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende
tutti i suoi averi e compra quel campo» (Mt
13,44). Trovare e conservare la gioia spirituale
nasce dall’incontro con il Signore, che chiede di
seguirlo, di fare la scelta decisa di puntare tutto
su di Lui. Cari giovani, non abbiate paura di
mettere in gioco la vostra vita facendo spazio a
Gesù Cristo e al suo Vangelo; è la strada per avere
la pace e la vera felicità nell’intimo di noi
stessi, è la strada per la vera realizzazione della
nostra esistenza di figli di Dio, creati a sua
immagine e somiglianza.
Cercare la gioia nel Signore: la gioia è frutto
della fede, è riconoscere ogni giorno la sua
presenza, la sua amicizia: «Il Signore è vicino!» (Fil
4,5); è riporre la nostra fiducia in Lui, è crescere
nella conoscenza e nell’amore di Lui. L’«Anno della
fede», che tra pochi mesi inizieremo, ci sarà di
aiuto e di stimolo. Cari amici, imparate a vedere
come Dio agisce nelle vostre vite, scopritelo
nascosto nel cuore degli avvenimenti del vostro
quotidiano. Credete che Egli è sempre fedele
all’alleanza che ha stretto con voi nel giorno del
vostro Battesimo. Sappiate che non vi abbandonerà
mai. Rivolgete spesso il vostro sguardo verso di
Lui. Sulla croce, ha donato la sua vita perché vi
ama. La contemplazione di un amore così grande porta
nei nostri cuori una speranza e una gioia che nulla
può abbattere. Un cristiano non può essere mai
triste perché ha incontrato Cristo, che ha dato la
vita per lui.
Cercare il Signore, incontrarlo nella vita significa
anche accogliere la sua Parola, che è gioia per il
cuore. Il profeta Geremia scrive: «Quando le tue
parole mi vennero incontro, le divorai con avidità;
la tua parola fu la gioia e la letizia del mio
cuore» (Ger 15,16). Imparate a leggere e
meditare la Sacra Scrittura, vi troverete una
risposta alle domande più profonde di verità che
albergano nel vostro cuore e nella vostra mente. La
Parola di Dio fa scoprire le meraviglie che Dio ha
operato nella storia dell’uomo e, pieni di gioia,
apre alla lode e all’adorazione: «Venite, cantiamo
al Signore... adoriamo, in ginocchio davanti al
Signore che ci ha fatti» (Sal 95,1.6).
In modo particolare, poi, la Liturgia è il luogo per
eccellenza in cui si esprime la gioia che la Chiesa
attinge dal Signore e trasmette al mondo. Ogni
domenica, nell’Eucaristia, le comunità cristiane
celebrano il Mistero centrale della salvezza: la
morte e risurrezione di Cristo. E’ questo un momento
fondamentale per il cammino di ogni discepolo del
Signore, in cui si rende presente il suo Sacrificio
di amore; è il giorno in cui incontriamo il Cristo
Risorto, ascoltiamo la sua Parola, ci nutriamo del
suo Corpo e del suo Sangue. Un Salmo afferma:
«Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!» (Sal
118,24). E nella notte di Pasqua, la Chiesa canta
l’Exultet, espressione di gioia per la vittoria di
Gesù Cristo sul peccato e sulla morte: «Esulti il
coro degli angeli... Gioisca la terra inondata da
così grande splendore... e questo tempio tutto
risuoni per le acclamazioni del popolo in festa!».
La gioia cristiana nasce dal sapere di essere amati
da un Dio che si è fatto uomo, ha dato la sua vita
per noi e ha sconfitto il male e la morte; ed è
vivere di amore per lui. Santa Teresa di Gesù
Bambino, giovane carmelitana, scriveva: «Gesù, è
amarti la mia gioia!» (P 45, 21 gennaio 1897, Op.
Compl., pag. 708).
4. La gioia dell’amore
Cari amici, la gioia è
intimamente legata all’amore: sono due frutti
inseparabili dello Spirito Santo (cfr Gal
5,23). L’amore produce gioia, e la gioia è una forma
d’amore. La beata Madre Teresa di Calcutta, facendo
eco alle parole di Gesù: «si è più beati nel dare
che nel ricevere!» (At 20,35), diceva: «La
gioia è una rete d’amore per catturare le anime. Dio
ama chi dona con gioia. E chi dona con gioia dona di
più». E il Servo di Dio Paolo VI scriveva: «In Dio
stesso tutto è gioia poiché tutto è dono» (Esort. ap.
Gaudete in Domino,
9 maggio 1975)
Pensando ai vari ambiti della vostra vita, vorrei
dirvi che amare significa costanza, fedeltà, tener
fede agli impegni. E questo, in primo luogo, nelle
amicizie: i nostri amici si aspettano che siamo
sinceri, leali, fedeli, perché il vero amore è
perseverante anche e soprattutto nelle difficoltà. E
lo stesso vale per il lavoro, gli studi e i servizi
che svolgete. La fedeltà e la perseveranza nel bene
conducono alla gioia, anche se non sempre questa è
immediata.
Per entrare nella gioia dell’amore, siamo chiamati
anche ad essere generosi, a non accontentarci di
dare il minimo, ma ad impegnarci a fondo nella vita,
con un’attenzione particolare per i più bisognosi.
Il mondo ha necessità di uomini e donne competenti e
generosi, che si mettano al servizio del bene
comune. Impegnatevi a studiare con serietà;
coltivate i vostri talenti e metteteli fin d’ora al
servizio del prossimo. Cercate il modo di
contribuire a rendere la società più giusta e umana,
là dove vi trovate. Che tutta la vostra vita sia
guidata dallo spirito di servizio, e non dalla
ricerca del potere, del successo materiale e del
denaro.
A proposito di generosità, non posso non menzionare
una gioia speciale: quella che si prova rispondendo
alla vocazione di donare tutta la propria vita al
Signore. Cari giovani, non abbiate paura della
chiamata di Cristo alla vita religiosa, monastica,
missionaria o al sacerdozio. Siate certi che Egli
colma di gioia coloro che, dedicandogli la vita in
questa prospettiva, rispondono al suo invito a
lasciare tutto per rimanere con Lui e dedicarsi con
cuore indiviso al servizio degli altri. Allo stesso
modo, grande è la gioia che Egli riserva all’uomo e
alla donna che si donano totalmente l’uno all’altro
nel matrimonio per costituire una famiglia e
diventare segno dell’amore di Cristo per la sua
Chiesa.
Vorrei richiamare un terzo elemento per entrare
nella gioia dell’amore: far crescere nella vostra
vita e nella vita delle vostre comunità la comunione
fraterna. C’è uno stretto legame tra la comunione e
la gioia. Non è un caso che san Paolo scriva la sua
esortazione al plurale: non si rivolge a ciascuno
singolarmente, ma afferma: «Siate sempre lieti nel
Signore» (Fil 4,4). Soltanto insieme,
vivendo la comunione fraterna, possiamo sperimentare
questa gioia. Il libro degli Atti degli Apostoli
descrive così la prima comunità cristiana:
«spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con
letizia e semplicità di cuore» (At 2,46).
Impegnatevi anche voi affinché le comunità cristiane
possano essere luoghi privilegiati di condivisione,
di attenzione e di cura l’uno dell’altro.
5. La gioia della conversione
Cari amici, per vivere la vera gioia occorre anche
identificare le tentazioni che la allontanano. La
cultura attuale induce spesso a cercare traguardi,
realizzazioni e piaceri immediati, favorendo più
l’incostanza che la perseveranza nella fatica e la
fedeltà agli impegni. I messaggi che ricevete
spingono ad entrare nella logica del consumo,
prospettando felicità artificiali. L’esperienza
insegna che l’avere non coincide con la gioia: vi
sono tante persone che, pur avendo beni materiali in
abbondanza, sono spesso afflitte dalla disperazione,
dalla tristezza e sentono un vuoto nella vita. Per
rimanere nella gioia, siamo chiamati a vivere
nell’amore e nella verità, a vivere in Dio.
E la volontà di Dio è che noi siamo felici. Per
questo ci ha dato delle indicazioni concrete per il
nostro cammino: i Comandamenti. Osservandoli, noi
troviamo la strada della vita e della felicità.
Anche se a prima vista possono sembrare un insieme
di divieti, quasi un ostacolo alla libertà, se li
meditiamo più attentamente, alla luce del Messaggio
di Cristo, essi sono un insieme di essenziali e
preziose regole di vita che conducono a un’esistenza
felice, realizzata secondo il progetto di Dio.
Quante volte, invece, costatiamo che costruire
ignorando Dio e la sua volontà porta delusione,
tristezza, senso di sconfitta. L’esperienza del
peccato come rifiuto di seguirlo, come offesa alla
sua amicizia, porta ombra nel nostro cuore.
Ma se a volte il cammino cristiano non è facile e
l’impegno di fedeltà all’amore del Signore incontra
ostacoli o registra cadute, Dio, nella sua
misericordia, non ci abbandona, ma ci offre sempre
la possibilità di ritornare a Lui, di riconciliarci
con Lui, di sperimentare la gioia del suo amore che
perdona e riaccoglie.
Cari giovani, ricorrete spesso al Sacramento della
Penitenza e della Riconciliazione! Esso è il
Sacramento della gioia ritrovata. Domandate allo
Spirito Santo la luce per saper riconoscere il
vostro peccato e la capacità di chiedere perdono a
Dio accostandovi a questo Sacramento con costanza,
serenità e fiducia. Il Signore vi aprirà sempre le
sue braccia, vi purificherà e vi farà entrare nella
sua gioia: vi sarà gioia nel cielo anche per un solo
peccatore che si converte (cfr Lc 15,7).
6. La gioia nelle prove
Alla fine, però, potrebbe rimanere nel nostro cuore
la domanda se veramente è possibile vivere nella
gioia anche in mezzo alle tante prove della vita,
specialmente le più dolorose e misteriose, se
veramente seguire il Signore, fidarci di Lui dona
sempre felicità.
La risposta ci può venire da
alcune esperienze di giovani come voi che hanno
trovato proprio in Cristo la luce capace di dare
forza e speranza, anche in mezzo alle situazioni più
difficili. Il beato Pier Giorgio Frassati
(1901-1925) ha sperimentato tante prove nella sua
pur breve esistenza, tra cui una, riguardante la sua
vita sentimentale, che lo aveva ferito in modo
profondo. Proprio in questa situazione, scriveva
alla sorella: «Tu mi domandi se sono allegro; e come
non potrei esserlo? Finché la Fede mi darà forza
sempre allegro! Ogni cattolico non può non essere
allegro... Lo scopo per cui noi siamo stati creati
ci addita la via seminata sia pure di molte spine,
ma non una triste via: essa è allegria anche
attraverso i dolori» (Lettera alla sorella Luciana,
Torino, 14 febbraio 1925). E il beato
Giovanni Paolo II,
presentandolo come modello, diceva di lui: «era un
giovane di una gioia trascinante, una gioia che
superava tante difficoltà della sua vita» (Discorso
ai giovani, Torino,
13 aprile 1980).
Più vicina a noi, la giovane Chiara Badano
(1971-1990), recentemente beatificata, ha
sperimentato come il dolore possa essere
trasfigurato dall’amore ed essere misteriosamente
abitato dalla gioia. All’età di 18 anni, in un
momento in cui il cancro la faceva particolarmente
soffrire, Chiara aveva pregato lo Spirito Santo,
intercedendo per i giovani del suo Movimento. Oltre
alla propria guarigione, aveva chiesto a Dio di
illuminare con il suo Spirito tutti quei giovani, di
dar loro la sapienza e la luce: «È stato proprio un
momento di Dio: soffrivo molto fisicamente, ma
l’anima cantava» (Lettera a Chiara Lubich, Sassello,
20 dicembre 1989). La chiave della sua pace e della
sua gioia era la completa fiducia nel Signore e
l’accettazione anche della malattia come misteriosa
espressione della sua volontà per il bene suo e di
tutti. Ripeteva spesso: «Se lo vuoi tu, Gesù, lo
voglio anch’io».
Sono due semplici testimonianze tra molte altre che
mostrano come il cristiano autentico non è mai
disperato e triste, anche davanti alle prove più
dure, e mostrano che la gioia cristiana non è una
fuga dalla realtà, ma una forza soprannaturale per
affrontare e vivere le difficoltà quotidiane.
Sappiamo che Cristo crocifisso e risorto è con noi,
è l’amico sempre fedele. Quando partecipiamo alle
sue sofferenze, partecipiamo anche alla sua gloria.
Con Lui e in Lui, la sofferenza è trasformata in
amore. E là si trova la gioia (cfr Col
1,24).
7. Testimoni della gioia
Cari amici, per concludere vorrei esortarvi ad
essere missionari della gioia. Non si può essere
felici se gli altri non lo sono: la gioia quindi
deve essere condivisa. Andate a raccontare agli
altri giovani la vostra gioia di aver trovato quel
tesoro prezioso che è Gesù stesso. Non possiamo
tenere per noi la gioia della fede: perché essa
possa restare in noi, dobbiamo trasmetterla. San
Giovanni afferma: «Quello che abbiamo veduto e
udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche
voi siate in comunione con noi... Queste cose vi
scriviamo, perché la nostra gioia sia piena» (1Gv
1,3-4).
A volte viene dipinta un’immagine del Cristianesimo
come di una proposta di vita che opprime la nostra
libertà, che va contro il nostro desiderio di
felicità e di gioia. Ma questo non risponde a
verità! I cristiani sono uomini e donne veramente
felici perché sanno di non essere mai soli, ma di
essere sorretti sempre dalle mani di Dio! Spetta
soprattutto a voi, giovani discepoli di Cristo,
mostrare al mondo che la fede porta una felicità e
una gioia vera, piena e duratura. E se il modo di
vivere dei cristiani sembra a volte stanco ed
annoiato, testimoniate voi per primi il volto
gioioso e felice della fede. Il Vangelo è la «buona
novella» che Dio ci ama e che ognuno di noi è
importante per Lui. Mostrate al mondo che è proprio
così!
Siate dunque missionari entusiasti della nuova
evangelizzazione! Portate a coloro che soffrono, a
coloro che sono in ricerca, la gioia che Gesù vuole
donare. Portatela nelle vostre famiglie, nelle
vostre scuole e università, nei vostri luoghi di
lavoro e nei vostri gruppi di amici, là dove vivete.
Vedrete che essa è contagiosa. E riceverete il
centuplo: la gioia della salvezza per voi stessi, la
gioia di vedere la Misericordia di Dio all’opera nei
cuori. Il giorno del vostro incontro definitivo con
il Signore, Egli potrà dirvi: «Servo buono e fedele,
prendi parte alla gioia del tuo padrone!» (Mt
25,21).
La Vergine Maria vi accompagni in questo cammino.
Ella ha accolto il Signore dentro di sé e l’ha
annunciato con un canto di lode e di gioia, il
Magnificat: «L’anima mia magnifica il Signore e
il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Lc
1,46-47). Maria ha risposto pienamente all’amore di
Dio dedicando la sua vita a Lui in un servizio umile
e totale. E’ chiamata «causa della nostra letizia»
perché ci ha dato Gesù. Che Ella vi introduca in
quella gioia che nessuno potrà togliervi!
Dal Vaticano, 15 marzo 2012
BENEDICTUS PP. XVI
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