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La Sacra Bibbia - CEI Il Nuovo Testamento |
La Sacra Bibbia Atti degli Apostoli |
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Capitoli |
Atti
- Capitolo 1 Prologo
[1]Nel
mio primo libro ho gia trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù
fece e insegnò dal principio [2]fino al giorno in cui, dopo aver
dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo,
egli fu assunto in cielo. [3]Egli
si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove,
apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. [4]Mentre
si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da
Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre «quella,
disse, che voi avete udito da me: [5]Giovanni ha battezzato con
acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti
giorni». L'Ascensione
[6]Così
venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore, è questo il
tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». [7]Ma egli
rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre
ha riservato alla sua scelta, [8]ma avrete forza dallo Spirito
Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in
tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra». [9]Detto
questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al
loro sguardo. [10]E poiché essi stavano fissando il cielo mentre
egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a
loro e dissero: [11]«Uomini di Galilea, perché state a guardare
il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo,
tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo».
I. LA CHIESA DI GERUSALEMME
Il
gruppo degli apostoli
[12]Allora
ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a
Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. [13]Entrati
in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e
Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo,
Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. [14]Tutti
questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune
donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui. La
sostituzione di Giuda
[15]In
quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle
persone radunate era circa centoventi) e disse: [16]«Fratelli,
era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto
dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da
guida a quelli che arrestarono Gesù. [17]Egli era stato del
nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. [18]Giuda
comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi
precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte
le sue viscere. [19]La cosa è divenuta così nota a tutti gli
abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro
lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue. [20]Infatti sta scritto
nel libro dei Salmi: La
sua dimora diventi deserta, [21]Bisogna
dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui
il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi, [22]incominciando dal
battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto
in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione».
[23]Ne
furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato
Giusto, e Mattia. [24]Allora essi pregarono dicendo: «Tu,
Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di questi due hai
designato [25]a prendere il posto in questo ministero e
apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto».
[26]Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su
Mattia, che fu associato agli undici apostoli. Atti
- Capitolo 2
La
Pentecoste
[1]Mentre
il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme
nello stesso luogo. [2]Venne all'improvviso dal cielo un rombo,
come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si
trovavano. [3]Apparvero loro lingue come di fuoco che si
dividevano e si posarono su ciascuno di loro; [4]ed essi furono
tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue
come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. [5]Si
trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è
sotto il cielo. [6]Venuto quel fragore, la folla si radunò e
rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua.
[7]Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro
che parlano non sono forse tutti Galilei? [8]E com'è che li
sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? [9]Siamo
Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della
Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, [10]della Frigia e della
Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène,
stranieri di Roma, [11]Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li
udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio». [12]Tutti
erano stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: «Che significa
questo?». [13]Altri invece li deridevano e dicevano: «Si sono
ubriacati di mosto». Discorso
di Pietro alla folla
[14]Allora
Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così:
«Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben
noto questo e fate attenzione alle mie parole: [15]Questi uomini
non sono ubriachi come voi sospettate, essendo appena le nove del
mattino. [16]Accade invece quello che predisse il profeta Gioele:
[17]Negli
ultimi giorni, dice il Signore, Io
effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; [22]Uomini
d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret - uomo accreditato
da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio
stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -, [23]dopo
che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu
consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e
l'avete ucciso. [24]Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle
angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in
suo potere. [25]Dice infatti Davide a suo riguardo: Contemplavo
sempre il Signore innanzi a me; [29]Fratelli,
mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli
morì e fu sepolto e la sua tomba è ancora oggi fra noi. [30]Poiché
però era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di
far sedere sul suo trono un suo discendente, [31]previde la
risurrezione di Cristo e ne parlò: questi
non fu abbandonato negli inferi, [32]Questo
Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. [33]Innalzato
pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito
Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete
vedere e udire. [34]Davide infatti non salì al cielo; tuttavia
egli dice: Disse
il Signore al mio Signore: [36]Sappia
dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito
Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!». Le
prime conversioni
[37]All'udir
tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli
altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». [38]E
Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel
nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo
riceverete il dono dello Spirito Santo. [39]Per voi infatti è la
promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani,
quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». [40]Con molte
altre parole li scongiurava e li esortava: «Salvatevi da questa
generazione perversa». [41]Allora coloro che accolsero la sua
parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila
persone. La
prima comunità cristiana
[42]Erano
assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione
fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. [43]Un senso
di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli
apostoli. [44]Tutti coloro che erano diventati credenti stavano
insieme e tenevano ogni cosa in comune; [45]chi aveva proprietà
e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di
ciascuno. [46]Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e
spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di
cuore, [47]lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. [48]Intanto
il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano
salvati. Atti
- Capitolo 3
La
guarigione dello storpio
[1]Un
giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera verso le
tre del pomeriggio. [2]Qui di solito veniva portato un uomo,
storpio fin dalla nascita e lo ponevano ogni giorno presso la porta del
tempio detta «Bella» a chiedere l'elemosina a coloro che entravano nel
tempio. [3]Questi, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per
entrare nel tempio, domandò loro l'elemosina. [4]Allora Pietro
fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: «Guarda verso
di noi». [5]Ed egli si volse verso di loro, aspettandosi di
ricevere qualche cosa. [6]Ma Pietro gli disse: «Non possiedo né
argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il
Nazareno, cammina!». [7]E, presolo per la mano destra, lo sollevò.
Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono [8]e balzato
in piedi camminava; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e
lodando Dio. [9]Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio [10]e
riconoscevano che era quello che sedeva a chiedere l'elemosina alla
porta Bella del tempio ed erano meravigliati e stupiti per quello che
gli era accaduto. Discorso
di Pietro al popolo
[11]Mentr'egli
si teneva accanto a Pietro e Giovanni, tutto il popolo fuor di sé per
lo stupore accorse verso di loro al portico detto di Salomone. [12]Vedendo
ciò, Pietro disse al popolo: «Uomini d'Israele, perché vi
meravigliate di questo e continuate a fissarci come se per nostro potere
e nostra pietà avessimo fatto camminare quest'uomo? [13]Il
Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha
glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato
di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; [14]voi
invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, avete chiesto che vi fosse
graziato un assassino [15]e avete ucciso l'autore della vita. Ma
Dio l'ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni. [16]Proprio
per la fede riposta in lui il nome di Gesù ha dato vigore a quest'uomo
che voi vedete e conoscete; la fede in lui ha dato a quest'uomo la
perfetta guarigione alla presenza di tutti voi. [17]Ora,
fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, così come i vostri
capi; [18]Dio però ha adempiuto così ciò che aveva annunziato
per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo sarebbe morto. [19]Pentitevi
dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati [20]e
così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore
ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù. [21]Egli
dev'esser accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le
cose, come ha detto Dio fin dall'antichità, per bocca dei suoi santi
profeti. [22]Mosè infatti disse: Il Signore vostro Dio vi farà
sorgere un profeta come me in mezzo ai vostri fratelli; voi lo
ascolterete in tutto quello che egli vi dirà. [23]E
chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo.
[24]Tutti i profeti, a cominciare da Samuele e da quanti
parlarono in seguito, annunziarono questi giorni. [25]Voi
siete i figli dei profeti e dell'alleanza che Dio stabilì con i vostri
padri, quando disse ad Abramo: Nella tua discendenza saranno
benedette tutte le famiglie della terra. [26]Dio, dopo aver
risuscitato il suo servo, l'ha mandato prima di tutto a voi per portarvi
la benedizione e perché ciascuno si converta dalle sue iniquità». Atti
- Capitolo 4
Pietro
e Giovanni davanti al sinedrio
[1]Stavano
ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il
capitano del tempio e i sadducei, [2]irritati per il fatto che
essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai
morti. [3]Li arrestarono e li portarono in prigione fino al
giorno dopo, dato che era ormai sera. [4]Molti però di quelli
che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini
raggiunse circa i cinquemila. [5]Il
giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anziani e gli
scribi, [6]il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e
quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. [7]Fattili
comparire davanti a loro, li interrogavano: «Con quale potere o in nome
di chi avete fatto questo?». [8]Allora Pietro, pieno di Spirito
Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, [9]visto che oggi
veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual
modo egli abbia ottenuto la salute, [10]la cosa sia nota a tutti
voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno,
che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi
sta innanzi sano e salvo. [11]Questo Gesù è la
pietra che, scartata
da voi, costruttori, [12]In
nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli
uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati».
[13]Vedendo
la franchezza di Pietro e di Giovanni e considerando che erano senza
istruzione e popolani, rimanevano stupefatti riconoscendoli per coloro
che erano stati con Gesù; [14]quando poi videro in piedi vicino
a loro l'uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa rispondere. [15]Li
fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo: [16]«Che
dobbiamo fare a questi uomini? Un miracolo evidente è avvenuto per
opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di
Gerusalemme che non possiamo negarlo. [17]Ma perché la cosa non
si divulghi di più tra il popolo, diffidiamoli dal parlare più ad
alcuno in nome di lui». [18]E, richiamatili, ordinarono loro di
non parlare assolutamente né di insegnare nel nome di Gesù. [19]Ma
Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a
voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; [20]noi non possiamo
tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». [21]Quelli allora,
dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando motivi per punirli,
li rilasciarono a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per
l'accaduto. [22]L'uomo infatti sul quale era avvenuto il miracolo
della guarigione aveva più di quarant'anni. Preghiera
degli apostoli nella persecuzione
[23]Appena
rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferirono quanto
avevano detto i sommi sacerdoti e gli anziani. [24]All'udire ciò,
tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicendo: «Signore, tu che hai
creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, [25]tu
che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il
tuo servo Davide: Perché
si agitarono le genti [31]Quand'ebbero
terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti
furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con
franchezza. La
prima comunità cristiana
[32]La
moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e
un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli
apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. [33]Con grande
forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del
Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. [34]Nessuno
infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case
li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto [35]e
lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a
ciascuno secondo il bisogno. La
generosità di Barnaba
[36]Così
Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba, che significa «figlio
dell'esortazione», un levita originario di Cipro, [37]che era
padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l'importo deponendolo ai
piedi degli apostoli. Atti
- Capitolo 5
La
frode di Anania e di Saffira
[1]Un
uomo di nome Anania con la moglie Saffira vendette un suo podere [2]e,
tenuta per sé una parte dell'importo d'accordo con la moglie, consegnò
l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. [3]Ma Pietro
gli disse: «Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo
cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte
del prezzo del terreno? [4]Prima di venderlo, non era forse tua
proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua
disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai
mentito agli uomini, ma a Dio». [5]All'udire queste parole,
Anania cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che
ascoltavano. [6]Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in
un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono. [7]Avvenne
poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara
dell'accaduto. [8]Pietro le chiese: «Dimmi: avete venduto il
campo a tal prezzo?». Ed essa: «Sì, a tanto». [9]Allora
Pietro le disse: «Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del
Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo
marito e porteranno via anche te». [10]D'improvviso cadde ai
piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta
e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito. [11]E
un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a
sapere queste cose. Quadro
di insieme
[12]Molti
miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli.
Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; [13]degli
altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. [14]Intanto
andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel
Signore [15]fino al punto che portavano gli ammalati nelle
piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro
passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro. [16]Anche
la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e
persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti. Arresto
e liberazione miracolosa degli apostoli
[17]Si
alzò allora il sommo sacerdote e quelli della sua parte, cioè la setta
dei sadducei, pieni di livore, [18]e fatti arrestare gli apostoli
li fecero gettare nella prigione pubblica. [19]Ma durante la
notte un angelo del Signore aprì le porte della prigione, li condusse
fuori e disse: [20]«Andate, e mettetevi a predicare al popolo
nel tempio tutte queste parole di vita». [21]Udito questo,
entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare. Gli
apostoli davanti al sinedrio
Quando
arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il
sinedrio e tutti gli anziani dei figli d'Israele; mandarono quindi a
prelevare gli apostoli nella prigione. [22]Ma gli incaricati,
giunti sul posto, non li trovarono nella prigione e tornarono a
riferire: [23]«Abbiamo trovato il carcere scrupolosamente
sbarrato e le guardie ai loro posti davanti alla porta, ma, dopo aver
aperto, non abbiamo trovato dentro nessuno». [24]Udite queste
parole, il capitano del tempio e i sommi sacerdoti si domandavano
perplessi che cosa mai significasse tutto questo, [25]quando
arrivò un tale ad annunziare: «Ecco, gli uomini che avete messo in
prigione si trovano nel tempio a insegnare al popolo». [26]Allora
il capitano uscì con le sue guardie e li condusse via, ma senza
violenza, per timore di esser presi a sassate dal popolo. [27]Li
condussero e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote cominciò
a interrogarli dicendo: [28]«Vi avevamo espressamente ordinato
di non insegnare più nel nome di costui, ed ecco voi avete riempito
Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il
sangue di quell'uomo». [29]Rispose allora Pietro insieme agli
apostoli: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. [30]Il
Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso
appendendolo alla croce. [31]Dio lo ha innalzato con la sua
destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della
conversione e il perdono dei peccati. [32]E di questi fatti siamo
testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si
sottomettono a lui». [33]All'udire queste cose essi si
irritarono e volevano metterli a morte. L'intervento
di Gamaliele
[34]Si
alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della
legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un
momento gli accusati, [35]disse: «Uomini di Israele, badate bene
a ciò che state per fare contro questi uomini. [36]Qualche tempo
fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono
circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati
persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. [37]Dopo di
lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta
gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati
persuadere da lui furono dispersi. [38]Per quanto riguarda il
caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e
lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di
origine umana, verrà distrutta; [39]ma se essa viene da Dio, non
riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro
Dio!». [40]Seguirono
il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e
ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li
rimisero in libertà. [41]Ma essi se ne andarono dal sinedrio
lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù. [42]E
ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di
portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo. Atti
- Capitolo 6
II. LE PRIME MISSIONI
L'istituzione
dei sette
[1]In
quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un
malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano
trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. [2]Allora
i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto
che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. [3]Cercate
dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di
Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico. [4]Noi,
invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola». [5]Piacque
questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di
fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs
e Nicola, un proselito di Antiochia. [6]Li presentarono quindi
agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani. [7]Intanto
la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero
dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva
alla fede. L'arresto
di Stefano
[8]Stefano
intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli
tra il popolo. [9]Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei
«liberti» comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della
Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano, [10]ma non
riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava. [11]Perciò
sobillarono alcuni che dissero: «Lo abbiamo udito pronunziare
espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio». [12]E così
sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso,
lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. [13]Presentarono
quindi dei falsi testimoni, che dissero: «Costui non cessa di proferire
parole contro questo luogo sacro e contro la legge. [14]Lo
abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo
e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè». [15]E
tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui,
videro il suo volto come quello di un angelo. Atti
- Capitolo 7
Il
discorso di Stefano
[1]Gli
disse allora il sommo sacerdote: «Queste cose stanno proprio così?». [2]Ed
egli rispose: «Fratelli e padri, ascoltate: il Dio della gloria
apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima
che egli si stabilisse in Carran, [3]e gli disse: Esci dalla
tua terra e dalla tua gente e và nella terra che io ti indicherò. [4]Allora,
uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la
morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora
abitate, [5]ma non gli diede alcuna proprietà in esso, neppure
quanto l'orma di un piede, ma gli promise di darlo in possesso a
lui e alla sua discendenza dopo di lui, sebbene non avesse ancora
figli. [6]Poi Dio parlò così: La discendenza di Abramo sarà
pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per
quattrocento anni. [7]Ma del popolo di cui saranno schiavi
io farò giustizia, disse Dio: dopo potranno uscire e mi
adoreranno in questo luogo. [8]E gli diede l'alleanza della
circoncisione. E così Abramo generò Isacco e lo circoncise l'ottavo
giorno e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi. [9]Ma
i patriarchi, gelosi di Giuseppe, lo vendettero schiavo in
Egitto. Dio però era con lui [10]e lo liberò da tutte le
sue afflizioni e gli diede grazia e saggezza davanti al
faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di
tutta la sua casa. [11]Venne una carestia su tutto
l'Egitto e in Canaan e una grande miseria, e i nostri padri
non trovavano da mangiare. [12]Avendo udito Giacobbe che in
Egitto c'era del grano, vi inviò i nostri padri una prima volta; [13]la
seconda volta Giuseppe si fece riconoscere dai suoi fratelli e fu
nota al faraone la sua origine. [14]Giuseppe allora mandò a
chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, settantacinque
persone in tutto. [15]E Giacobbe si recò in Egitto, e qui
egli morì come anche i nostri padri; [16]essi furono poi
trasportati in Sichem e posti nel sepolcro che Abramo aveva
acquistato e pagato in denaro dai figli di Emor, a Sichem. [17]Mentre
si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo crebbe
e si moltiplicò in Egitto, [18]finché salì al trono
d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe. [19]Questi,
adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò i nostri
padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non sopravvivessero.
[20]In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; egli fu
allevato per tre mesi nella casa paterna, poi, [21]essendo
stato esposto, lo raccolse la figlia del faraone e lo allevò come
figlio. [22]Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza
degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere. [23]Quando
stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai suoi
fratelli, i figli di Israele, [24]e vedendone uno trattato
ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, uccidendo
l'Egiziano. [25]Egli pensava che i suoi connazionali
avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non
compresero. [26]Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro
mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo:
Siete fratelli; perché vi insultate l'un l'altro? [27]Ma quello
che maltrattava il vicino lo respinse, dicendo: Chi ti ha
nominato capo e giudice sopra di noi? [28]Vuoi forse
uccidermi, come hai ucciso ieri l'Egiziano? [29]Fuggì via
Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian,
dove ebbe due figli. [30]Passati
quarant'anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un
angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente. [31]Mosè
rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder
meglio, si udì la voce del Signore: [32]Io sono il Dio dei
tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Esterrefatto,
Mosè non osava guardare. [33]Allora il Signore gli disse:
Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa.
[34]Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito
il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in
Egitto. [35]Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: Chi
ti ha nominato capo e giudice?, proprio lui Dio aveva mandato per
esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era
apparso nel roveto. [36]Egli li fece uscire, compiendo miracoli
e prodigi nella terra d'Egitto, nel Mare Rosso, e nel deserto per
quarant'anni. [37]Egli è quel Mosè che disse ai figli
d'Israele: Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al
pari di me. [38]Egli è colui che, mentre erano radunati nel
deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i
nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi. [39]Ma
i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e si volsero
in cuor loro verso l'Egitto, [40]dicendo ad Aronne: Fà
per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci
condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto. [41]E
in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici
all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani. [42]Ma
Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell'esercito del
cielo, come è scritto nel libro dei Profeti: [43]Mi
avete forse offerto vittime e sacrifici [44]I
nostri padri avevano nel deserto la tenda della testimonianza,
come aveva ordinato colui che disse a Mosè di costruirla secondo il
modello che aveva visto. [45]E dopo averla ricevuta, i nostri
padri con Giosuè se la portarono con sé nella conquista dei popoli
che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide. [46]Questi
trovò grazia innanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora
per il Dio di Giacobbe; [47]Salomone poi gli edificò
una casa. [48]Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte
da mano d'uomo, come dice il Profeta: [49]Il
cielo è il mio trono [51]O
gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i
vostri padri, così anche voi. [52]Quale dei profeti i vostri
padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano
la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e
uccisori; [53]voi che avete ricevuto la legge per mano degli
angeli e non l'avete osservata». [54]All'udire
queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di
lui. Lapidazione
di Stefano. Saulo persecutore
[55]Ma
Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la
gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra [56]e disse: «Ecco,
io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di
Dio». [57]Proruppero allora in grida altissime turandosi gli
orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, [58]lo
trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni
deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. [59]E
così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: «Signore Gesù,
accogli il mio spirito». [60]Poi piegò le ginocchia e gridò
forte: «Signore, non imputar loro questo peccato». Detto questo, morì.
Atti
- Capitolo 8
[1]Saulo
era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò
una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad
eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e
della Samaria. [2]Persone pie seppellirono Stefano e fecero un
grande lutto per lui. [3]Saulo intanto infuriava contro la Chiesa
ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in
prigione. [4]Quelli
però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la
parola di Dio. Filippo
in Samaria
[5]Filippo,
sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo.
[6]E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo
sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. [7]Da
molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti
paralitici e storpi furono risanati. [8]E vi fu grande gioia in
quella città. Simone
il mago
[9]V'era
da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale
mandava in visibilio la popolazione di Samaria, spacciandosi per un gran
personaggio. [10]A lui aderivano tutti, piccoli e grandi,
esclamando: «Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande».
[11]Gli davano ascolto, perché per molto tempo li aveva fatti
strabiliare con le sue magie. [12]Ma quando cominciarono a
credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del
nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare. [13]Anche
Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. Era
fuori di sé nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano. [14]Frattanto
gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la
parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. [15]Essi
discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; [16]non
era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto
battezzati nel nome del Signore Gesù. [17]Allora imponevano loro
le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo. [18]Simone,
vedendo che lo Spirito veniva conferito con l'imposizione delle mani
degli apostoli, offrì loro del denaro [19]dicendo: «Date anche
a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo
Spirito Santo». [20]Ma Pietro gli rispose: «Il tuo denaro vada
con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro
il dono di Dio. [21]Non v'è parte né sorte alcuna per te in
questa cosa, perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio. [22]Pentiti
dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato
questo pensiero. [23]Ti vedo infatti chiuso in fiele amaro e
in lacci d'iniquità». [24]Rispose Simone: «Pregate voi per
me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto». [25]Essi
poi, dopo aver testimoniato e annunziato la parola di Dio, ritornavano a
Gerusalemme ed evangelizzavano molti villaggi della Samaria. Filippo
battezza un ministro etiope
[26]Un
angelo del Signore parlò intanto a Filippo: «Alzati, e và verso il
mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è
deserta». [27]Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un
Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia,
sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme,
[28]se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il
profeta Isaia. [29]Disse allora lo Spirito a Filippo: «Và
avanti, e raggiungi quel carro». [30]Filippo corse innanzi e,
udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai
leggendo?». [31]Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno
mi istruisce?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. [32]Il
passo della Scrittura che stava leggendo era questo: Come
una pecora fu condotto al macello [34]E
rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il
profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». [35]Filippo,
prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli
annunziò la buona novella di Gesù. [36]Proseguendo lungo la
strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: «Ecco
qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?». [37].
[38]Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua,
Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò. [39]Quando furono
usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non
lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino. [40]Quanto
a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a
tutte le città, finché giunse a Cesarèa. Atti
- Capitolo 9
La
vocazione di Saulo
[1]Saulo
frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del
Signore, si presentò al sommo sacerdote [2]e gli chiese lettere
per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in
catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo,
che avesse trovati. [3]E avvenne che, mentre era in viaggio e
stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal
cielo [4]e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo,
Saulo, perché mi perseguiti?». [5]Rispose: «Chi sei, o
Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! [6]Orsù,
alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». [7]Gli
uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti,
sentendo la voce ma non vedendo nessuno. [8]Saulo si alzò da
terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per
mano, lo condussero a Damasco, [9]dove rimase tre giorni senza
vedere e senza prendere né cibo né bevanda. [10]Ora
c'era a Damasco un discepolo di nome Anania e il Signore in una visione
gli disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi, Signore!». [11]E il
Signore a lui: «Su, và sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella
casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, [12]e
ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire e imporgli le mani
perché ricuperi la vista». [13]Rispose Anania: «Signore,
riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai
tuoi fedeli in Gerusalemme. [14]Inoltre ha l'autorizzazione dai
sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». [15]Ma
il Signore disse: «Và, perché egli è per me uno strumento eletto per
portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; [16]e
io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome». [17]Allora
Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo,
fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso
sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia
colmo di Spirito Santo». [18]E improvvisamente gli caddero dagli
occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato, [19]poi
prese cibo e le forze gli ritornarono. Predicazione
di Saulo a Damasco
Rimase
alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, [20]e
subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio. [21]E
tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: «Ma
costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che
invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in
catene dai sommi sacerdoti?». [22]Saulo frattanto si rinfrancava
sempre più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che
Gesù è il Cristo. [23]Trascorsero così parecchi giorni e i
Giudei fecero un complotto per ucciderlo; [24]ma i loro piani
vennero a conoscenza di Saulo. Essi facevano la guardia anche alle porte
della città di giorno e di notte per sopprimerlo; [25]ma i suoi
discepoli di notte lo presero e lo fecero discendere dalle mura,
calandolo in una cesta. Visita
di Saulo a Gerusalemme
[26]Venuto
a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura
di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo. [27]Allora
Barnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro
come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e
come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. [28]Così
egli potè stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando
apertamente nel nome del Signore [29]e parlava e discuteva con
gli Ebrei di lingua greca; ma questi tentarono di ucciderlo. [30]Venutolo
però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire
per Tarso. Periodo
di tranquillità
[31]La
Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria;
essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto
dello Spirito Santo. Pietro
guarisce un paralitico a Lidda
[32]E
avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti, si recò anche
dai fedeli che dimoravano a Lidda. [33]Qui trovò un uomo di nome
Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio ed era paralitico. [34]Pietro
gli disse: «Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto».
E subito si alzò. [35]Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e
del Saròn e si convertirono al Signore. Pietro
risuscita una donna a Giaffa
[36]A
Giaffa c'era una discepola chiamata Tabità, nome che significa «Gazzella»,
la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine. [37]Proprio
in quei giorni si ammalò e morì. La lavarono e la deposero in una
stanza al piano superiore. [38]E poiché Lidda era vicina a
Giaffa i discepoli, udito che Pietro si trovava là, mandarono due
uomini ad invitarlo: «Vieni subito da noi!». [39]E Pietro
subito andò con loro. Appena arrivato lo condussero al piano superiore
e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto che gli mostravano le
tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro. [40]Pietro
fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto alla salma
disse: «Tabità, alzati!». Ed essa aprì gli occhi, vide Pietro e si
mise a sedere. [41]Egli le diede la mano e la fece alzare, poi
chiamò i credenti e le vedove, e la presentò loro viva. [42]La
cosa si riseppe in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore. [43]Pietro
rimase a Giaffa parecchi giorni, presso un certo Simone conciatore. Atti
- Capitolo 10
Pietro
si reca da un centurione romano
[1]C'era
in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica, [2]uomo
pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine
al popolo e pregava sempre Dio. [3]Un giorno verso le tre del
pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli
incontro e chiamarlo: «Cornelio!». [4]Egli lo guardò e preso
da timore disse: «Che c'è, Signore?». Gli rispose: «Le tue preghiere
e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio. [5]E
ora manda degli uomini a Giaffa e fà venire un certo Simone detto anche
Pietro. [6]Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui
casa è sulla riva del mare». [7]Quando l'angelo che gli parlava
se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio
soldato fra i suoi attendenti e, [8]spiegata loro ogni cosa, li
mandò a Giaffa. [9]Il
giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città,
Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare. [10]Gli
venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu
rapito in estasi. [11]Vide il cielo aperto e un oggetto che
discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi. [12]In
essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del
cielo. [13]Allora risuonò una voce che gli diceva: «Alzati,
Pietro, uccidi e mangia!». [14]Ma Pietro rispose: «No davvero,
Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo».
[15]E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu
non chiamarlo più profano». [16]Questo accadde per tre volte;
poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo. [17]Mentre
Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò
che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato
della casa di Simone, si fermarono all'ingresso. [18]Chiamarono e
chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà. [19]Pietro
stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: «Ecco,
tre uomini ti cercano; [20]alzati, scendi e và con loro senza
esitazione, perché io li ho mandati». [21]Pietro scese incontro
agli uomini e disse: «Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il
motivo per cui siete venuti?». [22]Risposero: «Il centurione
Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei
Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua
casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli». [23]Pietro allora
li fece entrare e li ospitò. Il
giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa
lo accompagnarono. [24]Il giorno dopo arrivò a Cesarèa.
Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici
intimi. [25]Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli
incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. [26]Ma Pietro lo
rialzò, dicendo: «Alzati: anch'io sono un uomo!». [27]Poi,
continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone
disse loro: [28]«Voi sapete che non è lecito per un Giudeo
unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato
che non si deve dire profano o immondo nessun uomo. [29]Per
questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare.
Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?». [30]Cornelio
allora rispose: «Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo
recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando
mi si presentò un uomo in splendida veste [31]e mi disse:
Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue
elemosine davanti a Dio. [32]Manda dunque a Giaffa e fà venire
Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il
conciatore, vicino al mare. [33]Subito ho mandato a cercarti e tu
hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo
qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato
ordinato». Discorso
di Pietro presso Cornelio
[34]Pietro
prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio
non fa preferenze di persone, [35]ma chi lo teme e pratica la
giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. [36]Questa
è la parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, recando
la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il
Signore di tutti. [37]Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta
la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da
Giovanni; [38]cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e
potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti
coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
[39]E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella
regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una
croce, [40]ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che
apparisse, [41]non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da
Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua
risurrezione dai morti. [42]E ci ha ordinato di annunziare al
popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti
costituito da Dio. [43]Tutti i profeti gli rendono questa
testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati
per mezzo del suo nome». Il
battesimo dei primi pagani
[44]Pietro
stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra
tutti coloro che ascoltavano il discorso. [45]E i fedeli
circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche
sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; [46]li
sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. [47]Allora
Pietro disse: «Forse che si può proibire che siano battezzati con
l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?». [48]E
ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto
questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni. Atti
- Capitolo 11
A
Gerusalemme, Pietro giustifica la sua condotta
[1]Gli
apostoli e i fratelli che stavano nella Giudea vennero a sapere che
anche i pagani avevano accolto la parola di Dio. [2]E quando
Pietro salì a Gerusalemme, i circoncisi lo rimproveravano dicendo: [3]«Sei
entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con
loro!». [4]Allora
Pietro raccontò per ordine come erano andate le cose, dicendo: [5]«Io
mi trovavo in preghiera nella città di Giaffa e vidi in estasi una
visione: un oggetto, simile a una grande tovaglia, scendeva come calato
dal cielo per i quattro capi e giunse fino a me. [6]Fissandolo
con attenzione, vidi in esso quadrupedi, fiere e rettili della terra e
uccelli del cielo. [7]E sentii una voce che mi diceva: Pietro, àlzati,
uccidi e mangia! [8]Risposi: Non sia mai, Signore, poiché nulla
di profano e di immondo è entrato mai nella mia bocca. [9]Ribattè
nuovamente la voce dal cielo: Quello che Dio ha purificato, tu non
considerarlo profano. [10]Questo avvenne per tre volte e poi
tutto fu risollevato di nuovo nel cielo. [11]Ed ecco, in
quell'istante, tre uomini giunsero alla casa dove eravamo, mandati da
Cesarèa a cercarmi. [12]Lo Spirito mi disse di andare con loro
senza esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed entrammo in
casa di quell'uomo. [13]Egli ci raccontò che aveva visto un
angelo presentarsi in casa sua e dirgli: Manda a Giaffa e fà venire
Simone detto anche Pietro; [14]egli ti dirà parole per mezzo
delle quali sarai salvato tu e tutta la tua famiglia. [15]Avevo
appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro,
come in principio era sceso su di noi. [16]Mi ricordai allora di
quella parola del Signore che diceva: Giovanni battezzò con acqua,
voi invece sarete battezzati in Spirito Santo. [17]Se dunque
Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi per aver creduto nel Signore
Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?». [18]All'udir
questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo: «Dunque
anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la
vita!». Fondazione
della chiesa di Antiochia
[19]Intanto
quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo
di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e
non predicavano la parola a nessuno fuorchè ai Giudei. [20]Ma
alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiochia,
cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del
Signore Gesù. [21]E la mano del Signore era con loro e così un
gran numero credette e si convertì al Signore. [22]La notizia
giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba
ad Antiochia. [23]Quando
questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, [24]da
uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava
tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla
considerevole fu condotta al Signore. [25]Barnaba poi partì alla
volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiochia. [26]Rimasero
insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad
Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani. Barnaba
e Saulo a Gerusalemme
[27]In
questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiochia da Gerusalemme. [28]E
uno di loro, di nome Agabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso
dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la
terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l'impero di Claudio. [29]Allora
i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che possedeva, di
mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea; [30]questo
fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Barnaba e Saulo. Atti
- Capitolo 12
Arresto
di Pietro e sua liberazione miracolosa
[1]In
quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della
Chiesa [2]e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni.
[3]Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise di arrestare
anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Azzimi. [4]Fattolo
catturare, lo gettò in prigione, consegnandolo in custodia a quattro
picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire
davanti al popolo dopo la Pasqua. [5]Pietro dunque era tenuto in
prigione, mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa
per lui. [6]E in quella notte, quando poi Erode stava per farlo
comparire davanti al popolo, Pietro piantonato da due soldati e legato
con due catene stava dormendo, mentre davanti alla porta le sentinelle
custodivano il carcere. [7]Ed ecco gli si presentò un angelo del
Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di
Pietro, lo destò e disse: «Alzati, in fretta!». E le catene gli
caddero dalle mani. [8]E l'angelo a lui: «Mettiti la cintura e
legati i sandali». Ecosì fece. L'angelo disse: «Avvolgiti il
mantello, e seguimi!». [9]Pietro uscì e prese a seguirlo, ma
non si era ancora accorto che era realtà ciò che stava succedendo per
opera dell'angelo: credeva infatti di avere una visione. [10]Essi
oltrepassarono la prima guardia e la seconda e arrivarono alla porta di
ferro che conduce in città: la porta si aprì da sé davanti a loro.
Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l'angelo si dileguò da
lui. [11]Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora sono
veramente certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha
strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo
dei Giudei». [12]Dopo aver riflettuto, si recò alla casa di
Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un buon
numero di persone raccolte in preghiera. [13]Appena ebbe bussato
alla porta esterna, una fanciulla di nome Rode si avvicinò per sentire
chi era. [14]Riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì
la porta, ma corse ad annunziare che fuori c'era Pietro. [15]«Tu
vaneggi!» le dissero. Ma essa insisteva che la cosa stava così. E
quelli dicevano: «E' l'angelo di Pietro». [16]Questi intanto
continuava a bussare e quando aprirono la porta e lo videro, rimasero
stupefatti. [17]Egli allora, fatto segno con la mano di tacere,
narrò come il Signore lo aveva tratto fuori del carcere, e aggiunse: «Riferite
questo a Giacomo e ai fratelli». Poi uscì e s'incamminò verso un
altro luogo. [18]Fattosi
giorno, c'era non poco scompiglio tra i soldati: che cosa mai era
accaduto di Pietro? [19]Erode lo fece cercare accuratamente, ma
non essendo riuscito a trovarlo, fece processare i soldati e ordinò che
fossero messi a morte; poi scese dalla Giudea e soggiornò a Cesarèa. La
morte del persecutore
[20]Egli
era infuriato contro i cittadini di Tiro e Sidone. Questi però si
presentarono a lui di comune accordo e, dopo aver tratto alla loro causa
Blasto, ciambellano del re, chiedevano pace, perché il loro paese
riceveva i viveri dal paese del re. [21]Nel giorno fissato Erode,
vestito del manto regale e seduto sul podio, tenne loro un discorso. [22]Il
popolo acclamava: «Parola di un dio e non di un uomo!». [23]Ma
improvvisamente un angelo del Signore lo colpì, perché non aveva dato
gloria a Dio; e roso, dai vermi, spirò. Barnaba
e Saulo ritornano ad Antiochia
[24]Intanto
la parola di Dio cresceva e si diffondeva. [25]Barnaba e Saulo
poi, compiuta la loro missione, tornarono da Gerusalemme prendendo con
loro Giovanni, detto anche Marco. Atti
- Capitolo 13
III. LA MISSIONE DI BARNABA E DI PAOLO IL CONCILIO DI GERUSALEMME
L'invio
in missione
[1]C'erano
nella comunità di Antiochia profeti e dottori: Barnaba, Simeone
soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d'infanzia di
Erode tetrarca, e Saulo. [2]Mentre essi stavano celebrando il
culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per
me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati». [3]Allora,
dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.
A
Cipro, il mago Elimas
[4]Essi
dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui
salparono verso Cipro. [5]Giunti a Salamina cominciarono ad
annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro
anche Giovanni come aiutante. [6]Attraversata tutta l'isola fino
a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome
Bar-Iesus, [7]al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di
senno, che aveva fatto chiamare a sé Barnaba e Saulo e desiderava
ascoltare la parola di Dio. [8]Ma Elimas, il mago, - ciò infatti
significa il suo nome - faceva loro opposizione cercando di distogliere
il proconsole dalla fede. [9]Allora Saulo, detto anche Paolo,
pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse: [10]«O
uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico
di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del
Signore? [11]Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco
e per un certo tempo non vedrai il sole». Di colpo piombò su di lui
oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano. [12]Quando
vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del
Signore. Arrivo
ad Antiochia di Pisidia
[13]Salpati
da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni
si separò da loro e ritornò a Gerusalemme. [14]Essi invece
proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiochia di Pisidia ed entrati
nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero. [15]Dopo la
lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a
dire loro: «Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il
popolo, parlate!». La
predicazione di Paolo davanti ai Giudei
[16]Si
alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse: «Uomini di Israele e voi
timorati di Dio, ascoltate. [17]Il Dio di questo popolo d'Israele
scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante il suo esilio in
terra d'Egitto, e con braccio potente li condusse via di là. [18]Quindi,
dopo essersi preso cura di loro per circa quarant'anni nel deserto,
[19]distrusse sette popoli nel paese di Canaan e concesse loro
in eredità quelle terre, [20]per circa quattrocentocinquanta
anni. Dopo questo diede loro dei Giudici, fino al profeta Samuele. [21]Allora
essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù
di Beniamino, per quaranta anni. [22]E, dopo averlo rimosso dal
regno, suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa
testimonianza: Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo
secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri. [23]Dalla
discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un
salvatore, Gesù. [24]Giovanni aveva preparato la sua venuta
predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo d'Israele. [25]Diceva
Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono ciò che voi pensate
che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di
sciogliere i sandali. [26]Fratelli,
figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a
noi è stata mandata questa parola di salvezza. [27]Gli abitanti
di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e
condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni
sabato; [28]e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di
condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. [29]Dopo
aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla
croce e lo misero nel sepolcro. [30]Ma Dio lo ha risuscitato dai
morti [31]ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano
saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi
testimoni davanti al popolo. [32]E
noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è
compiuta, [33]poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli,
risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo: Mio
figlio sei tu, oggi ti ho generato. [34]E
che Dio lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia mai più a
tornare alla corruzione, è quanto ha dichiarato: Darò
a voi le cose sante promesse a Davide, quelle Non
permetterai che il tuo santo subisca la [41]Mirate,
beffardi, [42]E,
mentre uscivano, li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo
sabato. [43]Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti
credenti in Dio seguirono Paolo e Barnaba ed essi, intrattenendosi con
loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio. Paolo
e Barnaba si rivolgono ai pagani
[44]Il
sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola
di Dio. [45]Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono
pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo,
bestemmiando. [46]Allora Paolo e Barnaba con franchezza
dichiararono: «Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la
parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della
vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani. [47]Così infatti
ci ha ordinato il Signore: Io
ti ho posto come luce per le genti, [48]Nell'udir
ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e
abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna.
[49]La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione. [50]Ma
i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città
e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba e li scacciarono
dal loro territorio. [51]Allora essi, scossa contro di loro la
polvere dei piedi, andarono a Icònio, [52]mentre i discepoli
erano pieni di gioia e di Spirito Santo. Atti
- Capitolo 14
Evangelizzazione
di Iconio
[1]Anche
ad Icònio essi entrarono nella sinagoga dei Giudei e vi parlarono in
modo tale che un gran numero di Giudei e di Greci divennero credenti. [2]Ma
i Giudei rimasti increduli eccitarono e inasprirono gli animi dei pagani
contro i fratelli. [3]Rimasero tuttavia colà per un certo tempo
e parlavano fiduciosi nel Signore, che rendeva testimonianza alla
predicazione della sua grazia e concedeva che per mano loro si
operassero segni e prodigi. [4]E la popolazione della città si
divise, schierandosi gli uni dalla parte dei Giudei, gli altri dalla
parte degli apostoli. [5]Ma quando ci fu un tentativo dei pagani
e dei Giudei con i loro capi per maltrattarli e lapidarli, [6]essi
se ne accorsero e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe
e nei dintorni, [7]e là continuavano a predicare il vangelo. Guarigione
di un paralizzato
[8]C'era
a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che
non aveva mai camminato. [9]Egli ascoltava il discorso di Paolo e
questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser
risanato, [10]disse a gran voce: «Alzati diritto in piedi!».
Egli fece un balzo e si mise a camminare. [11]La gente allora, al
vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e
disse: «Gli dei sono scesi tra di noi in figura umana!». [12]E
chiamavano Barnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più
eloquente. [13]Intanto
il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all'ingresso della città,
recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme
alla folla. [14]Sentendo ciò, gli apostoli Barnaba e Paolo si
strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: [15]«Cittadini,
perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi, e
vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente che ha
fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano.
[16]Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo
seguisse la sua strada; [17]ma non ha cessato di dar prova di sé
beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti,
fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori». [18]E
così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire
loro un sacrificio. Fine
della missione
[19]Ma
giunsero da Antiochia e da Icònio alcuni Giudei, i quali trassero dalla
loro parte la folla; essi presero Paolo a sassate e quindi lo
trascinarono fuori della città, credendolo morto. [20]Allora gli
si fecero attorno i discepoli ed egli, alzatosi, entrò in città. Il
giorno dopo partì con Barnaba alla volta di Derbe. [21]Dopo
aver predicato il vangelo in quella città e fatto un numero
considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiochia, [22]rianimando
i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano,
è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di
Dio. [23]Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni
anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel
quale avevano creduto. [24]Attraversata poi la Pisidia,
raggiunsero la Panfilia [25]e dopo avere predicato la parola di
Dio a Perge, scesero ad Attalìa; [26]di qui fecero vela per
Antiochia là dove erano stati affidati alla grazia del Signore per
l'impresa che avevano compiuto. [27]Non
appena furono arrivati, riunirono la comunità e riferirono tutto quello
che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la
porta della fede. [28]E si fermarono per non poco tempo insieme
ai discepoli. |
Atti
- Capitolo 15
Controversia
ad Antiochia
[1]Ora
alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: «Se
non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi».
[2]Poiché
Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente
contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro
andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale
questione. [3]Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità,
attraversarono la Fenicia e la Samaria raccontando la conversione dei
pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. [4]Giunti
poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli
anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro. Controversia
a Gerusalemme
[5]Ma
si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati
credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di
osservare la legge di Mosè. [6]Allora
si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. [7]Dopo
lunga discussione, Pietro si alzò e disse: Il
discorso di Pietro
«Fratelli,
voi sapete che gia da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché
i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero
alla fede. [8]E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza
in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; [9]e
non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i
cuori con la fede. [10]Or dunque, perché continuate a tentare
Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri,
né noi siamo stati in grado di portare? [11]Noi crediamo che per
la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro».
[12]Tutta
l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Barnaba e Paolo che
riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per
mezzo loro. Il
discorso di Giacomo
[13]Quand'essi
ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: [14]«Fratelli,
ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto
scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. [15]Con
questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: [16]Dopo
queste cose ritornerò e riedificherò la [19]Per
questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono
a Dio tra i pagani, [20]ma solo si ordini loro di astenersi dalle
sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal
sangue. [21]Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo
predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe».
La
lettera apostolica
[22]Allora
gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni
di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda
chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i
fratelli. [23]E consegnarono loro la seguente lettera: «Gli
apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia
che provengono dai pagani, salute! [24]Abbiamo saputo che alcuni
da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti
a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. [25]Abbiamo
perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a
voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, [26]uomini che
hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. [27]Abbiamo
mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse
cose a voce. [28]Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non
imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: [29]astenervi
dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e
dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose.
State bene». I
delegati ad Antiochia
[30]Essi
allora, congedatisi, discesero ad Antiochia e riunita la comunità
consegnarono la lettera. [31]Quando l'ebbero letta, si
rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva. [32]Giuda e
Sila, essendo anch'essi profeti, parlarono molto per incoraggiare i
fratelli e li fortificarono. [33]Dopo un certo tempo furono
congedati con auguri di pace dai fratelli, per tornare da quelli che li
avevano inviati. [34]. [35]Paolo invece e Barnaba rimasero
ad Antiochia, insegnando e annunziando, insieme a molti altri, la parola
del Signore. IV. LE MISSIONI DI PAOLO
Paolo
si separa da Barnaba e si aggrega Sila
[36]Dopo
alcuni giorni Paolo disse a Barnaba: «Ritorniamo a far visita ai
fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la parola del
Signore, per vedere come stanno». [37]Barnaba voleva prendere
insieme anche Giovanni, detto Marco, [38]ma Paolo riteneva che
non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro nella
Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera. [39]Il
dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Barnaba, prendendo
con sé Marco, s'imbarcò per Cipro. [40]Paolo invece scelse Sila
e partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore. [41]E
attraversando la Siria e la Cilicia, dava nuova forza alle comunità. Atti
- Capitolo 16
In
Licaonia Paolo si aggrega Timoteo
[1]Paolo
si recò a Derbe e a Listra. C'era qui un discepolo chiamato Timòteo,
figlio di una donna giudea credente e di padre greco; [2]egli era
assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. [3]Paolo volle
che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per riguardo ai
Giudei che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano che
suo padre era greco. [4]Percorrendo le città, trasmettevano loro
le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché
le osservassero. [5]Le comunità intanto si andavano fortificando
nella fede e crescevano di numero ogni giorno. Traversata
dell'Asia Minore
[6]Attraversarono
quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo
vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia. [7]Raggiunta
la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo
permise loro; [8]così, attraversata la Misia, discesero a Troade.
[9]Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava
davanti un Macedone e lo supplicava: «Passa in Macedonia e aiutaci!». [10]Dopo
che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per la
Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola
del Signore. L'arrivo
a Filippi
[11]Salpati
da Troade, facemmo vela verso Samotracia e il giorno dopo verso Neapoli
e [12]di qui a Filippi, colonia romana e città del primo
distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni; [13]il
sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si
facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà
riunite. [14]C'era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia,
commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio,
e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. [15]Dopo
esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: «Se avete
giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa».
E ci costrinse ad accettare. Paolo
e Sila in prigione
[16]Mentre
andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava, che
aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi
padroni facendo l'indovina. [17]Essa seguiva Paolo e noi
gridando: «Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano
la via della salvezza». [18]Questo fece per molti giorni finché
Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: «In nome
di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei». E lo spirito partì
all'istante. [19]Ma vedendo i padroni che era partita anche la
speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella
piazza principale davanti ai capi della città; [20]presentandoli
ai magistrati dissero: «Questi uomini gettano il disordine nella nostra
città; sono Giudei [21]e predicano usanze che a noi Romani non
è lecito accogliere né praticare». [22]La folla allora insorse
contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti,
ordinarono di bastonarli [23]e dopo averli caricati di colpi, li
gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. [24]Egli,
ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione
e strinse i loro piedi nei ceppi. Liberazione
miracolosa dei missionari
[25]Verso
mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i
carcerati stavano ad ascoltarli. [26]D'improvviso venne un
terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione;
subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti. [27]Il
carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò
fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero
fuggiti. [28]Ma Paolo gli gridò forte: «Non farti del male,
siamo tutti qui». [29]Quegli allora chiese un lume, si precipitò
dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; [30]poi li
condusse fuori e disse: «Signori, cosa devo fare per esser salvato?». [31]Risposero:
«Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». [32]E
annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua
casa. [33]Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora
della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i
suoi; [34]poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu
pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio. [35]Fattosi
giorno, i magistrati inviarono le guardie a dire: «Libera quegli
uomini!». [36]Il carceriere annunziò a Paolo questo messaggio:
«I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare! Potete dunque uscire
e andarvene in pace». [37]Ma Paolo disse alle guardie: «Ci
hanno percosso in pubblico e senza processo, sebbene siamo cittadini
romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno uscire di
nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!». [38]E
le guardie riferirono ai magistrati queste parole. All'udire che erano
cittadini romani, si spaventarono; [39]vennero e si scusarono con
loro; poi li fecero uscire e li pregarono di partire dalla città. [40]Usciti
dalla prigione, si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli,
li esortarono e poi partirono. Atti
- Capitolo 17
A
Tessalonica. Difficoltà con i Giudei
[1]Seguendo
la via di Anfipoli e Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era una
sinagoga dei Giudei. [2]Come era sua consuetudine Paolo vi andò
e per tre sabati discusse con loro sulla base delle Scritture, [3]spiegandole
e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti; il
Cristo, diceva, è quel Gesù che io vi annunzio. [4]Alcuni di
loro furono convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come anche un buon
numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà. [5]Ma
i Giudei, ingelositi, trassero dalla loro parte alcuni pessimi individui
di piazza e, radunata gente, mettevano in subbuglio la città.
Presentatisi alla casa di Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli
davanti al popolo. [6]Ma non avendoli trovati, trascinarono
Giasone e alcuni fratelli dai capi della città gridando: «Quei tali
che mettono il mondo in agitazione sono anche qui e Giasone li ha
ospitati. [7]Tutti costoro vanno contro i decreti
dell'imperatore, affermando che c'è un altro re, Gesù». [8]Così
misero in agitazione la popolazione e i capi della città che udivano
queste cose; [9]tuttavia, dopo avere ottenuto una cauzione da
Giasone e dagli altri, li rilasciarono. Nuove
difficoltà a Berea
[10]Ma
i fratelli subito, durante la notte, fecero partire Paolo e Sila verso
Berèa. Giunti colà entrarono nella sinagoga dei Giudei. [11]Questi
erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica ed accolsero la
parola con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per
vedere se le cose stavano davvero così. [12]Molti di loro
credettero e anche alcune donne greche della nobiltà e non pochi
uomini. [13]Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere
che anche a Berèa era stata annunziata da Paolo la parola di Dio,
andarono anche colà ad agitare e sobillare il popolo. [14]Allora
i fratelli fecero partire subito Paolo per la strada verso il mare,
mentre Sila e Timòteo rimasero in città. [15]Quelli che
scortavano Paolo lo accompagnarono fino ad Atene e se ne ripartirono con
l'ordine per Sila e Timòteo di raggiungerlo al più presto. Paolo
ad Atene
[16]Mentre
Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città
piena di idoli. [17]Discuteva frattanto nella sinagoga con i
Giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza principale
con quelli che incontrava. [18]Anche certi filosofi epicurei e
stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: «Che cosa vorrà mai
insegnare questo ciarlatano?». E altri: «Sembra essere un
annnunziatore di divinità straniere»; poiché annunziava Gesù e la
risurrezione. [19]Presolo con sé, lo condussero sull'Areòpago e
dissero: «Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina
predicata da te? [20]Cose strane per vero ci metti negli orecchi;
desideriamo dunque conoscere di che cosa si tratta». [21]Tutti
gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano
passatempo più gradito che parlare e sentir parlare. Discorso
di Paolo davanti all'Areopago
[22]Allora
Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse: «Cittadini
ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dei. [23]Passando
infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche
un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza
conoscere, io ve lo annunzio. [24]Il Dio che ha fatto il mondo
e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra,
non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo [25]né dalle
mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa,
essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. [26]Egli
creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su
tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e
i confini del loro spazio, [27]perché cercassero Dio, se mai
arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da
ciascuno di noi. [28]In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed
esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché
di lui stirpe noi siamo. [29]Essendo
noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia
simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta
dell'arte e dell'immaginazione umana. [30]Dopo esser passato
sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di
tutti i luoghi di ravvedersi, [31]poiché egli ha stabilito un
giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un
uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col
risuscitarlo dai morti». [32]Quando
sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri
dissero: «Ti sentiremo su questo un'altra volta». [33]Così
Paolo uscì da quella riunione. [34]Ma alcuni aderirono a lui e
divennero credenti, fra questi anche Dionigi membro dell'Areòpago, una
donna di nome Dàmaris e altri con loro. Atti
- Capitolo 18
Fondazione
della chiesa di Corinto
[1]Dopo
questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. [2]Qui
trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima
dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio
che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro [3]e
poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e
lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende. [4]Ogni
sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e
Greci. [5]Quando
giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla
predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo. [6]Ma
poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti,
disse: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da
ora in poi io andrò dai pagani». [7]E andatosene di là, entrò
nella casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui
abitazione era accanto alla sinagoga. [8]Crispo, capo della
sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche
molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare. [9]E
una notte in visione il Signore disse a Paolo: «Non aver paura, ma
continua a parlare e non tacere, [10]perché io sono con te
e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso
in questa città». [11]Così Paolo si fermò un anno e mezzo,
insegnando fra loro la parola di Dio. Paolo
tradotto in tribunale dai Giudei
[12]Mentre
era proconsole dell'Acaia Gallione, i Giudei insorsero in massa contro
Paolo e lo condussero al tribunale dicendo: [13]«Costui persuade
la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge». [14]Paolo
stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di
un delitto o di un'azione malvagia, o Giudei, io vi ascolterei, come di
ragione. [15]Ma se sono questioni di parole o di nomi o della
vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste
faccende». [16]E li fece cacciare dal tribunale. [17]Allora
tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti
al tribunale ma Gallione non si curava affatto di tutto ciò. Ritorno
ad Antiochia e partenza per il terzo viaggio
[18]Paolo
si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e
s'imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A
Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva
fatto. [19]Giunsero a Efeso, dove lasciò i due coniugi, ed
entrato nella sinagoga si mise a discutere con i Giudei. [20]Questi
lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì. [21]Tuttavia
prese congedo dicendo: «Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo vorrà»,
quindi partì da Efeso. [22]Giunto a Cesarèa, si recò a
salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiochia. [23]Trascorso
colà un pò di tempo, partì di nuovo percorrendo di seguito le regioni
della Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli. Apollo
[24]Arrivò
a Efeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto,
versato nelle Scritture. [25]Questi era stato ammaestrato nella
via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò
che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di
Giovanni. [26]Egli intanto cominciò a parlare francamente nella
sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e
gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. [27]Poiché
egli desiderava passare nell'Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e
scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto colà, fu
molto utile a quelli che per opera della grazia erano divenuti credenti;
[28]confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando
pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo. Atti
- Capitolo 19
I
seguaci di Giovanni a Efeso
[1]Mentre
Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano,
giunse a Efeso. Qui trovò alcuni discepoli [2]e disse loro: «Avete
ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli
risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito
Santo». [3]Ed egli disse: «Quale battesimo avete ricevuto?».
«Il battesimo di Giovanni», risposero. [4]Disse allora Paolo:
«Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo
di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù». [5]Dopo
aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù [6]e,
non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito
Santo e parlavano in lingue e profetavano. [7]Erano in tutto
circa dodici uomini. Fondazione
della chiesa di Efeso
[8]Entrato
poi nella sinagoga, vi potè parlare liberamente per tre mesi,
discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di
Dio. [9]Ma poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di
credere dicendo male in pubblico di questa nuova dottrina, si staccò da
loro separando i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella
scuola di un certo Tiranno. [10]Questo durò due anni, col
risultato che tutti gli abitanti della provincia d'Asia, Giudei e Greci,
poterono ascoltare la parola del Signore. Gli
esorcisti giudei
[11]Dio
intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo, [12]al
punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano
stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi
fuggivano. [13]Alcuni
esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch'essi il nome del
Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: «Vi
scongiuro per quel Gesù che Paolo predica». [14]Facevano questo
sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo. [15]Ma
lo spirito cattivo rispose loro: «Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma
voi chi siete?». [16]E l'uomo che aveva lo spirito cattivo,
slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che
essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite. [17]Il
fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Efeso e
tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù.
[18]Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a
confessare in pubblico le loro pratiche magiche [19]e un numero
considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche
portavano i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu
calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila
dramme d'argento. [20]Così la parola del Signore cresceva e si
rafforzava. V. LA FINE DEI VIAGGI.
IL
PRIGIONIERO DEL CRISTO
I
progetti di Paolo
[21]Dopo
questi fatti, Paolo si mise in animo di attraversare la Macedonia e l'Acaia
e di recarsi a Gerusalemme dicendo: «Dopo essere stato là devo vedere
anche Roma». [22]Inviati allora in Macedonia due dei suoi
aiutanti, Timòteo ed Erasto, si trattenne ancora un pò di tempo nella
provincia di Asia. A
Efeso. La sommossa degli orefici
[23]Verso
quel tempo scoppiò un gran tumulto riguardo alla nuova dottrina. [24]Un
tale, chiamato Demetrio, argentiere, che fabbricava tempietti di Artèmide
in argento e procurava in tal modo non poco guadagno agli artigiani, [25]li
radunò insieme agli altri che si occupavano di cose del genere e disse:
«Cittadini, voi sapete che da questa industria proviene il nostro
benessere; [26]ora potete osservare e sentire come questo Paolo
ha convinto e sviato una massa di gente, non solo di Efeso, ma si può
dire di tutta l'Asia, affermando che non sono dei quelli fabbricati da
mani d'uomo. [27]Non soltanto c'è il pericolo che la nostra
categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea
Artèmide non venga stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di
colei che l'Asia e il mondo intero adorano». [28]All'udire
ciò s'infiammarono d'ira e si misero a gridare: «Grande è l'Artèmide
degli Efesini!». [29]Tutta la città fu in subbuglio e tutti si
precipitarono in massa nel teatro, trascinando con sé Gaio e Aristarco
macèdoni, compagni di viaggio di Paolo. [30]Paolo voleva
presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero. [31]Anche
alcuni dei capi della provincia, che gli erano amici, mandarono a
pregarlo di non avventurarsi nel teatro. [32]Intanto, chi gridava
una cosa, chi un'altra; l'assemblea era confusa e i più non sapevano il
motivo per cui erano accorsi. [33]Alcuni
della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano
spinto avanti, ed egli, fatto cenno con la mano, voleva tenere un
discorso di difesa davanti al popolo. [34]Appena s'accorsero che
era Giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: «Grande
è l'Artèmide degli Efesini!». [35]Alla fine il cancelliere
riuscì a calmare la folla e disse: «Cittadini di Efeso, chi fra gli
uomini non sa che la città di Efeso è custode del tempio della grande
Artèmide e della sua statua caduta dal cielo? [36]Poiché questi
fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate
gesti inconsulti. [37]Voi avete condotto qui questi uomini che
non hanno profanato il tempio, né hanno bestemmiato la nostra dea. [38]Perciò
se Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far
valere contro qualcuno, ci sono per questo i tribunali e vi sono i
proconsoli: si citino in giudizio l'un l'altro. [39]Se poi
desiderate qualche altra cosa, si deciderà nell'assemblea ordinaria. [40]C'è
il rischio di essere accusati di sedizione per l'accaduto di oggi, non
essendoci alcun motivo per cui possiamo giustificare questo
assembramento». [41]E con queste parole sciolse l'assemblea. Atti
- Capitolo 20
Paolo
abbandona Efeso
[1]Appena
cessato il tumulto, Paolo mandò a chiamare i discepoli e, dopo averli
incoraggiati, li salutò e si mise in viaggio per la Macedonia. [2]Dopo
aver attraversato quelle regioni, esortando con molti discorsi i fedeli,
arrivò in Grecia. [3]Trascorsi
tre mesi, poiché ci fu un complotto dei Giudei contro di lui, mentre si
apprestava a salpare per la Siria, decise di far ritorno attraverso la
Macedonia. [4]Lo accompagnarono Sòpatro di Berèa, figlio di
Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe e Timòteo, e
gli asiatici Tìchico e Tròfimo. [5]Questi però, partiti prima
di noi ci attendevano a Troade; [6]noi invece salpammo da Filippi
dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo a cinque giorni a
Troade dove ci trattenemmo una settimana. A
Troade. Paolo risuscita un morto
[7]Il
primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e
Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo,
prolungò la conversazione fino a mezzanotte. [8]C'era un buon
numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti;
[9]un ragazzo chiamato Eutico, che stava seduto sulla finestra,
fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e,
sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto. [10]Paolo
allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: «Non vi
turbate; è ancora in vita!». [11]Poi risalì, spezzò il pane e
ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì. [12]Intanto
avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati. Da
Troade a Mileto
[13]Noi
poi, che eravamo partiti per nave, facemmo vela per Asso, dove dovevamo
prendere a bordo Paolo; così infatti egli aveva deciso, intendendo di
fare il viaggio a piedi. [14]Quando ci ebbe raggiunti ad Asso, lo
prendemmo con noi e arrivammo a Mitilène. [15]Salpati da qui il
giorno dopo, ci trovammo di fronte a Chio; l'indomani toccammo Samo e il
giorno dopo giungemmo a Milèto. [16]Paolo aveva deciso di
passare al largo di Efeso per evitare di subire ritardi nella provincia
d'Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il giorno
della Pentecoste. Addio
agli anziani di Efeso
[17]Da
Milèto mandò a chiamare subito ad Efeso gli anziani della Chiesa. [18]Quando
essi giunsero disse loro: «Voi sapete come mi sono comportato con voi
fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo: [19]ho
servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che
mi hanno procurato le insidie dei Giudei. [20]Sapete come non mi
sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare
a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre case, [21]scongiurando
Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù.
[22]Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme
senza sapere ciò che là mi accadrà. [23]So soltanto che lo
Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e
tribolazioni. [24]Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di
nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu
affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della
grazia di Dio. [25]Ecco,
ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono
passato annunziando il regno di Dio. [26]Per questo dichiaro
solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa riguardo a
coloro che si perdessero, [27]perché non mi sono sottratto al
compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio. [28]Vegliate su
voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi
ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è
acquistata con il suo sangue. [29]Io so che dopo la mia partenza
entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; [30]perfino
di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per
attirare discepoli dietro di sé. [31]Per questo vigilate,
ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di
esortare fra le lacrime ciascuno di voi. [32]Ed
ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere
di edificare e di concedere l'eredità con tutti i santificati. [33]Non
ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. [34]Voi
sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno
provveduto queste mie mani. [35]In tutte le maniere vi ho
dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli,
ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia
nel dare che nel ricevere!». [36]Detto
questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. [37]Tutti
scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo
baciavano, [38]addolorati soprattutto perché aveva detto che non
avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.
Atti
- Capitolo 21
La
salita a Gerusalemme
[1]Appena
ci fummo separati da loro, salpammo e per la via diretta giungemmo a
Cos, il giorno seguente a Rodi e di qui a Pàtara. [2]Trovata qui
una nave che faceva la traversata per la Fenicia, vi salimmo e prendemmo
il largo. [3]Giunti in vista di Cipro, ce la lasciammo a sinistra
e, continuando a navigare verso la Siria, giungemmo a Tiro, dove la nave
doveva scaricare. [4]Avendo ritrovati i discepoli, rimanemmo colà
una settimana, ed essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non
andare a Gerusalemme. [5]Ma quando furon passati quei giorni,
uscimmo e ci mettemmo in viaggio, accompagnati da tutti loro con le
mogli e i figli sin fuori della città. Inginocchiati sulla spiaggia
pregammo, poi ci salutammo a vicenda; [6]noi salimmo sulla nave
ed essi tornarono alle loro case. [7]Terminata la navigazione, da
Tiro approdammo a Tolemàide, dove andammo a salutare i fratelli e
restammo un giorno con loro. [8]Ripartiti
il giorno seguente, giungemmo a Cesarèa; ed entrati nella casa
dell'evangelista Filippo, che era uno dei Sette, sostammo presso di lui.
[9]Egli aveva quattro figlie nubili, che avevano il dono della
profezia. [10]Eravamo qui da alcuni giorni, quando giunse dalla
Giudea un profeta di nome Agabo. [11]Egli venne da noi e, presa
la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo dice
lo Spirito Santo: l'uomo a cui appartiene questa cintura sarà legato
così dai Giudei a Gerusalemme e verrà quindi consegnato nelle mani dei
pagani». [12]All'udir queste cose, noi e quelli del luogo
pregammo Paolo di non andare più a Gerusalemme. [13]Ma Paolo
rispose: «Perché fate così, continuando a piangere e a spezzarmi il
cuore? Io sono pronto non soltanto a esser legato, ma a morire a
Gerusalemme per il nome del Signore Gesù». [14]E poiché non si
lasciava persuadere, smettemmo di insistere dicendo: «Sia fatta la
volontà del Signore!». Arrivo
di Paolo a Gerusalemme
[15]Dopo
questi giorni, fatti i preparativi, salimmo verso Gerusalemme. [16]Vennero
con noi anche alcuni discepoli da Cesarèa, i quali ci condussero da un
certo Mnasòne di Cipro, discepolo della prima ora, dal quale
ricevemmo ospitalità. [17]Arrivati
a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente. [18]L'indomani
Paolo fece visita a Giacomo insieme con noi: c'erano anche tutti gli
anziani. [19]Dopo aver rivolto loro il saluto, egli cominciò a
esporre nei particolari quello che Dio aveva fatto tra i pagani per
mezzo suo. [20]Quand'ebbero ascoltato, essi davano gloria a Dio;
quindi dissero a Paolo: «Tu vedi, o fratello, quante migliaia di Giudei
sono venuti alla fede e tutti sono gelosamente attaccati alla legge. [21]Ora
hanno sentito dire di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra
i pagani che abbandonino Mosè, dicendo di non circoncidere più i loro
figli e di non seguire più le nostre consuetudini. [22]Che
facciamo? Senza dubbio verranno a sapere che sei arrivato. [23]Fà
dunque quanto ti diciamo: vi sono fra noi quattro uomini che hanno un
voto da sciogliere. [24]Prendili con te, compi la purificazione
insieme con loro e paga tu la spesa per loro perché possano radersi il
capo. Così tutti verranno a sapere che non c'è nulla di vero in ciò
di cui sono stati informati, ma che invece anche tu ti comporti bene
osservando la legge. [25]Quanto ai pagani che sono venuti alla
fede, noi abbiamo deciso ed abbiamo loro scritto che si astengano dalle
carni offerte agli idoli, dal sangue, da ogni animale soffocato e dalla
impudicizia». [26]Allora
Paolo prese con sé quegli uomini e il giorno seguente, fatta insieme
con loro la purificazione, entrò nel tempio per comunicare il
compimento dei giorni della purificazione, quando sarebbe stata
presentata l'offerta per ciascuno di loro. L'arresto
di Paolo
[27]Stavano
ormai per finire i sette giorni, quando i Giudei della provincia d'Asia,
vistolo nel tempio, aizzarono tutta la folla e misero le mani su di lui
gridando: [28]«Uomini d'Israele, aiuto! Questo è l'uomo che va
insegnando a tutti e dovunque contro il popolo, contro la legge e contro
questo luogo; ora ha introdotto perfino dei Greci nel tempio e ha
profanato il luogo santo!». [29]Avevano infatti veduto poco
prima Tròfimo di Efeso in sua compagnia per la città, e pensavano che
Paolo lo avesse fatto entrare nel tempio. [30]Allora tutta la
città fu in subbuglio e il popolo accorse da ogni parte. Impadronitisi
di Paolo, lo trascinarono fuori del tempio e subito furono chiuse le
porte. [31]Stavano gia cercando di ucciderlo, quando fu riferito
al tribuno della coorte che tutta Gerusalemme era in rivolta. [32]Immediatamente
egli prese con sé dei soldati e dei centurioni e si precipitò verso i
rivoltosi. Alla vista del tribuno e dei soldati, cessarono di percuotere
Paolo. [33]Allora il tribuno si avvicinò, lo arrestò e ordinò
che fosse legato con due catene; intanto s'informava chi fosse e che
cosa avesse fatto. [34]Tra la folla però chi diceva una cosa,
chi un'altra. Nell'impossibilità di accertare la realtà dei fatti a
causa della confusione, ordinò di condurlo nella fortezza. [35]Quando
fu alla gradinata, dovette essere portato a spalla dai soldati a causa
della violenza della folla. [36]La massa della gente infatti
veniva dietro, urlando: «A morte!». [37]Sul
punto di esser condotto nella fortezza, Paolo disse al tribuno: «Posso
dirti una parola?». «Conosci il greco?, disse quello, [38]Allora
non sei quell'Egiziano che in questi ultimi tempi ha sobillato e
condotto nel deserto i quattromila ribelli?». [39]Rispose Paolo:
«Io sono un Giudeo di Tarso di Cilicia, cittadino di una città non
certo senza importanza. Ma ti prego, lascia che rivolga la parola a
questa gente». [40]Avendo egli acconsentito, Paolo, stando in
piedi sui gradini, fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un grande
silenzio, rivolse loro la parola in ebraico dicendo: Atti
- Capitolo 22
Arringa
di Paolo ai Giudei di Gerusalemme
[1]«Fratelli
e padri, ascoltate la mia difesa davanti a voi». [2]Quando
sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero silenzio ancora di
più. [3]Ed egli continuò: «Io sono un Giudeo, nato a Tarso di
Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamaliele
nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come
oggi siete tutti voi. [4]Io perseguitai a morte questa nuova
dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne, [5]come
può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli
anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e
partii per condurre anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme,
per essere puniti. [6]Mentre
ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno,
all'improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a me; [7]caddi
a terra e sentii una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi
perseguiti? [8]Risposi: Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù
il Nazareno, che tu perseguiti. [9]Quelli che erano con me videro
la luce, ma non udirono colui che mi parlava. [10]Io dissi
allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui
verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu
faccia. [11]E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di
quella luce, guidato per mano dai miei compagni, giunsi a Damasco. [12]Un
certo Anania, un devoto osservante della legge e in buona reputazione
presso tutti i Giudei colà residenti, [13]venne da me, mi si
accostò e disse: Saulo, fratello, torna a vedere! E in quell'istante io
guardai verso di lui e riebbi la vista. [14]Egli soggiunse: Il
Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a
vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, [15]perché
gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto
e udito. [16]E ora perché aspetti? Alzati, ricevi il battesimo e
lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nome. [17]Dopo
il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in
estasi [18]e vidi Lui che mi diceva: Affrettati ed esci presto da
Gerusalemme, perché non accetteranno la tua testimonianza su di me. [19]E
io dissi: Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nella
sinagoga quelli che credevano in te; [20]quando si versava il
sangue di Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e approvavo e
custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano. [21]Allora mi
disse: Và, perché io ti manderò lontano, tra i pagani». Paolo,
cittadino romano
[22]Fino
a queste parole erano stati ad ascoltarlo, ma allora alzarono la voce
gridando: «Toglilo di mezzo; non deve più vivere!». [23]E
poiché continuavano a urlare, a gettar via i mantelli e a lanciar
polvere in aria, [24]il tribuno ordinò di portarlo nella
fortezza, prescrivendo di interrogarlo a colpi di flagello al fine di
sapere per quale motivo gli gridavano contro in tal modo. [25]Ma
quando l'ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al centurione che gli
stava accanto: «Potete voi flagellare un cittadino romano, non ancora
giudicato?». [26]Udito ciò, il centurione corse a riferire al
tribuno: «Che cosa stai per fare? Quell'uomo è un romano!». [27]Allora
il tribuno si recò da Paolo e gli domandò: «Dimmi, tu sei cittadino
romano?». Rispose: «Sì». [28]Replicò il tribuno: «Io questa
cittadinanza l'ho acquistata a caro prezzo». Paolo disse: «Io, invece,
lo sono di nascita!». [29]E subito si allontanarono da lui
quelli che dovevano interrogarlo. Anche il tribuno ebbe paura,
rendendosi conto che Paolo era cittadino romano e che lui lo aveva messo
in catene. Comparsa
davanti al sinedrio
[30]Il
giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo
per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò
che si riunissero i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio; vi fece
condurre Paolo e lo presentò davanti a loro. Atti
- Capitolo 23
[1]Con
lo sguardo fisso al sinedrio Paolo disse: «Fratelli, io ho agito fino
ad oggi davanti a Dio in perfetta rettitudine di coscienza». [2]Ma
il sommo sacerdote Anania ordinò ai suoi assistenti di percuoterlo
sulla bocca. [3]Paolo allora gli disse: «Dio percuoterà te,
muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la legge e contro la
legge comandi di percuotermi?». [4]E i presenti dissero: «Osi
insultare il sommo sacerdote di Dio?». [5]Rispose Paolo: «Non
sapevo, fratelli, che è il sommo sacerdote; sta scritto infatti: Non
insulterai il capo del tuo popolo». [6]Paolo
sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e una parte di
farisei; disse a gran voce: «Fratelli, io sono un fariseo, figlio di
farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella
risurrezione dei morti». [7]Appena egli ebbe detto ciò, scoppiò
una disputa tra i farisei e i sadducei e l'assemblea si divise. [8]I
sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né angeli, né
spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. [9]Ne
nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei,
alzatisi in piedi, protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in
quest'uomo. E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?». [10]La
disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse
linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di
mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza. [11]La notte seguente
gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai
testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda
testimonianza anche a Roma». Complotto
dei Giudei contro Paolo
[12]Fattosi
giorno, i Giudei ordirono una congiura e fecero voto con giuramento
esecratorio di non toccare né cibo né bevanda, sino a che non avessero
ucciso Paolo. [13]Erano più di quaranta quelli che fecero questa
congiura. [14]Si presentarono ai sommi sacerdoti e agli anziani e
dissero: «Ci siamo obbligati con giuramento esecratorio di non
assaggiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo. [15]Voi
dunque ora, insieme al sinedrio, fate dire al tribuno che ve lo riporti,
col pretesto di esaminare più attentamente il suo caso; noi intanto ci
teniamo pronti a ucciderlo prima che arrivi». [16]Ma
il figlio della sorella di Paolo venne a sapere del complotto; si recò
alla fortezza, entrò e ne informò Paolo. [17]Questi allora
chiamò uno dei centurioni e gli disse: «Conduci questo giovane dal
tribuno, perché ha qualche cosa da riferirgli». [18]Il
centurione lo prese e lo condusse dal tribuno dicendo: «Il prigioniero
Paolo mi ha fatto chiamare e mi ha detto di condurre da te questo
giovanetto, perché ha da dirti qualche cosa». [19]Il tribuno lo
prese per mano, lo condusse in disparte e gli chiese: «Che cosa è
quello che hai da riferirmi?». [20]Rispose: «I Giudei si sono
messi d'accordo per chiederti di condurre domani Paolo nel sinedrio, col
pretesto di informarsi più accuratamente nei suoi riguardi. [21]Tu
però non lasciarti convincere da loro, poiché più di quaranta dei
loro uomini hanno ordito un complotto, facendo voto con giuramento
esecratorio di non prendere cibo né bevanda finché non l'abbiano
ucciso; e ora stanno pronti, aspettando che tu dia il tuo consenso». [22]Il
tribuno congedò il giovanetto con questa raccomandazione: «Non dire a
nessuno che mi hai dato queste informazioni». Trasferimento
di Paolo a Cesarea
[23]Fece
poi chiamare due dei centurioni e disse: «Preparate duecento soldati
per andare a Cesarèa insieme con settanta cavalieri e duecento
lancieri, tre ore dopo il tramonto. [24]Siano pronte anche delle
cavalcature e fatevi montare Paolo, perché sia condotto sano e salvo
dal governatore Felice». [25]Scrisse anche una lettera in questi
termini: [26]«Claudio Lisia all'eccellentissimo governatore
Felice, salute. [27]Quest'uomo è stato assalito dai Giudei e
stava per essere ucciso da loro; ma sono intervenuto con i soldati e
l'ho liberato, perché ho saputo che è cittadino romano. [28]Desideroso
di conoscere il motivo per cui lo accusavano, lo condussi nel loro
sinedrio. [29]Ho trovato che lo si accusava per questioni
relative alla loro legge, ma che in realtà non c'erano a suo carico
imputazioni meritevoli di morte o di prigionia. [30]Sono stato
però informato di un complotto contro quest'uomo da parte loro, e così
l'ho mandato da te, avvertendo gli accusatori di deporre davanti a te
quello che hanno contro di lui. Stà bene». [31]Secondo
gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo condussero di notte ad
Antipàtride. [32]Il mattino dopo, lasciato ai cavalieri il
compito di proseguire con lui, se ne tornarono alla fortezza. [33]I
cavalieri, giunti a Cesarèa, consegnarono la lettera al governatore e
gli presentarono Paolo. [34]Dopo averla letta, domandò a Paolo
di quale provincia fosse e, saputo che era della Cilicia, disse: [35]«Ti
ascolterò quando saranno qui anche i tuoi accusatori». E diede ordine
di custodirlo nel pretorio di Erode. Atti
- Capitolo 24
Il
processo davanti a Felice
[1]Cinque
giorni dopo arrivò il sommo sacerdote Anania insieme con alcuni anziani
e a un avvocato di nome Tertullo e si presentarono al governatore per
accusare Paolo. [2]Quando questi fu fatto venire, Tertullo
cominciò l'accusa dicendo: [3]«La lunga pace di cui godiamo
grazie a te e le riforme che ci sono state in favore di questo popolo
grazie alla tua provvidenza, le accogliamo in tutto e per tutto,
eccellentissimo Felice, con profonda gratitudine. [4]Ma per non
trattenerti troppo a lungo, ti prego di darci ascolto brevemente nella
tua benevolenza. [5]Abbiamo scoperto che quest'uomo è una peste,
fomenta continue rivolte tra tutti i Giudei che sono nel mondo ed è
capo della setta dei Nazorei. [6]Ha perfino tentato di profanare
il tempio e noi l'abbiamo arrestato.[7]. [8]Interrogandolo
personalmente, potrai renderti conto da lui di tutte queste cose delle
quali lo accusiamo». [9]Si associarono nell'accusa anche i
Giudei, affermando che i fatti stavano così. Discorso
di Paolo davanti al governatore romano
[10]Quando
il governatore fece cenno a Paolo di parlare, egli rispose: «So che da
molti anni sei giudice di questo popolo e parlo in mia difesa con
fiducia. [11]Tu stesso puoi accertare che non sono più di dodici
giorni da quando mi sono recato a Gerusalemme per il culto. [12]Essi
non mi hanno mai trovato nel tempio a discutere con qualcuno o a
incitare il popolo alla sommossa, né nelle sinagoghe, né per la città
[13]e non possono provare nessuna delle cose delle quali ora mi
accusano. [14]Ammetto invece che adoro il Dio dei miei padri,
secondo quella dottrina che essi chiamano setta, credendo in tutto ciò
che è conforme alla Legge e sta scritto nei Profeti, [15]nutrendo
in Dio la speranza, condivisa pure da costoro, che ci sarà una
risurrezione dei giusti e degli ingiusti. [16]Per questo mi
sforzo di conservare in ogni momento una coscienza irreprensibile
davanti a Dio e davanti agli uomini. [17]Ora, dopo molti anni,
sono venuto a portare elemosine al mio popolo e per offrire sacrifici; [18]in
occasione di questi essi mi hanno trovato nel tempio dopo che avevo
compiuto le purificazioni. Non c'era folla né tumulto. [19]Furono
dei Giudei della provincia d'Asia a trovarmi, e loro dovrebbero
comparire qui davanti a te ad accusarmi, se hanno qualche cosa contro di
me; [20]oppure dicano i presenti stessi quale colpa han trovato
in me quando sono comparso davanti al sinedrio, [21]se non questa
sola frase che gridai stando in mezzo a loro: A motivo della
risurrezione dei morti io vengo giudicato oggi davanti a voi!». La
cattività di Paolo a Cesarea
[22]Allora
Felice, che era assai bene informato circa la nuova dottrina, li rimandò
dicendo: «Quando verrà il tribuno Lisia, esaminerò il vostro caso». [23]E
ordinò al centurione di tenere Paolo sotto custodia, concedendogli però
una certa libertà e senza impedire a nessuno dei suoi amici di dargli
assistenza. [24]Dopo
alcuni giorni Felice arrivò in compagnia della moglie Drusilla, che era
giudea; fatto chiamare Paolo, lo ascoltava intorno alla fede in Cristo
Gesù. [25]Ma quando egli si mise a parlare di giustizia, di
continenza e del giudizio futuro, Felice si spaventò e disse: «Per il
momento puoi andare; ti farò chiamare di nuovo quando ne avrò il tempo».
[26]Sperava frattanto che Paolo gli avrebbe dato del denaro; per
questo abbastanza spesso lo faceva chiamare e conversava con lui. [27]Trascorsi
due anni, Felice ebbe come successore Porcio Festo; ma Felice, volendo
dimostrare benevolenza verso i Giudei, lasciò Paolo in prigione. Atti
- Capitolo 25
Paolo
si appella a Cesare
[1]Festo
dunque, raggiunta la provincia, tre giorni dopo salì da Cesarèa a
Gerusalemme. [2]I sommi sacerdoti e i capi dei Giudei gli si
presentarono per accusare Paolo e cercavano di persuaderlo, [3]chiedendo
come un favore, in odio a Paolo, che lo facesse venire a Gerusalemme; e
intanto disponevano un tranello per ucciderlo lungo il percorso. [4]Festo
rispose che Paolo stava sotto custodia a Cesarèa e che egli stesso
sarebbe partito fra breve. [5]«Quelli dunque che hanno autorità
tra voi, disse, vengano con me e se vi è qualche colpa in quell'uomo,
lo denuncino». [6]Dopo
essersi trattenuto fra loro non più di otto o dieci giorni, discese a
Cesarèa e il giorno seguente, sedendo in tribunale, ordinò che gli si
conducesse Paolo. [7]Appena giunse, lo attorniarono i Giudei
discesi da Gerusalemme, imputandogli numerose e gravi colpe, senza però
riuscire a provarle. [8]Paolo a sua difesa disse: «Non ho
commesso alcuna colpa, né contro la legge dei Giudei, né contro il
tempio, né contro Cesare». [9]Ma Festo volendo fare un favore
ai Giudei, si volse a Paolo e disse: «Vuoi andare a Gerusalemme per
essere là giudicato di queste cose, davanti a me?». [10]Paolo
rispose: «Mi trovo davanti al tribunale di Cesare, qui mi si deve
giudicare. Ai Giudei non ho fatto alcun torto, come anche tu sai
perfettamente. [11]Se dunque sono in colpa e ho commesso qualche
cosa che meriti la morte, non rifiuto di morire; ma se nelle accuse di
costoro non c'è nulla di vero, nessuno ha il potere di consegnarmi a
loro. Io mi appello a Cesare». [12]Allora Festo, dopo aver
conferito con il consiglio, rispose: «Ti sei appellato a Cesare, a
Cesare andrai». Paolo
compare davanti al re Agrippa
[13]Erano
trascorsi alcuni giorni, quando arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e
Berenìce, per salutare Festo. [14]E poiché si trattennero
parecchi giorni, Festo espose al re il caso di Paolo: «C'è un uomo,
lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, [15]durante
la mia visita a Gerusalemme, si presentarono con accuse i sommi
sacerdoti e gli anziani dei Giudei per reclamarne la condanna. [16]Risposi
che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l'accusato sia
stato messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di
difendersi dall'accusa. [17]Allora essi convennero qui e io senza
indugi il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse
condotto quell'uomo. [18]Gli accusatori gli si misero attorno, ma
non addussero nessuna delle imputazioni criminose che io immaginavo; [19]avevano
solo con lui alcune questioni relative la loro particolare religione e
riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere ancora in
vita. [20]Perplesso di fronte a simili controversie, gli chiesi
se voleva andare a Gerusalemme ed esser giudicato là di queste cose. [21]Ma
Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio
dell'imperatore, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a
quando potrò inviarlo a Cesare». [22]E Agrippa a Festo: «Vorrei
anch'io ascoltare quell'uomo!». «Domani, rispose, lo potrai ascoltare».
[23]Il
giorno dopo, Agrippa e Berenìce vennero con gran pompa ed entrarono
nella sala dell'udienza, accompagnati dai tribuni e dai cittadini più
in vista; per ordine di Festo fu fatto entrare anche Paolo. [24]Allora
Festo disse: «Re Agrippa e cittadini tutti qui presenti con noi, voi
avete davanti agli occhi colui sul conto del quale tutto il popolo dei
Giudei si è appellato a me, in Gerusalemme e qui, per chiedere a gran
voce che non resti più in vita. [25]Io però mi sono convinto
che egli non ha commesso alcuna cosa meritevole di morte ed essendosi
appellato all'imperatore ho deciso di farlo partire. [26]Ma sul
suo conto non ho nulla di preciso da scrivere al sovrano; per questo
l'ho condotto davanti a voi e soprattutto davanti a te, o re Agrippa,
per avere, dopo questa udienza, qualcosa da scrivere. [27]Mi
sembra assurdo infatti mandare un prigioniero, senza indicare le accuse
che si muovono contro di lui». Atti
- Capitolo 26
Discorso
di Paolo davanti al re Agrippa
[1]Agrippa
disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare a tua difesa». Allora Paolo,
stesa la mano, si difese così: [2]«Mi considero fortunato, o re
Agrippa, di potermi discolpare da tutte le accuse di cui sono
incriminato dai Giudei, oggi qui davanti a te, [3]che conosci a
perfezione tutte le usanze e questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti
prego di ascoltarmi con pazienza. [4]La mia vita fin dalla mia
giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a Gerusalemme, la conoscono
tutti i Giudei; [5]essi sanno pure da tempo, se vogliono renderne
testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella setta più rigida
della nostra religione. [6]Ed ora mi trovo sotto processo a causa
della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri, [7]e
che le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta, servendo Dio
notte e giorno con perseveranza. Di questa speranza, o re, sono ora
incolpato dai Giudei! [8]Perché è considerato inconcepibile fra
di voi che Dio risusciti i morti? [9]Anch'io
credevo un tempo mio dovere di lavorare attivamente contro il nome di
Gesù il Nazareno, [10]come in realtà feci a Gerusalemme; molti
dei fedeli li rinchiusi in prigione con l'autorizzazione avuta dai sommi
sacerdoti e, quando venivano condannati a morte, anch'io ho votato
contro di loro. [11]In tutte le sinagoghe cercavo di costringerli
con le torture a bestemmiare e, infuriando all'eccesso contro di loro,
davo loro la caccia fin nelle città straniere. [12]In
tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con autorizzazione e
pieni poteri da parte dei sommi sacerdoti, verso mezzogiorno [13]vidi
sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che
avvolse me e i miei compagni di viaggio. [14]Tutti cademmo a
terra e io udii dal cielo una voce che mi diceva in ebraico: Saulo,
Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te ricalcitrare contro il
pungolo. [15]E io dissi: Chi sei, o Signore? E il Signore
rispose: Io sono Gesù, che tu perseguiti. [16]Su, alzati e
rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e
testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò
ancora. [17]Per questo ti libererò dal popolo e dai
pagani, ai quali ti mando [18]ad aprir loro gli
occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere
di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l'eredità in
mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me. [19]Pertanto,
o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste; [20]ma
prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la
regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di convertirsi e di
rivolgersi a Dio, comportandosi in maniera degna della conversione. [21]Per
queste cose i Giudei mi assalirono nel tempio e tentarono di uccidermi. [22]Ma
l'aiuto di Dio mi ha assistito fino a questo giorno, e posso ancora
rendere testimonianza agli umili e ai grandi. Null'altro io affermo se
non quello che i profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere, [23]che
cioè il Cristo sarebbe morto, e che, primo tra i risorti da morte,
avrebbe annunziato la luce al popolo e ai pagani». Reazioni
dell'uditorio
[24]Mentr'egli
parlava così in sua difesa, Festo a gran voce disse: «Sei pazzo,
Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!». [25]E Paolo:
«Non sono pazzo, disse, eccellentissimo Festo, ma sto dicendo parole
vere e sagge. [26]Il re è al corrente di queste cose e davanti a
lui parlo con franchezza. Penso che niente di questo gli sia
sconosciuto, poiché non sono fatti accaduti in segreto. [27]Credi,
o re Agrippa, nei profeti? So che ci credi». [28]E Agrippa a
Paolo: «Per poco non mi convinci a farmi cristiano!». [29]E
Paolo: «Per poco o per molto, io vorrei supplicare Dio che non soltanto
tu, ma quanti oggi mi ascoltano diventassero così come sono io, eccetto
queste catene!». [30]Si
alzò allora il re e con lui il governatore, Berenìce, e quelli che
avevano preso parte alla seduta [31]e avviandosi conversavano
insieme e dicevano: «Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti la morte
o le catene». [32]E Agrippa disse a Festo: «Costui poteva
essere rimesso in libertà, se non si fosse appellato a Cesare». Atti
- Capitolo 27
La
partenza per Roma
[1]Quando
fu deciso che ci imbarcassimo per l'Italia, consegnarono Paolo, insieme
ad alcuni altri prigionieri, a un centurione di nome Giulio della coorte
Augusta. [2]Salimmo su una nave di Adramitto, che stava per
partire verso i porti della provincia d'Asia e salpammo, avendo con noi
Aristarco, un Macèdone di Tessalonica. [3]Il giorno dopo facemmo
scalo a Sidone e Giulio, con gesto cortese verso Paolo, gli permise di
recarsi dagli amici e di riceverne le cure. [4]Salpati di là,
navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari [5]e,
attraversato il mare della Cilicia e della Panfilia, giungemmo a Mira di
Licia. [6]Qui il centurione trovò una nave di Alessandria in
partenza per l'Italia e ci fece salire a bordo. [7]Navigammo
lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all'altezza di Cnido.
Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a
navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmo\'ne, [8]e
costeggiandola a fatica giungemmo in una località chiamata Buoni Porti,
vicino alla quale era la città di Lasèa. La
tempesta e il naufragio
[9]Essendo
trascorso molto tempo ed essendo ormai pericolosa la navigazione poiché
era gia passata la festa dell'Espiazione, Paolo li ammoniva dicendo: [10]«Vedo,
o uomini, che la navigazione comincia a essere di gran rischio e di
molto danno non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre
vite». [11]Il centurione però dava più ascolto al pilota e al
capitano della nave che alle parole di Paolo. [12]E poiché quel
porto era poco adatto a trascorrervi l'inverno, i più furono del parere
di salpare di là nella speranza di andare a svernare a Fenice, un porto
di Creta esposto a libeccio e a maestrale. [13]Appena
cominciò a soffiare un leggero scirocco, convinti di potere ormai
realizzare il progetto, levarono le ancore e costeggiavano da vicino
Creta. [14]Ma dopo non molto tempo si scatenò contro l'isola un
vento d'uragano, detto allora «Euroaquilone». [15]La nave fu
travolta nel turbine e, non potendo più resistere al vento, abbandonati
in sua balìa, andavamo alla deriva. [16]Mentre passavamo sotto
un isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a padroneggiare la
scialuppa; [17]la tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per
fasciare di gòmene la nave. Quindi, per timore di finire incagliati
nelle Sirti, calarono il galleggiante e si andava così alla deriva. [18]Sbattuti
violentemente dalla tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare
a mare il carico; [19]il terzo giorno con le proprie mani
buttarono via l'attrezzatura della nave. [20]Da vari giorni non
comparivano più né sole, né stelle e la violenta tempesta continuava
a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci sembrava ormai perduta. [21]Da
molto tempo non si mangiava, quando Paolo, alzatosi in mezzo a loro,
disse: «Sarebbe stato bene, o uomini, dar retta a me e non salpare da
Creta; avreste evitato questo pericolo e questo danno. [22]Tuttavia
ora vi esorto a non perdervi di coraggio, perché non ci sarà alcuna
perdita di vite in mezzo a voi, ma solo della nave. [23]Mi è
apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale appartengo e che
servo, [24]dicendomi: Non temere, Paolo; tu devi comparire
davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di tutti i tuoi
compagni di navigazione. [25]Perciò non perdetevi di coraggio,
uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato annunziato. [26]Ma
è inevitabile che andiamo a finire su qualche isola». [27]Come
giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva
nell'Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l'impressione che una
qualche terra si avvicinava. [28]Gettato lo scandaglio, trovarono
venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo,
trovarono quindici braccia. [29]Nel timore di finire contro gli
scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che
spuntasse il giorno. [30]Ma poiché i marinai cercavano di
fuggire dalla nave e gia stavano calando la scialuppa in mare, col
pretesto di gettare le ancore da prora, Paolo disse al centurione e ai
soldati: [31]«Se costoro non rimangono sulla nave, voi non
potrete mettervi in salvo». [32]Allora i soldati recisero le gòmene
della scialuppa e la lasciarono cadere in mare. [33]Finché
non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo: «Oggi è
il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell'attesa, senza prender
nulla. [34]Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per
la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto».
[35]Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti,
lo spezzò e cominciò a mangiare. [36]Tutti si sentirono
rianimati, e anch'essi presero cibo. [37]Eravamo complessivamente
sulla nave duecentosettantasei persone. [38]Quando si furono
rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare. [39]Fattosi
giorno non riuscivano a riconoscere quella terra, ma notarono
un'insenatura con spiaggia e decisero, se possibile, di spingere la nave
verso di essa. [40]Levarono le ancore e le lasciarono andare in
mare; al tempo stesso allentarono i legami dei timoni e spiegata al
vento la vela maestra, mossero verso la spiaggia. [41]Ma
incapparono in una secca e la nave vi si incagliò; mentre la prua
arenata rimaneva immobile, la poppa minacciava di sfasciarsi sotto la
violenza delle onde. [42]I soldati pensarono allora di uccidere i
prigionieri, perché nessuno sfuggisse gettandosi a nuoto, [43]ma
il centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo
progetto; diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano
nuotare e raggiunsero la terra; [44]poi gli altri, chi su tavole,
chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in
salvo a terra. Atti
- Capitolo 28
Soggiorno
a Malta
[1]Una
volta in salvo, venimmo a sapere che l'isola si chiamava Malta. [2]Gli
indigeni ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a
un gran fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia ed
era freddo. [3]Mentre Paolo raccoglieva un fascio di sarmenti e
lo gettava sul fuoco, una vipera, risvegliata dal calore, lo morse a una
mano. [4]Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli indigeni
dicevano tra loro: «Certamente costui è un assassino, se, anche
scampato dal mare, la Giustizia non lo lascia vivere». [5]Ma
egli scosse la serpe nel fuoco e non ne patì alcun male. [6]Quella
gente si aspettava di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma,
dopo avere molto atteso senza vedere succedergli nulla di straodinario,
cambiò parere e diceva che era un dio. [7]Nelle
vicinanze di quel luogo c'era un terreno appartenente al "primò'dell'isola,
chiamato Publio; questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza per tre
giorni. [8]Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a
letto colpito da febbri e da dissenteria; Paolo l'andò a visitare e
dopo aver pregato gli impose le mani e lo guarì. [9]Dopo questo
fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano e
venivano sanati; [10]ci colmarono di onori e al momento della
partenza ci rifornirono di tutto il necessario. Da
Malta a Roma
[11]Dopo
tre mesi salpammo su una nave di Alessandria che aveva svernato
nell'isola, recante l'insegna dei Diòscuri. [12]Approdammo a
Siracusa, dove rimanemmo tre giorni [13]e di qui, costeggiando,
giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così
l'indomani arrivammo a Pozzuoli. [14]Qui trovammo alcuni
fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana.
Partimmo quindi alla volta di Roma. [15]I fratelli di là, avendo
avuto notizie di noi, ci vennero incontro fino al Foro di Appio e alle
Tre Taverne. Paolo, al vederli, rese grazie a Dio e prese coraggio. [16]Arrivati
a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per suo conto con un soldato di
guardia. Presa
di contatto con i Giudei di Roma
[17]Dopo
tre giorni, egli convocò a sé i più in vista tra i Giudei e venuti
che furono, disse loro: «Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio
popolo e contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme
e consegnato in mano dei Romani. [18]Questi, dopo avermi
interrogato, volevano rilasciarmi, non avendo trovato in me alcuna colpa
degna di morte. [19]Ma continuando i Giudei ad opporsi, sono
stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere con questo
muovere accuse contro il mio popolo. [20]Ecco perché vi ho
chiamati, per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza
d'Israele che io sono legato da questa catena». [21]Essi gli
risposero: «Noi non abbiamo ricevuto nessuna lettera sul tuo conto
dalla Giudea né alcuno dei fratelli è venuto a riferire o a parlar
male di te. [22]Ci sembra bene tuttavia ascoltare da te quello
che pensi; di questa setta infatti sappiamo che trova dovunque
opposizione». Dichiarazione
di Paolo ai Giudei di Roma
[23]E
fissatogli un giorno, vennero in molti da lui nel suo alloggio; egli dal
mattino alla sera espose loro accuratamente, rendendo la sua
testimonianza, il regno di Dio, cercando di convincerli riguardo a Gesù,
in base alla Legge di Mosè e ai Profeti. [24]Alcuni aderirono
alle cose da lui dette, ma altri non vollero credere [25]e se ne
andavano discordi tra loro, mentre Paolo diceva questa sola frase: «Ha
detto bene lo Spirito Santo, per bocca del profeta Isaia, ai nostri
padri: [26]Và
da questo popolo e dì loro: [28]Sia
dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani
ed essi l'ascolteranno!». [29]. Epilogo
[30]Paolo
trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione e
accoglieva tutti quelli che venivano a lui, [31]annunziando il
regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo,
con tutta franchezza e senza impedimento. |
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