Liturgia
della Commemorazione
di tutti i Fedeli Defunti *
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Commento
alle Letture tratto dal MESSALE DELL'ASSEMBLEA CRISTIANA -
FESTIVO opera del CENTRO CATECHISTICO SALESIANO Leumann
(Torino) Editori
ELLE DI CI - ESPERIENZE - EDIZIONI O.R. - QUERINIANA
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Anche
quando il 2 novembre è domenica, si celebra
la Commemorazione di tutti fedeli defunti.
I
MESSA
LETTURE:
Gb
19,1.23-27a; Sal 26;
Rm
5,5-11;
Gv
6,37-40
II
MESSA
LETTURE:
Is
25,6a.7-9; Sal 25; Rm 8,14-23; Mt 25,31-46
III
MESSA
LETTURE: Sap 3,1-9; Sal 41; Ap 21,15a.6b-7,
Mt
5,1-12a
PREGHIERE PER I DEFUNTI
La commemorazione dei fedeli defunti al
2 novembre ebbe origine net sec. X nel monastero benedettino di Cluny.
Papa Benedetto XV, al tempo della prima guerra mondiale, giunse a
concedere a ogni sacerdote la facoltà di celebrare «tre
messe» in questo giorno.
«La liturgia cristiana dei funerali è una celebrazione del
mistero pasquale di Cristo Signore. Nelle esequie la Chiesa prega che i
suoi figli, incorporati per il battesimo a Cristo morto e risorto, passino
con lui dalla morte alta vita e, debitamente purificati nell’anima,
vengano accolti con i santi e gli eletti nel cielo, mentre il corpo
aspetta la beata speranza della venuta di Cristo e la risurrezione dei
morti».
Nella nostra vita noi
pensiamo di non avere mai abbastanza: viviamo protesi verso un continuo «domani», dal quale ci attendiamo sempre «di più»: più amore, più felicità, più benessere. Viviamo sospinti dalla
speranza. Ma in fondo a tutto il nostro stordirci di vita e di speranza si
annida, sempre in agguato, il pensiero della morte: un pensiero a cui è
molto difficile abituarci, che si vorrebbe spesso scacciare. Eppure la
morte è la compagna di tutta la nostra esistenza: addii e malattie,
dolori e delusioni ne sono come i segni premonitori.
La morte:
un mistero
La morte resta per l’uomo un mistero
profondo. Un mistero che anche i non credenti circondano di rispetto.
Essere cristiani cambia qualcosa nel modo di
considerare la morte e di affrontarla? Qual è l’atteggiamento del
cristiano di fronte alla domanda, che la morte pone continuamente, sul
senso ultimo dell’esistenza umana?
La risposta si trova nella profondità della
nostra fede. La morte per il cristiano non è il risultato di un gioco
tragico e ineluttabile da affrontare con freddezza e cinismo. La morte del
cristiano si colloca nel solco della morte di Cristo: è un calice amaro
da bere fino in fondo perché frutto del peccato; ma è pure volontà
amorosa del Padre, che ci aspetta al di là della soglia a braccia aperte:
una morte che è una vittoria vestita di sconfitta; una morte che è
essenzialmente non-morte: vita, gloria, risurrezione.
Come tutto questo avvenga di preciso non lo
possiamo sapere. Non è dell’uomo misurare l’immensità delle promesse
e del dono di Dio. Il commiato dei fedeli è accompagnato dalla
celebrazione eucaristica che è ricordo della morte di Gesù in croce e
pegno della sua risurrezione. Uno dei prefazi rivela un accento di umana
soavità e di divina certezza: «In
Cristo rifulge a noi la speranza delta beata risurrezione, e se ci
rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa
dell’immortalità futura. Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è
tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio
terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo».
A faccia a faccia con Cristo
La morte del cristiano non è un momento al
termine del suo cammino terreno, un punto avulso dal resto detta vita. La
vita terrena è preparazione a quella celeste, stiamo in essa come bambini
nel seno materno: la nostra vita terrena è un periodo di formazione, di
lotte, di prime scelte. Con la morte l’uomo si trova di fronte a tutto
ciò che costituisce l’oggetto delle sue aspirazioni più profonde: si
troverà di fronte a Cristo e sarà la scelta definitiva, costruita con
tutte le scelte parziali di questa vita.
Cristo ci attende con le braccia aperte:
l’uomo che sceglie di porsi contro Cristo, sarà tormentato in eterno
dal ricordo di quello stesso amore che ha rifiutato. L’uomo che si
decide per Cristo troverà in quell’amore la gioia piena e definitiva.
«L’eterno
riposo dona loro, o Signore»
Possiamo fare qualcosa per i defunti?
Essi non sono lontani da noi: appartengono
tutti alla comunità degli uomini e alla Chiesa, sia quelli che sono morti
nell’abbraccio di Dio, come pure tutti coloro dei quali solo il Signore
ha conosciuto la fede.
La preghiera per i defunti è una tradizione
della Chiesa. In ogni persona infatti, anche se morta in Stato di grazia,
può sussistere tanta imperfezione, tanto da purificare dell’antico
egoismo! Tutto questo avviene nella morte. Morire significa morire al
male. E’ il battesimo di morte con Cristo, nel quale trova compimento il
battesimo d’acqua. Questa morte vista dall’altro lato — così crede
la Chiesa — può essere una purificazione, il definitivo e totale
ritorno alla luce di Dio.
Quanto tempo durerà? Non siamo in grado di
determinare né tempo né luogo né come. Ma, partendo dal nostro punto di
vista umano, c’è un tempo durante il quale noi consideriamo qualcuno
come «trapassato»
e lo aiutiamo con la nostra preghiera.
Il Messale
Romano presenta tre formulari distinti di orazioni per la celebrazione
del 2 novembre. Nella Messa non si dice il Gloria
né il Credo.
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Moriamo
insieme a Cristo, per vivere con lui
Dal
libro «Sulla morte del fratello Satiro» di sant'Ambrogio, vescovo
(Lib. 2, 40.41.46.47.132.133; CSEL 73, 270-274, 323-324)
Dobbiamo
riconoscere che anche la morte può essere un guadagno e la vita un
castigo. Perciò anche san Paolo dice: «Per me il vivere è Cristo e il
morire un guadagno» (Fil 1, 21). E come ci si può trasformare
completamente nel Cristo, che è spirito di vita, se non dopo la morte
corporale?
Esercitiamoci,
perciò, quotidianamente a morire e alimentiamo in noi una sincera
disponibilità alla morte. Sarà per l'anima un utile allenamento alla
liberazione dalle cupidigie sensuali, sarà un librarsi verso posizioni
inaccessibili alle basse voglie animalesche, che tendono sempre a
invischiare lo spirito. Così, accettando di esprimere già ora nella
nostra vita il simbolo della morte, non subiremo poi la morte quale
castigo. Infatti la legge della carne lotta contro la legge dello
spirito e consegna l'anima stessa alla legge del peccato. Ma quale sarà
il rimedio? Lo domandava già san Paolo, dandone anche la risposta: «Chi
mi libererà da questo corpo votato alla morte?» (Rm 7, 24). La grazia
di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore (cfr. Rm 7, 25 ss.).
Abbiamo il medico, accettiamo la medicina. La nostra medicina è la
grazia di Cristo, e il corpo mortale è il corpo nostro. Dunque andiamo
esuli dal corpo per non andare esuli dal Cristo. Anche se siamo nel
corpo cerchiamo di non seguire le voglie del corpo.
Non dobbiamo, è vero, rinnegare i legittimi diritti della natura, ma
dobbiamo però dar sempre la preferenza ai doni della grazia.
Il mondo è stato redento con la morte di uno solo. Se Cristo non avesse
voluto morire, poteva farlo. Invece egli non ritenne di dover fuggire la
morte quasi fosse una debolezza, né ci avrebbe salvati meglio che con
la morte. Pertanto la sua morte è la vita di tutti. Noi portiamo il
sigillo della sua morte; quando preghiamo la annunziamo; offrendo il
sacrificio la proclamiamo; la sua morte è vittoria, la sua morte è
sacramento, la sua morte è l'annuale solennità del mondo.
E che cosa dire ancora della sua morte, mentre possiamo dimostrare con l'esempio divino che la morte sola ha conseguito
l'immortalità e che la
morte stessa si è redenta da sé? La morte allora, causa di salvezza
universale, non è da piangere. La morte che il Figlio di Dio non
disdegnò e non fuggì, non è da schivare.
A dire il vero, la morte non era insita nella natura, ma divenne
connaturale solo dopo. Dio infatti non ha stabilito la morte da
principio, ma la diede come rimedio. Fu per la condanna del primo
peccato che cominciò la condizione miseranda del genere umano nella
fatica continua, fra dolori e avversità. Ma si doveva porre fine a
questi mali perché la morte restituisce quello che la vita aveva
perduto, altrimenti, senza la grazia, l'immortalità sarebbe stata più
di peso che di vantaggio.
L'anima nostra dovrà uscire dalle strettezze di questa vita, liberarsi
delle pesantezze della materia e muovere verso le assemblee eterne.
Arrivarvi è proprio dei santi. Là canteremo a Dio quella lode che,
come ci dice la lettura profetica, cantano i celesti sonatori d'arpa: «Grandi
e mirabili sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente; giuste e veraci
le tue vie, o Re delle genti. Chi non temerà, o Signore, e non
glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo. Tutte le genti
verranno e si prostreranno dinanzi a te» (Ap 15, 3-4).
L'anima dovrà uscire anche per contemplare le tue nozze, o Gesù, nelle
quali, al canto gioioso di tutti, la sposa è accompagnata dalla terra
al cielo, non più soggetta al mondo, ma unita allo spirito: «A te
viene ogni mortale» (Sal 64, 3).
Davide santo sospirò, più di ogni altro, di contemplare e vedere
questo giorno. Infatti disse: «Una cosa ho chiesto al Signore, questa
sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia
vita, per gustare la dolcezza del Signore» (Sal 26, 4).
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I
MESSA
|
Antifona
d'Ingresso 1
Ts 4,14; 1 Cor 15,22
Gesù
è morto ed è risorto;
così anche quelli che sono morti in Gesù
Dio li radunerà insieme con lui.
E come tutti muoiono in Adamo,
così tutti in Cristo riavranno la vita.
Sicut Iesus mórtuus est et resurréxit, ita et Deus eos qui dormiérunt per
Iesum addúcet cum eo.
Et
sicut in Adam omnes moriúntur, ita et in Christo omnes vivificabúntur.
Colletta
Ascolta,
o Dio, la preghiera che la comunità dei credenti innalza a te nella
fede del Signore risorto, e conferma in noi la beata speranza che
insieme ai nostri fratelli defunti risorgeremo in Cristo a vita nuova.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e
regna con te...
Preces nostras, quæsumus, Dómine, benígnus exáudi, ut, dum attóllitur nostra
fides in Fílio tuo a mórtuis suscitáto, in famulórum tuórum præstolánda
resurrectióne spes quoque nostra firmétur. Per Dóminum.
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Gb
19,1.23-27a
Io
lo so che il mio Redentore è vivo.
Dal
libro di Giobbe
Rispondendo Giobbe prese a dire:
«Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro».
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 26
Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.
Il
Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.
Seconda
Lettura
Rm
5,5-11
Giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui.
Dalla
lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato
nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per
gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse
qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore
verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto
per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira
per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati
con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo
riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo
pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora
abbiamo ricevuto la riconciliazione.
Canto
al Vangelo
Gv
6,40
Alleluia,
alleluia.
Questa è la volontà del Padre mio:
che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna;
e io lo risusciterò nell’ultimo giorno, dice il Signore.
Alleluia.
Vangelo
Gv
6,37-40
Chi
crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo
giorno.
Dal vangelo secondo Giovanni
In
quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo
caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma
la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di
quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e
crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Sulle
Offerte
Accetta,
o Padre, i doni che ti offriamo in questo sacramento di amore che tutti
unisce in Cristo tuo Figlio, e accogli i nostri fratelli defunti nella
gloria del tuo regno. Per Cristo nostro Signore.
Nostris, Dómine, propitiáre munéribus, ut fámuli tui defúncti assumántur in
glóriam cum Fílio tuo, cuius magno pietátis iúngimur sacraménto. Qui vivit
et regnat in sæcula sæculórum.
Prefazio
dei Defunti
I
La
speranza della risurrezione in Cristo.
E’
veramente cosa buona e giusta,
nostro
dovere e fonte di salvezza,
rendere
grazie sempre e in ogni luogo
a
te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
In
Cristo tuo Figlio, nostro salvatore
rifulge
a noi la speranza della beata risurrezione,
e
se ci rattrista la certezza di dover morire,
ci
consola la promessa dell’immortalità futura.
Ai
tuoi fedeli, o Signore,
la
vita non è tolta, ma trasformata;
e
mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno,
viene preparata un’abitazione eterna nel cielo.
Per
questo mistero di salvezza,
uniti
agli angeli e ai santi,
cantiamo
senza fine l’inno della tua lode:
Santo,
Santo, Santo …
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque
grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per Christum
Dóminum nostrum. In quo nobis spes beátæ resurrectiónis effúlsit, ut, quos
contrístat certa moriéndi condício, eósdem consolétur futúræ immortalitátis
promíssio. Tuis enim fidélibus, Dómine, vita mutátur, non tóllitur, et,
dissolúta terréstris huius incolátus domo, ætérna in cælis habitátio
comparátur. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et
Dominatiónibus, cumque omni milítia cæléstis exércitus, hymnum glóriæ tuæ
cánimus, sine fine dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Antifona
alla Comunione
Gv
11,25-26
Dice
il Signore: «Io sono la risurrezione e la vita.
Chi crede in me, anche se muore, vivrà;
e chiunque vive e crede in me,
non morirà in eterno».
Ego sum resurréctio et vita, dicit Dóminus. Qui credit in me, étiam si
mórtuus fúerit, vivet; et omnis, qui vivit et credit in me, non moriétur in
ætérnum.
Dopo
la Comunione
Abbiamo
celebrato, Signore, il mistero pasquale, invocando la tua misericordia per
i nostri fratelli defunti; dona loro di partecipare alla pasqua eterna
nella tua dimora di luce e di pace. Per Cristo nostro Signore.
Præsta, quæsumus, Dómine, ut fámuli tui defúncti in mansiónem lucis
tránseant et pacis, pro quibus paschále celebrávimus sacraméntum. Per
Christum.
|
II
MESSA
|
Antifona
d'Ingresso Cf
4 Es 2,34-35
L’eterno
riposo dona loro, Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
Réquiem ætérnam dona eis, Dómine, et lux perpétua lúceat eis.
Colletta
O
Dio, gloria dei credenti e vita dei giusti, che ci hai salvati con la
morte e risurrezione del tuo Figlio, sii misericordioso con i nostri fratelli
defunti; quando erano in mezzo a noi essi hanno professato la fede nella
risurrezione: tu dona loro la beatitudine senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Deus, glória fidélium et vita iustórum, cuius Fílii morte et
resurrectióne redémpti sumus, propitiáre fámulis tuis defúnctis, ut, qui
resurrectiónis nostræ mystérium agnovérunt, ætérnæ beatitúdinis gáudia
percípere mereántur. Per Dóminum.
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Is
25,6a.7-9
Il
Signore eliminerà la morte per sempre.
Dal
libro del profeta Isaìa
In quel giorno, preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza».
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 24
Chi
spera in te, Signore, non resta deluso.
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
Allarga il mio cuore angosciato,
liberami dagli affanni.
Vedi la mia povertà e la mia fatica
e perdona tutti i miei peccati.
Proteggimi, portami in salvo;
che io non resti deluso,
perché in te mi sono rifugiato.
Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato.
Seconda
Lettura
Rm
8,14-23
Aspettiamo
la redenzione del nostro corpo.
Dalla
lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi
sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per
ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli
adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di
Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di
Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare
anche alla sua gloria.
Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano
paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente
aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei
figli di Dio.
La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua
volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza
che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della
corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie
del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le
primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a
figli, la redenzione del nostro corpo.
Canto
al Vangelo
Cf
Mt 25,34
Alleluia,
alleluia.
Venite
benedetti del Padre mio,
ricevete in eredità il regno preparato per voi
fin dalla creazione del mondo.
Alleluia.
Vangelo
Mt
25,31-46
Venite,
benedetti del Padre mio.
Dal vangelo secondo Matteo
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con
lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati
tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le
pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla
sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti
del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla
creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho
avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e
mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti
a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto
affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da
bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e
ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo
venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto
quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me,
maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli,
perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi
avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi
avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o
assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo
servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello
che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a
me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita
eterna».
Sulle
Offerte
Dio
onnipotente, che nell’acqua del Battesimo hai rigenerato i nostri
fratelli defunti, per questo sacrificio di riconciliazione che la Chiesa
ti offre, lava le loro colpe nel sangue del Cristo e ricevili fra le
braccia della tua misericordia. Per Cristo nostro Signore.
Omnípotens et miséricors Deus, his sacrifíciis áblue, quæsumus, fámulos tuos
defúnctos a peccátis eórum in sánguine Christi, ut, quos mundásti aqua
baptísmatis, indesinénter purífices indulgéntia pietátis. Per Christum.
Prefazio dei Defunti II
Cristo è morto per la nostra vita
È veramente cosa buona e giusta renderti grazie
e innalzare a te l'inno di benedizione e di lode,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli prendendo su di sé la nostra
morte
ci ha liberati dalla morte
e sacrificando la sua vita
ci ha aperto il passaggio alla vita immortale.
Per questo mistero di salvezza,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo senza fine la tua gloria:
Santo, Santo, Santo...
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque
grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per Christum
Dóminum nostrum.
Ipse enim mortem unus accépit, ne omnes nos morerémur; immo unus mori
dignátus est, ut omnes tibi perpétuo viverémus. Et ídeo, choris angélicis
sociáti, te laudámus in gáudio confiténtes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Antifona
alla Comunione
Cf.
4 Esd 2,35.34
Splenda
ad essi la luce perpetua,
insieme ai tuoi santi, in eterno, Signore,
perché tu sei buono.
L’eterno riposo dona loro, Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua,
insieme ai tuoi santi, in eterno, Signore,
perché tu sei buono.
Lux ætérna lúceat eis, Dómine, cum Sanctis tuis in ætérnum, quia pius es.
Dopo
la Comunione
O
Padre, che in questo sacramento pasquale ci hai uniti al tuo Figlio, vincitore del peccato e della morte, fa’ che i nostri fratelli defunti,
liberi da ogni colpa, partecipino alla gloria del Signore risorto, che
vive e regna nei secoli dei secoli.
Sumpto sacraménto Unigéniti tui, qui pro nobis immolátus resurréxit in
glória, te, Dómine, supplíciter exorámus pro fámulis tuis defúnctis, ut,
paschálibus mystériis mundáti, futúræ resurrectiónis múnere gloriéntur. Per
Christum.
|
III
MESSA
|
Antifona
d'Ingresso Cf
Rm 8,11
Dio,
che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti,
darà la vita anche ai nostri corpi mortali
per mezzo del suo Spirito, che abita in noi.
Deus, qui suscitávit Iesum a mórtuis, vivificábit et mortália córpora
nostra, propter inhabitántem Spíritum eius in nobis.
Colletta
Dio
onnipotente, il tuo unico Figlio, nel mistero della Pasqua, è passato
da questo mondo alla gloria del tuo regno; concedi ai nostri fratelli
defunti di condividere il suo trionfo sulla morte e di contemplare in
eterno te, o Padre, che li hai creati e redenti. Per il nostro Signore
Gesù Cristo.
Deus, qui Unigénitum tuum, devícta morte, ad cæléstia transíre fecísti,
concéde fámulis tuis defúnctis, ut, huius vitæ mortalitáte devícta, te
conditórem et redemptórem possint perpétuo contemplári. Per Dóminum.
LITURGIA
DELLA PAROLA
Prima Lettura
Sap
3,1-9
Il
Signore li ha graditi come l'offerta di un un olocausto.
Dal
libro della
Sapienza
Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero,
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza resta piena d’immortalità.
In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;
li ha saggiati come oro nel crogiolo
e li ha graditi come l’offerta di un olocausto.
Nel giorno del loro giudizio risplenderanno,
come scintille nella stoppia correranno qua e là.
Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli
e il Signore regnerà per sempre su di loro.
Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità,
i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui,
perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti.
Salmo
Responsoriale
Dal
Salmo 41
L’anima
mia ha sete del Dio vivente.
Come la cerva anela
ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anela
a te, o Dio.
L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio?
Avanzavo tra la folla,
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode
di una moltitudine in festa.
Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.
Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio.
Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
Seconda
Lettura
Ap
21,1-5.6-7
Non
vi sarà più la morte.
Dal
libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra
di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche
la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta
come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse:
«Ecco, io faccio nuove tutte le cose.
Io sono l’Alfa e l’Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell’acqua della vita.
Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio».
Canto
al Vangelo
Cf
Mt 11,25
Alleluia,
alleluia.
Ti rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno.
Alleluia.
Vangelo
Mt
5,1-12a
Rallegratevi
ed esultate: perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Dal vangelo secondo Matteo
In
quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si
avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro
dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno
ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate,
perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Sulle
Offerte
O
Dio, Signore dei vivi e dei morti, pieno di misericordia verso le tue
creature, concedi il perdono e la pace ai nostri fratelli defunti, perché,
immersi nella tua beatitudine, ti lodino in eterno. Per Cristo nostro
Signore.
Pro ómnibus fámulis tuis in Christo dormiéntibus hóstiam, Dómine, súscipe
benígnus oblátam, ut, per hoc sacrifícium singuláre vínculis mortis exúti,
vitam mereántur ætérnam. Per Christum.
Prefazio dei Defunti III
Cristo, vita e risurrezione
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli è la salvezza del mondo,
la vita senza fine
e la risurrezione dei morti.
Per mezzo di lui si allietano gli angeli,
e nell'eternità adorano la gloria del tuo volto.
Al loro canto concedi, o Signore,
che si uniscano le nostre umili voci
nell'inno di lode:
Santo, Santo, Santo...
Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque
grátias ágere: Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus: per Christum
Dóminum nostrum: Qui est salus mundi, vita hóminum, resurréctio mortuórum.
Per quem maiestátem tuam adórat exércitus Angelórum, ante conspéctum tuum in
æternitáte lætántium. Cum quibus et nostras voces ut admítti iúbeas,
deprecámur, sócia exsultatióne dicéntes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
Antifona
alla Comunione
Cf
Fil 3,20-21
Aspettiamo
il nostro salvatore Gesù Cristo;
egli trasfigurerà il nostro corpo mortale
a immagine del suo corpo glorioso.
Salvatórem exspectámus Dóminum Iesum Christum, qui reformábit corpus
humilitátis nostræ configurátum córpori claritátis suæ.
Dopo
la Comunione
Accogli
nell’abbraccio della tua misericordia, o Padre, i nostri fratelli
defunti, per i quali ti abbiamo offerto questo sacrificio; e poiché nel
battesimo li hai resi tuoi figli, dona loro nella tua casa la gioia senza
fine.
Per Cristo nostro Signore.
Multíplica, Dómine, his sacrifíciis suscéptis, super fámulos tuos defúnctos
misericórdiam tuam, et, quibus donásti baptísmi grátiam, da eis æternórum
plenitúdinem gaudiórum. Per Christum.
°°°
Preghiere
per i defunti
INDULGENZE PER LE ANIME DEL
PURGATORIO
IL GIORNO DEI MORTI
I
fedeli possono lucrare un’Indulgenza Plenaria applicabile solo alle
anime del Purgatorio alle seguenti condizioni:
-visita di una chiesa (tutte le chiese o oratori)
-recita del Pater e del Credo
-confessione (negli 8 giorni precedenti o successivi)
-comunione
-preghiera secondo le intenzioni del Papa (Pater, Ave e Gloria)
DAL 1° all’8 NOVEMBRE
Alle solite condizioni, i fedeli possono lucrare (una al giorno) una
Indulgenza Plenaria applicabile alle anime del Purgatorio:
-visitando il cimitero
-pregando per i defunti
|
L'Eterno
riposo
L'eterno
riposo dona loro, o Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
Riposino in pace. Amen.
Requiem Æternam
Réquiem
ætérnam dona eis, Dómine,
et lux perpétua lúceat eis.
Requiéscant in pace. Amen.
Preghiera per i
defunti
(Tradizione Bizantina)
Dio
degli spiriti e di ogni carne, che calpestasti la morte
e annientasti il diavolo e la vita al tuo mondo donasti;
tu stesso o Signore, dona all'anima del tuo servo
N.
defunto il riposo in un luogo luminoso, in un luogo
verdeggiante, in un luogo di freschezza, donde sono
lontani sofferenza, dolore e gemito.
Quale Dio buono e
benigno perdona ogni colpa da lui commessa con parola,
con opera o con la mente; poiché non v'è uomo che viva e
non pecchi; giacché tu solo sei senza peccato, e la tua
giustizia è giustizia nei secoli e la tua parola è
verità.
Poiché
tu sei la risurrezione, la vita e il riposo del tuo
servo N.
defunto, o Cristo nostro Dio, noi ti rendiamo gloria,
assieme al Padre tuo unigenito, con il santissimo buono
e vivificante tuo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei
secoli. Riposino in pace. Amen.
De profundis
Dal
profondo a te grido, o Signore; *
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti *
alla voce della mia preghiera.
Se consideri le colpe, Signore, *
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono, *
perciò avremo il tuo timore.
Io spero nel Signore, *
l'anima mia spera nella sua parola.
L'anima mia attende il Signore *
più che le sentinelle l'aurora.
Israele attenda il Signore, *
perché presso il Signore è la misericordia,
grande è presso di lui la redenzione; *
egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.
De profundis
De
profúndis clamávi
ad te, Dómine; *
Dómine,
exáudi
vocem meam.
Fiant aures tuæ
intendéntes
*
in vocem deprecatiónis
meæ.
Si iniquitátes
observáveris,
Dómine,
*
Dómine,
quis sustinébit?
Quia apud te propitiátio
est, *
et timébimus te.
Sustínui
te, Dómine,
†
sustínuit
ánima mea in verbo eius, *
sperávit
ánima mea in Dómino.
Magis quam custódes
auróram, *
speret Israel in Dómino.
Quia apud Dóminum
misericórdia,
*
et copiósa
apud eum redémptio.
Et ipse rédimet Israel *
ex
ómnibus
iniquitátibus
eius.
°°°
RITO
DELL'UNZIONE
DEGLI INFERMI
RITO
DELLE ESEQUIE
DE
SACRAMENTO
EXTREMÆ
UNCTIONIS
DE
EXSEQUIIS
|